Cosa i miei genitori pensano di me

Sono una ragazza di 23 anni. Sono laureata e sto studiando per degli esami di ammissione per entrare alla laurea magistrale. Sono sempre stata una brava ragazza e una brava studentessa, anche se spesso mi lascio influenzare dalle situazioni un po' più emotive in cui mi vengo a trovare. Ad esempio ho avuto difficoltà a scrivere la mia tesi, prolungando i tempi di un anno, non solo ma anche per via del mio ex, che inaspettatamente si era trasferito all'estero senza interpellarmi e prolungando via via la data del suo ritorno (tutt'ora è via, dopo un anno e mezzo dalla sua partenza).
Al momento sono un po' "di corsa" con lo studio, per via dei numerosi esami da sostenere in tempi ristretti e mi accorgo di essere molto distratta su cose quotidiane, come ad esempio il fare la lavatrice.
Oggi per esempio ho sbagliato a fare la lavatrice, mettendo insieme a quelli bianchi alcuni vestiti azzurri. Questo ha scatenato in mia madre una reazione molto pesante, con rimproveri ad alta voce, ai quali ho risposto scusandomi, e dicendo che non era mia intenzione, ma non me ne ero accorta. Poi ho ripetuto l'errore, poche ore dopo, mettendo ad asciugare nella macchina la biancheria bianca e quella blu. Non ci ho pensato, non mi è passato per la testa. Ma mia mamma di nuovo si è messa ad urlare dicendomi che non posso non saper fare la lavatrice a 23 anni e letteralmente "tu non sei normale".
Mia madre usa spesso frasi del tipo:
- tu non sei normale
- sei pazza/matta
- sei malata
Ora, sono io che ho una visione della realtà distorta e davvero ho qualche problema oppure mia madre ha qualche problema con me? Posso capire i rimproveri, ma questo suo darmi della pazza o anormale in continuazione non aiuta di certo. Lo stesso lo fa con mio fratello, che per sua fortuna studia all'estero e torna a casa raramente.
Anche mio padre fa molta pressione su entrambi per via dello studio. Io sono riuscita a laurearmi, non mi considero una cima, ma di certo so di essere intelligente e capace sia nello studio, sia nel lavoro, sia nelle mie relazioni sociali. Sono distratta e, quando ho altro per la testa, lo sono ancora di più, probabilmente lasciando da parte cose che per me sono secondarie.
Mi sento molto sotto pressione, spesso o quasi sempre non mi vengono riconosciuti i miei pregi e le mie conquiste. Mio padre, quando avevo 15 anni e ho insistito per partecipare ad una festa di compleanno con pernottamento in baita, mi ha detto letteralmente "se continui a voler fare quello che vuoi ti uccido". Da lui ho sentito un "brava" solo alla mia laurea. Quello prima non me lo ricordo nemmeno.
Rileggendo tutto questo mi sembra quasi infantile e confuso, ma non riesco a fare più chiarezza nella mia mente. Sto vivendo questa situazione molto confusa. Vorrei poter filtrare le critiche, eliminarle da ciò che prendo in considerazione, come suggerisce il mio ragazzo (che mi sostiene sempre e mi incoraggia in tutto). Vorrei non dare peso a ciò che i miei genitori dicono. Ma come?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

secondo te per quale ragione i tuoi genitori si comportano così? è lo stesso anche con tuo fratello?
Credi dipenda da te o è proprio la loro convinzione (es pressione perchè lo studio è importante)?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Cara ragazza,

certo non deve essere facile vivere sempre sotto pressione ed in un clima familiare del genere. Dovresti far capire sia ai tuoi genitori, ma soprattutto a te stessa, che le corse non portano lontano. Si rischia infatti poi di non concentrarsi sulle piccole cose quotidiane. La vita non è solo fatta di doveri, e a 23 anni dovrebbe pensare anche ad altro oltre che alla soddisfazione dei suoi genitori. Cosa fa ad esempio per svagarsi? Esce con gli amici?
Un dialogo con i suoi genitori lo ha mai avuto? Un confronto riguardo gli obblighi e le pressioni che le fanno? Al modo di porsi di sua madre?

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Per loro lo studio è molto molto importante. Mio padre mi ha impedito di lavorare fino a 18 anni (in estate ad esempio) per farmi studiare e farmi concentrare bene su quello. Inoltre per lo studio pagano tutto i miei genitori: la retta universitaria mia e di mio fratello, l'appartamento di mio fratello, i nostri soggiorni studio all'estero. Avrei voluto fare la pilota d'aerei, ma non avevo le caratteristiche per entrare in aeronautica: mio padre mi avrebbe pagato i corsi privati (10.000€ a corso). Su questo fronte non ci hanno mai fatto mancare nulla.
Ma ci hanno fatto molta pressione e, a mio avviso, molto spesso "ingiustificata". Sia mio fratello sia io siamo delle ottime persone e bravi studenti. Non ci siamo mai messi nei guai, nemmeno durante l'adolescenza, anche se alcune discussioni per la propria indipendenza ci sono state, come penso sia normale a quell'età. Ma non è mai successo nulla di grave. Penso che la cosa più grave che io abbia fatto sia superare i limiti in autostrada un giorno che ero particolarmente di corsa. E solo quel giorno, tanto che me lo ricordo... Per dire che non siamo "teppistelli"... Nei confronti di mio fratello lo sono stati più quando lui era piccolo, perché non amava molto la scuola e non si impegnava a sufficienza, ma erano naturalmente più leggeri. Ora lui torna a casa raramente e tempo per combinare guai non ne ha molto, dunque anche i rimproveri e le prese in giro non sono frequenti. Probabilmente, vivendo in casa e non lavorando, sono molto più a stretto contatto con loro e, trovandomi nel pieno della situazione la vivo anche in maniera (forse) troppo emotiva...
In ogni caso non so spiegarmi bene il comportamento dei miei genitori nei nostri confronti. Noto che di rimando, non so se per difesa o emulazione, entrambi noi fratelli abbiamo cominciato a rispondere a mia madre alle sue frecciate sarcastiche nello stesso modo, anche se non è lei a "cominciare", a volte (non a mio padre, lui fa più paura e i suoi sono più che altro rimproveri e non prese in giro). Questo mi dispiace perché so che è irrispettoso, ma non ho nemmeno intenzione di farmi trattare in un modo che ritengo sia infantile, risultando però a mia volta anche più infantile purtroppo. Non siamo più bambini, nessuno di noi, e avendo studiato comunicazione so che è importante comunicare, spesso però a casa non si riesce a farlo. Non si viene ascoltati e non si è lasciati liberi di esprimersi. Le discussioni non sono mai costruttive e si sfora sempre negli urli.
Sinceramente qualche tempo fa credevo fosse la loro convinzione, che fossero stressati per lavoro o altro (non stiamo male economicamente e io lavoricchio per pagarmi le mie spese personali per quanto più posso, concentrandomi però più sullo studio, come mi è stato insegnato). Mia madre penso abbia questo atteggiamento per autodifesa nei confronti di mio padre, che non la tratta benissimo da quando avevo 8 anni (rimproveri, mai violenza fisica, forse però psicologica), ma mi fa male vedere come adotta questo anche con i suoi figli. È stato tutto un circolo vizioso... Spesso mi viene da pensare che, se sono rimproverata così spesso, se i commenti sarcastici sono così frequenti, forse sono io il problema e forse ho davvero qualcosa che non va, di cui io non mi accorgo. Non posso causare così tanti "problemi" alla mia famiglia senza pensare di avere colpe. Non dico di essere una santa, assolutamente so di essere distratta e maldestra e di avere questo atteggiamento di botta/risposta, ma mi piacerebbe che il tutto fosse equilibrato.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Mirona,
rispondendo alle domande precedenti ho risposto anche ad alcune delle Sue.
Per svagarmi frequento il mio ragazzo molto spesso durante il pomeriggio. È un ragazzo d'oro che mi ascolta e mi sostiene. Inoltre mi stimola allo studio e spesso studiamo assieme (lui è a scuola, è più piccolo di 5 anni, dunque fa le sue materie e io le mie, ma studiare con lui mi tranquillizza molto e riesco a concentrarmi meglio). Insieme facciamo anche passeggiate, disegnamo, giochiamo a carte o giochi di società e leggiamo libri e guardiamo film.
Ho una cerchia di amici ristretta, ma sono tutti buoni amici, che frequento per la maggior parte dei casi la sera, dato che molti di questi lavorano anche di notte (due di loro sono infermieri e la mia migliore amica lavora come educatrice in una casa di accoglienza per ragazzi in difficoltà), o nel week end. Ogni tanto ci concediamo una cena fuori, ma più spesso andiamo insieme al bar di un amico per chiacchierare e raccontarci la nostra settimana. Abbiamo fatto vacanze assieme, gite e attività sportiva, anche se sono più rare.
Quando sono sola, invece, studio, eseguo commissioni per i miei genitori, leggo volentieri e faccio passeggiate per il centro città. A volte disegno o guardo la televisione. Spesso mi piace andare a trovare i nonni. Sport non ne pratico molto: in passato andavo sulle piste con lo snowboard, ma i prezzi sono rincarati e da due anni sto a casa. In estate invece vado volentieri in piscina, dove mi riesco a rilassare davvero, prendendo il sole, leggendo o, anche li, studiando...
So che le corse non fanno bene. Personalmente mi mettono sotto pressione. So che in ogni caso riuscirei a passare gli esami, ma chiaramente la pressione dei miei perché io "entri" alla magistrale entro fine gennaio (senza slittare a settembre) è molta e mi agita.
Ogni volta che si alza la voce cerco il dialogo, cerco di instaurare una conversazione più calma, più da adulti oserei dire, ma gli urli non cessano e finisco per urlare a mia volta per farmi sentire. Per quanto riguarda l'atteggiamento di mia madre, ogni mio tentativo per farmi trattare da adulta finisce con un secco: "io sono tua madre, non sono tua sorella/tu sei mia figlia". Non ottengo nulla dicendo che sono adulta anche io ormai, o almeno mi piacerebbe cominciare ad esserlo e mi piacerebbe che mi si trattasse come tale. Sono laureata, ho vissuto da sola un anno quando ero in Erasmus, ho fatto le mie esperienze e le ho portate a termine con ottimi risultati. Me lo merito, di essere trattata da adulta, almeno nell'atteggiamento, poi chiaramente non pretendo che non mi si rimproveri più se combino disastri, ma in ogni caso, che la "pena" o il rimprovero sia equivalente a ciò che ho fatto. Urlarmi contro perché ad esempio chiudendo un cassetto non ho notato che la biancheria si stava stropicciando mi sembra assolutamente fuori luogo e una reazione esagerata.
Ma nella situazione di non-comunicazione in cui mi trovo, anche con tutte le tecniche comunicative che ho imparato, non riesco a comunicare. O non vengo presa sul serio. Sono arrivata alla conclusione che l'alternativa sia la classica autostrada tra le orecchie "entra da una ed esce dall'altra", almeno per non ritrovarmi a piangere e per ridurre l'impatto emotivo di tutto ciò.
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
E degli amici che mi dice?
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dopo
Utente
Utente
Come ho detto, i miei amici non sono molti, ma sono ottimi. Ci vediamo perlopiù la sera o nel week end. Solitamente stiamo al bar a chiacchierare, a volte ceniamo fuori. Abbiamo fatto in passato alcune vacanze insieme o gite anche in giornata. Molti, anzi quasi tutti, lavorano, 3 dei quali anche di notte. Ma si cerca di vedersi appena si può.
Con loro però non parlo dei miei problemi, a parte con la mia migliore amica. Lei è educatrice e continua a suggerirmi di aprire un dialogo con i miei genitori, parlando della situazione tra noi, ma capisce anche che non è semplice a casa mia. Suggerisce in ogni caso di cercare di guadagnare una certa indipendenza, anche per quanto riguarda tempi di studio e decisioni strettamente personali, non cercando di accontentare i miei genitori, ma solo me stessa e le mie esigenze personali, psicologiche e rispettando i miei tempi. Di cose più profonde non parliamo, mi sento in imbarazzo a parlare "male" dei miei genitori con persone al di fuori della famiglia. Sono stata educata così, i problemi familiari sono da tenere in famiglia. Ne parlo di più col mio ragazzo, nutro una profonda fiducia in lui.
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Mi scusi, mi era sfuggito.
Non è la quantità di amici l'importante, ma la qualità. Potrebbe aprirsi un pò di più con questa sua amica invece. Capisco che lei non voglia condividere i suoi pensieri negativi sui familiari, ma deve pur sfogare la sua frustrazione in qualche modo. Parlare con un'amica mi sembra il modo più naturale. Non sia troppo severa con se stessa, non fa nulla di male.
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dopo
Utente
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Proverò a parlarne anche con lei. La sensazione di fare qualcosa di sbagliato resterà, ma forse la mia amica, anche essendo educatrice, avrà buoni consigli da darmi, o al limite starà a sentire ciò che ho da dire. Di sicuro senza giudicarmi.
Già poterne parlare qui in modo anonimo ha aiutato a scaricare un po' la tensione che mi tenevo dentro.
La ringrazio molto
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