Una eventuale psicoterapia

Sono la mamma di un ragazzo di 19 anni. Da quasi 3 anni mio figlio ha cominciato a manifestare problemi di natura psicologica, dapprima con un attacco depressivo che gli faceva addirittura pensare di farla finita con la vita. Fortunatamente questa fase è durata una decina di giorni ma da allora non è stato più lo stesso. Successivamente ha manifestato anche sporadici attacchi di panico. Tutto ciò quando ha frequentato gli ultimi 2 anni di liceo con grave conseguenze sul rendimento scolastico. Finalmente diplomatosi l'anno scorso, ha scelto di iscriversi all'università ad una facoltà che secondo noi non era a lui consona, anche perchè è stata scelta in quanto il padre ha uno studio professionale della medesima attività ma ritenevamo che per la sua indole non fosse predisposto per la professione prescelta. Infatti gli scarsi risultati non si sono fatti attendere, non superando il primo esame. Da ciò il confronto con gli altri e la maturazione della convinzione di essere un fallito, buono a nulla ossia stima di sè pari allo zero, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Dal dicembre scorso, anche a causa di questo risultato scolastico, è entrato in crisi tremenda. E' stato presa da una violenta forma di ansia per qualsiasi cosa: paura estrema di morire, di morire nel sonno, ogni sintomo fisico lo fa stare male, gravi disturbi della sessualità con ossessione di essere gay, oppure di essere diventato impotente. Con la sua ragazza ha un rapporto molto sincero e lei è al corrente di ciò ma dopo un episodio di eiaculazione precoce, ormai è convinto di essere impotente e quindi di perdere la sua ragazza. Inoltre si è chiuso totalmente in se stesso: non frequenta più gli amici che invece vanno avanti con gli studi, perchè ovviamente in questo stato ha smesso di studiare. E' depresso e non ha voglia di fare nulla. Passa le sue giornate in maniera apatica. Da quasi un mese abbiamo iniziato una terapia breve, quella collegata al dott. Nardone, una terapia paradossale per la cura di questi disturbi. Noto un certo miglioramento nella gestione dell'ansia, ma ora a distanza di un mese, si è accentuata la depressione. Ho seri dubbi che questa terapia funzioni come ci è stato detto: in 3 o 4 sedute, il paziente si "sblocca" e supera i problemi imminenti di ansia e depressione per poi procedere ad agire sul paziente, più sereno e pronto ad una eventuale psicoterapia. Il ruolo della famiglia è difficilissimo: bisogna essere vicini a lui osservando senza intervenire. Cosa ne pensate della terapia intrapresa? E' veramente efficace? E' duratura e profonda o è solo un aspirinetta per una persona che avrebbe bisogno di un forte antibiotico? E' consigliabile una cura di farmaci, anche se lo psicologo la sconsiglia? Vi prego datemi una mano.
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Dr.ssa Emanuela Carosso Psicologo, Psicoterapeuta 50
Affiancate alla terapia breve del dott. Nardone una psicoterapia familiare alla quale prendano parte tutti i componenti della vostra famiglia nucleare. Si svolge, di solito, a cadenza mensile, non interferisce con quella individuale di vostro figlio ed esamina in maniera complessiva il funzionamento del micro-sistema nel quale il ragazzo ha sviluppato e manifesta i sintomi lamentati.
Spesso il coinvolgimento e l'impegno collettivo danno quei risultati che altrimenti paiono di difficile conseguimeto.
Auguri.

Dr.ssa Emanuela Carosso
Psicologa - Psicoterapeuta, Psicologa Forense
www.studiocarossopsicologia.com

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile utente l'approccio intrapreso è certamente efficace ma , come sempre, bisogna venire a patti con la risposta personale ed il contesto che, involontariamente, può contribuire a mantenere una condizione in grado di favorire l'espressione di certi sintomi.
NON saranno certo 3 o 4 sedute ma è bene avere fiducia di un percorso che si è appena cominciato.
Se effettuato sull'intero contesto famigliare , l'intervento risulta più efficace e duraturo.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Signora,
intanto volevo notare la Sua profonda conoscenza dei problemi del figlio, ne ha fatto un report davvero completo, degno di una Psicologa. Il che ci dice quanto voi genitori siate preoccupati di questa situazione.

Il problema è che l'estrema preoccupazione dei genitori rischia di aumentare la confusione: mi spiego meglio. Lei non sembra fidarsi particolarmente della terapia che sta facendo Suo figlio, e quindi sta cercando informazioni che possano confermare questi dubbi.

Di certo su internet troverà queste informazioni, perchè in rete come sa si recuperano molte informazioni contraddittorie. E a questo punto cosa succederà?

E' questo il problema, ovvero che la Sua comprensibilissima paura potrebbe influire negativamente proprio sulla terapia di Suo figlio. Infatti è la fiducia che Suo figlio ha nel terapeuta la chiave per risolvere il problema. Se voi genitori già di partenza non vi fidate del terapeuta, lo comunicherete vostro malgrado al figlio.

Quindi anzichè chiedere a noi, provate a domandare a vostro figlio come si trova con questo terapeuta, come vanno le cose, ecc., e decidete di conseguenza.

La ricerca dice senza ombra di dubbio che l'associazione tra farmacoterapia e psicoterapia permette di ottenere risultati migliori e più rapidi: parlatene col Professionista a cui affiderete (= a cui si affiderà) vostro figlio, e anche qui cercate di ottenere una decisione condivisa.

Signora, so che è un momento difficilissimo e delicato per voi, ma non dovete perdere la speranza.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le sig.ra,
il ruolo dei genitori non è quello di trasformarsi in co-terapeuti per integrare il ruolo dello specialista.
Suo figlio ha bisogno di essere responsabilizzato non accusato/assistito/sopportato/osservato ecc.
Condivido le indicazioni fornite dai colleghi sopratutto per quanto riguarda la valutazione dell'efficacia della psicoterapia, che necessariamente deve coinvolgere duo figlio, anche se iniziare già da ora a chiedergli se trova dei benefici potrebbe essere parte del problema più che della sua soluzione, nel senso che rivelerebbe solo la scarsa fiducia da parte sua nelle risorse personali di suo figlio e nella possibilità che possa instaurare un'alleanza terapeutica con lo psicologo che lo sta seguendo.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile signora, se è solo un mese che avete iniziato la terapia suo figlio dovrebbe aver fatto sì e no 2 sedute. E se lei è così in ansia dopo sole 2 sedute, è possibile che la sua (vostra) ansia abbia qualcosa a che vedere con i problemi di suo figlio. Meno in ansia starete voi, più aiuterete lui.

La TBS è adatta a questo tipo di disturbi, è un metodo terapeutico approfondito ed efficace, ma si basa molto sulla capacità del paziente di mettere in pratica i compiti assegnati dal terapeuta. Uno stato depressivo può "remare contro" la motivazione del paziente, ma da quello che dice potrebbe trattarsi di una depressione secondaria, la causa di tutto sembrano delle preoccupazioni ossessive, su cui la TBS è molto efficace.

È possibile che lei o altri familiari siano chiamati consultivamente in terapia, ma sarà lo stesso terapeuta a farlo qualora lo reputi necessario. Oppure, se ha qualcosa da dire, può farlo presente al terapeuta, magari attraverso suo figlio.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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