Litigiosità

Salve gentili dottori,
scrivo per chiedere un consiglio in un certo senso "pratico". Da tempo infatti sto cercando di lavorare su me stessa per eliminare la mia tendenza ad attuare dei comportamenti sbagliati che innescano la lite in famiglia o, in misura minore, con il mio fidanzato. Spesso infatti mi lascio sfuggire delle battute infelici o delle risposte sgarbate, poi dal tentativo di giustificarmi o mitigare quanto ho detto nascono delle discussioni accese ed inutili, prive di fondamento, che causano dispiacere a tutti e alimentano incomprensioni. Purtroppo i miei comportamenti sbagliati sono il frutto di abitudini tanto radicate in me da essere diventati quasi una coazione, e non riesco a trovare una "strategia" che mi consenta di scardinarle e di cambiare. Trovo infatti che una persona che causa dispiaceri ai propri familiari dopo aver ricevuto da loro tanti benefici sia un'essere privo di ogni valore. Capisco che dovrei costruirmi una vita autonoma, ma purtroppo non ci riesco. Ho fatto vari errori, a cominciare forse dalle scelte di studio, ma l'idea di aver dato e di continuare a dare dispiaceri alla mia famiglia mi distrugge, credo che sia il mio fallimento e la mia vergogna più grande. Nonostante io ricada negli stessi errori, però, non dispero di potermi rimboccarmi le maniche e cambiare: è per questo che mi rivolgo a voi. Se riuscissi ad essere meno propensa alle discussioni familiari sarebbe per me già un passo avanti. Vi ringrazio in anticipo per la lettura e vi porgo
Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Capisco che dovrei costruirmi una vita autonoma, ma purtroppo non ci riesco.>

Potrebbe spiegare cosa glielo impedisce alla sua età ?
Su cosa si scontra con i suoi genitori? Di quali errori parla?

<ma l'idea di aver dato e di continuare a dare dispiaceri alla mia famiglia mi distrugge>
Cos'è cambiato nel modo di rapportarsi tra lei e i suoi genitori da quando è diventata adulta?

Che progetti ha per la sua vita?

E con il suo ragazzo? Com'è il suo rapporto con lui?

Perdoni le molte domande ma sono utili per darle una risposta più compiuta, pur con i limiti del mezzo virtuale.

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile dottoressa,
in primo luogo la ringrazio per la risposta.
La mia impossibilità di andar via di casa dipende dal fatto che non riesco a trovare un lavoro sufficientemente remunerato. Mi barcameno tra lavoretti e corsi di formazione ma quello che guadagno non mi basterebbe nemmeno per l'affitto di una camera. Quanto agli errori, mi riferisco alle scelte in fatto di studi - che non reputo del tutto sbagliate, ma che avrei dovuto calibrare meglio - e al fatto di aver dato dei dispiaceri a mia madre nel corso dell'adolescenza, in frangenti che sarebbe complicato spiegare. Questo è il mio più grande rimorso.
Dall'età di circa 19 anni ho un rapporto molto più sereno con i miei genitori, che però è degenerato un po' dopo la laurea. Infatti ho sempre la sensazione di non ripagarli dei sacrifici che hanno fatto per me; sensazione che prima non avevo perché i risultati positivi all'università li rallegravano e davano a me più sicurezza.Gli scontri avvengono per futili motivi, comunque ultimamente mi sta capitando con una certa frequenza di ottenere colloqui di lavoro fuori città e di dover chiedere loro i soldi per le trasferte. Mi dispiace vederli fare delle rinunce per me, e a loro dispiace vedermi dispiaciuta. Da questo nascono spesso incomprensioni.
Il mio ragazzo e io andiamo d'accordo e ci rispettiamo. Stiamo insieme da molti anni, ma lui lavora in una città piuttosto lontana, così ci vediamo molto poco. I miei progetti sono sempre stati con lui ma ora sono emerse delle diversità in fatto di valori che, nonostante l'affetto e il rispetto reciproco e la mia stima per lui, compromettono la possibilità di fondare una convivenza proiettata verso il futuro.

Mi dispiace essere stata prolissa. La ringrazio ancora e la saluto cordialmente.

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Mi dispiace vederli fare delle rinunce per me, e a loro dispiace vedermi dispiaciuta. Da questo nascono spesso incomprensioni."

Gent.le ragazza,
credo che il primo passo sia darsi la possibilità di condividere il tuo disagio con i tuoi genitori, dando anche a loro la possibilità di esprimere il loro vissuto nei tuoi confronti.
In questa fase non essendoci gratificazioni concrete, come ad esempio la soddisfazione di aver superato un esame all'università, è comprensibile che tu avverta una certa insofferenza e preoccupazione riguardo alla possibilità di realizzare le tue aspirazioni, tuttavia bisognerebbe evitare che la tua frustrazione, diventi "benzina" che accende ogni eventuale discussione con i tuoi familiari.
E' importante che tu possa trovare un modo per compensare le rinunce dei tuoi genitori, perché questo ti consentirà di ridimensionare gli eventuali sensi di colpa.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile dott.ssa Camplone,
la ringrazio dei suoi suggerimenti. Ci rifletterò su per trovare un modo di attuarli nella pratica.
La ringrazio ancora e la saluto.
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Dr. Riccardo Cicchetti Psicologo 21 1
Gentile ragazza,
il conseguimento della laurea è un traguardo importante sul piano della gratificazione e crescita personale ma, oltre a un punto di arrivo, rappresenta un punto di partenza verso una nuova avventura priva di quella struttura contenitiva, fatta di regole chiare e rassicuranti sul piano dell'identità, che l'università rappresenta.
Superare la simbolizzazione affettiva della "studentessa" non è impresa facile, ma è un passaggio necessario entro un processo di individuazione del proprio Sé.

Recuperi un contatto diretto con i propri bisogni, lasci emergere i suoi desideri, si ponga degli obiettivi e si domandi cosa sta facendo per perseguirli.

Il senso di colpa nei confronti dei suoi genitori è alimentato dalla condizione di immobilità in cui si trova.

In modo analogo, un confronto più efficace con il suo ragazzo potrà essere impostato sulla base delle sue necessità reali in questa fase di vita specifica, piuttosto che su delle presunte affinità o diversità di "valori" in senso generico.

Un cordiale saluto

Dr. Riccardo Cicchetti - Psicologo
Tel: 3474896534
www.studioclinico.it

[#6]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Egregio Dottor Cicchetti,
grazie della sua risposta.
Lei ha individuato benissimo il problema. Quanto al porsi degli obiettivi, lo sto facendo (concorsi pubblici, tentativi di avviare attività in proprio etc.) ma il raggiungimento è subordinato ad una serie di variabili (ottenimento dei finanziamenti etc.) che non sempre è in mio potere controllare.
Per quanto concerne il mio ragazzo, l'adesione ad un credo religioso purtroppo non è un fattore che si possa trascurare nella costruzione di una famiglia.
La ringrazio ancora e la saluto cordialmente.