Ansia e "paura" di vivere

Salve, sono una ragazza di 21 anni e volevo parlarvi di un problema che ho da un po’.
Io non so vivere. E’ una frase forte, però a volte mi sembra di limitarmi a sopravvivere, a subire gli eventi, come una spettatrice. E’ atroce, perché io vorrei essere protagonista della mia vita, ma più ci provo, più tutto mi schiaccia, tutto mi fa paura. Paura di cosa? Me lo chiedo, ma non ho ancora trovato una risposta. E’ come se avessi una colpa, come se non meritassi di essere felice. Come se dovessi sempre compiacere gli altri, e poco importa se per compiacere gli altri deludo me stessa.
A scuola sono sempre stata tra i più bravi. Ora, all’università, mi sono persa. Trovo difficile studiare, impegnarmi, tenere ferma l’attenzione. La competizione mi mette ansia, mi fa sentire una nullità, vedo gli altri che riescono mentre io resto ferma. Mi serve più tempo per studiare e non la vivo bene, perché in quei periodi l’ansia mi assale e vedo tutto nero. A volte, raramente, mi è capitato di avere delle crisi di panico.
Ma è un po’ tutto che mi fa paura. Parlo più di insicurezze. Ho sempre il timore di dire o fare la cosa sbagliata, di non essere accettata. Non mi piaccio, mi vedo brutta e grassa e non riesco ad essere me stessa. Soprattutto con chi non conosco. Credo di essere una persona gentile, simpatica, intelligente, ma riesco ad esserlo solo con pochi “eletti”, i pochi con cui mi sento davvero a mio agio. Con gli altri a volte mi sforzo di essere più espansiva, ma credo si veda che non sono naturale. E’ a giornate. Ci sono giorni in cui mi limito ad osservare, ad ascoltare, in cui proprio non riesco ad uscire dal mio torpore. Altri invece riesco a ridere, scherzare, fare battute. Ma qual è la vera me?
A volte penso che ho poco più di 20 anni, dovrei aver voglia di mangiarmi il mondo, dovrei sentirmi come se potessi fare tutto. Invece non ci riesco, mi sento una fallita, un peso, e sentirsi così alla mia età mi fa davvero male. Non ho più curiosità, interessi… Una volta non ero così…
Mi sento diversa. E non voglio che sia così. Eppure più provo a pensare positivo più mi sento peggio. Cosa posso fare per non essere così negativa?
Ho sempre paura di lasciarmi andare, perché so che poi succederà qualcosa di brutto. In gennaio ho perso mio zio per un tumore. E’ successo tutto così in fretta... in poco meno di un mese e mezzo non c’era più. Mi ha molto toccato, perché era un periodo in cui le cose sembravano andare meglio, poi la sua morte mi ha riportato prepotentemente alla realtà.
Adesso ho un’ansia addosso assurda. Ed è atroce vivere le giornate così. Perché mi fisso su una cosa e ne faccio il fulcro dei miei pensieri, ci penso e ripenso e mi sembra tutto uno scoglio insormontabile, non vedo via d’uscita. Continuo a ripensarci e mi blocco, non riesco a fare altro, perché anche se mi sforzo di fare qualcosa per distrarmi, i miei pensieri vanno sempre lì. Mi sembra di impazzire…
Spero potrete aiutarmi in qualche modo.
Grazie mille per la vostra attenzione.
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
le sue insicurezze che apparentemente potrebbero sembrare normali si stanno trasformando in pensieri ossessivi condizionando la sua quotidianità le suggerisco la lettura di questo articolo, sperando possa rappresentare per lei uno spunto di riflessione
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
E’ come se avessi una colpa, come se non meritassi di essere felice. Come se dovessi sempre compiacere gli altri, e poco importa se per compiacere gli altri deludo me stessa.

Gentile ragazza,
sembra che in questa sua frase ci sia il nucleo della sua situazione attuale. Di sicuro ultimamente si è dovuta confrontare con situazioni che la hanno portata a vivere uno stato di sofferenza intenso e che, forse, la hanno condotta a porsi degli interrogativi su come è giusto vivere, con se stessi e con gli altri.
Sembra però che le radici del suo malessere risalgano a un tempo precedente.
Le suggerisco di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per trovare il punto di origine di questo suo stato attuale che, ripeto, appare manifestarsi proprio ora, un momento in cui lei si è dovuta confrontare con esperienze emotivamente forti e improvvise.

Cordialmente

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

[#3]
Attivo dal 2011 al 2013
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza,
spesso quando si fanno le cose per compiacere gli altri, si perde di vista quello che si vuole; forse il bisogno di compiacere è un modo di ottenere conferme, perchè è stata abituata così, ma se ci si basa su questo è evidente che si rischia di far dipendere la nostra serenità eccessivamente dagli altri.

Credo di essere una persona gentile, simpatica, intelligente, ma riesco ad esserlo solo con pochi “eletti”, i pochi con cui mi sento davvero a mio agio. Con gli altri a volte mi sforzo di essere più espansiva, ma credo si veda che non sono naturale

il fatto che con poche persone si senta a suo agio non lo trovo un problema..ma forse per lei lo è e le chiedo come potrebbe sentirsi a suo agio con tutti?
ognuno ha dei limiti, delle preferenze ciò è normale e mi chiedo se non pretenda troppo da se stessa..

l'ansia nello studio è il risultato della sua insicurezza, gli esami sono un momento di verifica che ci fanno confrontare noi stessi; a ciò si è aggiunto il lutto recente, un evento doloroso che si supera con il tempo, che l'hanno portata ad un'esasperazione di questo stato per cui le consiglio di rivolgersi ad un esperto per superare questa fase e ritrovare la sicurezza in se stessa;
un caro saluto
[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2012
Ex utente
Inizio col ringraziarvi per le vostre risposte.
Quando dico che è come se avessi una colpa, lo dico perchè a volte il mio ostinarmi a farmi male, a pensare sempre a cose brutte senza riuscire ad andare oltre, mi fa sentire così, come se io stessa mi stessi punendo. E' assurdo, perchè ognuno di noi dovrebbe decidere cosa ritenere importante e cosa no, quindi io dovrei essere in grado di decidere di pensare a qualcosa di più positivo, invece non ci riesco. La dottoressa Meriggioli ha detto una cosa, ha detto che le radici del mio malessere sembrano più antiche e forse ha ragione. Quando ero piccola ho perso mio fratello (anche se è nato morto e non l'ho quindi mai conosciuto io parlo comunque di perdita) e quella è stata una cosa che mi ha segnato, ha segnato me e la mia famiglia. Perchè più volte negli anni è capitato di chiedersi come sarebbe stata la vita con lui e anche se io non serbo rancore per nessuno, so che è una cosa che mi mancherà sempre. Non so se sia partito tutto da lì, non lo so perchè all'epoca avevo all'incirca 6 anni e ricordo solo frammenti di quel periodo. Ma ricordo quanto basta per indurmi a non ripensarci con un sorriso.
Quando invece parlo di compiacere gli altri, ci tengo a precisare che i miei genitori non mi hanno MAI fatto sentire come se li avessi delusi. Anzi, sono i primi a spronarmi, i primi a non mettermi fretta, a tranquillizzarmi. Eppure, nonostante questo, ho sempre paura di deluderli. Deludere loro e gli altri.
Non so, certe volte penso che capitino tutte a me. So che non è così, che è la vita che è dura, però a volte ho questa sensazione. Anche il fatto che mio papà qualche anno fa abbia avuto qualche serio problema di salute ha contribuito. Il fatto che lui è il mio "eroe", che lui sia sempre stato ai miei occhi "invincibile"... e poi vederlo soffrire, quasi perderlo. E' stata dura.
E forse sì, dottoressa Bonucci, forse pretendo troppo da me. Forse è giusto riuscire ad aprirsi solo con chi si sente davvero vicino. In fondo non credo potrei mai essere una di quelle persone che parlano sempre di sè, che raccontano fatti della propria vita anche a gente appena incontrata. Non è proprio nel mio carattere.

Vi ringrazio ancora per il tempo che mi avete dedicato. Grazie davvero.
[#5]
Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile ragazza,
credo che la perdita di suo fratello, anche se non vissuta direttamente, sia stata comunque un evento reale per lei e la sua famiglia.
Molte volte i bambini, e lei aveva 6 anni, percepiscono gli avvenimenti a livello emotivo senza affiancare a questo una comprensione razionale, per ovvi motivi evolutivi. E' frequente, però, che siano e si sentano coinvolti in accadimenti drammatici come questo all'interno della famiglia e che possano in qualche modo sentirsi responsabili; attuano dunque inconsciamente manovre riparatorie per cercare di ristabilire la serenità familiare.

Questo mio vuole essere uno spunto di riflessione per lei, senza per questo sostituirsi ad un intervento psicoterapeutico individuale e vis a vis.

Cordialmente
[#6]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
è come se lei avesse una sorta di "giudice interiore" che alimenta in lei aspettative troppo elevate e di conseguenza la sua insicurezza e il suo bisogno di conferma e approvazione da parte degli altri.
Essendo molto giovane e con una buona capacità d'introspezione, una psicoterapia le consentirà di elaborare le sue rigidità e imparare ad accettarsi all'interno di uno "spazio protetto": il rapporto con lo psicoterapeuta.
Nel frattempo le suggerisco la lettura de "Il codice dell'anima" di James Hillman.
[#7]
Attivo dal 2011 al 2013
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza,
sono daccordo con la collega, lei è molto severa con se stessa e per questo infelice; dovrebbe imparare a vedere le parti positive di se stessa e imparare ad accettare i limiti che lei come ognuno ha e per far questo intraprendere un percorso con uno specialista la può aiutare a vedere anche se ciò ha un origine lontana.
Le faccio i migliori auguri
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