Assenza volontà

Salve,nonostante la mia età e non lavorando,sto ancora studiando all'università da quando ho finito le superiori(con qualche parentesi lavorativa).E' una facoltà scientifica sanitaria impegnativa e non sono mai riuscito a dare più di due esami l'anno(quando andava bene).Premetto che la scelta della facoltà è stata fatta molto superficialmente,sottovalutando e sminuendo le materie che sarei andato a studiare,ma nonostante questo,considerandola come un ripiego rispetto alla facoltà più vicina alla mia reale predisposizione naturale.Ora mi trovo a 1/3 del mio percorso di studi,con una media molto alta ma con un peso degli esami ancora da sostenere schiacciante.In passato sono stato da uno psichiatra che mi ha diagnosticato un DOC(ci sono andato perchè ero ossessionato di avere una grave malattia infettiva che mi rendeva impossibile pensare ad altro) e mi ha dato farmaci antidepressivi che all'inizio ho preso ininterrottamente per un anno e mezzo,poi ho sospeso la cura,l'ho ripresa e interrotta più volte(dopo il miglioramento sospendevo i farmaci ed ero libero dai sintomi per circa 6 mesi,fino di solito all'arrivo dell'autunno,in cui ricominciavano).Ho smesso di fumare nel gennaio 2011 e dalla primavera dello stesso anno ho interrotto i farmaci e non ho più avuto nessuna paura di avere una malattia infettiva.Ho dato l' ultimo esame(appartenente ancora al primo anno) nel gennaio di quest'anno(il più difficile credo) e non ho praticamente più aperto libro da allora(ho tentato qualche giorno di fila di studiare ma poi ho lasciato perdere aspettando giorni migliori).Ora sto cercando di riprendere lo studio ma non ho voglia,non ho concentrazione e attenzione,tendo a procrastinare,a darmi alibi e ricerco solo il piacere nella vita(mangiare,sesso,interessi).La maggior parte della mia giornata,da mesi,la passo fantasticando,leggendo libri che non c'entrano nulla con i miei studi,scrivendo poesie e racconti(questo mi fa sentire che non ho passato la giornata invano ma non è così),passo anche molto tempo su internet;bevo.Non esco più di casa,ho tagliato i ponti con la maggior parte degli amici(soprattutto provo tanta vergogna per la mia condizione in quanto sono tutti sistemati e io sono l'unico messo male;ho paura ad uscire di casa pensando di incontrare parenti e amici che mi chiedano dell'università e vivo nella paura e nel senso di colpa per l'accidia).Trascuro il mio aspetto e vesto da barbone.Non so cosa fare e con chi parlare di questo problema.Qualche anno fa mi sono rivolto ad uno psicologo:ci sono stato solo una seduta e poi non ci sono più andato perchè chiedeva molti soldi e diceva che dovevo andare tutte le settimane(i miei genitori si sono mostrati contrari,soprattutto anche perchè in passato ho frequentato lo psichiatra e prendevo psicofarmaci,cosa per loro in un certo senso molto vergognosa).Non credo di poter andare avanti così per molto e pagherò molto caro la mia mancanza di volontà.Sto già soffrendo tantissimo da anni e sono disperato.Vorrei cercare di trovare una via di uscita cercando di non buttare al vento i sacrifici fatti per studiare,ma anche sapere come mai sono ridotto così.saluti e grazie.
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Caro ragazzo, innanzitutto trovo positivo il fatto che lei sia uscito dal guscio per chiedere un consulto, sia pure per ora on line.
Questo vuol dire che sente di aver raggiunto il limite e che desidera uscire da questa situazione nella quale si è incartato.
Io credo che ci siano tanti modi per ribellarsi ad una vita apparentemente non nostra o per lo meno che noi sentiamo di non aver impostato esattamente come ci sarebbe piaciuto. Uno di questi modi, non efficaci, è una ribellione passiva. Un modo cioè di resistere passivamente di fronte alla vita che scorre. Il suo prendere tempo, il suo bere, quale modo punitivo, il suo lasciare ed interrompere frequentemente le cure farmacologiche, il suo non mantenere una attività lavorativa sia pure parallelamente agli studi, il suo isolamento dalla vita sociale.
Una rinuncia, una ribellione ma al tempo stesso una punizione rivolta contro se stesso. Bere significa spegnere i sensi di colpa con lo svantaggio suppletivo della condizione di dipendenza.
Ha mai riflettuto sulla sua "rabbia"? Sarebbe di primaria importanza creare le condizioni economiche che le permettano di elaborare questi vissuti ed altri e tradurre questa energia in comportamenti più sani e costruttivi.
Può rivolgersi a un CIM e verificare la possibilità di incontri di sostegno psicoterapici convenzionati.

Dr.ssa Daniela Benedetto
Psicologa e Psicoterapeuta EMDR Roma
tel. 3396306112 www.danielabenedetto.it
Visite in presenza e da remoto (on line)

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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Quindi devo per forza rivolgermi a uno specialista,non potrò uscirne con le mie forze? sono consapevole che non si possono fare diagnosi in questa sede ed in questo modo,ma potrebbe darmi qualche piccolo consiglio,se è possibile,per almeno provare a uscire nel breve termine da questa situazione così fossilizzata e tentare di invertire la rotta?vorrei davvero rimettermi in piedi,forse è solo indolenzia e perdita di motivazione.Il problema che proprio mi impedisce di vivere(che è la causa di ogni mio male)è che non riesco a trovare la volontà per studiare,per concentrarmi(non tanto il bere, in quanto bevo moderatamente ogni tanto e non assolutamente con costanza), e la percezione di un brutto futuro(come già detto,ero andato a chiedere aiuto ad uno psicologo ma mi ha fatto un'impressione molto brutta e mi aveva detto che se non raggiungevo i miei obiettivi entro pochi anni non ce l'avrei più fatta;e quindi che dovrei fare ora?gettare al vento i miei esami dati e ritirarmi?non lo farei mai).L'unica cosa è che faccio pochissimi esami in un anno,tra di essi mi riposo tantissimo e mi prendo diversi mesi di pausa,forse perchè son stanco mentalmente per ricominciare a prendere in mano un altra materia.Ci potrebbe essere un blocco a livello emotivo/energetico?Perchè mi abbandono sempre al piacere trascurando il dovere?Non mi sento molto responsabile,anzi ancora immaturo su certi aspetti,tendo a procrtastinare sempre;mi dò alibi e mento a me stesso.La cosa ambigua però è sentirsi sempre stanchi,distratti e svogliati quando si deve studiare e in forza e molto energici quando si devono fare cose piacevoli. Grazie per l'attenzione dottoressa.
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Gentile ragazzo, è difficile da qui potere aiutarla in quanto i "consigli" non servono o meglio servirebbero esclusivamente per darle un altro "alibi" per svalutarsi e rimproverarsi se non li segue. E' un circolo vizioso e la passività che ripropone nel chiedere consigli non farebbe che metterla di fronte al rischio di farsi "guidare" verso mete che nascono dal cuore e dalla pancia di altri e non da se stesso.
La chiave di tutto ciò sta proprio nel "ri-trovare" dentro di sè il senso delle cose, il piacere delle scelte e saper distinguere tra i suoi desideri e quelli di altri per i quali ha deciso rotte forse non sue o forse che non sente sue nonostante l'interesse ipotetico che potrebbe averne.
Le emozioni quale la rabbia che forse è sopita ma agisce indirettamente attraverso comportamenti di passività potrebbero risalire da antichi rapporti non elaborati ma subiti per esempio con la figura di riferimento genitoriale più determinante (padre o madre). Ma queste sono delle ipotesi che le ho indicato per farle comprendere quanto lavoro ci sia da fare e certamente da qui non è possibile.
In ogni caso per ora sarebbe importante mettersi in condizione di lavorare, guadagnare qualcosa che le permetta un minimo di indipendenza per dare luce e ossigeno alle future scelte della sua vita che potrebbero anche comprendere gli studi, questa volta però come opzione libera e sentita.
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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Concordo pienamente su quanto mi ha scritto e la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.