Discepolo svogliato

Buongiorno.
Seguo da quasi un anno una TCC presso uno specialista che ritengo piuttosto preparato e focalizzato.
Ho letto diverse riflessioni degli autorevoli professionisti, qui presenti, sulla durata ed efficacia\efficienza di una TCC e sono consapevole della complessità della mia situazione, ovvero una depressione leggera ma onnipresente con picchi negativi scatenati da reazioni a situazioni particolarmente stressanti, aggiunto di ansia sociale e (proveniente da una vecchia pre-diagnosi dell' asl) "immaturità affettiva".
Tuttavia non riesco ad allinearmi al programma che ritengo di "allenamento" alla valutazione oggettiva dei pensieri e delle sensazioni estreme, che dovrebbe essere il focus di una TCC.
Senza chiedere di essere giustificato, inizio la terapia adesso, alle porte dei 40 anni con una situazione che probabilmente ha inizio nella seconda infanzia e che si è ossificata nel frattempo.
Mi rivelo nondimeno un atleta svogliato e pigro, ho inizialmente seguito una terapia medica con Paroxetina che ho interrotto improvvisamente, e gli esercizi li svolgo nei momenti in cui mi sento meno "cosmicamente" annoiato. Penso di autosabotarmi ma non riesco a venirne a capo. L' umore nero è praticamente l'unica cosa a cui "credo", essendomi privato delle basi che sarebbero state necessarie alla mia formazione emotiva e razionale e sono rimasto emotivamente cristallizzato nell'infanzia e affettivamente dipendente, e le scelte che ho fatto in età adulta ne sono la manifestazione. Per cui mi manca l'esperienza o il "ricordo" di un benessere o una "felicità" su cui far leva per motivarmi. Ecco, non riesco a focalizzare questo col terapeuta, mentre continuo a creare vantaggi secondari e quindi aggravando la mia condizione. Apprezzerei una vostra cortese opinione rinnovando la stima, insieme ai miei più cordiali saluti.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signore,
Se Lei e' in grado dii individuare e lavorare sui vantaggi secondari ha un elevato grado di consapevolezza, e cio' indica la possibilita' di una evoluzione favorevole dei sui sintomi.
Se lo desidera puo' contattare uno psicoterapeuta di diverso orientamento che lavori sulle dimensioni infantili che Lei ipotizza abbiano determinato i Suoi disagi.
In terapia psicodinamica posono essere realizzati interventi che Le permettano una "esperienza emotiva correttiva"
Cordialmente

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"L' umore nero è praticamente l'unica cosa a cui "credo", essendomi privato delle basi che sarebbero state necessarie alla mia formazione emotiva e razionale e sono rimasto emotivamente cristallizzato nell'infanzia e affettivamente dipendente, e le scelte che ho fatto in età adulta ne sono la manifestazione"

Gentile utente,

potrebbe per favore spiegarmi meglio questa parte? Che cosa intende? Quali scelte ha fatto da adulto che confermano queste carenze affettive?

E inoltre,
"Tuttavia non riesco ad allinearmi al programma che ritengo di "allenamento" alla valutazione oggettiva dei pensieri e delle sensazioni estreme"
potrebbe fare degli esempi delle sue difficoltà?

Fin qui, in quasi un anno di psicoterapia, su che cosa avete lavorato e in che modo? Non riesce a fare dei collegamenti tra il passato e il presente, se ho capito bene, nè ad intercettare degli schemi relazionali prevalenti. Dico bene?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Esposito
La ringrazio del consiglio, l'approccio psicodinamico non lo conosco a fondo ma ritengo che su una scelta del genere dovrò riflettere parecchio, come avrà letto sono piuttosto resistente al cambiamento e le scelte che faccio molto sofferte e zavorrate da mille dubbi.
Ringrazio sentitamente.


Gentile Dr.ssa Pileci
Quali scelte ho fatto? Mi sono iscritto all' Università (Diritto) ritenendo che così sarei riuscito a dare un ordine razionale ai miei pensieri, proveniendo da una scelta scolastica che ho fatto più per compiacere i miei che per convinzione: ho lasciato a 4 esami dalla Laurea.

Non ho svolto la (all' epoca) leva militare, perchè avevo paura della convivenza e del giudizio, e non soffrivo l'autorità.

Ho trovato lavoro part-time in un call center perennemente sull' orlo del fallimento, e ho preso questo lavoro più come una grazia ricevuta che il frutto di una scelta.

Non ho mai avuto e non ho relazioni affettive se non minime, fredde ed al massimo di superficialità, includendo la mia famiglia, nè tanto meno amicali o amorose né, nel modo più assoluto, sessuali (sia chiaro: non me ne lamento, sono fatti) , respingevo e respingo tutto e tutti; quindi, sebbene abbia anche fratelli, mi manca la Relazione come elemento di formazione e crescita. Al contempo la mia famiglia è in perenne competizione con sé stessa, e il valore viene dato solo sul conseguito o sul risultato di una disputa dialettica. Per cui ho terrore del giudizio, per cui mi adatto, per cui mento a me stesso e agli altri e mi crogiolo pietendo compassione (vantaggi secondari). E forse mento anche al terapeuta.

>>potrebbe fare degli esempi delle sue difficoltà?

Modello ABC: non riesco ad avere il tempismo di intercettare il pensiero sabotante e analizzarlo, mi vergogno di farlo in pubblico, non riesco a farlo "a mente"

"Processo" al pensiero automatico: vince in me il dubbio che anche in questo io possa mentire a me stesso, per cui tendo a non farlo o a farlo con svogliatezza per quanto sopra.

>>Fin qui, in quasi un anno di psicoterapia, su che cosa avete lavorato e in che >>modo? Non riesce a fare dei collegamenti tra il passato e il presente, se ho capito >>bene, nè ad intercettare degli schemi relazionali prevalenti. Dico bene?

In un primo momento ho descritto una parte del mio vissuto e il terapeuta ha voluto saggiare le condizioni dell' umore durante un periodo di circa 3 mesi, con un diagramma da me fornito bisettimanalmente; ho voluto interrompere io perchè era sconfortante leggere un diagramma sostanzialmente piatto . Di seguito siamo passati ad analizzare i pensieri negativi e individuato un primo obiettivo che non riesco a centrare (autenticità e menzogna collegate alle scelte universitarie, non riesco a dire la verità a i miei). In questo momento sono in una fase di forte caduta dell' umore e forte irascibilità, non parlo con nessuno da dieci giorni, e sto cercando di sfogarmi intensificando anche le sedute perchè ho preso coscienza dello scollamento fra la parte emotiva (infantile) e quella adulta (aspirazioni, aspettative, realtà dei fatti). Mi chiedo se abbia un senso proseguire.
La ringrazio comunque per le risposte. la precedente e, se lo vorrà, la futura.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
(..)Per cui ho terrore del giudizio, per cui mi adatto, per cui mento a me stesso e agli altri e mi crogiolo pietendo compassione (vantaggi secondari). E forse mento anche al terapeuta.(..)

gentile utente, per essere pragmatici, i rapporti costi benefici delle proprie azioni sono un elemento fondamentale nell'elaborazione della propria sofferenza. si crogiola, suscita compassione? questi sono i benefici secondari? e come li valuta questi benefici? cosa ci guadagna realmente?
a volte dietro i cosiddetti benefici e/o la pigrizia c'è l'idea illusoria e, a volte magica, che un terapeuta possa impiantare una sorta di software nel cervello del paziente senza che questi debba far nulla.
Ma anche una semplice pillola necessità di un impegno da parte del paziente (quando prenderla, come prenderla e per quanto tempo)

non riesce a fare gli esercizi del terapeuta? per questo esistono, forse, le malattie croniche? ma esse smettono di essere croniche quando ci si trova di fronte ad una scelta tra la cronicità della malattia e la sua soluzione.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#5]
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Utente
Utente
Dr. De Vincentiis
Grazie per la sua voglia di scuotermi.
Sono consapevole che di benefici non si tratta, ma di palliativi, lo so fin troppo bene.
Non ritengo che il terapeuta abbia la formula magica per rivoluzionare la mia condizione, non ho mai avuto l'arroganza di pensarlo, tantomeno mi aspetto di essere "telecomandato".

E forse non riesco proprio a spiegarmi, proverò ad usare una metafora del mio terapeuta: dal punto di partenza A (una situazione di cui ricordo con positività) all' obiettivo C (benessere ritrovato), il compito della terapia sarà trovare i metodi B per completare il percorso. Sì, però il mio problema è A. Non avendo qualcosa in cui mi sia potuto riconoscere come felice in quanto perseguito perchè "creduto" (o intimamente convinto della sua bontà\valore), come è possibile trovare la motivazione di effettuare il percorso? Se una casa è senza fondamenta la costruirai e potrai ricostruirla mille volte con tecniche sempre più evolute, ma le fondamenta mancano, e quindi cascherà sempre per terra, prima o poi.

Mi perdoni l'autocitazione «"L' umore nero è praticamente l'unica cosa a cui "credo"»
PErchè non conosco altro, purtroppo.

Probabilmente non mi aspetto di essere telecomandato, ma allenato, come in uno sport. Secondo lei dovrei intensificare le sedute?
Grazie.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
intensificare le sedute è una scelta del terapeuta che la segue.

(..)Mi perdoni l'autocitazione «"L' umore nero è praticamente l'unica cosa a cui "credo"»
PErchè non conosco altro, purtroppo(..)

consenta anche a me una citazione
"ognuno subisce la realtà che costruisce"
Watzlawick.

è sicuro di non mettere in moto manovre che rendano nero il suo umore?


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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

quali sono gli obiettivi che Lei e il terapeuta avete fissato?

In tutta onestà, fin qui, da quello che comprendo avete fatto un buon lavoro. La paura del giudizio per il momento è stata intercettata, forse proprio grazie all'utilizzo dell'ABC. Modificarla in terapia è lo step successivo. E comprendo che tale difficoltà sia proprio radicata in Lei, ma la cosa più importante in questo momento è individuare bene lo schema relazionale disfunzionale che viene messo in atto, riconoscerlo e cambiare.

Per quanto riguarda la relazione terapeutica semplicemente viene riprodotto lo stesso modello che mettiamo in atto nella vita: perchè deve mentire col terapeuta? ne avete mai parlato? teme il suo giudizio? deve presentarsi in un certo modo anche con lui?

Forse il lavoro terapeutico in futuro sarà proprio quello di mettere Lei al centro e non gli altri (aspettative degli altri, del terapeuta), con i suoi obiettivi, desideri, aspettative.

Fa parte anche questo della paura del giudizio e della mission in cui bisogna fare tutto in un certo modo?

Infine: "Se una casa è senza fondamenta la costruirai e potrai ricostruirla mille volte con tecniche sempre più evolute, ma le fondamenta mancano, e quindi cascherà sempre per terra, prima o poi."

Ma perchè è convinto che non ci siano le fondamenta? Crede che tutto ciò che ha fatto e che è stato sia da buttare via?

Prendere coscienza di alcune difficoltà durante la psicoterapia potrebbe abbassare il tono dell'umore: ne parli con il terapeuta non appena lo rivedrà.

Comunque, da quanto scrive è evidente che molti degli aspetti disfunzionali le sono chiari. Il cambiamento arriverà, se Lei lo vorrà e sarà motivato a cambiare.

Saluti,
[#8]
dopo
Utente
Utente
Dr. De Vincentiis
Dico con amicizia che prima di Watzlawick c'erano arrivati i latini , conoscerà certamente il proverbio, "homo faber ..."; insomma, mi sto dando la zappa sui piedi da solo? Sì.
Sono evitante dall' infanzia, ma nessuno mi ha insegnato a prendere confidenza con me stesso e "rischiare", quindi le esperienze non le ho fatte, e farle adesso mi sembra impensabile (tipo: vado a giocare a pallone con i dodicenni? Mando una letterina romantica? Metto il broncio a mammà?). Siccome non so che cosa è il rischiare (o il lottare per vivere o agire con consapevolezza, come spiegare?) , ciò che faccio è rimuginare e darmi la colpa di non aver saputo fare per la ennesima volta, e l'umore precipita e la forza di volontà anche. Mi sembra abbastanza chiaro.

Dr.ssa Pileci
La ringrazio del conforto che mi dà valutando che il processo si sta svolgendo in modo positivo.

>>Ma perchè è convinto che non ci siano le fondamenta? Crede che tutto ciò che ha >>fatto e che è stato sia da buttare via?

Non credo che ci sia qualcosa da buttare via, se non l'ho nemmeno fatto, ma è lecito farlo con così tanto ritardo? per un augurato chiarimento la prego di riferirsi alla riflessione qualche rigo più in sù.

Ringrazio ancora.


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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

chi ha detto che c'è un tempo limite oltre il quale c'è una scadenza?

Rimuginare sul passato sicuramente non aiuta, perchè -al contrario- non fa altro che portarle sofferenza e farla sentire inadeguato.

Però consideri la cosa da una prospettiva un po' diversa: magari certe cose non le ha ancora fatte e vissute perchè in passato non era pronto e aperto per farle. Allora è meglio affrontarle con maggior consapevolezza. Perchè -se le avesse vissute prima e imprepararto- magari sarebbe stato distrutto da quelle esperienze. Non lo sappiamo, ma c'è uno spazio (la psicoterapia) in cui se vuole può cercare anche questo tipo di risposte in futuro e un senso a quello che ha fatto, se lo desidera.

E poi se avesse giocato a calcio, se avesse scritto lettere d'amore, se avesse tenuto il broncio alla mamma, se..., se...., se..., chi le garantirebbe oggi di stare bene e di aver vissuto bene quelle esperienze?

E perchè non dovrebbe essere lecito vivere delle esperienze in ritardo? E' la mission che ha imparato dove bisogna sempre eccellere ed essere i primi e, se questo non si verifica, si sente inadeguato?


"Sono evitante dall' infanzia, ma nessuno mi ha insegnato a prendere confidenza con me stesso e "rischiare"
E a soli 37 anni crede davvero di non poter cambiare?
Forse un incoraggiamento ad osare non l'ha avuto, ma adesso lei è una persona adulta: intercettati i vecchi schemi automatici, segue lo sforzo di cambiare.
L'inadeguatezza è un sentimento tipico di chi soffre di depressione, ma se prova a cambiare prospettiva, potrà anche vedere tutto ciò che non ha ancora gustato in vita sua e che è giusto, se le va, di provare. Non crede? Ad impedirlo possono essere solo le sue paure...
[#10]
dopo
Utente
Utente
>>E a soli 37 anni crede davvero di non poter cambiare?

Dr.ssa, comincio ad averne il sospetto ("pensiero emotivo", vede che bravo?).

Tuttavia sento di non poter interrompere questo percorso terapeutico. Vediamo dove arriviamo. Come dice lei ho bisogno di mettermi il passato alle spalle o perlomeno lasciare che esso non mi condizioni. A parte le paure, come da lei giustamente sottolineato. Che sono presenti e rinnovate di continuo.

Ne parlerò con il mio terapeuta. Nel frattempo la ringrazio sentitamente per il tempo che mi ha voluto dedicare.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Come dice lei ho bisogno di mettermi il passato alle spalle o perlomeno lasciare che esso non mi condizioni"

Dice bene. Il passato fa parte della nostra storia, anzi è la nostra storia.
La psicoterapia che lei sta facendo le permetterà di trovare un nuovo equilibrio e di mettere in atto degli schemi cognitivi e comportamentale indubbiamente più funzionali, ma è chiaro che lasciarsi il passato alle spalle vorrà dire che a volte si ripresenteranno pensieri e comportamenti "alla vecchia maniera", soltanto che lei -una volta terminata la psicoterapia- sarà in grado di intercettarli, rendersene conto e magari sorridere di questo suo vecchio modo di essere.

In 37 lei ha anche imparato a sentire, pensare e comportarsi in un determinato modo che non possiamo modificare in poco tempo; anche se disfunzionale questo modo di essere le riesce bene e in modo automatico.

Una cosa importante da vedere in terapia è proprio la sequenza critica che attiva il pensiero "depressivo" e che è in grado di rovinarle la giornata, partendo da eventi apparentemente neutri, ma che per lei hanno un determinato significato.

Dopo aver rivisto il terapeuta, se vuole ci faccia sapere.
Le faccio tanti auguri per tutto.