Vivo per inerzia e non ho più fiducia nel futuro

scusate egregi dottori se mi permetto di disturbarvi ancora.vi scrivo a 7 mesi dalla fine della mia relazione (della mia favola..)e quindi vi scrivo senza più provare quel senso di smarrimento dei primi mesi, solo con rassegnazione. la vita mi ha dato tutto quello che avevo sempre desiderato e poi me l'hatolto.non ho mai avuto grandi ambizioni per il mio futuro, ho trovato un lavoro dignitoso da mille euro al mese e mi sono accontentata, l'ho sempre svolto con impegno e serietà, stringendo i denti nei momenti più duri.ma volevo una famiglia, quello sì.forse non sarà un grande sogno, ma era l'unico che avevo.e lo stavo realizzando, fino a quando la persona che pensavo non mi avrebbe mai delusa e tradita ha deciso di spezzare tutti i nostri progetti.oramai dalla vita non mi aspetto più niente. tutti a dirmi che sono giovane, che lui evidentemente non era la persona giusta per me visto come si è comportato, che troverò sicuramente qualcun'altro..ma io non sono pessimista, sono soltanto realista: vivo in un piccolo paesotto dove ci si conosce quasi tutti, e anche se mi sposto nei paesi limitrofi la possibilità di fare nuove conoscenze è remota..senza contare il fatto che io non mi innamoro facilmente (prima di trovare il mio ex sono stata da sola per quasi 5 anni)e che se anche -per miracolo- dovessi incrociare qualcuno che mi fa innamorare (ricambiata), è alquanto difficile che riesca a darmi tutto quello che mi aveva dato il mio ex (sia in termini materiali che non).e poi viviamo in un'era in cui il valore dell'amore e dello stare insieme perde sempre più significato..le coppie si formano e si disfano continuamente..solo per quel che riguarda la mia esperienza, nell'ultimo anno due coppie di amici che stavano entrambe assieme da 10 anni (10 anni!!) si sono lasciate e tutte e 2 le ragazze hanno già un nuovo fidanzato.come se passare 10 anni con una persona fosse l'equivalente di passarci una vacanza! io non sono così.forse sono nata nel secolo sbagliato, ma per me l'amore ha valore assoluto e purtroppo credo di essere rimasta l'unica mosca bianca a pensarla così.infatti rimarrò sola.ho già chiuso in un cassetto tutti i miei bei sogni di formare una famiglia con una persona che mi ami e ora vado avanti a vivere per inerzia, come una spettatrice della vita degli altri.provando nel profondo del mio cuore una gran rabbia per quello che poteva essere e invece non è stato..tra l'altro non so nemmeno a chi rivolgere tutto questo mio malcontento..sono disillusa e delusa:per me la vita non ha senso senza amore eppure proprio questo è il mio destino.vi prego, prendetemi sul serio, non scrivo tutto questo perchè voglio sentirmi rispondere "ti stai sbagliando, nessuno può prevedere il futuro, vedrai che anche per te arriverà qualcuno", sono già attorniata da gente che me lo ripete ogni giorno ma so io quello che provo (che ho provato per l'unico vero amore della mia vita) e la realtà in cui vivo.qualcuno mi ha rubato i sogni futuri e non so con chi prendermela.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Amica,

quasi un mese fa lei ha scritto più o meno le stesse cose che ha riscritto oggi.
Immagino quindi che non sia cambiato nulla, e che forse non ha neanche parlato con la sua psicoterapeuta dei dubbi che ha precedentemente esposto.

La situazione è oggettivamente difficile, ma il persistere del dolore e l'approfondirsi della disperazione nel corso dei mesi sono segno del fatto che lei sta reagendo al lutto senza riuscire a superarlo, forse perchè non riesce ad abbandonare l'immagine idealizzata di questo ragazzo che, le ricordo, l'ha lasciata proprio quando parlavate di convivere.

Se non si è ancora confrontata con la sua terapeuta le consiglio di farlo, anche per capire se sia o meno il caso di pensare di farsi seguire da qualcun'altro.
Da qui ci è impossibile esprimerci al riguardo perchè ovviamente non abbiamo gli elementi necessari per capire se il lavoro che sta facendo le è utile o no, e se sia il caso di affiancare alla psicoterapia un supporto farmacologico. Ci ha pensato?
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Utente
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Gentile dottoressa,
oltre alla mia psicoterapeuta mi segue anche una psichiatra del CSM che si occupa della mia terapia farmacologica.prendo antidepressivi da 7 mesi e mi sento calma, anche se non serena ma cmq tranquillamente rassegnata.
non ho ancora avuto modo di parlare con la mia terapeuta perchè sono tornata da appena 3 giorni dall'ospedale, sono stata operata per un tumore (fortunatamente benigno) e confesso che anche il ritrovarmi ad affrontare tutta la malattia senza una persona accanto mi ha pesato molto.
ho già chiesto un appuntamento e proverò, nel corso della prossima seduta, ad esporre tutti i miei dubbi, magari facendole leggere quello che vi ho scritto.
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
Gentile Signora,
mi colpisce molto quello che scrive, ci chiede di prendere sul serio il dolore che lei sta provando, come ad intendere che fino ad oggi nessuno si sia veramente fermato ad ascoltare il suo dolore, comprendere il suo senso estremo di abbandono. E' davvero così? Qual'è l'intento che l'ha spinta a scriverci?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Bene, le parli perchè è chiaro che sta nutrendo dei dubbi sulla validità del percorso che sta seguendo e non è utile che lei prosegua la terapia senza un chiarimento.

Potrebbe riparlare anche alla psichiatra dal momento che la tranquillità è un risultato positivo, ma se le sembra di essere apatica e rassegnata forse la terapia farmacologica potrebbe essere rivista: spetterà ovviamente alla dottoressa decidere se apportare dei cambiamenti alla terapia che sta seguendo, ma è necessario che lei le faccia presente che si sente ancora nel modo che ci ha descritto perchè il medico possa intervenire efficacemente.

Tanti cari auguri per la sua salute, spero che potrà riprendersi quanto prima!
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Utente
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grazie per il Vostro interessamento.
Dott.ssa Pataccoli,
sono passati 7 mesi da quando il mio ex mi ha lasciata, e secondo la gente che mi sta attorno non è ammissibile che io stia ancora soffrendo per questa storia, dovrei averla superata.se pensa che le mie amiche, di cui ho riportato l'esempio sopra, sono state fidanzate per dieci anni ed entrambe stanno già assieme ad un'altra persona...in fin dei conti la mia storia è durata "solo" 1 anno e mezzo e poco importa di tutti i progetti che avevamo fatto, di quanto io ci avessi creduto e di tutto quello che ho investito emotivamente...ormai è passato tanto tempo e avrei già dovuto (non so come) interiorizzare tutto l'accaduto. mi sento anormale perchè non riesco a superare, ad andare oltre, mentre tutte le altre persone che conosco hanno forse una capacità di accettazione che io non ho, o forse è tutto frutto di questo modo di amare superficiale che sembra essere diventato il trend dell'epoca in cui viviamo.
se parlo con i miei genitori del mio disagio non dico che non mi prendano sul serio, però fanno quello che farebbero tutti i genitori e cioè cercano di consolarmi dicendomi che non posso sapere cosa succederà domani, che sicuramente non resterò da sola ma troverò qualcuno prima o poi,magari anche migliore di quello che ho avuto, ecc. ma io so che questo non succederà e non lo dico perchè voglio essere compatita ma semplicemente perchè è la realtà dei fatti. prima di trovare il mio ex ero una persona molto estroversa, sempre fuori casa, sempre pronta a fare nuove amicizie e a coltivare nuovi rapporti, ho speso un sacco di energie per circondarmi di persone e non restare sola e tutto ciò non è servito a nulla perchè a tutt'oggi mi ritrovo senza veri amici attorno che possano starmi vicino. sono molto delusa dalla piega che ha preso la mia vita nonostante tutto l'impegno che ci ho messo nel corso degli anni per costruire qualcosa che fosse duraturo nel tempo, sono stata sfortunata e capita,d'accordo, ma adesso non c'è più la volontà da parte mia di rimettermi in gioco perchè l'ho fatto in passato tante volte e, a conti fatti, non mi è servito a nulla. sono solo molto triste perchè non pensavo che mi sarei arresa così presto. continuo a (soprav)vivere, ma praticamente è come se avessi smesso a 28 anni.
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Utente
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perfavore, qualcuno mi risponda..
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
lei dice che non vuol essere compatita e ha ragione, però non è rifugiandosi nell'autocommiserazione che ne verrà fuori.
Non possiamo decidere "a tavolino" di innamorarci ma nemmeno escluderlo a priori quindi non è corretto pensare che siccome ho ricevuto una grande delusione la vita non ha più nulla da offrirmi. Se lei si chiude in sé stessa le cose non potranno che peggiorare, attraverso la psicoterapia avrà l'opportunità di fare "un'esperienza emozionale correttiva" che le consentirà di elaborare la sofferenza derivate dalla separazione, al contrario, se lei si ripiega sul suo vittimismo non farà altro che rinviare l'inizio di un processo di cambiamento.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
"..ormai è passato tanto tempo e avrei già dovuto (non so come) interiorizzare tutto l'accaduto. mi sento anormale perchè non riesco a superare, ad andare oltre, mentre tutte le altre persone che conosco hanno forse una capacità di accettazione che io non ho"

Infondo se ha scritto qui è perchè ha colto che qualcuno la potrebbe aiutare a fare ciò che lei non riesce a fare. Può essere che questa enorme ferita abbandonica abbia per lei altre valenze oltre alla semplice perdita di questa persona. Ci pensi seriamente a chiedere un aiuto di tipo psicologico. Noi da qui possiamo darle qualche indicazione, ma l'aiuto di cui lei ha bisogno credo debba essere più profondo e continuativo. In fondo il primo passo l'ha già fatto scrivendo qui, si è resa conto che qualcosa non va e sta cercando aiuto. Provi ad affidarsi a qualcuno in grado di ascoltarla e cogliere il senso profondo del suo dolore.
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Utente
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Gentili Dottori,
so che questa non è la Posta del Cuore, ma vi ricontatto per chiederVi ancora un parere.
È passato più di un mese dall’ultima volta che Vi ho scritto, nel frattempo ho ripreso a lavorare dopo più di 4 mesi di malattia (ho subito un serio intervento chirurgico) e la mia vita –almeno apparentemente- ha ricominciato a scorrere sui normali binari. Non esco più tanto come una volta, le amiche che avevo si sono quasi tutte fidanzate proprio quando io sono stata lasciata (ironia della sorte!) e si fanno la loro vita; così la mia di vita si riduce a lavoro e casa. Poche soddisfazioni e ancor meno emozioni. Per avere un po’ di svago e per offrirmi la possibilità di conoscere gente nuova (magari sensibile come me) ho iniziato un corso per diventare clown di corsia, esperienza che mi porterà poi a svolgere servizi di volontariato per un paio d’ore alla settimana. Sto cercando di ripartire, insomma. Continuo la mia psicoterapia e cerco di andare avanti ogni giorno. Ma è dura. Sono spesso concentrata su pensieri che riguardano Lui, la mia/nostra vita passata (che mi manca enormemente) e inevitabilmente faccio continui confronti con la mia vita attuale. Una volta avevo grandi prospettive, degli obiettivi, avevo Lui. Ora invece zero programmi per il futuro, non so cosa sarà di me domani (nel bene e nel male) e mi sento persa e inutile. Attualmente la mia vita relazionale e sentimentale è praticamente nulla, se escludo quelle poche ore al corso con cui posso confrontarmi con i miei compagni, e mi rendo conto che nella realtà pochissime persone si trovano nella mia stessa situazione…la maggior parte dei single vive comunque dei flirt o amicizie particolari..io invece non riesco a trovare nessuno che mi faccia sentire le farfalle in pancia come il mio ex. E mi sento vuota. Per favore, non propinatemi la storia che occorre star bene prima con se’ stessi per poi star bene con gli altri, che bisogna imparare ad amarsi se vogliamo poi essere amati ecc., ogni essere umano ha bisogno degli altri, del contatto,“nessun’uomo è un’isola”. Non c’è nessuno di importante per me adesso (eccetto, ovviamente, i miei genitori), che senso ha la mia vita allora?? Il periodo che ho passato con Lui è stato il + bello della mia vita, dare e ricevere amore dava un senso a tutte le mie giornate. Ma ora lui non c’è più. Nonostante siano passati 8 mesi, io continuo a pensarlo ogni giorno. Mi manca. Ho paura che questo dolore non passerà mai. Non ha + la stessa forma di qualche mese fa, quando necessitava di essere urlato al mondo (anche con gesti estremi), ora è un dolore sordo, che è entrato a far parte di me, come uno zainetto che mi porto sempre dietro..a volte penso che si sia cronicizzato. Nonostante i miei sforzi (anche economici) con la psicoterapeuta per cercare di digerire il tutto e metabolizzare questa sofferenza per la separazione e l’abbandono, ho paura di non riuscire ad elaborare il distacco…ho paura che questa ferita non si rimarginerà mai. Ma cosa devo fare allora per aiutare la cicatrizzazione? Come affrontare il tutto nel giusto modo? Credevo di aver preso di petto la situazione rivolgendomi subito ad un esperto (anzi, 2 esperti: psicoterapeuta e psichiatra) e accettando anche, sotto loro consiglio, il ricovero in una clinica specializzata per la cura dei disturbi d’ansia e umore…ho paura che il pensiero ossessivo di Lui non svanirà mai nonostante tutti i miei sforzi e che condizionerà sempre la mia vita..la mia psic dice che l’ho inconsciamente idealizzato, e di questo sono convinta..e mi fa paura..nessuna persona reale infatti può sconfiggere un’idealizzazione..temo che il fantasma di lui influenzerà per tutta la vita le mie scelte. Come posso distruggerà questa mitizzazione se l’ho creata irrazionalmente?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
l'idealizzazione è un meccanismo di difesa che le consente di non "lasciare andare" completamente il legame con il suo ex ragazzo, perché dopo forse si sentirebbe "vuota" e disorientata. La psicoterapia le consentirà di individuare strategie funzionali alla soddisfazione dei suoi bisogni anzichè consentire ad una figura idealizzata di sabotare i suoi tentativi di entrare in relazione con l'altro.
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Utente
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Gentile dott.ssa Camplone,
grazie intanto per avermi risposto ancora. So che probabilmente sono risultata ripetitiva.
Ma non so dove sbattere la testa. Credo di aver chiesto aiuto a chiunque credevo potesse darmelo, ma non vedo vie d’uscita. Forse non ce ne sn proprio.
L’altro giorno quando sono andata dalla mia psicoterapeuta e le ho consegnato le stampe dei due consulti che Vi ho richiesto (con le Vostre relative risposte) pregandola di leggerle, dicendole che erano raccolti molti pensieri che mi girano in testa e sperando così di fornirle qualche elemento in più per comprendermi.
Ogni settimana che la incontro, mentre analizziamo i miei pensieri, puntualmente viene confermato il fatto che ho fatto del mio ex un mito, e io lo so che sto vivendo ancorata al mio passato.Ma non riesco a fare diversamente.Ho posto una domanda diretta alla mia psicologa chiedendole: <<Con il lavoro che stiamo facendo assieme, riusciremo a sopprimere questa idea dannosa che mi condiziona pesantemente?>> ma lei è stata molto evasiva, praticamente non mi ha risposto. Ci sn rimasta molto male. Il giorno seguente avevo appuntamento dalla psichiatra e le ho raccontato l’episodio, aggiungendo che stavo perdendo fiducia…lei mi ha detto: <<e che risposta si aspettava Daniela? Che risposta voleva che le dasse?? È ovvio che non può risponderle..è una cosa che dipende soltanto da lei....>>..mi chiedo: ma se dipende soltanto da me, a cosa mi serve andare da uno specialista? Mi sarei aspettata non ovviamente una risposta certa, ma almeno qualcosa di incoraggiante del tipo “ci proviamo”!...sn davvero disillusa, io credo anzi sn convinta che non riuscirò mai ad aprire questa gabbia che abito da almeno 8 mesi.
Ora il mio stato d’animo non è più quello di qualche mese fa, quando ero veramente depressa e urlavo continuamente la mia disperazione, ora sto (se possibile) pure peggio. Provo a spiegare come mi sento ma non so se riuscirò a farmi capire: non sn più così triste, ma non sn mai –nemmeno per un attimo- neanche contenta, sn abulica, assolutamente apatica, niente mi da più soddisfazione, non provo più emozioni, nemmeno negative, gli unici sentimenti che sn rimasti vivi dentro di me sn legati al fatto di aver perso il mio ex, tutti i miei progetti futuro con lui, l’idea di una famiglia..provo delusione, rabbia (ma non verso di lui), insofferenza verso la vita. Penso che quello che mi è toccato subire sia stato veramente crudele. I giorni passano ma per me non cambia nulla, vivo ancorata al mio passato, circondata da gente che mi propina frasi fatte del tipo “è solo un periodo, finirà” oppure “ognuno ha i suoi tempi, proabilmente a te serve un po’ più degli altri ma supererai anche questa” – “vedrai, incontrerai quello giusto quando sarà il momento” e via dicendo…io lo so che tutte queste affermazioni non corrispondono al vero per quanto mi riguarda, con G. ho vissuto emozioni troppo intense, anche la mia psic dice che all’inizio mi ha trattata come una principessa (salvo poi accantonarmi come una ciabatta vecchia..) e che sarà alquanto difficile trovare qualcuno che mi farà rivivere certe situazioni (ma lei nemmeno se lo augura perchè sostiene che l’amore sia qualcosa di meno “adrenalinico” ma più rassicurante…ed inoltre se trovo qualcuno che mi fa salire “in cima ad un grattacielo” la caduta da così in alto rischia di risultare poi alquanto rovinosa…come d’altronde mi è appena successo..), ma a questo punto non esiste soluzione. Ho vissuto qualcosa di troppo bello per poter considerare qualsiasi altra cosa mi venga proposta da qui in avanti…senza contare il fatto che tutte le volte che provo ad uscire in compagnia con gente della mia età o fino a 5 anni più grande, mi accorgo che abbiamo mentalità completamente diverse, e che non mi ci trovo proprio con nessuno di loro.
Mi creda, per me andare avanti diventa ogni giorno più pesante. Non ce la faccio più. So che nemmeno lei può darmi la soluzione che cerco e mi scuso se Vi ho disturbati ancora…
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Su una cosa ha perfettamente ragione: non potrà trovare qui la soluzione al suo problema. I "consigli" per email raramente sono terapeutici e pensare che uno sfogo sia di per sé sufficiente a superare un lutto, perché questo è ciò che è chiamata a fere, è un'illusione.

>>> e poi viviamo in un'era in cui il valore dell'amore e dello stare insieme perde sempre più significato..le coppie si formano e si disfano continuamente
>>>

Proprio per questo dovrebbe essere ancora più selettiva nelle persone che sceglie. Ma siccome probabilmente non ha raggiunto una maturità e una fiducia in se stessa tali da permetterglielo, crede di essere selettiva mentre magari sta solo proteggendosi (più o meno consapevolmente) dal prendere altre legnate. Per questo ha difficoltà ad avvicinare gli altri.

Ha superato la fase della disperazione, ma ancora non ha superato la separazione. E forse, prim'ancora di questa dovrebbe superare le questioni irrisolte che ha con se stessa. Per esperienza, quando le persone non riescono da sole a superare la fine di una storia affettiva, in genere è perché stanno facendo i conti (o evitando di fare i conti) con qualcosa che riguarda solo loro. La prova è che la volta successiva, ci ricascano di nuovo.

Ecco perché ritengo che sia importante il suo lavoro psicoterapeutico. Faccia alla sua terapeuta tutte le domande che ritiene opportune, non abbia paura di sembrare sconveniente.

Legga qui, anche per capire meglio in cosa dovrebbe consistere una psicoterapia:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
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Dott. Santocito,
intanto grazie per avermi risposto.
So che non troverò qui la chiave giusta per risolvere i miei dolori interiori, il grave problema è che non so più assolutamente a chi e dove rivolgermi. Sto male. L’ho detto e lo ripeto ogni settimana alla mia terapeuta che sto sempre più male dentro e che mi capita sempre più spesso di pensare a ritentare il suicidio. Lei ha prontamente avvisato di questo la psichiatra che mi segue dal punto di vista farmacologico (e che vedo una volta al mese, e che ad ogni colloquio mi dice che mi vede meglio..), e poi si è raccomandata con me di rivolgermi al C.S.M. o in alternativa al P. Soccorso quando sento che davvero non ce la faccio e ho istinti di farmi del male se non peggio. “Non sei da sola, ricordatelo” mi ha detto, e io gli ho chiesto cosa succede se mi reco al P.S. in uno di quei momenti in cui ho la tentazione fortissima di farla finita..mi ha detto che sono preparati anche per far fronte a queste situazioni, che c’è sempre un medico di turno in Psichiatria e che se vedono che sto proprio male mi possono anche consigliare il ricovero per un paio di giorni. Ma io in psichiatria ci sono già stata ricoverata 10 gg ed è un ambiente atroce, di certo non ti aiuta ma ti butta ancora più giù…passi le giornate a letto ad attendere i pasti o l’orario delle visite, e il personale altro non fa che somministrarti i medicinali e la sigaretta una all’ora. Come si può aiutare una persona così?? Arrivo in P.S. che sto male male e loro come rimedio non trovano di meglio che rinchiudermi in un reparto bunker. Al solo pensiero preferisco andare a gettarmi da un ponte.
Con la mia terapeuta stiamo appurando che dietro il mio dolore c’è molto più che un lutto da elaborare per la fine di una storia d’amore, esiste un rapporto conflittuale con mia madre dal quale non riesco a staccarmi perché mi sento assolutamente in dovere di regalarle quella felicità che non ha mai avuto. Fin da piccola l’ho sempre vista depressa, e sempre ho cercato di cambiare questo stato di cose senza mai riuscirci. Mia madre prende antidepressivi da anni ormai, ma non ha mai voluto consultare nessun specialista. Sfoga le sue frustrazioni su di me, dicendomi che sono una buona a nulla, che le ho sempre creato problemi, ecc. e io che in questi mesi mi sono ritrovata ad affrontare più di una situazione difficile (la perdita di un amore e di tutte le amicizie, un grave problema di salute e una conseguente depressione) che ancora non sono riuscita a superare, non ho più la capacità di tollerare altro male. Mi sono rivolta anche al medico di famiglia, che un po’ conosce la situazione perché è lui che ordina gli psicofarmaci a mia madre, e lui ha voluto parlare con mio padre consigliandogli di rivolgersi ad un’associazione che offre colloqui psicologici di sostegno, ha detto che se mia madre non vuole andare da nessun psicologo io non sono certo la persona più adatta per farmi carico anche di questa situazione dato quello che ho passato e che ancora sto passando, che ho bisogno di serenità e tranquillità per cercare di ritrovare un mio equilibrio e che la persona più adatta per far fronte a tutto questo è mio padre. Ma lui questa associazione non l’ha mai contattata, pensa che tutto si risolverà col tempo, dice che mia madre soffre di esaurimento nervoso e che per questo, lo sappiamo, ha dei periodi in cui è particolarmente nervosa e giù di morale. Ma io non ce la faccio più. Nessuno comprende il mio dolore. Ho provato a rivolgermi a parenti o a qualche mio compagno nell’associazione di volontariato che frequento, ma più che offrirmi ascolto nessuno può fare nulla. Tantopiù che loro non vivono la situazione quotidianamente come la vivo io e quindi non possono capire il peso che mi porto appresso.
Non ho superato alcuna fase della disperazione, ho cercato di affrontare le cose ascoltando i consigli di tutti ma nulla si risolve e io precipito ogni giorno sempre più giù. Sono quasi arrivata al limite, me ne accorgo perché già due volte nell’ultima settimana mi è capitato di trovarmi in auto e di star per scegliere se chiamare qualcuno o andare a gettarmi da un ponte vicino casa. Ho chiamato mio padre la prima volta che mi ha raggiunta e ha pianto con me chiedendomi di dire insieme una preghiera alla Madonna per chiederle aiuto (come vede la situazione è davvero grave se nemmeno lui sa più cosa fare se non affidarsi ai miracoli) e la seconda volta ho telefonato ad una mia collega volontaria che fortunatamente mi ha detto di raggiungerla a casa sua e mi ha pazientemente ascoltato e consolato. Ma la prossima volta cosa succederà se magari telefono a qualcuno in cerca di aiuto e questo qualcuno non risponde? Non ho molte persone a cui rivolgermi, purtroppo. Non so più dove sbattere la testa.
Nessuno comprende il mio dolore, forse capiranno che è così grave un giorno quando io avrò messo in atto i miei pensieri di farla finita. Ho tanta paura che quel giorno non sia così lontano perché io,mi creda, non ce la faccio più.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
lei ha iniziato un percorso impegnativo in psicoterapia che la sta facendo entrare in contatto con gli aspetti disfunzionali del rapporto con sua madre ma anche con la sofferenza derivante dalla consapevolezza di quanto tutto questo abbia condizionato il suo modo di vivere le relazioni affettive.
E' dura affrontare tutto questo però non deve lasciare alla disperazione il potere di prendere il sopravvento, lei è all'interno di un processo faticoso di crescita personale, non ci sono scorciatoie ma il suo dolore va ascoltato ed elaborato non fuggito e lei ha la possibilità di farlo, un'alternativa c'è sempre, se ci chiudiamo in noi stessi non permetteremo nemmeno agli altri di esserci d'aiuto.
In qualsiasi momento ne sentisse il desiderio torni pure a scriverci, qui troverà sempre uno specialista disposto a comunicare con lei, sperando di esserle di sostegno anche se a distanza.