Vergogna a fare le cose davanti agli altri

Gent.li dottori,
son una ragazza di 30 anni che ha fatto 10 anni di psicoterapia,terminata 6 mesi fa.
Purtroppo,un mese dopo la fine di questo percorso, il mio contratto di lavoro a tempo determinato non è stato rinnovato, e mi son ritrovata a casa.
Da allora défaillance, non riesco a ripartire per trovare/cercare un altro impiego.E' come se mi fosse tornata la Paura fortissima che provo ogni volta che devo mettermi in gioco con un gruppo di persone che non conosco.
Questo, tra l'altro, mi capita solo per le cose pratiche, mentre invece, per le cose legate alla comunicazione,son molto estroversa e spontanea.
Non ho per intenderci alcuna vergogna ad intavolare una conversazione anche con estranei,a esporre il mio pensiero e così via.Mentre subentra il terrore se: devo fare una fotocopia,spedire un fax,trovare qualche file sul pc,essere supervisionata mentre sono in prova per il periodo lavorativo.Quando so che qualcuno mi deve "giudicare"lavorativamente,mi agito moltissimo.
Devo proprio prendermi gocce di Lexotan o Xanax ogni volta che inizio un nuovo percorso lavorativo.
Pensavo che la cosa sparisse,invece no.E questo mi mortifica,perchè credevo che superata la paura una,due,tre volte,l'angoscia si sarebbe potuta addomesticare.Invece è rimasta indomita, ed ora son a casa da 5 mesi,terrorizzata a pensare di dover rivivere tutto da capo.
Sono "ferma",congelata.Ovviamente i miei mi disdegnano un po' per questo.
Non so cosa fare.
In attesa di una vostra opinione,
vi saluto cordialmente.
[#1]
Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile ragazza,
dice che ha fatto un percorso psicoterapeutico di 10 anni, per quale problema? Che tipo di orientamento aveva la sua terapia? Ritiene di aver concluso il percorso in modo soddisfacente?

Sembra che lei si trovi bloccata da una doppia chiusura in questo momento: da un lato ha terminato una lunga psicoterapia e dall'altro è terminato un suo rapporto lavorativo.

Riconosce di avere un punto di forza nelle capacità comunicative e nell'estroversione, ha pensato di poter far leva su questi suoi aspetti per reagire a questo momento di empasse?


Cordiali saluti

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Grazie per la risposta !
Onestamente non so quale fosse l'orientamento della mia terapia,so che andavo a fare il colloquio una volta ogni 2 settimane e parlavamo di tutto.Grazie a lui,sono riuscita a superare per 3 o 4 volte le mie inclinazioni evitanti.Ed in sostanza, questo mi disse che avevo: una fobia sociale in alcuni ambiti, che mi portava ad evitare determinate situazioni.
Dopo i primi mesi pseudo-tragici (gocce,insonnia), riuscivo ad ingranare ad ogni lavoro nuovo(con il suo aiuto basato su dictat piuttosto fermi: " Anche se tremi,diventi a pois,o bordeaux,vai!! )
Certo, mi dà molto fastidio il fatto che io, come "must",abbia per forza l'inizio sofferente, in salita.Non è che lo accetti molto.
Ed ora, il fatto si è ripresentato..Solo che lui non c'è,abbiamo finito di comune accordo,sembrava(c'erano tutti i presupposti)che questo lavoro sarebbe potuto durare ancora per un anno e più, invece,causa crisi, le cose si son modificate.
Onestamente non so che fare,non voglio tornare ad aprire un percorso chiuso con consapevolezza, ma son anche cosciente che qualcosa di fondo non si è risolto.
E questa cosa mi fa arrabbiare moltissimo, solo che la rabbia, invece di tramutarsi in carburante per reagire,si trasforma in rancore verso me stessa per esserci ricascata.Sono in fase super-evitante direi.Non sto cercando nulla,poi mi sento in colpa perchè non cerco,e così via.
Certo che ho pensato moltissimo ad aprire un varco là dove mi sento più portata, ma anche qui, sembra mi manchino le forze per avere un'idea tramutabile in realtà.
Ho questa stanchezza che mi pervade.
ps: non prendo alcun farmaco,da 1 anno.E ne son fiera, non vorrei proprio ricominciare.
[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile utente,

sembrerebbe che il percorso che ha effettuato abbia avuto più il carattere del sostegno psicologico che quello della psicoterapia, se una volta cessato lei si trova - pur con qualche miglioramento - nella solita situazione.

Ho alcune domande da farle sul trattamento che ha effettuato: è stata seguita presso un centro pubblico o privato?
Di che tipo di professionista si trattava (psicologo psicoterapeuta o psichiatra)?
Come mai la frequenza delle sedute era così bassa? Lo è stata fin dall'inizio, o almeno per i primi tempi aveva più di 2 sole sedute al mese?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Sono stata con lui per anni tramite CPS,poi, l'ultimo anno,mi riceveva privatamente.Forse perchè si stava protraendo la cosa, non so.
No, no, non era uno psichiatra,quest'ultimo l'ho visto solo quando doveva prescrivermi le gocce nei periodi "clou".
Era uno psicologo o uno psicoterapeuta?Bella domanda,nonostante abbia letto la distinzione su qualche sito, allora non la sapevo, e non gliel'ho mai chiesto.
I colloqui partirono con una frequenza di una volta a settimana per i primi due mesi,quando avevo proprio pensieri ossessivi che mi spaventavano, per poi passare ad 1 seduta ogni due settimane per quasi tutti i restanti anni.
Andarono scemando ad 1 volta al mese negli ultimi 5 mesi.
Il sostegno psicologico quindi è una cosa più " all'acqua di rose"?Sì,si faceva una sorta di resoconto della vita affettiva,lavorativa,etc.
Affrontavamo i problemi volta per volta, senza "scavare" o andare troppo in profondità, ma certo, se accadeva, non ci si tirava indietro.
Io posso dire anche di essermi trovata complessivamente bene, ma di certo,dei punti chiave che mi creano problemi nello svolgimento della vita di tutti i giorni non li ho risolti.Ci son dei grovigli rimasti lì.Non vorrei ritornare a far alcuna seduta, ma il problema c'è.Mi devo sgrovigliare da sola?Sono 5 mesi che non ci cavo un ragno dal buco però.


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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Da quanto lei ci dice penso che non sia stata una psicoterapia, perchè sembrerebbe che non abbiate lavorato nè sulle cause dei problemi, nè sulle strategie da utilizzare per risolverli (la tecnica utilizzata cambia a seconda dell'orientamento teorico del terapeuta, ma in tutte le psicoterapie si lavora per ottenere cambiamenti e in seguito consolidarli).

Questo non vuol dire che il lavoro svolto non le sia servito, ma può essere che un percorso poco strutturato unito ad una frequenza di incontri davvero molto bassa abbia portato a protrarre per molti anni il lavoro senza renderlo particolarmente risolutivo, visto che poco tempo dopo il termine delle sedute lei si trova nuovamente ad affrontare un significativo malessere.

Dubito che sarà in grado di "sgrovigliarsi" da sola: appena ne avrà la possibilità le consiglio di contattare uno psicologo psicoterapeuta che possa aiutarla a risolvere anche quello che è rimasto finora in sospeso.
[#6]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Ok,ammetto che questo dubbio ( di non riuscirci) mi ha sfiorato (<----eufemismo).

Prenderò in considerazione quindi il suo consiglio.

Ringrazio molto per le risposte sia lei, sia la dr.ssa Meriggioli.

Grazie mille.
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Ci son dei grovigli rimasti lì. Non vorrei ritornare a far alcuna seduta, ma il problema c'è. Mi devo sgrovigliare da sola?"

Gentile ragazza, non si capisce dalla tua mail che tipo di lavoro hai svolto con lo psicologo in tutto questo tempo.

E a me resta un altro dubbio: quando una psicoterapia (o comunque un lavoro così lungo) viene conclusa, il paziente dovrebbe avere molto bene in mente il proprio modo di funzionare, il modo di "stare nella vita" e dovrebbe aver appreso nuove e più funzionali strategie per affrontare i propri "punti critici", non necessariamente aver risolto tutto. Deve essere equipaggiato per poter affrontare da solo, con gli strumenti appresi dal percorso terapeutico, le difficoltà (perdita del lavoro e successivo mettersi in gioco) che si presenteranno in futuro. Ma lo psicoterapeuta, una volta mostrata la strada, non può nè deve percorrerla tutta col paziente. Quello che voglio dire è che se tu hai una modalità "evitante" è molto probabile che tenderai ad attuarla ancora. Ma non c'è bisogno di scoraggiarsi. E' come se tu dovessi indossare un abito nuovo (nuove modalità apprese in terapia), dopo aver indossato abiti che ti erano decisamente più comodi (vecchi schemi evitanti). Probabilmente all'inizio farai più fatica. Ma questo è del tutto normale quando si finisce una psicoterapia.

D'altra parte 10 anni di terapia sono tanti. E l'altro dubbio che ho è quello di una dipendenza dagli altri (dallo stesso terapeuta), senza i quali ti senti perduta. E' così?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#8]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gent.le dott.ssa Pileci,
sì, un po' scoraggiata lo sono.Perchè comunque 10 anni son tanti e,a meno che non si vada davvero fieri di essere stati passati al setaccio dallo psycho per anni e annorum come la Parietti,la De Sio o Woody Allen , ti senti "diverso" dai tuoi coetanei,perchè non hai avuto un sostegno per uno o due anni, ma per una decade..Insomma, non ti sento proprio sano,gagliardo e invulnerabilie al 100%..Neanche al 90%.All' 80%....e così via.

Diciamo che il mio nòcciolo sente queste due cose: da una parte preoccupazione per me stessa, perchè non reagisco,ho il terrore solo a pensare al nuovo "rompere il ghiaccio".Di conseguenza non cerco nulla, non mi attivo,mi disprezzo perchè non mi metto in moto,mangio molto e tendo comunque a far quelle cose tipiche da serotonina sotto i tacchi.
Dall'altro dico: " Ma cavolo, io quello che devo fare lo so: devo raccogliermi, "tirarmi insieme" e ributtarmi."Il succo è che avrò ancora paura, e dovrò di nuovo affrontarla.
Ecco, sono,se mi consente il termine, "incazzata nera" perchè credevo che l'intensità di tale paura diminuisse.Invece, ho capito che se smetti di "allenarti" ritorna..Probabilmente è come se qualcuno prende con te l'ascensore per un periodo.Poi lo prendi da sola.Poi, per un anno non lo devi più prendere.Al prossimo appuntamento, la Paura si ripresenterà quasi vergine.Ecco, io pensavo di No.Pensavo fosse meno forte.

Lui(il mo psycho) di certo mi manca,mi direbbe di prendermi a calci nel di dietro, di non essere indulgente e mi chiederbbe qual è l'alternativa: diventare un Tuttuno con il Divano?Un'amazzone metà donne-metà sofà?
Un po' certo che dipendevo da lui,ma sento che capita a molti.
Anche per questo sono incerta sul tornare.
Riprendo il Bastone come Sostegno,mi prendo a calci, queste le due possibilità...


[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza, è vero che dieci anni per una psicoterapia sono tanti. Però la cosa più importante è aver fatto un percorso utile. Tutti gli esseri umani sono vulnerabili per definizione: nasciamo vulnerabili e per tutta la vita abbiamo bisogno dell'aiuto degli altri. Gli esseri umani sono gli unici tra i mammiferi che si disperano ad es. se non ricevono amore, oltre al fatto di non ricevere nutrimento e protezione come gli altri mammiferi.

Giudicarsi ha il solo effetto di farti sentire ancora più giù: hai paura, o meglio terrore. Che male c'è in questo? Credi davvero che le altre persone non abbiano paura? La differenza sta nel fatto di attraversare questa paura, anzichè lasciarsi paralizzare da essa. E non è neppure vero che dopo un trattamento psicoterapico la paura non c'è più! La paura è un'emozione sana che serve a segnalarci qualcosa (ad esempio un pericolo). Bisogna capire come mai tu provi tali emozioni in determinate situazioni. C'è un denominatore comune in queste situazioni (solo per lavoro) o è più diffusa? E che cosa mettono in gioco di te queste situazioni che ti fanno paura?

Attuare strategie punitive non è una buona cosa: non vedo perchè dovresti prenderti a calci nel sedere. Ti aiuta in qualche modo o rafforza solo il tuo disagio?
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
"Dall'altro dico: " Ma cavolo, io quello che devo fare lo so: devo raccogliermi, "tirarmi insieme" e ributtarmi."Il succo è che avrò ancora paura, e dovrò di nuovo affrontarla.


Gentile ragazza,
forse è proprio questo quello che ha ricavato dal percorso decennale, la consapevolezza del suo modo di funzionare e di quale strategia può esserle utile per affrontare le sue difficoltà. L'essere "incazzata nera", come dice, può diventare un suo punto di forza a patto che utilizzi questa energia per raggiungere gli obiettivi che si pone.

Probabilmente il percorso che ha svolto è stato un sostegno e non una psicoterapia vera e propria, in cui, oltre alla presa di consapevolezza del proprio modo di funzionare, si può modificare lo stesso funzionamento in un senso più adattivo.
Capisco che non si sente del tutto pronta per aprire un altro percorso, ma le suggerisco di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, magari tra qualche tempo, quando avrà metabolizzato la prima perdita, per un percorso breve, in modo da trarre velocemente i furtti, facendo comunque tesoro del sostegno già effettuato.


Cordiali saluti

[#11]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Ok, ora mi metterò qui con la Moleskine e proverò a rispondere alle domande che mi ha fatto, che poi sono i punti focali.Cercherò di capire qual è il filo rosso che unisce queste situazioni, ma soprattutto, come dice lei," cosa mettono in gioco queste situazioni che mi fanno paura".
Non so se riuscirò da sola a capire,non so se il paziente si può sgrovigliare,però,dato che ad ora non so pronta per lo Sgrovigliatore, provo il Fai Dai Te.

Al massimo, visto che leggo che esercita a Brescie e Milano, qualora questo Torpore non passasse,la contatterò per un appuntamento dott.ssa Pileci.

Grazie mille a tutte.