Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?

Buongiorno,

ho iniziato un percorso con una psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico con cui ho inizialmente fatto la mappa traumatica e, da poco, abbiamo incominciato con le sessioni di EMDR.
Per tutto il 2023 e fino all'autunno del 2024 sono stata in terapia con una psicologa a orientamento cognitivo-comportamentale.
Mi trovavo bene con lei, ma ho interrotto il percorso per difficoltà finanziarie perché sono andata in causa con il costruttore della mia casa (che aspettavo dal 2021) e ho pagato migliaia di euro per consulenze legali.
Questa situazione si è appena conclusa, sono entrata finalmente in casa mia con mia figlia e stiamo meglio anche a livello economico.

Nel mese di aprile 2025 mi sono trovata in grande difficoltà: avevo un contratto di affitto in scadenza il 28 del mese, che il proprietario si era impegnato a rinnovare.
Il 5 aprile è stato buttato fuori casa dalla compagna e mi è stato comunicato che non ci sarebbe stato un rinnovo.
Separata e con una bambina di 4 anni, avevo poco più di 20 giorni per trovare casa e nessuno disposto ad affittarmela data la presenza di un minore.
Una sera, presa dalla disperazione e dalla necessità di parlare con qualcuno, ho deciso di provare il servizio di ascolto della mia azienda (servizio attivo H24).
Qualcuno mi è stato vicino al telefono e poi mi hanno connessa a una psicoterapeuta convenzionata.
Ho usufruito di un primo ciclo di sedute gratuite (che mi hanno permesso di avere un supporto quando non potevo permettermelo) e attualmente faccio sedute regolari ogni settimana.

Il tema è che mi sento molto a disagio con lei, da sempre.
Fa sempre delle facce strane e una volta ho provato a parlarle del fatto che le sue espressioni mi fanno sentire giudicata.
Lei ha detto che non intende giudicarmi quando alza le sopracciglia o serra la mascella (sulla mascella mi ha detto che ha problemi alla bocca che spesso danno l'impressione di fare smorfie).
Stamattina mi dice "possibile che solo con lei ho problemi durante le sedute online?
", perché quando facciamo le sedute online spesso va via l'audio, non si sente il microfono.
Io mi sento molto stressata prima di ogni seduta, non tanto per il tipo di lavoro che devo fare, ma perché mi agitano questo sollevamento delle sopracciglia, queste smorfie con la bocca, questo tono un po' acido.
Volevo capire se queste sensazioni possano compromettere il lavoro terapeutico.
Sono rimasta perché il lavoro mi sembra utile e lei è stata molto "concreta".
Anche la mia precedente psicologa diceva che avremmo dovuto fare EMDR, ma non abbiamo mai iniziato.
Non è stata fatta una mappa traumatica, però con lei ogni seduta mi faceva stare bene, ma è vero che mi sembrava più un'amica.
Ogni tanto mi manca.
Quindi, apprezzo il fatto che con la nuova stiamo lavorando concretamente, ma mi chiedo sia normale sentirsi così.
Non vorrei buttare il lavoro incominciato e vorrei andare oltre il disagio se in gioco c'è la possibilità di un vero miglioramento per me.
Grazie
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
alcune incongruenze rendono difficile comprendere il motivo per cui ha lasciato la prima terapeuta: era in attesa di una casa di proprietà, o era invece un'inquilina sotto sfratto?
Inoltre la scelta della nuova terapeuta sembra fatta non da lei, ma dalla sua azienda: "mi hanno connessa a una psicoterapeuta convenzionata".
Ciò premesso, per rispondere alla sua domanda le dirò che la fiducia nel proprio curante è uno strumento molto utile per il successo della terapia.
Non posso scrivere che è uno strumento indispensabile perché con questo escluderei dai benefici della cura tutte quelle persone che per propri disagi psicologici non hanno piena fiducia in nessuno; alcune anzi più si sentono vicine a qualcuno, più tendono a scappare.
Noi di lei non sappiamo nulla, nemmeno quale ipotesi diagnostica sia stata fatta.
Sappiamo, da precedenti consulti, che abbastanza giovane, e con una figlia, ha chiuso definitivamente il legame col partner.
Sappiamo che ha chiuso una terapia Cognitivo-comportamentale che a suo parere funzionava ma sulla quale ha qualche dubbio, infatti scrive: "Non è stata fatta una mappa traumatica" (strumento che non tutti usano, a ragion veduta) "però con lei ogni seduta mi faceva stare bene, ma è vero che mi sembrava più un'amica".
Far sentire sereni e accolti come parlando ad un'amica è un possibile metodo dei cognitivo-comportamentali.
In ogni caso, ad ogni affermazione positiva lei oppone qualche elemento negativo.
Della nuova terapeuta scrive: "mi agitano questo sollevamento delle sopracciglia, queste smorfie con la bocca, questo tono un po' acido". E poco prima: "le sue espressioni mi fanno sentire giudicata".
In poche parole mette in dubbio anche questo rapporto terapeutico, e non lo fa valutando se sente progredire la sua conoscenza/padronanza di sé, ma chiedendo il parere di professionisti che non la conoscono.
Le riesce difficile affidarsi davvero ad un'altra persona?
Il rischio che corre è di ripetere ad ogni incontro, professionale o no, i dubbi e infine l'abbandono.
Di questo dovrebbe parlare con la sua curante, che sarebbe meglio incontrare in presenza, anche per capire bene le interruzioni dell'audio online e le espressioni facciali che la turbano.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
La terapia è stata interrotta perché non riuscivo a sostenere più il costo di 4 sedute al mese (320 euro). Ho iniziato la terapia per le problematiche relative alla casa e alla separazione. Il quesito era: disturbo dell'adattamento, che si manifestava con umore basso e forti stati ansiosi.
Nel 2021 avevo firmato un preliminare per l'acquisto di una casa, che però è finita nel ciclone delle nuove costruzioni con cantiere bloccato a Milano di cui si sta parlando specialmente nell'ultimo anno. Nell'aprile del 2022 ho dovuto vendere la mia casa (era un monolocale) per la quale avevo ricevuto un proposta e investito il ricavato in questa nuova costruzione. Di conseguenza, io e la mia famiglia siamo andati in affitto in un bilocale. Il contratto è stato sempre rinnovato annualmente, mentre eravamo in attesa di aggiornamenti sulla nuova casa, fino a quando il proprietario è stato lasciato dalla fidanzata e ha avuto necessità di tornare a casa sua. Gli affitti sono sempre stati pagati regolarmente. Nell'autunno del 2024 sono arrivati 7500 euro di agenzia delle entrate da pagare per la perdita dei benefici prima casa sull'immobile da me venduto, ho versato 9000 euro al mobiliere dal quale io e il mio ex avevamo contrattualizzato la cucina (ahimè contratto solo a mio nome) e la casa nuova sembrava sempre pronta per cui dovevo tenere sul conto i soldi necessari per pagare l'Iva e gli oneri notarili per il rogito. Ho fatto causa al costruttore e di conseguenza sono arrivati altri 8000 euro di potenziali spese legali da pagare. Davanti a tutte queste spese e non sapendo fino a quanto questa situazione sarebbe durata, ho interrotto la terapia perché mi sarei vergognata troppo a non essere in grado di pagare (questa cosa è stata comunicata alla precedente psicologa). Quando il contratto di affitto non è stato rinnovato ho trovato come unica soluzione un affitto breve in un residence, che costava molto di più di un affitto normale. In quel periodo ho usato il servizio aziendale (che prevedeva una serie di incontri gratuiti) e quindi si, non ho scelto io la psicologa. L'EMDR è stato proposto anche dalla precedente psicologa perché il trauma della casa è qualcosa che ho vissuto anche nella mia infanzia. Altri traumi avvenuti nello stesso periodo sono stati il suicidio di mio nonno, minacce (anche con pistola) ai miei genitori da parte di uno zio, il tradimento del papà di mia figlia con una ex. Finalmente l'incubo della casa è finito, però gli anni vissuti sul filo del rasoio sono stati tanti. Sono cresciuta in mezzo alle difficoltà finanziarie dei miei, quindi questo vissuto è stato particolarmente attivante. L'obiettivo è quello di limitare la mia costante preoccupazione per il futuro, per godere di maggiore qualità nel tempo presente, specialmente per mia figlia. Nei confronti della precedente terapeuta c'era fiducia, sapevo che prima o poi avremmo iniziato questo lavoro. Oggi che ho un'altra persona da mettere a confronto, la precedente terapeuta era più calda e mi sentivo alleggerita dopo ogni seduta. In questo caso sto apprezzando l'approccio "subito al lavoro!" di questa nuova terapeuta, però le sue espressioni facciali e il tono mi mettono a disagio. Ho iniziato questo percorso perché avevo una serie di sedute pagate, ma ora che non ci sono piu temi economici sto valutando se rimanere qui con il lavoro iniziato o potrei anche tornare dalla precedente terapeuta. Purtroppo in tot caratteri non è facile scrivere tutto
Segnala un abuso allo Staff
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
quanto ci scrive appare caotico, forse perché i problemi della gestione economica si sono accavallati a quelli della separazione, non permettendole di fare scelte prudenti. Prova ne è l'acquisto di una cucina quando ancora, a quel che capisco, non aveva nemmeno una casa; o gli "8000 euro di potenziali spese legali da pagare", dei quali non si capisce se siano stati versati o no, visto che le spese legali erano solo "potenziali".
Resta l'impressione di un'imperfetta fiducia nelle due terapeute, ascrivibile forse ad un disturbo di base.
Della prima dice: "sapevo che prima o poi avremmo iniziato questo lavoro".
Che altro c'era da iniziare, se la terapia era già in corso? Lei si aspettava dei test, dei compiti, delle sedute di EMDR, o che altro? Ma la gestione delle sedute è di pertinenza del terapeuta, il quale individua gli strumenti per raggiungere gli obiettivi nei tempi idonei per il paziente.
Della seconda curante dice di apprezzare l'approccio "subito al lavoro!", ma questo "lavoro" in cosa consisterebbe? Non certo nell'elencazione dei "traumi" subiti.
Inoltre lei scrive: "ho usato il servizio aziendale (che prevedeva una serie di incontri gratuiti) e quindi si, non ho scelto io la psicologa".
Mi scusi, ma i professionisti convenzionati con la sua azienda si riducevano a una sola persona?
Quello che sembra opportuno fare, nel suo caso, è discutere i dubbi che espone a noi, direttamente con la sua curante, e valutare insieme se procedere o no.
Ci tenga al corrente, se crede.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
Vorrei riportare la discussione alla richiesta di consulto, che si limitava a chiedere quanto il sentirsi a disagio durante una seduta, possa inficiare la qualità del lavoro. Non ho provato disagio nella mia precedente esperienza, però continuavo a sentirmi dire che dovevamo fare EMDR e non abbiamo mai iniziato. Parlavamo solo di come fosse andata la settimana, della problematiche della separazione, cose così...e sinceramente mi faceva bene. Però avendo raccontato dei miei, del suicidio del nonno, del mio essere sprofondata quando il cantiere si è bloccato, delle bugie e tradimento del mio ex, mi aveva detto che prima o poi avremmo dovuto provare questa terapia.
Oggi che la terapeuta si è inalberataper piu del solito per la connessione, parlava seccatamente, poi le solite smorfie, mi è venuto il dubbio se durante una seduta è normale sentirsi così, anche se apprezzo che abbiamo fatto una mappa traumatica, l'esercizio del luogo sicuro e la le prime sessioni di stimolazione. Mi faceva molto bene il solo parlare prima, ma posso ragionevolmente avere il dubbio se magari mi è più utile essere meno a mio agio e aver già iniziato un lavoro con un obiettivo definito, oppure se è più importante sentirsi accolti in seduta, cosa che magari in precedenza ha ritardato l'inizio della terapia emdr, ma mi faceva uscire sempre più serena. Questo volevo chiedere.
Siamo su un forum, ovviamente nessuno conosce nessuno, ma il forum è stato creato proprio anche per chiedere un consulto su un aspetto della terapia. Per come ragiona lei "sta chiedendo ad altri professionisti" questa sezione del forum non dovrebbe proprio esistere.

Detto questo, per rispondere a tutte le altre cose. La cucina è stata contrattualizzata perché il geometra ci aveva chiesto un progetto per gli impianti. Quindi è stata contrattualizzata, versato un primo piccolo acconto di 500 euro a titolo di caparra, gli impianti sono stati realizzati sulla base di quel progetto, ma a un certo punto il mobiliere ha giustamente chiesto che venisse rispettato il contratto con il versamento dell'acconto pattuito (50% del prezzo).

Il costruttore continuava a mentire sulle date dei rogiti: a fine 2023, poi giugno 2024, poi dicembre 2024, poi marzo 2025, poi luglio 2025, poi settembre 2025 e alla fine è stato a ottobre. Qualcuno sta ancora aspettando di rogitare. Tutti noi acquirenti abbiamo navigato a vista. Altri, come me, nel frattempo si erano impegnati a vendere. Quando ho lasciato casa in affitto ad aprile 2025 la soluzione migliore è stato un residence prenotabile sul sito per brevi periodi, fingendomi senza figlia. Per prendere casa in affitto devi versare 3 mesi di cauzione e il 10% del canone annuo + Iva all'agenzia immobiliare. Ma se continui a sentirti dire che fra 3 mesi rogiti vai a impegnare tutti quei soldi per una casa in cui potresti stare pochissimo? Siamo state in quella soluzione provvisoria per 6 mesi, con la paura che prima o poi qualcuno si sarebbe accorto che con me stava anche una bambina. Un'altra famiglia ha vissuto in una stanza da amici dopo aver venduto, qualcuno è tornato dai genitori.

Certo che la situazione appare caotica...può immaginare quanto è stato caotico per tutto le 36 famiglie coinvolte! Una persona si è trovata con la casa promessa in vendita anche a un'altra persona a un certo punto!

Facendo causa per ottenere l'adempimento del preliminare, ho messo la mia casa in una botte di ferro (perché la causa è stata trascritta nei registri immobiliari ed era opponibile a terzi ai quali poteva rivenderla). Alla fine l'ho presa con uno sconto di 65.000 euro rispetto al prezzo di vendita iniziale. Le spese legali sono sempre potenziali, perché se vinci la causa vengono pagate dalla parte soccombente. Alla fine il costruttore ha avuto paura di arrivare a giudizio e la casa me l'ha venduta riconoscendomi le penali per il ritardo come sconto sul prezzo. Quindi si, le spese legali sono da pagare e ne ho già pagato oltre la metà. Pagherò il resto con la tredicesima a fine mese. Ho pagato tutto: iva, notaio, saldo cucina, e concludo con le spese legali.

È vero: ho aspettato la mia casa dal luglio 2021 all'ottobre 2025 e nel frattempo c'è stata una separazione. Ma per fortuna che è andata così! Se l'avessi intestata con il mio ex adesso saremmo in tribunale a chiederne l'assegnazione o la divisiose giudiziale. Invece sono una madre single di 33 anni che non si è arresa, ha avuto il coraggio di lottare e ha ottenuto giustizia. Con lo sconto ho potuto ottenere il mutuo da sola e una casa in cui mia figlia può avere i suoi spazi fino a quando non vorrà andarsene di casa.

E prima di questo? Prima di questo c'è stato un monolocale comprato a 150 a rivenduto dopo due anni a 190. Sembra caos... ma se vedessimo caos in tutti i rischi imprenditoriali allora nessuno dovrebbe fondare aziende. Questi sono i rischi del mattone, invece, di cui io sono grande appassionata. All'inizio volevo solo comprare una casa più grande per la mia famiglia in una nuova costruzione sfruttando la plusvalenza della vendita della precedente, mi è andata ancora meglio prendendola a un prezzo scontato (sconto ben superiore ai canoni di locazione pagati mentre ne aspettavo la consegna).

I miei genitori hanno potuto comprare casa dopo i 40 anni e per molti anni abbiamo vissuto dai miei nonni: senza riscaldamento e con alcune stanze senza nemmeno lo stucco alle pareti. Qua emerge il peso psicologico che mi porto dietro: faccio conti sui fogli da anni per un futuro diverso da quello dei miei. Lungo questo tragitto ci sono stati momenti in cui ho perso la speranza e ho pensato di avere fatto il passo più lungo della gamba. Adesso è tutto finito, ma sono abituata a vivere così: con i conti alla mano e l'ansia del futuro. Non conosco altro modo di vivere. Ma per mia figlia devo imparare a vivere nel presente, imparare a rilassarmi e a godermi la vita. A questo in teoria dovrebbe servirmi l'EMDR, almeno così mi è stato detto. Ho una parte controllante e il sistema vagale sempre attivo (riporto), dovrei disimparare a vivere così. Poi nel tempo ci saranno le sessioni sul nonno, sul tradimento e sulle altre cose che hanno avuto impatto. Intanto però devo mettermi nelle condizioni di vivere in maniera più leggera per mia figlia
Segnala un abuso allo Staff
Dr. Vincenzo Capretto Psicologo
Gentile,
è comprensibile provare disagio verso la terapeuta, soprattutto quando si lavora su temi emotivamente intensi come con l’EMDR. Le sensazioni che descrivi, irritazione, tensione, fastidio per espressioni o toni, sono reazioni normali e non indicano che il percorso non sia utile. Comunicare apertamente queste sensazioni può aiutare a chiarire malintesi e rendere il lavoro più efficace. È importante distinguere ciò che ti attiva emotivamente dal processo terapeutico vero e proprio e continuare a valutare il percorso nel suo complesso, concentrandosi sul beneficio che può portarti più che sulle difficoltà momentanee.

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.


👍🏻La Dr.ssa Potenza concorda con la risposta.

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile1
Contatta lo specialista e prenota una visita

Consulti su scuole e orientamento

Altri consulti in psicologia