La mia vita

Gentile dottore,
sono una ragazza di vent’anni, vivo con i miei genitori e attualmente sono al secondo anno di università. Di me posso di certo dire che sono una persona testarda, abbastanza critica e non molto sicura di me stessa e da sempre decisamente timida. Questo lato del mio carattere è sempre stato il mio tallone di Achille, sicuramente sono “migliorata” negli ultimi anni ma quella parte di me impacciata e che arrossisce sempre non è mai sparita. Non giova alla mia autostima il fatto che a vent’anni io non mi sia mai fidanzata e che non abbia mai fatto sesso, questo mi mette particolarmente a disagio con le persone sia maschi che femmine e evito il più possibile di trattare l’argomento. Parlare di sesso con gente dell’università metterebbe in luce il fatto che a questa età io sia ancora vergine e la cosa mi imbarazza davvero moltissimo. Mi sembra quasi che mi manchi un pezzo, un’esperienza importante, e poi effettivamente come tutti gli esseri umani ho determinate pulsioni e ormoni che vorrebbero essere soddisfatti. Ma il mio problema più grande non è solo questo, penso spesso al mio futuro e a parte la situazione in Italia che è terribile, non vedo possibilità di fuga. Cerco di spiegarmi meglio, per adesso vado all’università facendo la pendolare, cosa che mi costa fatica e fa in modo che io non abbia una vera vita perchè non sto “né da una parte né dall’altra”, non vivo né nella mia città, né nella città che ho scelto per studiare. I miei penso potrebbero permettersi di pagarmi un affitto, richiederebbe naturalmente una grossa spesa e dei sacrifici che anche io sarei disposta a fare, ma quando provo a parlargliene mi fanno un elenco delle spese mensili e non mi negano né confermano la possibilità di vivere fuori. Ho come l’impressione che vogliano in qualche modo trattenermi, anche se dicono che preferirebbero che vivessi nel luogo dove studio. La mia vita è sempre uguale da vent’anni, studio, da tre anni lavoro solo d’estate come babysitter e basta. Mi sento quasi incatenata, se penso al mio futuro mi viene da deprimermi, penso a una vita monotona qui nella mia città fatta di routine, anche sola, a guadagnare quel poco per poter vivere. Sempre le stesse cose, sembra un encefalogramma piatto. Eppure mi sento come malata nella volontà, ho paura di andare via, non so, partire e cambiare vita in un’altra città, un’altra università, magari l’estero, ho una paura matta di andare via di casa,è irrazionale e me ne rendo conto. Qui non mi tiene niente, non un ragazzo, non un’aspirazione di vita. I miei genitori sono sempre stati un po’ strani, giovani e antichi nello stesso tempo, ho l’impressione che vogliano che la mia vita diventi come le loro (con tutte le buone intenzioni, naturalmente su questo non ci sono dubbi) un lavoro e una famiglia e una casa nella città in cui sono nata. La mia migliore amica è la mia confidente, le voglio molto bene e lei mi consiglia spesso di andare via, trovare un posto con un’università buona anche in Itali
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

probabilmente l'idea che lei si trasferisca nella città dove studia non è vista completamente di buon occhio nè da lei nè dai suoi genitori perchè porterebbe ad un allontanamento che forse non siete ancora pronti ad affrontare.
Lasciando da parte le remore dei suoi genitori, che hanno motivazioni differenti dalle sue perchè siete in due posizioni diverse, il trasferimento la aiuterebbe a raggiungere un senso di stabilità e anche di appagamento maggiore di quelli che sente ora, perchè trovarsi continuativamente in quella città (pur potendo tornare dai suoi nel fine settimana) significherebbe instaurare nuove amicizie e legami con chi, come lei, studia in quel luogo e non sentirsi più con il piede in due scarpe, entrambe scomode (a quanto mi pare di capire).

Tutto ciò la aiuterebbe a superare il senso di apatia e insoddisfazione che comunica con il suo post, inclusa l'idea che la sua vita sia la stessa da 20 anni (il che è ovviamente irrealistico), sempre che decida di mettersi alla prova e magari di impeganrsi ad essere meno perfezionista in quello che fa, meno attenta al risutato e più alla strada che compie per raggiungerlo.

Quanto è impegnata con lezioni e studio durante il giorno?
Ha considerato l'idea di cercare un lavoro per pagarsi almeno l'affitto di una stanza?

Vorrei anche chiederle se ha scelto lei il corso di laurea che frequenta e quali sono le sue aspettative e aspirazioni per il futuro.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"... sono una persona testarda, abbastanza critica e non molto sicura di me stessa e da sempre decisamente timida..."

Gentile ragazza,

a me sembra che ci sia in te una certa rigidità mentale che ti porta a non cogliere le possibilità di cambiamento, non tanto esterne (tanto è vero che di cambiamenti nella tua vita ce ne sono stati, non ultimo l'inizio dell'università), quanto cambiamenti nel tuo modo di percepire te stessa, il mondo, gli altri.

Mi è sembrato infatti di cogliere nelle tue parole un senso di sconfitta, come se tu fossi destinata ad andare incontro al tuo destino... in cui non succederà nulla.

Ma dov'è la padronanza che solo tu puoi avere della tua vita?

Io non credo che trasferirsi, cambiare radicalmente qualcosa di esterno a noi potrà mai modificare anche la nostra percezione. Anzi, è molto probabile che avremo cambiato casa e città, portandoci dietro i nostri vecchi bagagli carichi di vecchi pesi.

Io credo che tu dovresti fermamente cambiare la prospettiva con la quale vedi tutto attorno a te e pure te stessa.

Ad esempio, dici di sentirti "come se ti mancasse un pezzo, una parte importante".
La tua sensazione è legittima, ma credo si debba trovare un senso e un significato. Probabilmente fino ad ora non hai vissuto determinate esperienze perchè ti sei dedicata ad altro, perchè avevi paura di viverle e magari ti saresti anche "bruciata" vivendole, perchè non eri pronta.

Non tutti inoltre maturano e vivono queste tappe alla stessa età, ma questo non significa essere "anormali" nè diversi.

Infine, vorrei suggerirti una lettura che credo potrebbe aiutarti per le tue difficoltà riguardanti la timidezza:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html

Modificare il proprio atteggiamento e la propria percezione di sè e di sè con gli altri in genere è possibile anche grazie ad un aiuto psicologico; è una figura presente presso la tua Facoltà?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<I miei genitori sono sempre stati un po’ strani, giovani e antichi nello stesso tempo ...ho l’impressione che vogliano che la mia vita diventi come le loro,>

In che senso? Può dirci qualcosa di più in merito al rapporto con i suoi genitori? Da cosa le derivano queste considerazioni?

E' figlia unica?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Ringrazio moltissimo per le risposte e soprattutto per la tempestività, frequento la facoltà di architettura ed è un percorso di studio che ho scelto con molta convinzione. I miei avrebbero appoggiato qualunque scelta avessi fatto e nollo scegliere questo percorso mi hanno però impoto dei limiti ovvero io intendevo fare la laurea triennale e mi hanno "costretto" a una quinquiennale, per vari motivi, nonostante il fatto che entrambi non abbiano esperienze nel campo dell'architettura. Io mi fido di loro ma sembra che loro e perciò "gli ho lasciati fare" ma sinceramente non sono del tutto sicura di questa decisione. naturalmente anche io avevo pensato di lavorare per pagare l'affitto per un eventuale trasferimento, ma obiettivamente non so se posso riuscire a lavorare e studiare insieme dato che le lezioni ci sono tutti i giorni e spesso con relativi elaborati, è una soluzione che comunque non tenderei ad escludere. Chiedere ai miei di pagarmi un affitto mi fa sentire in colpa per l'enorme spesa e mi fa sentire anche in debito, nel denso che in qualche modo sono sempre soggetta a loro, mi sembra di non avere lo stesso una mia autonomia.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
In questa situazione ogni scelta avrà dei pro e dei contro: provi a fare una valutazione di quali sono le sue priorità per decidere se e quali cambiamenti introdurre.
Questo dipende da quanto le pesa andare avanti così, dipendere ulteriormente dai suoi genitori o rischiare di laurearsi fuori corso per cercare di mantenersi almeno in parte agli studi.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Chiedere ai miei di pagarmi un affitto mi fa sentire in colpa per l'enorme spesa e mi fa sentire anche in debito>

E' davvero certa che siano solo questi i motivi che la frenano nel prendere una decisione?

Poiché da quanto riferisce forse potrebbero pesare anche altri elementi, come magari il suo sentirsi impreparata a lasciare la famiglia, le sue insicurezze, le aspettative dei suoi genitori, il suo ruolo in famiglia.
Tutte ipotesi naturalmente anche fallibili da qui dato che non la conosco direttamente.

Incontrare direttamente uno psicologo anche presso lo sportello di ascolto della sua facoltà, come suggerito dalla Collega, potrebbe esserle utile per fare maggiore chiarezza.
[#7]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Siete stati tutti estremamente gentili e ringrazio ancora per le risposte, sicuramente penserò a questa situazione e cercherò di parlarne con qualcuno, le vostre risposte mi sono state molto utili soprattutto perchè avevo bisogno di un punto di vista esterno. Grazie ancora.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Si informi sulla presenza di uno sportello psicologico nella sua università, al quale può iniziare a rivolgersi per una consulenza.