Sintomi di depressione?

ho bisogno di sfogarmi.
Ho 18 anni,mi sembra che la mia adolescenza sia stata un terribile,quasi interamente,disastro. Sarà vittimista ed esagerata ma ora scrivo ciò che sento di dire.
Di carattere timido ed introverso facilmente 'manipolabile' sono iniziati i miei primi ''problemi'' adolescenziali,come il non sentirmi a mio agio e apprezzata dagli altri.
Le prime cotte e la voglia di esser apprezzata dai ragazzi,come tutte le altre.
I battibecchi con mio padre,un padre da sempre stato iperprotettivo e tendente al paranoico/ossessivo per vicende che aihmé sono accadute in famiglia dalle sue manie accusatorie nei confronti di mia madre di tradirlo (facendosi dei film mentali assurdi) all'arrivare alle mani con mio fratello,alla sua eccessiva volontà di tenerci sotto una cupola di vetro.
Mi è stato in parte,giustamente ma d'altra parte ingiustamente,di uscire di avere i miei spazi e ciò che mi sono sentita dire è stato 'no tu non esci è così e basta'.
Arrivate le superiori ho trovato un gruppo con cui uscire e che mi ha fatto passare una bella estate spensierata,tranquilla,non mancavano i battibecchi con mio padre per le uscite,tant'è che vari componenti del gruppo mi 'rubavano da casa' assicurandomi un passaggio.
Ma mio padre il suo controllo era sempre vigile,insomma non mi faceva godere totalmente a pieno le serate date che arrivata una certa ora,mi tempestava di chiamate per farmi tornare a casa.
Lego particolarmente con un ragazzo,che mi piace e a cui voglio bene,spinta dai consigli altrui maggiormente decido di provarci con lui,quando in realtà provavo nei suoi confronti tanto bene,non ne ero innamorata.
Di qui contemporaneamente accade che io perda totalmente la testa per la mia migliore amica di quel periodo. Ragazza che mi ha fatto perdere la testa,nel giro di 2 mesi,da quando l'avevo conosciuta. Ne vengo attratta molto fisicamente finché reprimo tutto,poi svelo tutto a lei ed il mio ex ragazzo.
Morale? mi sono allontanata da entrambi. Da uno per seguire la ragazza di cui ero innamorata,di quest'ultima perché non riuscivo a reggere un amore/una estrema cotta insomma non ricambiata.
Ho avuto delle esperienze omosessuali,con una ragazza ma non è finito bene,per poi averne una praticamente a distanza,ritrovandomi ad esser umiliata ed usata spudoratamente da una ragazza che a piaceva da impazzire e che mi considerava solo una 'ruota'.
Mi sono isolata da tutti,è sorto in me una volontà di isolarmi,una 'noia' un atteggiamento insofferente.
Oddio ho scritto molto,ho paura però di non esser arrivata al nocciolo della questione.ma questa sbrigativa sintesi in parte ci voleva,anche se è troppo sintetizzata.
Ora mi ritrovo ad avere paura di lasciarmi andare,a lasciarmi andare in una relazione sentimentale. Ho paura e alterno momenti di positività a momenti di pessimismo cosmico,in cui non voglio tentare di studiare fuori sede (uno dei modi che mi permetterebbero di uscire dalla noia e routine grigia,che mi permetterebbero indipendenza
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Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile Signora,

dal Suo racconto emerge un naturale bisogno a trovare la giusta dimensione sul piano della sessualità. Non è stata un adolescenza terribile la sua... è l'adolescenza che vivono tutti i ragazzi della sua età. Probabilmente turbolenta, ma Lei si presenta come una persona che è pronta alle sfide, meno timida e introversa di quanto rimanda la Sua descrizione.

Mi sembra di comprendere che il coraggio non le sia venuto a mancare in questi ultimi mesi: l'essere capaci di dire "no" al proprio ragazzo per scegliere un partner omosessuale non è una scelta da poco, mi creda.

Quello che sembra più importante, a mio avviso, è un rapporto conflittuale con il papà che rimane un pò sullo sfondo delle sue vicissitudioni amorose. Mi verrebbe da chiederLe se ha messo al corrente la sua famiglia della scelta sul suo orientamento sessuale, se è riuscita a trovare le parole giuste per dirlo in casa.

La Sua storia rimanda più volte ad un vissuto di noia. Quello che lei chiama "pessimismo cosmico" noi psicologi evolutivi lo definiamo con il termine "morositè" ed indichiamo così uno stato di umore depresso, un tempo che sembra sempre uguale, scandito dalla monotonia e dalle giornate grigie...
Gli amori in adolescenza sono come Lei ce li descrive, una "ruota" e non lo dico per svalutare la valenza affettiva della sua ultima storia omossessuale quanto per informarLa che quanto Le sta accadendo è perfettamente in sintonia con la fase di sviluppo che sta vivendo.

Ancor più oggi, che la Sua adolescenza si avvia ad una fase di maturità (o meglio, di giovane adulto), Le raccomando di affrontare le sfide con coraggio e di provare ad abbattere il muro che la separa dalla sua famiglia. Provi ad aprirsi ad un nuovo dialogo con suo padre, a condividere con lui i segnali di questo disagio. Vedrà che le cose piano piano prenderanno la strada giusta e Lei si sentirà più gratificata sul piano delle relazioni con il suo ambiente di vita.

Mi metto a Sua completa disposzione per ogni necessità,
cordialmente

Dr.ssa Alessandra VAROTTO
psicologa clinico dinamica indirizzo comunità
Iscritta all'albo Regione Veneto n.7550
www.studiovarotto.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
lei è stata davvero gentile.
Sa le ho detto che non ho potuto ben spiegare tutto ciò che mi passa per la testa.
Di certo il rapporto conflittuale con mio padre c'è stato,anche se io spesso l'ho voluto giustificare oppure volendogli bene,cercare di creare un rapporto.
Ma mi rendo conto che in famiglia il dialogo tra noi,tra mia madre mio padre non c'è.
Sembriamo a volte tanti estranei,io ho tentato di fare qualcosa però non è così facile.
Mi sento a volte così demotivata in tutto,incapace ho un senso di incapacità di riuscire in qualcosa.
Il mio appoggio loro i miei genitori me lo stanno dando di andare a studiare fuori sede,io ne sono entusiasta ma a volte ho paura di non essere all'altezza,di non riuscire ad esser brava,poiché il corso che ho scelto e che mi piacerebbe intraprendere mostrerebbe delle lacune,che io a volte sento e voglio colmare altre volte di demotivo e dico che non ce la farò.
Ho paura,ma voglio staccare,voglio ripartire da zero,ma se andando via fossi così debole e fragile da non riuscire a reagire?
L'allontanamento lo vedo come una fonte di crescita personale,ma allo stesso tempo ho paura di deludere gli altri e me stessa. Di ritrovarmi ancora con quella poca autostima,non mi sento molto motivata ecco.
Ho paura ad aprirmi,per questo mi sono isolata e so di aver sbagliato.
Avrei molto altro da scrivere però ho scritto anche troppo per i caratteri consigliati
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dopo
Utente
Utente
dimenticavo ho messo al corrente mia madre del fatto che mi piacciano le donne (anche se dottoressa so di per certo di non esser eterosessuale,però con l'esperienze capirò se esser bisessuale o estremizzando pansessuale,insomma è un dubbio che ho visto che sento anche di esser attratta da un certo tipo di ragazzi,quindi probabilmente il mio pensiero all'età di 10 anni sull'esser bisessuale è reale)
mio fratello lo sa,insomma entrambi hanno reagito diciamo positivamente non mi hanno affatto ripudiata se è questo che voleva sapere.
Con mio padre,insomma,3 anni fa (risale a questo,l'accaduto dell'innamoramento) in lacrime dissi a mio padre che amavo la determinata ragazza.
Lui rispose che in realtà era solo un affetto fraterno,il che mi convinse per pochi minuti,facendomi ritornare nello sconforto dato che sapevo benissimo di non provare nei suoi confronti soltanto affetto,ma anzi.
Mio padre non ho ben capito se fa finta di capire o vuole semplicemente dimenticare,sta di fatto che lui non accetterebbe la mia omosessualità/bisessualità. O forse sì,però attualmente non me la sento di espormi così tanto.

di certo poi mi sento meno ''timida ed introversa'' so di esser cambiata anzi lo sono abbastanza,soltanto che a volte vedo il mio cambiamento come negativo,sono nostalgica di certi momenti.
Se sarà così gentile da voler maggiori informazioni,glieli darò,mi è davvero d'aiuto anche il suo supporto,la ringrazio
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Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile Signora,

La Sua risposta mi far rilettere ancor più sulla Sua capacità di mettersi in gioco. Mi par di capire che già nel corso degli anni passati ha affrontato la questione dell'orientamento sessuale con la sua famiglia.

Niente da dirLe se suo padre, tuttora, non realizza quanto le sta succedendo..mandar giù il "rospo" che una figlia potrebbe essere omo- oppure pansessuale non è facile da digerirsi.

Ci son di mezzo le rappresentazioni di padre che, per quanto all'antica, si era prefigurato una figlia diversa, dalla sessualità di tipo etero e con un futuro più semplice da viversi, almeno dal punto di vista sociale. E' messa in discusisone la rappresentazione di "buon genitore",,chi Le dice che suo padre non stia anticipando un lutto per una figlia desiderata, ora sentita persa? Chi le dice che non stia sperimentando un senso di fallimento per una ragazza che fatica a riconoscere e accettare?

Dal Suo racconto emerge tuttavia una famiglia disposta ad entrare in dialogo con Lei, a sostenerla quanto meno nelle scelte scolastiche..non vedo muri imbattibili, ostacoli insormontabili ma vedo una ragazza che piange e che continua a lottare per le scelte difficili che ha di fronte.

Ora, il fatto di andar a studiare fuori, la porta a compiere una scelta importante rispetto la sua indipendenza. Ci sono delle "lacune", Lei dice, ma questo la precluderebbe dall'intraprendere il suo percorso di autonomia?

Certamente, ci saranno ostacoli ben più ardui da attraversare. E qua riprendo il discorso sulla sua scelta sessuale..non sarà, ovviamente, la scuola giusta che le permetterà di evitarli. Dovrà imbattersi in ambienti talvolta ostili e poco disponibili nei suo confronti. Pregiudizi e valutazioni negative la faranno desistere dal perseverare e forse sarà proprio a quel punto che sentirà bisogno di un aiuto concreto.

Può essere che la risorsa di suo fratello possa essere supportiva in questo senso...certamente l'allontanamento dalla famiglia la porterà in una condizione di maggior rischio allo "stigma sociale" ..ma è di mezzo la sua formazione, la costruzione della sua identità personale e sociale. E la sessualità è in "filo continuo" con tutto questo!

Ora, ciò che mi preme comunicarLe è che la mia risposta ha il limite di una consultazione a distanza. In tal senso, Le raccomanderei di prendere appuntamento con un'esperto per eventuali approfondimenti.
Le raccomando altresì di non attendere che passi altro tempo. La sento sofferente e ciò mi dispiace molto. I suoi 19 anni meriterebbero di essere vissuti con maggore serenità.

Con i migliori saluti