Parlare a degli adulti dei loro errori in ambito genitoriale

Salve dottori.

Chiedo un consulto non per me, ma per una persona a me vicina.

Conosco da anni, di vista, una ragazza della mia zona.
Ormai un annetto fa a forza di incontrarla e fare due chiacchiere veloci, ho capito che fosse sola, allora le ho chiesto di scambiarci il numero di telefono per organizzare di vederci.

Questa ragazza è un po' infantile.
O meglio, non penso sia un po' infantile in quanto possegga magari un lieve ritardo mentale, penso sia così a causa della bolla genitoriale in cui vive.

Lei ha 26 anni quasi e quando parla di futuro lavorativo ad esempio, usa sempre questa frase "sono preoccupazioni da grandi".

Oppure, esce vestita in modo non consono alla sua età, con colori e fantasie che userebbe non un adolescente, ma una bambina delle scuole primarie.

Pensavo magari avesse problemi economici, invece avendola aiutata con delle pratiche universitarie relative alle tasse, ho visto che ha anche un isee abbastanza elevato.

Ciò nonostante, i genitori non le danno soldi per le uscite, perché sostengono siano soldi sprecati e che dovrebbe guadagnarseli lei.

Ora, il ragionamento è giusto, perché a 26 anni si dovrebbe avere un minimo di indipendenza economica, ma se una persona non riesce a trovare lavoro, penso che anche solo 5 euro una volta ogni tanto per uscire possano andare bene, vista la loro situazione economica.

A proposito di università, ha iniziato una facoltà suggerita dai genitori, quindi una ridotta volontà decisionale anche.
L'università viene poi chiamata "scuola", del tipo "oggi vado a scuola", non che sia sbagliato, ma non sono proprio intercambiabili.

Inoltre, le ho suggerito di comprare un tablet o un PC portatile in quanto ormai TUTTE le università procedono a caricare il materiale online.

La mandano a lezione con carta e penna.

Le uscite inoltre, devono avvenire prevalentemente in fascia pomeridiana, oppure dopo cena.
Non è consentito cenare fuori, se non per avvenimenti speciali.

Premesso che io non sia nessuno per giudicare lo stile di vita altrui, soffro perché questa ragazza viene trattata come una bambina, vive in una sua bolla, ma un domani che non ci saranno più i genitori cosa succederà?

Inoltre, per via di questa maniera di vivere, non ha amicizie.

A me spiace veramente tanto, alla fine è una bravissima ragazza, io mi trovo bene con lei, prendo sempre a cuore ogni situazione.

Ma provo rabbia per i suoi genitori, quelle volte in cui li ho sentiti parlare ho visto in loro delle persone veramente bigotte, nonostante l'età.

Secondo voi è sbagliato il volere intervenire?
Io penso di si, non è mio compito stabilire come debbano comportarsi, ma ritengo sia sbagliato.
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
lei delinea un comportamento e un linguaggio che appaiono in marcato ritardo sull'età anagrafica. A ventisei anni la giovane donna di cui scrive (che non a caso non definisce mai "mia amica") dovrebbe aver già maturato una serie di autonomie. Invece questa ragazza sembra una bambina di scuola primaria:
- "esce vestita in modo non consono alla sua età".
Ma sono i genitori a comprarle i vestiti?
- "ha iniziato una facoltà suggerita dai genitori, quindi una ridotta volontà decisionale".
In che modo hanno potuto imporsi?
- "La mandano a lezione con carta e penna".
Conosce qualcun altro, dai sedici anni in su, che non decida autonomamente come prendere appunti e quale device vuole usare?
- "Le uscite devono avvenire prevalentemente in fascia pomeridiana, oppure dopo cena. Non è consentito cenare fuori, se non per avvenimenti speciali".
Ma possono i genitori decidere per una donna di ventisei anni?
Lei ha conosciuto questi genitori e li ha trovati "delle persone veramente bigotte, nonostante l'età"; ci chiede: "Secondo voi è sbagliato il volere intervenire?"
Quello che è sbagliato, gentile utente, è il retroterra della sua domanda.
Sembrerebbe infatti che lei voglia intervenire non sulla ragazza, nel ruolo di amica che dà un proprio parere, ma sui genitori, perché ha oscuramente l'impressione che la ragazza non sia veramente adulta, e che sia l'educazione che le viene imposta a determinare il suo ritardo.
A tratti sembra addirittura lei creda che la ragazza sarebbe "normale" se i genitori non le imponessero le loro scelte.
Rifletta con molta attenzione sulla sua percezione di questa realtà.
Prima di ogni azione sui genitori, parli con la ragazza e appuri se è soddisfatta delle attuali condizioni, e a quale causa lei stessa le attribuisce. Leggendo la sua email sembra che lei guardi dall'esterno questa giovane donna, ma non abbia un vero colloquio con lei.
Forse è consapevole che la ragazza è portatrice di un ritardo, congenito o acquisito e ha fondati motivi di credere che venga manipolata, fino a impedirle ogni possibile sviluppo della sua autonomia?
In questo caso ne parli con uno specialista (per esempio uno psicologo, il suo medico di famiglia o direttamente quello della ragazza) o al limite con un rappresentante delle forze dell'ordine: la riduzione in stato di schiavitù è stata riconosciuta in certe famiglie e vi si è posto rimedio.
In ogni caso, sia che sospetti che il ritardo sia originario, sia che immagini sia prodotto dai genitori, ritengo non opportuno rivolgersi direttamente a questi ultimi, per delicatezza oppure per prudenza.
Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

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