Bambina 3,5 anni: comportamento diviso tra scuola e casa, difficoltà emotive e motorie?

Mia figlia ha 3 anni e mezzo.
A scuola le maestre mi dicono che è tranquilla, gioca con tutti, è socievole e segue le attività senza problemi.
A casa però il comportamento è molto diverso: è sempre agitata e nervosa, si arrabbia per qualsiasi cosa e spesso ha crisi di rabbia o frustrazione.
Non riesce a stare ferma, salta, urla, corre, si sbatte e fa molto rumore, come se non riuscisse mai a scaricare abbastanza energia.
Non gioca mai da sola: vuole sempre che io giochi con lei, oppure vuole solo guardarmi giocare.
Se provo a lasciarla sola, richiama la mia attenzione o si arrabbia.
Ha una capacità di attenzione molto breve, anche davanti alla TV: si distrae quasi subito, salvo rari casi in cui qualcosa la interessa davvero.
È una bambina molto intelligente e ha iniziato a parlare presto: le prime parole a 7-8 mesi, e da allora ha sempre parlato benissimo, anzi, forse parla anche troppo, non riesce a stare in silenzio.
Tuttavia, negli ultimi tempi tende a fare una voce da piccola o a dire frasi senza senso, come se fosse appunto più piccola, e questo mi sembra un comportamento un po’ regressivo poiché non mi sembra lo faccia per gioco.
Ha iniziato a camminare a 16 mesi.
Cammina bene ma non è del tutto stabile: inciampa e cade spesso, ed è piuttosto goffa nei movimenti, soprattutto quando corre.
Da piccola camminava sulle punte, ora non più, ma continuo a percepire un po’ di insicurezza motoria.

È molto timida con gli adulti estranei, con chi invece conosce va a momenti, in base al suo stato d'animo.
Invece con i bambini coetanei la timidezza rimane, dopo un po' si sblocca e socializza a modo suo.
Cosa particolare: in classe gioca con tutti i bimbi e si diverte, ma quando la vado a prendere, se ci sono le sue compagne fuori scuola praticamente nemmeno le saluta, o comunque non ci si mette a giocare, si limita a sorridere...
Ha un forte attaccamento a me: vuole stare con me tutto il tempo, non vuole rimanere dalla nonna (anche se ci sono cuginetti che adora) e fa fatica a separarsi da me e dal papà.

Anche a scuola, pur volendo andarci, quando arriviamo davanti alla porta si risente e vorrebbe rimanere con noi.

Ha poca autonomia: spesso chiede di essere accompagnata anche in bagno o vuole che la segua in tutto ciò che fa.

Ho la sensazione che sia sempre arrabbiata, quasi come se fosse insoddisfatta di qualcosa.
In ogni contesto: quando si sveglia la mattina, quando la vado a prendere a scuola, quando usciamo in giro, ecc.
È sempre arrabbiata o su l'orlo di arrabbiarsi anche se non c'è davvero nessun motivo.
Non so se sia carattere ma questa cosa mi dispiace, vorrei che fosse più serena.

In generale mi sembra una bambina dolce e intelligente, ma con difficoltà a gestire le emozioni, l’attenzione e la separazione.
Mi piacerebbe capire se tutto questo rientra nella normalità, se magari è il suo carattere o se potrebbe esserci qualche comportamentale su cui intervenire.
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
a parte il suggerimento di far osservare almeno una volta il comportamento della bambina da uno specialista assieme ai genitori, dalle cose che ha scritto a me pare di poter ipotizzare che quello di sua figlia sia un comportamento indotto.
In parole povere, come un tempo si diceva, la piccola è stata viziata.
Lei infatti descrive due diversi comportamenti a scuola e a casa, parla più volte di "sempre arrabbiata", "insoddisfatta", "sempre arrabbiata o su l'orlo di arrabbiarsi anche se non c'è davvero nessun motivo".
Dice che la bambina cambia atteggiamento anche a scuola: non appena vede lei nemmeno saluta le amichette con cui ha giocato fino a poco prima, e in generale cita una serie di atteggiamenti (vuole essere accompagnata anche in bagno, non vuole mai giocare sola, non vuole andare dai nonni etc.) che sembrano testimoniare la non acquisizione di regole di comportamento sociale e un esercizio di potere sul caregiver più vicino (la madre).
Lei scrive: "In generale mi sembra una bambina dolce e intelligente, ma con difficoltà a gestire le emozioni, l’attenzione e la separazione".
L'errore può consistere nell'interpretare glii atteggiamenti di sua figlia come "bisogni" (di vicinanza, di affetto) e come "mancanze" (di autonomia, sicurezza personale etc.), e non come abitudini acquisite, nelle quali la bambina, in assenza di indicazioni di comportamento da parte vostra, si sta allenando ad esercitare una sua elementare prepotenza.
Se per secoli si è detto che i piccoli devono essere educati, ciò consegue all'ovvia considerazione che il bambino non conosce altri impulsi che quelli primordiali della nutrizione e dell'accaparramento di tutto ciò che gli piace.
Credere che un bambino si possa lasciare libero di "essere sé stesso", e che da questa mancanza di regole uscirà fuori una spontanea perfezione, è da una parte ingenuo (ricalca il mito del "buon selvaggio" di certa letteratura del Settecento) e dall'altra pericoloso, perché le regole, intese come insegnamento offerto e come struttura all'interno della quale crescere, fanno sentire il bambino accudito e protetto, perché esercitano la sua sfera cognitiva e il suo comportamento, oltre a testimoniargli la presenza vigile dei caregiver e il loro affetto.
Provi a parlare a sua figlia con dolcezza e con fermezza, a stabilire una routine quotidiana che la rassicuri e ad insegnarle ogni giorno qualche nuova attività, di cui faranno parte anche i momenti di gioco solitario.
Se da sola o con l'aiuo di suo marito e con quello dei nonni non riesce, legga qualche libro di pedagogia applicata o partecipi a qualche corso per genitori.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Carissima dottoressa, intanto la ringrazio per la sua risposta.

Riconosco che la bambina sia "viziata" come dice lei e proprio per questo vorrei capire come devo muovermi.
Io mi ritengo essere una mamma severa e permissiva al punto giusto, forse ciò che ho sbagliato in passato è stato di non essere ferma nei miei NO, su questo sto cercando di rimediare per fargli capire appunto che il no è no.
Secondo lei come devo comportarmi/muovermi per "sistemare" la situazione?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
da qui il discorso sarebbe troppo lungo e non allineato alla relazione genitori-bambino di cui siete protagonisti lei, sua figlia, il papà.
In generale non si tratta di calibrare "severità" e "permissività", entrambe parole inidonee ad una sana e affettuosa educazione. Si tratta di avere idee chiare su quello che ci si aspetta dal comportamento infantile e produrlo per gradi adeguati all'età dei figli, con costanza, non solo attraverso i NO (che spesso sono il corrispettivo moderno degli urli e delle botte) ma attraverso l'esempio della gentilezza, e soprattutto l'insegnamento di attività e di regole.
Insegnare alla bambina un gioco e lasciare che poi continui da sola, magari nella stessa stanza dove la madre fa altro, può essere un metodo.
Se la bambina segue la mamma in cucina, farla partecipare alla preparazione del pasto e all'apparecchiatura della tavola, con compiti adeguati alla sua statura e alla sua abilità, può essere un altro metodo.
Il bambino sente la presenza del genitore non nella sottomissione di quest'ultimo al suo arbitrio, ma nell'interazione pedagogica attuata nei momenti opportuni.
In questi giorni ho risposto a due mamme che forse non sempre hanno valutato il fatto che educare non è proibire, non è reprimere, e non è nemmeno sostituirsi ai bambini, ma è INSEGNARE A FARE. Glieli linko qui.

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1125189-fissazioni-mattutine-come-gestire-le-bizze-della-bambina.html

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1124564-figlia-alle-medie-difficolta-studio-e-metodo-come-aiutarla.html

Anche le regole non devono essere dei NO, ma dei SI': sì al salutare educatamente gli adulti, sì al tacere quando la mamma e il papà parlano tra di loro, e così via, tutti insegnamenti da ripetere con costanza, lodando il bambino ogni volta che li mette in atto, anche solo col sorriso.
Le linko anche un articolo di una mia collega che può aiutare a riflettere sull'accettazione di un figlio che a volte giunge a mutare un'esistenza già troppo faticosa e ad alterare troppo i precedenti rapporti. Una riflessione sulle implicazioni di questo tema oggi può essere di grande aiuto.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-diventare-mamma-e-rimanere-amante.html
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
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