Devo cambiare psicologo?

Sto andando in terapia da una psicologa.

Ho un disturbo ossessivo.

Assumo da circa un mese un farmaco ssri a dosaggio pieno e una benzodiazepina.
A breve dovrei tornare a controllo.

Il consulto psichiatrico è stato chiesto dalla psicoterapeuta per aiutare un po' la psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale.
Solo che questa psicologa mi sembra totalmente disinteressata.

Non solo non si è mai messa in contatto con lo psichiatra, ma a quasi un mese di distanza dall'inizio dell'assunzione dei farmaci, i colloqui consistono nel nulla cosmico, non ci sono ne tecniche ne altro, da quello che ho capito fondamentali in questo tipo di doc, mi fa parlare di cose futili e il fulcro della terapia riguarda cose fuorvianti.

Dico solo che ho accettato l'aiuto farmacologico per agevolare la psicoterapia (perchè così mi era stato detto da lei) e non per permettere al terapeuta di farsi gli affari suoi; non solo, più di una volta è capitato che si distraesse al cellulare.
Sui social vedo testimonianze di pazienti e di psicologi che tentano subito con la psicoterapia in questi casi, poi durante il percorso, se necessario abbinare un approccio farmacologico prescritto da un medico.
Quasi mai il contrario.
E comunque so che gli psicologi si mettono quasi sempre in contatto con i medici.
Questa ha consigliato quasi subito la visita psichiatrica.
Forse dovrei cercare un altro terapeuta ma in questo momento per me sarebbe estenuante cercare un altro terapeuta e instaurare un rapporto fiducioso.
Non vorrei che abbia basato questo rapporto sulla "fortuna" delle prescrizioni farmacologiche "veloci", a mie spese, e non parlo di spese economiche.
Intendo che il farmaco, più l'Ssri che l'altro, mi sta dando effetti collaterali non da poco.

Ho paura di essere finito nelle mani di una incompetente che millanta conoscenze solo per non passare come tale, a mie spese ovviamente.

Consigli?
Io ovviamente ho dato la mia fiducia a questa professionista, e sinceramente sono un po' deluso.

Grazie
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Gentile utente,
noi qui leggiamo solo la sua testimonianza, non possiamo quindi sapere se la terapeuta stia mettendo in atto qualche strategia che non ha concordato con lei e nemmeno le ha spiegato, oppure se è lei che non ha compreso.
Il fulcro del suo scritto però è la crescente sfiducia nella curante; perché dunque conclude: "in questo momento per me sarebbe estenuante cercare un altro terapeuta e instaurare un rapporto fiducioso"?
Comprendo la sua delusione e il suo crescente malumore, ma le suggerirei di non privarsi di un nuovo incontro più favorevole, a cui esternare prima di tutto il suo attuale scoraggiamento.
La prima mossa però sarebbe parlarne con la sua terapeuta.
Vorrei segnalarle, se prenderà questa strada, i punti che potrebbero essere sue imperfette comprensioni del percorso e quelli che invece appaiono inopportuni in una terapia, specie se cognitivo-comportamentale, che è la terapia d'elezione del disturbo ossessivo-compulsivo.
Quanto al punto 1, lei scrive:
- La psicologa non si è mai messa in contatto con lo psichiatra.
E' certo di questo? Comunque per scambiarsi informazioni entrambi i professionisti devono avere l'autorizzazione del paziente. Io per esempio la chiedo scritta.
- Scrive: "i colloqui consistono nel nulla cosmico, non ci sono ne tecniche ne altro, da quello che ho capito fondamentali in questo tipo di doc, mi fa parlare di cose futili" e aggiunge perfino: "il fulcro della terapia riguarda cose fuorvianti".
Lei ha certamente appurato sull'Albo che questa persona è una psicologa; sull'Albo regionale può vedere anche la sua età e da quanto tempo è iscritta.
Forse quello che a lei appare "futile" e addirittura "fuorviante" è invece uno studio sul primo prodursi e sul mantenersi del disturbo? Di qualche rilievo appare il fatto che non le vengono suggerite tecniche per contrastare le manifestazioni sintomatiche del suo disturbo, ma se lei ha visto la curante poche volte, si può ipotizzare che la dottoressa voglia appurare la natura specifica del disturbo, prima di intervenire.
Sarebbe utile per noi di Medicitalia sapere in cosa consistono le cose futili e fuorvianti, e ancora più utile sarebbe per lei parlarne direttamente con la curante. Nella terapia cognitivo-comportamentale, infatti, per quanto questa modalità di cura sia dirigista, ogni passo significativo viene discusso col paziente.
Quanto al punto 2 abbiamo questa affermazione:
- "più di una volta è capitato che si distraesse al cellulare".
Nel corso di una terapia, il paziente ha tutta la nostra attenzione. Salvo casi estremi viene chiesto anche a lui o lei di spegnere il cellulare; il curante certamente non lo guarda e non risponde.
Detto questo, se crede ci riscriva dettagliando le cose di cui al punto 1, anche l'età della professionista; ma consideri che in ogni caso le strade della cura consistono nel parlare chiaramente con il proprio curante, e poi eventualmente nel rivolgersi ad un altro.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
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Utente
Utente
Salve dottoressa, la ringrazio per la sua risposta.
In breve:
Punto 1: Non mi è stata chiesta alcuna autorizzazione e la psicoterapeuta ha più volte sottolineato di non conoscere lo psichiatra al quale mi sono rivolto (aveva consigliato un altro professionista di sua fiducia, ma ho preferito rivolgermi a una vecchia conoscenza di famiglia). Da ciò deduco che non si sia mai messa in contatto, nonostante abbia detto nome e cognome del medico, non mi ha chiesto i suoi contatti (non avrei alcun problema a fornirglieli, sarei più che contento se lavorassero insieme).
Punto 2: Sì, perché nonostante abbia segnalato come questo disturbo sia arrivato nella mia vita e i sintomi che provoca, non si sta indagando adeguatamente su questo fronte, anzi, non si sta indagando per nulla. Quando parlo di argomentazioni fuorvianti , mi riferisco a osservazioni che non hanno alcuna attinenza con il disturbo che sto vivendo. La terapeuta non spiega cosa stia facendo; si limita a dire cose che sembrano più tattiche per occupare tempo e far percepire che il lavoro sia in corso. Nell’ultimo periodo ho notato che le sedute durano meno del previsto: indicativamente mezz’ora, anche se non le ho cronometrate.
Punto 3: Il cellulare. Durante i colloqui è evidente che messaggia e a volte risponde alle chiamate. Lei afferma che in realtà mi sta ascoltando. Sto accettando passivamente la cosa in buona fede, ma so che sto sbagliando a non segnalarlo o a considerare l’idea di cambiare terapeuta.
La terapeuta è abbastanza giovane, sulla quarantina. Non capisco però come questo possa influire su quanto sta accadendo; forse si vuole valutare la sua esperienza professionale?
Quando parlo di cercare un nuovo terapeuta e di quanto possa essere stressante, mi riferisco al fatto che vivo in un paesino di provincia, poco collegato, e spostarmi in un altro comune o in città sarebbe difficoltoso. Oltre alle spese della terapia, ci sarebbe il costo dei mezzi. Vado già in città una volta al mese per lo psichiatra, fare anche psicoterapia una volta a settimana o più sarebbe poco fattibile. Ho anche un budget limitato. Avevo considerato anche la terapia online, ma mi risulta difficile per via della presenza di parenti in casa.
Ho compreso già da tempo che continuare con questa terapeuta è tempo perso e sto negando a me stesso la possibilità di curarmi. Purtroppo nutro il sospetto che il farmaco stia più aiutando lei, che non sa gestire il disturbo, che me. La terapia psicofarmacologica mi sta aiutando a gestire l’ansia, con alcuni effetti collaterali, come dicevo sopra, ma mi preoccupa il futuro: potrei ritrovarmi, senza accorgermene, dipendente da molti farmaci, cosa che voglio evitare assolutamente.
Martedì comunque avrò la seduta e venerdì il colloquio con lo psichiatra; le farò sapere l’esito.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Grazie dei suoi chiarimenti, gentile utente. Sarò lieta di leggere il suo aggiornamento dopo i due incontri professionali.
Può parlare anche allo psichiatra dei suoi dubbi; specie se è un conoscente potrà darle gli opportuni suggerimenti e valutare le possibilità che le si offrono.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Grazie dottoressa. Purtroppo qui al sud, ancor di più, nei paesi sperduti di provincia, c'è ancora molto scetticismo sulla psicoterapia e sulla salute mentale in generale. Ho notato, confrontandomi con persone del nord, che è molto più socialmente accettato, e hanno anche molta più disponibilità di professionisti. Purtroppo qui, devo accontentarmi.
Questa è una mia considerazione personale.
Comunque l'aggiorno presto.
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Buongiorno.
Ho avuto il colloquio con la psicologa.
Ho chiesto personalmente se si è messa in contatto con lo psichiatra che mi sta seguendo. Mi ha detto chiaramente di no, perché non lo conosce.
Per quanto riguarda il fronte psicoterapia ho chiesto solo se questi sono gli "standard" da seguire per il mio tipo di disturbo. Non ha saputo rispondermi.
Mi ha detto che vuole conoscere meglio le mie abitudini. Oggi abbiamo parlato di come spendo i miei soldi. Questo non ha alcuna attinenza, dato che il mio doc non si concentra su questo, ma su tutt'altro. Non ha saputo dirmi di più su quale pratiche utilizzare. Non ho capito a che fine quindi sono questi colloqui. Se sono psicoterapeutici o conoscitivi. Ha parlato di obiettivi a breve termine, ma è tutto così confusionario, non si capisce bene in cosa consistono.
Anche oggi mentre mi ascoltava, c'erano momenti che si distraeva al cellulare. Non ho fatto notare questa cosa, per non rovinare ulteriormente il rapporto terapeutico.
Gli ho chiesto il ruolo degli psicofarmaci nella psicoterapia. All'inizio del percorso diceva che erano utili al trattamento per sentirmi meglio dal punto di vista dei sintomi e fare una terapia più pratica. So che generalmente è la norma.
Ora però mi ha detto che comunque qualsiasi dubbio sul farmaco è da chiedere allo psichiatra.
Sono davvero molto confuso.
Non vi nascondo che ho intenzione di chiudere il rapporto.
Non ho nessuna risposta ai miei dubbi e la mia pazienza sta finendo.
Ah, la seduta è durata 35 minuti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Gentile utente,
noi da qui possiamo rilevare solo due dati fuori norma: la "distrazione" della curante al cellulare e la seduta di 35 minuti.
La durata delle sedute di solito è uno degli elementi concordati per scritto nel contratto terapeutico, e per quanto ci possano essere delle piccole variazioni dubito che una seduta si possa ridurre a 35 minuti.
Altri elementi sono fuori dalla nostra valutazione. Glieli elenco.
L'uso che il paziente fa del denaro può essere un dato essenziale a fini diagnostici, quindi che il suo doc non abbia attinenza con questo non è rilevante per giudicare la terapia.
Le frasi: "ho chiesto solo se questi sono gli "standard" da seguire per il mio tipo di disturbo. Non ha saputo rispondermi" possono essere frutto di un fraintendimento tra voi.
La sua domanda infatti sembra una maniera indiretta per scoprire se la curante adotta strategie idonee, ma col proprio curante occorre parlare in maniera diretta, anche lasciando emergere malumore, scontentezza, irritazione. Perché non ha chiesto francamente cone mai non le vengono prescritti esercizi, e soprattutto perché non ha esternato il suo vero pensiero, ossia di star perdendo tempo inutilmente?
Non deve temere di essere scortese; è la verità sulle idee e gli stati d'animo del paziente quella che il terapeuta vuole conoscere, sia pure espressa con gentilezza, ma non in maniera sotterranea e criptica.
Stessa cosa vale per "Gli ho chiesto il ruolo degli psicofarmaci nella psicoterapia". E' una domanda generica alla quale aveva già la risposta anticipata: servono per stare meglio. Certamente per discuterne le conseguenze sull'organismo (assuefazione, compromissione di altre funzioni, etc.) occorre rivolgersi allo psichiatra.
Le sue frasi: "Non ho capito a che fine quindi sono questi colloqui. Se sono psicoterapeutici o conoscitivi" rivelano la cavillosità tipica del doc: i colloqui con un terapeuta sono anche conoscitivi, specie all'inizio, ma ciò fa parte integrante della cura.
Anche il fatto che la psicologa non abbia preso contatto con lo psichiatra le è stato spiegato: i due non si conoscono, forse non saprebbero collaborare, ma soprattutto, come le ho detto nella mia prima risposta, manca l'autorizzazione formale di lei che ci scrive.
Ciò detto, se non troverà il coraggio per un colloquio sbloccante, lei potrebbe continuare a cambiare sempre curante e a non affidarsi mai.
Provi già venerdì, nell'incontro con lo psichiatra, ad essere più diretto.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Grazie per la sua risposta.
L'autorizzazione sarei ben disposto a fornirgliela così come i contatti, non sta allo psicologo determinare però da quale psichiatra dovrei andare. Se lei non è interessata almeno a provare a collaborare con un professionista solo perchè è stato scelto da me, e non è quello consigliatomi da lei, è un problema suo, non mio.
Il ruolo dei farmaci nella psicoterapia, erano ben chiari all'inizio, erano un supporto; ma ora? Che senso hanno? Mi sto praticamente curando solo con i farmaci.
Io riconosco i miei limiti: ho una sorta di blocco a parlare di situazioni spiacevoli, quello si.
Ma mi sono totalmente affidato, e penso sia giusto che il curante mi spieghi come stiamo lavorando. Non è sintomo di doc. È che fondamentalmente sto cercando di curarmi e vorrei che il terapeuta partecipasse attivamente a questo percorso. Ho sempre questa spiacevole sensazione, che i suoi discorsi siano per farmi percepire che qualcosa si sta facendo, anche se non è la strada giusta.
Mi spiace, non sono io a dover dire o a far notare al terapeuta di fornire un consenso informato, di fornire le autorizzazioni necessarie, di posare il cellulare mentre sono in seduta. Non sono io lo psicologo. Anche per quanto riguarda la durata delle sedute, non è stato accordato niente.
Ho pensato di provare per curiosità qualche colloquio online su una piattaforma specifica, anche solo per comparare il comportamento dello psicologo online con quello della psicologa da cui sto andando. Magari lo farò in auto, per avere riservatezza. E poi deciderò il da farsi. Non nascondo che in passato, ho sentito anche delle voci strane sull'operato di questa psicologa, a cui non ho dato adito pensando fossero chiacchiericci di paese, ma ora ho dei dubbi e ho serie intenzioni di lasciare stare.
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Sull'operato dello psichiatra, invece ho pochissimi dubbi.
Ho fatto due colloqui con lui. Anche lo psichiatra, sembra fare domande conoscitive che sembrano sconnesse con il doc, ma nel momento in cui spiego i miei sintomi è ben disposto ad ascoltare e spiegarmi perchè succede. E anche nella gestione dei farmaci è molto cauto, valutando effetti positivi e collaterali.
Il medico ha incoraggiato molto il lavoro psicoterapeutico, in particolare mi ha spiegato che nel mio caso la psicoterapia cognitivo comportamentale è quella più utile.
Chiederò venerdì se è possibile mettersi in contatto con la psicologa, ma sicuramente sarà ben disponibile anche lui.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Ottima idea quella di chiedere allo psichiatra di contattare la psicologa. Buona anche l'idea della terapia online, se fallirà anche quest'ultimo tentativo di capire la strategia della psicologa. Molti miei pazienti mi parlano dall'automobile, quindi niente di impossibile in questo.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Ho prenotato già la visita su una nota piattaforma. Sembra una cosa molto positiva perché ho potuto inserire la mia diagnosi e i miei sintomi e mi ha dato subito uno specialista adeguatamente formato. Ho potuto scegliere persino il sesso dello specialista (per il mio problema che riguarda anche cose parecchio intime ho preferito un maschio). Una domanda, ma in questo caso, se chiedo allo psicologo online di mettersi in contatto con il mio medico psichiatra può farlo? In che modalità? Immagino serva sempre l'autorizzazione. Ma in che modo potro fornigliela? Speriamo bene.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Gentile utente,
i consulti e le terapie online sono regolamentati dal nostro Ordine né più né meno di quelli in presenza.
Dopo un primo colloquio, se utente e curante sono d'accordo si iniziano le procedure solite: stesura del contratto terapeutico che degli incontri indica giorno, ora, frequenza, durata, tempo presumibile dell'intero percorso, costo per seduta e per consulenze extra-seduta, costo dei test, modalità di pagamento delle sedute e preavviso utile per non essere tenuti a pagare quelle non effettuate, obiettivi terapeutici, modalità di verifica del percorso etc.
La comunicazione col curante, oltre che su un canale tipo Zoom, Meet o altro, avviene tramite email, sms o WhatsApp. I documenti importanti si indirizzano via pec alla pec del professionista. I contatti tra professionisti avvengono come i due preferiscono, per telefono e più raramente per email.
Una curiosità: le piattaforme le sembrano più attendibili dell'Albo degli psicologi della sua regione? Anche su quello può scegliere il genere del curante, la sua età, la specializzazione, il target di utenti, etc., e inoltre avrebbe ampia scelta anche tra professionisti di collaudata esperienza, che non hanno bisogno di farsi pubblicità tramite le piattaforme.
Comunque mi sembra che l'incontro con lo psichiatra potrebbe essere illuminante. Non esiti ad esporgli tutti i suoi dubbi sull'attuale terapia.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
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Grazie per le informazioni riguardati il consulto online, dottoressa.
Semplicemente le piattaforme sono molto pubblicizzate oggi e quindi non viene subito in mente di controllare gli specialisti sui registri dell'ordine.
Si, lo psichiatra è fantastico, umano, preparato e molto comprensivo. Si è dimostrato molto disponibile anche tramite i messaggi. Anche lui abbastanza giovane. È esattamente lo specialista che tutti vorrebbero. Peccato che non faccia psicoterapia, altrimenti sarebbe stato anche il mio psicoterapeuta.
Quindi sarà senz'altro molto illuminante. E sono sicuro che qualsiasi dubbio, saprà rispondermi.
Grazie
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Un piccolo appunto. Tutte le cose che ha elencato, che a quanto pare si fanno anche in seduta in presenza ovvero "stesura del contratto terapeutico che degli incontri indica giorno, ora, frequenza, durata, tempo presumibile dell'intero percorso, costo per seduta e per consulenze extra-seduta, costo dei test, modalità di pagamento delle sedute e preavviso utile per non essere tenuti a pagare quelle non effettuate, obiettivi terapeutici, modalità di verifica del percorso etc." la terapeuta precedente non le ha minimamente prese in considerazione. Non sono stato informato di nulla. Mi chiedo se sia corretto un atteggiamento del genere.
Un buon terapeuta si riconosce soprattutto dalla trasparenza.
Grazie per il chiarimento.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Gentile utente,
può darsi che con l'attuale terapeuta non siate ancora usciti dalla fase di valutazione. In questo caso è facile che non ci sia ancora il contratto. Da quanto tempo è iniziata la terapia?

Prof.ssa Anna Potenza
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Un mese e mezzo circa.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Circa sei sedute? Allora forse siete ancora in fase di assessment.

Prof.ssa Anna Potenza
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Ma allora come si spiega il bisogno urgente del consulto psichiatrico, voluto fortemente da lei per giunta? Posso capire la fase di valutazione, ma perché non dirlo chiaramente al colloquio di ieri?
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Buonasera. Questa mattina ho avuto il consulto con lo psichiatra.
Non entro nel merito della gestione della terapia farmacologica.
Lo psichiatra ha chiaramente detto che il comportamento della psicologa è abbastanza insolito.
Anche lui mi ha consigliato di cercare altrove, in quanto ormai a detta sua, è venuta meno la fiducia del rapporto terapeutico, quindi anche se iniziassimo a fare terapia attivamente, molto probabilmente non si arriverà da nessuna parte. Ha indicato nel mio caso anche la terapia breve strategica in alternativa alla cognitivo comportamentale.
Come prevedevo, è ben disposto a mettersi in contatto con lo/la psicoterapeuta, mi ha detto anche che è buona norma che uno psicoterapeuta, in quanto fa sedute di cadenza settimanale e non mensile, monitori gli effetti collaterali dei farmaci, e poi in caso di problemi, indirizzare a contattare il medico.
Sempre più convinto che devo definitivamente cambiare.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.9k 204
Grazie dell'aggiornamento. Adesso ha il quadro più chiaro, e può parlare altrettanto chiaramente con la sua psicologa, in vista del cambiamento.
Auguri.

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