Genitori anziani

Salve,
i miei genitori, 79 e 77 anni, cominciano a diventare sempre meno indipendenti e problematici. Da 4 anni, io e mio marito (trentenni senza figli) ci occupiamo di portarli al paese d'origine d estate (mio padre non si sente più in grado di guidare per tratti medio/lunghi), dove ci soffermiamo di solito solamente un paio di giorni a inizio e vacanza e un paio di giorni alla fine prima di riportarli a casa. Quest anno, nel periodo in cui sono stati da soli (tre settimane) hanno avuto diverse difficoltà (il paese è isolato, non vedono nessuno, la casa è poco attrezzata rispetto che quella in città...) e mio marito mi ha detto che a parere suo non sono più in grado di stare da soli. Inoltre, mio marito non sopporta di assistere alle banali discussioni dovute perlopiù a scarsa pazienza, tra me e i miei e anche tra mio padre e mia madre. Personalmente, mi sono stufata di questo "servizio" di "accompagnatori estivi", tenendo conto anche che quest anno sono stata accusata da parte di mio padre di scarsa collaborazione domestica (vorrei che tenessero conto che i giorni in cui ci occupiamo di loro sono giorni di ferie di persone che lavorano tutto l anno) e che mio marito mi dice che la situazione in quei giorni coi miei, dato il clima, è per lui "di disagio". Aggiungo un'altra cosa che mi fa molta rabbia da sempre: mia sorella è stata finora"esentata" (e a parere dei miei genitori "giustamente"!!) da questa collab e orazione estiva in quanto madre di due bambine (sanissime e attualmente di anni 8 e 3, quindi non in fase di allattamento...). Alla fine di questa vacanza ho ribadito con rabbia ai miei genitori che non mi sarei più prestata a accompagnarli in questi viaggi. Però ora ho anche paura che mio padre, attaccatissimo alla sua casa d'origine (quella delle vacanze), decida di venderla nel caso nessuno lo portasse più là, cosa che mi distruggerebbe perché anch io sono legatissima a quella casa (a cui però finora non ho mai potuto avere accesso senza la presenza dei miei genitori!!). Come posso fare per cercare di salvare la situazione il più possibile?
Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Deve decidere se per lei conta di più la sua indipendenza e il suo benessere insieme a suo marito, o una casa. Non sarà semplice farlo, ma il punto è tutto qui.

Altrimenti, se non riesce a rinunciare a qualcosa, finirà per restare dipendente come lo è adesso, come probabilmente le è stato insegnato a essere in seno alla sua famiglia d'origine. Anche i suoi genitori, se ci pensa, sono dipendenti. Perciò inizi lei a spezzare la catena.

Diventare più indipendenti non significa chiudere la porta in faccia a nessuno, ma instaurare nuove regole che all'inizio potranno essere difficili da accettare per gli altri, ma deve essere disposta a sopportarlo. Pena il mantenimento della condizione di dipendente.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
il problema è stabilire il confine tra indipendenza e "chiudere la porta in faccia"... molte persone che conosco mi direbbero che già in questa situazione mi occupo poco dei miei genitori anziani e che dovrei avere più pazienza e disponibilità con loro... e non parlo solo di qualche single mio coetaneo o anche piu adulto che addirittura vive ancora in casa con mamma... mio marito stesso dice che le litigate che io ho coi miei (per motivi abb futili e pratici) sarebbero evitabili con più pazienza da parte mia... ma io più di cosi non riesco a fare, anzi, mi viene voglia di fare ancora meno se vengo pure criticata
comunque l idea di perdere quella casa mi rattrista tantissimo, ma non sono disposta a tornare sui miei passi e a continuare il "servizio taxi estivo"
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> molte persone che conosco mi direbbero che
>>>

Sì, ma lei a chi da più retta per sapere se si sta comportando bene, a se stessa o agli altri?

Stabilire quel confine è effettivamente la cosa più difficile, ha ragione, ma spetta solo a lei farlo. Non ai suoi genitori, né a suo marito, né ad altri. I genitori quando diventano anziani vanno gestiti, non subiti.

Non sta scritto da nessuna parte che litigare con i propri genitori sia equivalente a prendersi troppa o troppa poca cura di loro. Mentre è vero che quando si litiga con qualcuno, in un modo o nell'altro, se ne sta dipendendo. Perciò lei e i suoi genitori siete probabilmente co-dipendenti, ovvero non riuscite a staccarvi l'una dagli altri e soffrite entrambi per questo.

Lei deve arrivare a essere capace di fissare delle regole, farle prima accettare e poi rispettare dai suoi genitori. A quel punto non potranno esserci né confusione né rimpianti. Però, certo, finché si lascia tenere in ostaggio con la questione della casa... sta implicitamente accettando di restare dipendente da loro. Più figlia che donna adulta, insomma. È come se stesse chiedendo: "Aiutatemi a diventare indipendente senza esserlo". Capisce bene che si tratta di un paradosso irrisolvibile.

Se non riesce da sola a cambiare le cose, una consulenza psicologica è appropriata.

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
sono già in terapia (tra l altro proprio "breve strategica") per altri motivi (ossessioni pure) e parlerò anche di questo argomento alla mia terapeuta..
però le chiedo un'ultima cosa: come ignorare il fatto che mia sorella venga di fatto "esentata" dai miei da questo discorso perché madre di due bambine? dovrei soprassedere e accettare? mi dà molto fastidio. grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora, molto dipende anche dalla vostra storia in famiglia. Sua sorella si è mai prestata per accompagnare i genitori in vacanza?

Voglio dire, probabilmente Lei nell'essere più disponibile con i genitori, contribuisce a creare quelle dinamiche e premesse tali per cui sia i Suoi genitori, sia Sua sorella capiscono che la Sua disponibilità e il Suo "ruolo" è questo. Allora è questo meccanismo che deve essere cambiato.

Il fastidio che Lei prova dovrebbe guidarLa in tal senso verso una soluzione: negoziare con Sua sorella o trovare altre soluzioni per i Suoi genitori (accompagnarli solo nel viaggio di andata e poi il loro ritorno in aereo o treno).

Poi Lei descrive i Suoi genitori come "problematici": soffrono di qualche patologia? o è Lei iperaccudente verso i Suoi genitori?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
dopo
Utente
Utente
da quando mio padre 6 anni fa è stato operato di tumore, ha avuto un declino psico-fisico. Non lo ritengo completamente autosufficiente. E' diventato molto lento nell esprimere concetti, fa confusione, è distratto. E' però sempre stato "monopolizzante" di carattere, mia madre è un po' la sua serva che, anche per colpa sua, ha rinunciato a tutte le attività extra che aveva (università della terza età, uscite con amiche etc) per stare sempre con lui, abituandolo ulteriormente alla dipendenza. Mia madre essenzialmente sta bene, è solo un po' sorda.

Non credo proprio di essere iperaccudente, dato che mi vedono solo una sera a settimana a cena per poco piu di un'ora (quando mio marito cena dai suoi) e l unico servizio "extra" che prestavo, a parte qualche rara commissione (bottiglie d acqua pesanti etc), era proprio questo "accompagnamento estivo". Non reputo mio madre e soprattutto mio padre più in grado di viaggiare da soli (lui anche se ha ancora la patente non dovrebbe più guidare e fortunatamente lo fa solo per brevissimi tratti e di rado). Il luogo in questione comunque non è facilmente raggiungibile coi mezzi pubblici (metrò più treno più pullman... coi bagagli poi? impensabile...)
Prima che mia sorella fosse madre, ossia 8 anni fa, i miei erano ancora completamente autonomi, quindi non si era mai posto il problema dell accompagnamento.
comunque loro mi hanno detto più volte in maniera esplicita: "visto che tua sorella ha figli e tu no, tocca piu a te fare alcuni servizi"
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Se è già in terapia e questo problema familiare è comparabile come livello di disturbo a quello ossessivo, è nelle sedute con il suo terapeuta che deve riportare la questione. Oltretutto se soffre di ossessioni a mio parere è quella la cosa da sbloccare per prima. L'ossessività può infettare altre aree della vita della persona, per cui prima d'intervenire sulle relazioni io lavorerei per smontare il meccanismo ossessivo. Una volta fatto questo, è probabile che anche in famiglia le cose si chiariscano da sole. Diversamente potrete lavorarci direttamente, assieme al terapeuta.

Attualmente a che punto è della sua terapia?

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
ho affrontato per un paio d anni una terapia cognitivo-comportamentale standard lavorando sulle cause, sulla teoria e eliminando le fasi piu acute dell ansia data dalle ossessioni. Da febbraio, ho deciso di cambiare terapeuta per affinare ulteriormente i risultati ottenuti e, con l attuale (specializzata in terapia breve strategica) sto lavorando in modo piu "pragmatico", e direi che sono abbastanza a buon punto. Almeno-è da aprile che non soffro di crisi d ansia dovute alle ossessioni in maniera intensa. La mia terapeuta è in ferie fino a metà settembre, perciò vi ho scritto per avere un'opinione prima di proporre il problema familiare in seduta. Questo problema familiare, rispetto alle ossessioni (o almeno alle fasi piu acute delle stesse), ha comunque un livello di disturbo minore anche se fastidioso
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Bene, allora se con il trattamento dell'ansia è a buon punto e se il problema familiare è meno intenso, dovrebbe avere un po' di pazienza, stringere i denti e aspettare il ritorno della sua terapeuta. Nel frattempo dovrebbe concentrarsi sulla messa in pratica nel modo più preciso possibile delle prescrizioni che avrà ricevuto per le ossessioni.

Se desidera ulteriori chiarimenti, chieda pure.

Cordiali saluti