Timidezza

Ho 32 anni e nonostante ciò sono una persona timida, riservata ed introversa. Questa situazione me la porto dietro da anni, fin da quando ero piccola, col tempo penso di essere migliorata, ma questa condizione di timidezza comunque non mi abbandona mai e la cosa mi fa star male. Ho provato tante volte a cercare di risolvere questa situazione, ma non ci sono mai riuscita, non ho mai trovato disponibilità e aiuto da parte di altri. Sono sposata, più di una volta ho provato a chiedere aiuto a mio marito, ma alla fine si è concluso sempre col litigare, passando io dalla parte del torto "perchè dovrei essere io a sforzarmi di parlare con gli altri e che non è colpa sua se alla fine non ci riesco". Quindi purtroppo sono giunta alla conclusione che così sono e così devo rimanere, anche se la cosa mi fa davvero stare male, fino a piangere. Quelle poche volte che riesco a dire la mia opinione in merito a qualcosa vengo sempre attaccata e criticata e alla fine ho deciso di tenere per me le mie considerazioni. Forse purtroppo anche il fatto di avere accanto a me una persona che non mi aiuta e non mi capisce non è sicuramente positivo, mi ritrovo spesso da sola a pensare a questa situazione, a piangere e a starci male, purtroppo non ho nessuno con cui poterne o riuscirne a parlare e questo mi fa stare davvero male. Vorrei capire quanto grave è questa situazione e quale potrebbe essere il modo per risolverla, se possibile.
Grazie mille in anticipo....
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora.
La timidezza quando diventa un limite relazionale, puo' essere migliorata, ma soltanto con aiuti specialistici , cioe' di uno Psicologo Psicoterapeuta.
Suo marito, non credo possa fare terapia o aiutarla a cambiare, anche se fosse in grado, e' sempre suo marito.
Chieda una consulenza psicologica, per comprendere da dove nasce la sua timidezza, insicurezza, introversione e, valutare insieme al clinico, che tipo di percorso poter intraprendere

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentilissima,

sembra che lei consideri la timidezza un problema "da bambini", che alla sua età proprio non va bene avere:

"Ho 32 anni e nonostante ciò sono una persona timida, riservata ed introversa".

Se tuttavia avrà modo di osservare dei bambini vedrà che anche fra loro ci sono soggetti introversi e soggetti estroversi, esattamente come all'interno di qualunque altra fascia di età.

Ne consegue che lei non è introversa "nonostante" abbia 32 anni, ma che lo è e basta.

L'introversione è considerata un tratto di personalità che può essere presente in gradi differenti e creare o non creare problema alla persona, che può anche considerare un pregio la capacità di essere meno superficiale, teatrale ed esibizionista di altri - e magari più attenta e riflessiva.
E' chiaro però che lei non vede particolari lati positivi nella sua situazione e che quindi è il caso che faccia qualcosa per modificarla prendendosene però la responsabilità, e non aspettandosi che una persona non qualificata e soprattutto coinvolta personalmente nella situazione (suo marito) possa fare più di tanto per lei.

Come le ha suggerito la d.ssa Randone, è opportuno che lei prenda contatto anche di persona con uno psicologo per chiedere prima di tutto una valutazione della sua situazione e poi quale strada può intraprendere per modificare la sua modalità di relazionarsi agli altri.

A mio avviso merita attenzione soprattutto questa dinamica che lei ci descrive:

"Quelle poche volte che riesco a dire la mia opinione in merito a qualcosa vengo sempre attaccata e criticata e alla fine ho deciso di tenere per me le mie considerazioni".

Chi è che la attacca?
Sta parlando dei suoi familiari o di altri?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le vostre risposte, ma al momento non so se seguirò il vostro consiglio, cioè di rivolgermi ad uno psicologo...ma questa sarebbe l'unica soluzione?
In risposta alla domanda della Dott.ssa Massaro, principalmente chi mi attacca sulle mie opinioni è mio marito. Non dico che si dovrebbe sostituire ad uno psicologo, ma vorrei da parte sua un appoggio in aiuto anzichè fare il contrario...
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Signora,
sembra da quanto scrive che il rapporto con suo marito, sia abbastanza conflittuale.
L'attacca, non l'aiuta, non fa lo psicologo con lei , non la supporta, ecc...
Anche di questo potrebbe lavorare con uno Psicologo; Psicoterapeuta.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La questione richiede un intervento su di lei perchè è lei ad essere a disagio e a non riuscire ad esprimersi come vorrebbe, rimanendo passiva e con un senso di forte frustrazione:

"sono giunta alla conclusione che così sono e così devo rimanere, anche se la cosa mi fa davvero stare male, fino a piangere"

Come le abbiamo detto non è vero che così è e così deve rimanere, ma otterrà qualcosa solo intervenendo per modificare sè stessa e non certo contando solo sull'aiuto di suo marito - che fra l'altro mi sembra lei tenda quasi a colpevolizzare, ma che non è certo responsabile del suo disagio.

Suo marito si è sempre comportato così, o è diventato più "aggressivo" col tempo?

Se era così già in precedenza, pensava per caso che col tempo l'avrebbe cambiato?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> "perchè dovrei essere io a sforzarmi di parlare con gli altri e che non è colpa sua se alla fine non ci riesco"
>>>

Credo che suo marito abbia ragione. Se il problema è suo (di lei che ci scrive) non dovrebbe usare lui come stampella, per evitare i rapporti umani e far finta di non averlo, il problema.

>>> Non dico che si dovrebbe sostituire ad uno psicologo, ma vorrei da parte sua un appoggio in aiuto anzichè fare il contrario
>>>

Questo è un equivoco in cui cadono purtroppo molte persone, cioè considerare il rapporto d'amore come un modo per evitare di fare i conti con questioni personali irrisolte. Che il coniuge debba appoggiarci e aiutarci va bene, ma si parla sempre di condizioni normali. Ma da come descrive la sua timidezza sembrerebbe essere una forma quasi (o senza quasi) patologica, che richiede davvero l'aiuto di un professionista per essere superata.

Non si può chiedere al proprio marito/moglie di rivestire un ruolo che non gli compete.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Agganciandomi a quanto detto dal Dr.Santonocito, aggiungo che una relazione d'amore per essere sana e funzionante, non dovrebbe immaginare di curare o di salvare l'altroa, basarsi cioè sul paicere e non sul bisogno.
Un aiuto specialistico rimane la strada più indicata
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Utente
Utente
Parlando da "ignorante" in materia, sinceramente non condivido al 100% le vostre opinioni, ritengo che in una coppia se c'è un problema bisogna aiutarsi a vicenda e non "lavarsi le mani" come fa mio marito, ma dalle vostre parole lo giustificate. Però se ciò che dice mio marito mi fa stare male penso che non sia giusto il suo trattamento nei miei confronti e che non sia proprio da giustificare...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Guardi, l'idea è questa, molto semplice: se non avesse suo marito al suo fianco, sarebbe serena o avrebbe ancora le sue ansie?

Se la risposta è la prima, avrebbe ragione lei; ma se è la seconda, è come le stiamo dicendo noi.

Cordiali saluti
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Utente
Utente
Se vuole una risposta sincera, è già da parecchio tempo che la maggior parte delle volte mi sento più serena e libera di parlare quando non c'è mio marito, quando c'è lui mi sento come bloccata perchè se dico qualcosa di sbagliato non si fa problemi a dirmelo e ad aggredirmi verbalmente davanti a tutti, quindi in sua presenza evito di esprimere la mia opinione riguardo a cose che so che lui non condivide. E lo stesso faccio anche quando ci siamo solo noi due a parlare, evito di esprimere i miei pensieri riguardo a cose che so che a lui non stanno bene, quindi alla fine preferisco tenermi tutto per me.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Ok, ma questo non risponde del tutto alla mia domanda: prima di sposarsi aveva lo stesso le ansie e la sua timidezza, o queste sono iniziate solo dopo il matrimonio?
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dopo
Utente
Utente
Questo è un problema che ho sempre avuto, fin da piccola, però è già da parecchio tempo che sento che la situazione è peggiorata è ed una condizione con non sopporto più.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"ritengo che in una coppia se c'è un problema bisogna aiutarsi a vicenda e non "lavarsi le mani" come fa mio marito, ma dalle vostre parole lo giustificate"

Non intendevamo assolutamente giustificare il comportamento che lei ha descritto, ma farle notare che in ogni caso da suo marito non può venire la soluzione del problema anche perchè ne è parte.

Se suo marito, sposandola, è partito con l'idea che avrebbe potuto comportarsi come avesse voluto, perchè lei subisce senza lamentarsi più di tanto, non è particolarmente probabile che sia disposto a cambiare e a non comportarsi più in quel modo.
Spetta a lei farsi aiutare a diventare una persona che non si fa trattare così.

Lui potrebbe aiutarla quando è in difficoltà e comportarsi meglio, ma non potrà risolvere il problema a meno che, come è stato già sottolineato, il problema esista solo con lui e quindi dipenda da lui.
Quello che lei può fare è sperare in un suo aiuto, ma soprattutto fare qualcosa per sè stessa costruendo quell'autostima che probabilmente le manca.

Eventualmente può proporgli una terapia di coppia, se ritiene che il problema nasca all'interno del vostro rapporto, ma se lui non accetterà sarà necessario che lei pensi a sè stessa e si rivolga individualmente ad uno psicologo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Questo è un problema che ho sempre avuto, fin da piccola, però è già da parecchio tempo che sento che la situazione è peggiorata è ed una condizione con non sopporto più.
>>>

In tal caso non credo sarebbe corretto farne carico a suo marito, a meno che non fosse lui la causa principale del suo disagio. Il che, però, non mi sembra.

L'ansia e altri problemi psicologici sono come qualsiasi altra patologia: devono essere risolte nelle sedi appropriate. Altrimenti sarebbe come dire: "Ho l'influenza, caro marito, e tu me la devi risolvere, perché sei mio marito". Il marito potrà darle il supporto necessario, accompagnarla dallo specialista per fare le visite necessarie ecc., ma non sostituirsi a lui.

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le vostre risposte e il vostro consulto, ma non so se seguirò il vostro consiglio di rivolgermi ad uno specialista, anche se forse è l'unica soluzione, ma penso che non vorrei capita da mio marito.
Grazie per il tempo che mi avete dedicato, cordiali saluti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Quello che conta non è che suo marito capisca o non capisca la scelta di rivolgersi ad uno psicologo, ma che sia lei a comprendere che non ci sono altre strade perchè da sola non è in grado di cambiare la situazione.

Se suo marito non si prende cura di lei cerchi di essere diversa da lui e di fare questo passo per sè stessa.
Se lei per prima non cura i propri interessi non può aspettarsi che altri lo facciano al suo posto.