Dubbio su anticipare o no ingresso a scuola primaria
Mio figlio, secondogenito, farà 5 anni a fine gennaio e frequenta il terzo anno di scuola dell'infanzia.
Proprio a gennaio si fanno le iscrizioni alla scuola primaria e lui, come anticipatario, potrebbe già essere tra gli uscenti.
Lui dice di non volerci andare, di voler restare all' asilo, che alla primaria si và a sei anni, che non è pronto...
Io e mio marito, saremmo propensi a rispettare questa sua " non prontezza" anche se fisicamente, come impegno a scuola e come indicazione delle maestre, potrebbe anche andarci.
Qualcuno mi dice che sbaglio ad assecondarlo e che invece avremmo dovuto convincerlo che deve andare, che la scuola è bella eccetera.
Insomma, decidere noi. Che iniziare a sei anni e mezzo sarebbe "troppo".
Il fatto che sia di gennaio, lo porta ad essere proprio in bilico tra l' essere uno dei piccoli se va con quelli dell' anno precedente, o dei grandi se va il suo anno.
Premessa doverosa: per anni ho fatto l' insegnante, sia di scuola primaria che di scuola dell'infanzia! Ma qui il mio dubbio è più di carattere genitoriale, di decisioni giuste o sbagliate e non di per sé della valutazione del bambino.
Senza contare che a mio modesto parere è proprio sbagliata la legge, che lascia tutta la decisionalità alle famiglie che spesso semplicisticamente li mandano anche solo per vantarsi che il proprio figlio è già in prima (visti e sentiti).
E dire che ci sono fior di studi che a me personalmente fanno pensare che sia più sicuro mandarli dopo, più pronti e più maturi, anziché anticipare e fare un salto nel vuoto che può anche creargli difficoltà nel percorso scolastico a lungo termine...
Vorrei veramente un vostro parere.
È giusto rispettare la volontà del mio quasi cinque enne di restare ancora un anno a infanzia?
Lui è uno da comfort zone, in generale.
Che non si ostina, un po' arrendevole davanti alle difficoltà.
Di contro, è uno molto sveglio, vivace, socievole con i coetanei in tutte le situazioni...
La mia prima figlia al contrario, è sempre stata una curiosa e con la spinta in avanti, pur non essendo anticipataria lei sarebbe voluta andare via prima dall' asilo, non la stimolava più.
Ora è in seconda ed è la prima della classe.
So che non si fanno paragoni, ma proprio questa differenza che ho riscontrato mi porterebbe a voler rispettare la volontà di mio figlio e non a decidere per lui di andare prima, perché poi?
Perché è di gennaio e non di maggio o giugno o... ? Faccio bene ad assecondare la sua volontà o dovrei rassicurarlo, aiutare a prendere coraggio e ad andare prima?
Proprio a gennaio si fanno le iscrizioni alla scuola primaria e lui, come anticipatario, potrebbe già essere tra gli uscenti.
Lui dice di non volerci andare, di voler restare all' asilo, che alla primaria si và a sei anni, che non è pronto...
Io e mio marito, saremmo propensi a rispettare questa sua " non prontezza" anche se fisicamente, come impegno a scuola e come indicazione delle maestre, potrebbe anche andarci.
Qualcuno mi dice che sbaglio ad assecondarlo e che invece avremmo dovuto convincerlo che deve andare, che la scuola è bella eccetera.
Insomma, decidere noi. Che iniziare a sei anni e mezzo sarebbe "troppo".
Il fatto che sia di gennaio, lo porta ad essere proprio in bilico tra l' essere uno dei piccoli se va con quelli dell' anno precedente, o dei grandi se va il suo anno.
Premessa doverosa: per anni ho fatto l' insegnante, sia di scuola primaria che di scuola dell'infanzia! Ma qui il mio dubbio è più di carattere genitoriale, di decisioni giuste o sbagliate e non di per sé della valutazione del bambino.
Senza contare che a mio modesto parere è proprio sbagliata la legge, che lascia tutta la decisionalità alle famiglie che spesso semplicisticamente li mandano anche solo per vantarsi che il proprio figlio è già in prima (visti e sentiti).
E dire che ci sono fior di studi che a me personalmente fanno pensare che sia più sicuro mandarli dopo, più pronti e più maturi, anziché anticipare e fare un salto nel vuoto che può anche creargli difficoltà nel percorso scolastico a lungo termine...
Vorrei veramente un vostro parere.
È giusto rispettare la volontà del mio quasi cinque enne di restare ancora un anno a infanzia?
Lui è uno da comfort zone, in generale.
Che non si ostina, un po' arrendevole davanti alle difficoltà.
Di contro, è uno molto sveglio, vivace, socievole con i coetanei in tutte le situazioni...
La mia prima figlia al contrario, è sempre stata una curiosa e con la spinta in avanti, pur non essendo anticipataria lei sarebbe voluta andare via prima dall' asilo, non la stimolava più.
Ora è in seconda ed è la prima della classe.
So che non si fanno paragoni, ma proprio questa differenza che ho riscontrato mi porterebbe a voler rispettare la volontà di mio figlio e non a decidere per lui di andare prima, perché poi?
Perché è di gennaio e non di maggio o giugno o... ? Faccio bene ad assecondare la sua volontà o dovrei rassicurarlo, aiutare a prendere coraggio e ad andare prima?
Gentile utente,
la rispondo sia da psicologa che da insegnante.
Colpiscono nella sua email due elementi.
1. Sembra che il bambino sia stato investito della responsabilità della scelta, ovviamente al di là delle sue capacità, e questo da una mamma che peraltro scrive: "è proprio sbagliata la legge, che lascia tutta la decisionalità alle famiglie".
Lei vorrebbe che lo Stato decidesse per una moltitudine di bambini che non conosce, passando sopra la testa di genitori e insegnanti, e poi demanda la decisione ad un bimbo di cinque anni?
2. Sembra che al bambino sia stata prospettata una visione della scuola primaria come irta di difficoltà e di elementi negativi. Questa visione può essere stata evocata inconsciamente, ma esiste, se il bambino "dice di non volerci andare, di voler restare all' asilo, che alla primaria si và a sei anni, che non è pronto..."
Ma cosa ne sa un bambino di tutto questo? Ovviamente l'ha sentito dire da altri. Infatti lei parla di "fior di studi" che sosterrebbero l'opportunità di mandarli a suola più tardi; quali? E come spiega il fatto che nei paesi anglosassoni e forse anche in altri paesi la scuola primaria inizia per tutti a cinque anni?
D'altronde, se lei ha due figli, femmina la prima e maschio il secondo, sa bene che la mamma tende a trattenere presso di sé, infantilizzandolo, il maschietto, a maggior ragione se è secondogenito, e ancora di più se la maternità è stata tardiva.
A questo punto io suggerirei di assecondare il bambino, visto che l'informazione sbagliata sulla scuola primaria ormai è stata data, e si può temere che il bambino possa attribuire ogni eventuale fatica, ogni possibile insuccesso all'ingresso precoce a scuola.
Abbiamo sia su Medicitalia che nei nostri studi dei pazienti adulti che imputano tutti loro fallimenti, a partire dal bullismo subito, all'ingresso precoce a scuola che li ha posti tra i "piccoli".
Personalmente sono andata a scuola in anticipo essendo di metà febbraio e mi sono trovata sempre bene; mia madre, primogenita di una maestra, nata a giugno è andata in prima a quattro anni sapendo già leggere e scrivere, ed è stata insegnante, preside, geniale latinista e persona con ottime relazioni sociali.
Per concludere, non mancano né qui né nei nostri studi anche persone che al contrario lamentano di essere andate a scuola in ritardo e di essere state prese in giro con frasi come "alla tua età ancora non sai... "; "sei grande e ancora non capisci..."; "lascia giocare lui che è più piccolo" e così via.
Anche in questi casi si vuole attribuire ad un minimo divario di età l'ostacolo che nasce da altro. Si sa che l'essere umano, quando incontra delle difficoltà, preferisce invocare cause esterne irrimediabili, altrimenti dovrebbe mettersi d'impegno a rimediare.
Le faccio tanti auguri e le sarò grata se ci terrà al corrente.
la rispondo sia da psicologa che da insegnante.
Colpiscono nella sua email due elementi.
1. Sembra che il bambino sia stato investito della responsabilità della scelta, ovviamente al di là delle sue capacità, e questo da una mamma che peraltro scrive: "è proprio sbagliata la legge, che lascia tutta la decisionalità alle famiglie".
Lei vorrebbe che lo Stato decidesse per una moltitudine di bambini che non conosce, passando sopra la testa di genitori e insegnanti, e poi demanda la decisione ad un bimbo di cinque anni?
2. Sembra che al bambino sia stata prospettata una visione della scuola primaria come irta di difficoltà e di elementi negativi. Questa visione può essere stata evocata inconsciamente, ma esiste, se il bambino "dice di non volerci andare, di voler restare all' asilo, che alla primaria si và a sei anni, che non è pronto..."
Ma cosa ne sa un bambino di tutto questo? Ovviamente l'ha sentito dire da altri. Infatti lei parla di "fior di studi" che sosterrebbero l'opportunità di mandarli a suola più tardi; quali? E come spiega il fatto che nei paesi anglosassoni e forse anche in altri paesi la scuola primaria inizia per tutti a cinque anni?
D'altronde, se lei ha due figli, femmina la prima e maschio il secondo, sa bene che la mamma tende a trattenere presso di sé, infantilizzandolo, il maschietto, a maggior ragione se è secondogenito, e ancora di più se la maternità è stata tardiva.
A questo punto io suggerirei di assecondare il bambino, visto che l'informazione sbagliata sulla scuola primaria ormai è stata data, e si può temere che il bambino possa attribuire ogni eventuale fatica, ogni possibile insuccesso all'ingresso precoce a scuola.
Abbiamo sia su Medicitalia che nei nostri studi dei pazienti adulti che imputano tutti loro fallimenti, a partire dal bullismo subito, all'ingresso precoce a scuola che li ha posti tra i "piccoli".
Personalmente sono andata a scuola in anticipo essendo di metà febbraio e mi sono trovata sempre bene; mia madre, primogenita di una maestra, nata a giugno è andata in prima a quattro anni sapendo già leggere e scrivere, ed è stata insegnante, preside, geniale latinista e persona con ottime relazioni sociali.
Per concludere, non mancano né qui né nei nostri studi anche persone che al contrario lamentano di essere andate a scuola in ritardo e di essere state prese in giro con frasi come "alla tua età ancora non sai... "; "sei grande e ancora non capisci..."; "lascia giocare lui che è più piccolo" e così via.
Anche in questi casi si vuole attribuire ad un minimo divario di età l'ostacolo che nasce da altro. Si sa che l'essere umano, quando incontra delle difficoltà, preferisce invocare cause esterne irrimediabili, altrimenti dovrebbe mettersi d'impegno a rimediare.
Le faccio tanti auguri e le sarò grata se ci terrà al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Gentile dottoressa , innanzitutto la ringrazio della risposta e farò delle riflessioni sugli spunti che mi ha dato, veramente . L' unica precisazione che mi sento di fare è che non sono state passate informazioni al bambino ,ne in un senso ne nell' altro,quantomeno direttamente : credo che si sia fatto una sua idea vedendo la sorella ,molto brava ,fare i compiti a casa anziché giocare con lui dopo pranzo . Ciò unito al fatto che a lui piace giocare e lei gli ha detto che li giochi non ce ne sono . Cose cosi. Oltretutto c'è che lui è uno che non mostra curiosità verso la novità ma piuttosto trae sicurezza nell' abitudine ,nel noto ,in generale. Quando fa qualcosa se riesce subito è contento ,se non riesce molla subito senza problemi semplificando con " non lo so fare" o "è difficile ".Posso dire anzi di avergli sempre detto che alla primaria imparerà tante cose ,a leggere e scrivere ,che comunque li portano a giocare in palestra ...
E pensi che noi addirittura all' inizio pensavamo il contrario ,cioè di mandarlo prima ,proprio perché di gennaio e non di marzo o aprile per dire ...ma proprio nel vedere la sua ostinazione nel non voler andare ,ci siamo posti tanti dubbi e ricreduti quasi del tutto !
Il dire che la scuola lascia troppa decisionalità alle famiglie è perché ho visto ,anche in passato da insegnante,una facilità nel mandarli prima ,come se fosse un demerito non farlo ,anche quando veniva sconsigliato . Al contrario ai tempi in cui c'era si "la primina" ,ma si faceva una sorta di esamino valutativo non era automatico che i genitori decidevano di mandarli prima , ne andavano di meno e forse più ponderatamente. Potrei anche sbagliarmi ,non so ,ma non tutti i genitori sanno prendere la giusta e obiettiva decisione da soli . Credo che la valutazione andrebbe fatta congiuntamente,scuola e famiglia e che la scuola dovrebbe anche tenere conto che si mettono insieme bambini con quasi un anno di differenza,che in certe fasi di crescita penso sia tanto ,a livello di prontezza generale ,nelle autonomie ,nella capacita di stare concentrati su una attività per tempi piu lunghi ecc... Personalmente raramente ho visto anticipatari eccellere, e poi erano gli stessi genitori a dire : "eh ,ma perché è un po' piccolo/a" ,come se non lo avessero deciso loro di mandarli prima.
Non voglio caricare il mio bambino della decisione ,ci mancherebbe, la mia perplessità riguarda più se dovrei assecondare la sua voglia di restare lì o spronarlo a fare il salto prima . Di mio si ,sono un po' sfavorevole agli anticipatari ,soprattutto maschi ,ma ovviamente senza generalizzare .
E pensi che noi addirittura all' inizio pensavamo il contrario ,cioè di mandarlo prima ,proprio perché di gennaio e non di marzo o aprile per dire ...ma proprio nel vedere la sua ostinazione nel non voler andare ,ci siamo posti tanti dubbi e ricreduti quasi del tutto !
Il dire che la scuola lascia troppa decisionalità alle famiglie è perché ho visto ,anche in passato da insegnante,una facilità nel mandarli prima ,come se fosse un demerito non farlo ,anche quando veniva sconsigliato . Al contrario ai tempi in cui c'era si "la primina" ,ma si faceva una sorta di esamino valutativo non era automatico che i genitori decidevano di mandarli prima , ne andavano di meno e forse più ponderatamente. Potrei anche sbagliarmi ,non so ,ma non tutti i genitori sanno prendere la giusta e obiettiva decisione da soli . Credo che la valutazione andrebbe fatta congiuntamente,scuola e famiglia e che la scuola dovrebbe anche tenere conto che si mettono insieme bambini con quasi un anno di differenza,che in certe fasi di crescita penso sia tanto ,a livello di prontezza generale ,nelle autonomie ,nella capacita di stare concentrati su una attività per tempi piu lunghi ecc... Personalmente raramente ho visto anticipatari eccellere, e poi erano gli stessi genitori a dire : "eh ,ma perché è un po' piccolo/a" ,come se non lo avessero deciso loro di mandarli prima.
Non voglio caricare il mio bambino della decisione ,ci mancherebbe, la mia perplessità riguarda più se dovrei assecondare la sua voglia di restare lì o spronarlo a fare il salto prima . Di mio si ,sono un po' sfavorevole agli anticipatari ,soprattutto maschi ,ma ovviamente senza generalizzare .
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 40 visite dal 27/12/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Consulti su scuole e orientamento
- Dubbio su anticipare o no ingresso a scuola primaria
- Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?
- Studente liceo artistico indeciso tra Medicina e Fisica: quale scegliere?
- Devo cambiare psicologo?
- La mia psicologa si annoia con me? Quando cambiare terapia?
- Indecisione riguardo il post-laurea