Depressione incancrenita

Egregi Dottori
Vi scrivo per poter ottenere indicazioni professionali anzichè improvvisate. Cercherò di essere asettico e dettagliato,prosaico in limiti tollerabili: Vivo una situazione di pesante disagio psicologico, probabilmente incancrenitasi.
Premesse:
-indole solitaria, timida, remissiva, dalla più tenera infanzia
-famiglia: forti conflitti tra genitori, forte competizione interna e con ambiente circostante, frustrazioni nella vita coniugale e professionale.

Ritengo di essere cresciuto al contempo viziato e stressato poichè messo in continua competizione ,la mia indole in aggiunta non mi ha permesso di compiere esperienze considerate banali per l'adolescenza, poichè non pronto ad esse.Ad oggi non ho ancora iniziato vita sessuale (a parte il fisiologico "self-service") o di relazione,i contatti sono praticamente assenti, così come il dialogo in famiglia.
La mia crescita è stata pertanto appiattita nelle scelte-o non scelte, dal desiderio di compiacere la mia famiglia, impedendomi la formazione di un carattere definito e di avere le basi per la costruzione di una autostima, il tutto contornato da un frequente uso della menzogna e della simulazione.

Anche a causa di eventi che non sono stato in grado di superare,intorno ai 16 anni ha iniziato a manifestarsi in me chiaramente la tendenza ad isolarmi,intorno ai 24 ho interrotto il cursus universitario mettendo a soqquadro le aspettative di coloro che mi circondano.Mia madre è caduta in depressione per questo.Ho praticato lavori degradanti e ad oggi sono in serie difficoltà economiche.
Situazione attuale: profondo isolamento, profonda auto ed etero disistima, profondi sensi di colpa,pensieri suicidi e distorti,"assenza"mentale,perdita di memoria, dipendenza da internet da molti anni, trasandatezza fisica.
In anni più recenti ho iniziato ad avere anche problemi fisici che ritengo legati a questa situazione: crisi di ansia, attacchi di panico (simil-anginosi)con due ricoveri in p.s., parestesie facciali, emofobia e claustrofobia (con relativi sintomi).
Ho frequentato negli anni una psicoanalista (1 anno), 2 psichiatri-psicoterapeuti in anni seguenti. dal 2000 non mi curo più.
Diagnosi: Immaturità affettiva, DOC, depressione leggera.
Medicine: Entact,Fluoxerene, Zoloft, Prozac e un altro (compresse molto piccole) che non ricordo; tutte mi hanno solo stordito.
Non sopportavo il silenzio della psicanalista, non riuscivo a parlare con gli altri. Ora sono davvero al capolinea.
Sono cosciente di dover agire se pur fuori tempo. Alla Vostra professionalità chiedo umilmente un parere sull' approccio terapeutico più efficace, sia psicoterapeutico che strettamente medico poichè il tempo e la mia situazione economica(sto per diventare disoccupato) non mi danno molto spazio per tentativi di fortuna.
Sperando in una risposta Vi ringrazio anticipatamente per la disponibilità.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile utente, sembra che abbia costruito un quadro abbastanza dettagliato del suo problema con una certa chiarezza (forse le sedute dall'analista hanno portato a qualcosa) ma, evidentemente, un approccio più attivo le avrebbe dato quella spinta che cerca.
qui può trovare qualche risposta al suo quesito sull'approccio terapeutico
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore
Intanto ringrazio per la risposta, di domenica,sera e I Maggio non era affatto scontato aspettarselo. Sulla utilità delle sedute purtroppo la devo contraddire; al di là della nomenclatura di alcune manifestazioni (che solo un professionista è in grado di dare), il resto è ahimé dovuto quasi per intero alla mia introspezione e, peraltro, a tali conclusioni giungo solo in questi ultimi anni.
Avevo letto il suo articolo già prima di intervenire,davvero molto esauriente; senonché mi trovo ostacolato ancora da diverse difficoltà valutative:

-esperienze negative:il silenzio della psicoanalista mi irritava e deprimeva, al punto che facevo scena muta per diverse sedute o parlavo perchè la "situazione-convenzione" mi imponeva di parlare, fosse anche di nulla.
Alcuni psicologi del CIM, cui ho provato a descrivere la situazione in primo colloquio, si sono limitati a consigli generici al limite dell'a-professionale (trovarsi una donna, uscire, andare in chiesa, facile a dirsi).
Non vorrei ancora trovarmi in situazioni così imbarazzanti.

-diffidenza: ho avuto sempre molta vergogna, per cui ho sempre affrontato le sedute in modo "impersonale", con in più esagerate aspettative sull'esito della terapia (trattavo i miei sintomi alla stregua di un raffreddore), rispettando le prescrizioni e gli appuntamenti non oltre alcuni mesi, al punto che mi sono chiesto diverse volte se non stessi mentendo a me stesso.

-codardia: riconosco di non avere mai avuto coraggio in termini assoluti e questo ha prodotto incostanza in tutte le mie azioni e, nell'oggetto, produce indecisione e paura di sbagliare metodo:

.Cognitivo-comportamentale o terapie brevi, sì ma se le cause non si eliminano rischiano di ripresentarsi?

.Gestalt: potrebbe essere interessante ma a mio profano modo di vedere potrebbe costituire solo la "fase-2" di un lavoro terapeutico di tipo diverso.

Sono più confuso che persuaso, mi creda. Ho fretta, sento di avere poco tempo e chances.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
(..)Cognitivo-comportamentale o terapie brevi, sì ma se le cause non si eliminano rischiano di ripresentarsi?(..)

Gentile ragazzo la ricerca delle cosiddette "cause" può essere molto fuorviante con
il rischio di perdere tempo nel cercare qualcosa che, forse, non ha cause. In molte occasioni determinati problemi si autoalimentano nel tentativo di risoverli mediante manovre che, senza rendersene conto, li peggiorano. Inoltre proprio le interpretazioni distorte di un evento, le errate percezione di determinate realtà o i tentativi maldestri di risolvere un problema rappresentano le cause di un diasagio e le terapie comportamentali e strategiche si occupano proprio di queste.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/478-il-sintomo-e-la-sua-funzione-in-psicologia.html
saluti
[#4]
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Utente
Utente
Dottore
Ancora grazie per la sua disponibilità. E grazie per l "ragazzo".
Dopo aver letto il suo articolo comprendo meglio il significato della sua risposta: sintomo=causa e sintomo<>causa, ovvero sintomi e cause vivono in una specie di rapporto simbiotico al punto da diventare non più distinguibili perchè si alimentano reciprocamente, per cui il concetto di causa svanisce in quello di sintomo.
Poiché adesso sono anche sintomi fisici a complicare le cose (parestesie, panico, ansia, fobie e ultimamente una esofagite nervosa a seguito dell' ultimo attacco di panico che mi ha portato in pronto soccorso), per non disturbarla ulteriormente le chiedo se ritiene sensato ritentare, in combinazione, un trattamento farmaceutico che possa sortire qualche efficacia.
Ripeto le medicine che ho assunto nel tempo:
Entact, Zoloft e EN (erano gocce, non compresse) in un primo tempo, Prozac e Fluoxerene in seguito.
La mia percezione è stata solo di effetti negativi quali

-sbalzi di umore
-aumento di peso (oltre il già accumulato sovrappeso per mangiare compulsivo)
-stordimento
-senso di nausea.

Grazie di nuovo.

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
il trattamento psicoterapico può integrare o viene integrato da quello farmacologico.
Sulla combinazione farmacologica però deve interfacciarsi con un medico-psichiatra.
per il pancio legga questo e veda se si riconosce
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/816-la-trappola-del-panico.html
[#6]
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Utente
Utente
Dottore
Esattamente come descritto: l'ultimo, il più violento è avvenuto in marzo, ritengo, in conseguenza dello stress causato da un complesso intervento chirurgico (a buon fine fortunatamente) subito da un genitore per problemi cardiaci scoperti per caso. Senza un motivo apparente ho iniziato ad avvertire pesantezza al petto, magone, irrequietezza, nausea; ad escalation quasi completa battito cardiaco irregolare da 85 a 120 bpm a riposo, pressione minima da 75 a 123 a sbalzi, fino a svenimento. Pronto Soccorso: hcg regolare, emogas regolare, pressione nella norma. Ansia. Da allora è rimasto battito accelerato, esofagite e reflusso nervosi, almentazione ancora più disordinata(digiuni alternati a mangiare compulsivo) in aggiunta al resto.
Inutile dire che tale avvenimento non abbia sconvolto la mia vita, in quanto assenza e isolamento preesistevano.

Nel ringraziarla per l'ennesima volta di tanta cortesia e disponibilità le chiedo, infine, se sia auspicabile che io affronti il percorso in modo individuale o familiare; i miei genitori sono anziani, mia madre è depressa a causa della frustrazione, mio padre è chiuso, assente e colmo di pregiudizi verso le cure per i disagi mentali, così come i miei fratelli; sarebbe molto difficile chiedere e soprattutto ottenere da loro qualcosa in termini di partecipazione, più per età, convenzioni culturali e ignoranza di ritorno (i miei sono laureati a differenza mia) che per reale indisponibilità: avere un bamboccio di 36 anni e 15enne in senso mentale non è facile nemmeno per loro.
Grazie ancora per il suo entusiasmo.
[#7]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
può cominciare un percorso individuale.
strada facendo, con lo specialista, valuterà il da farsi e la sua fattibilità.
saluti
[#8]
dopo
Utente
Utente
Ancora grazie
Interpellerò mercoledì il mio medico di base per conoscere il suo parere, farò un conto economico delle mie possibilità e partirò per l'ennesimo tentativo.
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