Paura di mangiare in pubblico

Salve sono un ragazzo siciliano di 32 anni e soffro di una particolare fobia, ovvero ho difficoltà a mangiare in pubblico.Oramai è da tanto, troppo tempo che ho questo problema, ho aspettato sperando che la cosa si potesse risolvere da sola,invece niente.Questo problema ha condizionato fortemente tutta la mia vita mi ha limitato moltissimo nella mia vita sociale causandomi molti disagi.
Ho cercato di provare a convivere con questo mio problema ma è impossibile avere una vita normale con questa angoscia e ansia che mi sta provando sia mentalmente che fisicamente.
Non ho più voglia di continuare cos'ì, ho bisogno di essere aiutato, ma non so come muovermi, ho provato alcuni anni fa presso un centro ma ho visto nei medici molta confusione in merito.Abbiamo provato diverse strade ma senza alcun risultato, mi hanno imbottito di medicinali senza nessun effetto migliorativo.
Attendo vostra risposta, grazie in anticipo
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<ho provato alcuni anni fa presso un centro ma ho visto nei medici molta confusione in merito.Abbiamo provato diverse strade ma senza alcun risultato,>

Gentile utente,
potrebbe raccontarci quali strade sono state tentate? A quali specialisti si è rivolto?
Se è stata formulata una diagnosi?

In questi casi occorrerebbe rivolgersi a uno psicologo/psicoterapeuta per una valutazione diretta ed un eventuale trattamento psicoterapeutico al fine di affrontare efficacemente i suoi disagi.

Se vuole aggiungere altri elementi potremmo darle una risposta più puntuale, pur nei limiti di un consulto on line.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
comprendo la sua esasperazione ma non credo che debba rassegnarsi all'impossibilità di avviare un processo di cambiamento, anche perché finora ha tentato solo la terapia farmacologica senza integrarla con una psicoterapia, come sarebbe consigliabile.
L'inizio del suo disagio è riconducibile ad una situazione specifica che le ha causato disagio? Oltre a questa paura ce ne sono altre che stanno condizionando la sua quotidianità

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
In risposta alla Dr. Rinella
Dopo vari controlli (gastroscopia,ecografia) in cui è stato escluso ogni tipo di problema organico sono stato da un neurologo che mi ha indirizzato in una clinica per delle sedute in day hospital di neuropsichiatria motivando il mio malessere in disturbi ossessivo-compulsivi.
Ho effettuato esami di elettrocardiogramma e valutazione e test psicologici e dei colloqui ad ogni seduta.Le verie prescrizioni farmacologiche che mi sono state date in tutto l'arco della terapia (circa un anno e mezzo dal 2005 al 2006)sono state: levopraid, rizen, diminas forte mg, cymbalta 60, lamictal 100 il tutto senza alcun miglioramento.

In risposta alla Dr. Camplone
L'inizio del mio disagio è avvenuto all'età di 20 anni circa, ricordo una sera mangiando in pizzeria con gli amici son dovuto scappare in bagno e ho vomitato, da lì è iniziato tutto.
A quei tempi ero anche fidanzato e credo che questa situazione abbia contribuito ad accrescere il mio disagio.
Per il resto non ho altri problemi mi piace stare in compagnia ho una buona vita sociale purchè non si parli di mangiare.Solo all'idea mi sale l'ansia, l'angoscia, magari in luoghi all'aperto come in campagna riesco a gestire il problema ma in locali come ristoranti, pizzerie o casa di altri non riesco proprio.
Non ho altre paure anzi mi ritengo abbastanza coraggioso, equilibrato, razionale.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<...valutazione e test psicologici e dei colloqui ad ogni seduta.>
Gentile utente,
non ho ben compreso in cosa consistevano i colloqui di cui lei parla e con quale specialista li abbia fatti, se si è trattato di un percorso psicoterapeutico associato al trattamento farmacologico o cosa.

In ogni caso l'indicazione è quella data in replica #1, si rivolga ad uno psicologo/psicoterapeuta per una valutazione dei suoi disagi e un eventuale trattamento terapeutico.

Se crede può leggere questi articoli ai link
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordialmente
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
da quanto ci riferisce non ha mai fatto un percorso di psicoterapia ma solo colloqui diagnostici, considerando anche le numerose variazioni nella terapia farmacologica non si è riusciti ad avviare un percorso terapeutico efficace.
Se ne ha la possibilità io non escluderei l'alternativa della psicoterapia di gruppo, se ha bisogno di ulteriori indicazioni per la scelta del professionista può fare una ricerca mirata in questo sito o consultare via mail uno degli specialisti.
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dopo
Utente
Utente
Esattamente, non ho mai fatto un percorso di psicoterapia, ma solo qualche colloquio col medico per capire di cosa si trattava.Gentilmente potreste darmi qualche indicazione più precisa per quanto riguarda lo specialista o magari qualche struttura nelle vicinanze, io vivo in provincia di Catania
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Utente,

forse le può interessare sapere che la psicoanalisi offre una lettura particolare del disagio a mangiare in pubblico per cui lei - come molti altri - sta soffrendo.

Dal punto di vista psicoanalitico l'ingestione di cibo equivale ad un atto sessuale (ovviamente a livello inconscio): chi si trova in difficoltà a mangiare con altri perchè si sente osservato e si irrigidisce, sprofondando nella vergogna, sta in realtà reagendo così perchè percepisce inconsciamente la situazione conviviale come una situazione di carattere sessuale nella quale si sente a disagio per il senso di colpa (o di inadeguatezza) che l'accompagna.
Ribadisco che tutto ciò è e rimane inconscio, e si esprime con questo tipo di disagio che è il solo elemento cosciente del quadro.

Non so se questa ipotesi sia applicabile al suo caso, ma questo tipo di spiegazione le consente di capire perchè è stato inutile sperare di risolvere il problema con dei farmaci, perchè la sua natura è simbolica e risiede nel significato non cosciente del gesto di mangiare.

Per quanto riguarda la sua domanda circa eventuali recapiti di professionisti nella sua zona da qui non ci è possibile consigliare singoli centri o professionisti privati, ma può reperire uno o più nominativi consultando l'elenco degli iscritti a questo sito o l'Albo online degli psicologi della sua regione:
http://www.ordinepsicologisicilia.it/albo-iscritti

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua risposta Dott.ssa Massaro, provvederò subito a contattare uno psicoterapeuta in zona.Quindi lei crede che questo è un problema che si può risolvere?
P.S. Ho dato un'occhiata all'elenco degli iscritti dove ci sono molti soggetti, quindi le chiedo dovrei sceglierne uno a caso oppure tener conto dell'età piuttosto che del sesso?
Cosa mi consiglia lei?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Personalmente le consiglierei di contattare uno psicologo psicoterapeuta che utilizzi la psicoterapia psicoanalitica, ma qualunque psicoterapia è valida per problemi come il suo, che è solitamente risolvibile.

Mi rendo conto che presso l'albo possano non essere pubblicate molte informazioni, ma può consultare anche l'elenco degli iscritti a questo sito e/o cercare genericamente in internet chi sono e che approccio utilizzano gli psicologi psicoterapeuti della sua zona.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
in questo portale può fare una ricerca mirata di uno Psicoterapeuta nella sua città e consultare la scheda professionale che solitamente indica l'indirizzo del sito web dello specialista dove troverà le informazioni preliminari.
L'età e il sesso del professionista sono variabili rispetto alle quali si orienterà in modo soggettivo senza avere troppi pregiudizi.
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