Evitamento, fobia sociale, depressione

Salve,
Ho 20 anni e da poco meno di 8 mesi ho riscontrato alcuni problemi legati all'ansia e alla depressione, oltre che all'evitamento di situazioni sociali fin da molti anni addietro (prima adolescenza) che, sia per ignoranza sia per negligenza, ho evitato credendo che fosse tutto ok e che allo stesso tempo mi ha portato spesso all'isolamento sociale oltre che a disturbi vari come l'obesità (lo sono tuttora).
Parto dal presupposto che di natura sono timido e introverso soprattutto nell'ambiente familiare e credo che molti episodi capitati nella prima adolescenza abbiano scavato dentro il mio subconscio creando un certo livello di senso d'inferiorità nei confronti degli altri. Innanzitutto vige un forte senso di incomunicabilità, una sorta di barriera, fra me e i miei genitori che mi impediscono, e hanno impedito, di vivere la vita al meglio oltre a trascurare negli anni vari problemi di salute, che persistono, avendo io stesso paura di esporre verso di loro le varie situazioni. Ipersensibile alle parole rivolte verso di me soprattutto (i toni esasperati e acidi mi fanno sentire male emotivamente).
Ho paura di molte situazioni sociali (non gravamente ma di certo non robetta), soprattutto quelle riguardanti caratteri burocratici (posta, uffici comunali, segreterie etc); non accetto la mia immagine sia per l'obesità sia per alcuni tratti facciali (dismorfofobia?), nelle foto spesso vengo male o comunque con un'immagine diversa da come mi immagino inizialmente.
Sono certo di essere depresso, ma il fatto è che mi rivedo anche nei sintomi che riguardano disturbo evitante di personalità e stile evitante di personalità. Allo stesso tempo ipocondriaco, ma ho paura dei medici tale da evitarli, sbagliando. Ho pochissimi amici (in passato ne avevo molti di più oltre che una vita sociale più movimentata, ma verso i 14 anni ho iniziato ad evitarli pena l'isolamento), che poi sarebbero conoscenti non frequentandoli, e non sono un abituè dei posti che i tardoadolescenti frequentano nella mia città.
Questi problemi ci sono sempre stati ma sono usciti definitivamente allo scoperto quando ho concluso il percorso scolastico un anno e mezzo fa, evidentemente la scuola era una sorta di scudo che mi teneva impegnato 9 mesi all'anno - infatti la fine delle lezioni era un incubo per me - e mi proteggeva da questi problemi. Iscritto all'università senza troppi successi, abbandonando le lezioni dopo qualche mese; non riuscivo più a concentrarmi e a studiare con motivazione - come facevo a scuola.
Da circa un anno ho evidenziato un disturbo riguardante il ritmo circadiano: vado praticamente al letto alle 8 del mattino e mi sveglio alle 8 di sera (solo per due settimane avevo recuperato un discreto ritmo, tra l'altro dormo troppo) non avendo nulla da fare (e mi risulta difficoltoso farlo in queste condizioni psico-fisiche) con conseguenze anche sulla salute che non curo.
Sono una persona con una spiccata emotività, soffro questa situazione ma faccio fatica a esprimermi.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Tutti abbiamo bisogno di certezze. Se si è una persona molto sensibile, di fronte a quelle che percepiamo come aggressioni del mondo esterno si può diventare rigidi, evitanti e trincerarsi dietro un'immagine di sé problematica. Non è molto, ma è pur sempre una certezza che uno può credere di avere.

Ha già chiesto un parere specialistico prima d'ora o è la prima volta che lo sta facendo?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Caro ragazzo,

tenga presente che mantenere un ritmo sonno-veglio impostato in questo modo può incidere in maniera rilevante sul tono dell'umore. Inoltre rappresenta un modo "perfetto" per evitare gli altri.

Le suggerisco di consultare un Collega per avere un'adeguata valutazione del caso. In questo senso sarebbe opportuno lavorare anche sulla sua obesità che lei probabilmente gestisce come una sorta di "corazza" nei confronti del mondo esterno. Ma questo non fa altro che sottolinearne le distanze e le da la sensazione di sentirsi inadeguato, non piacevole ecc.

Purtroppo questo modo che lei ha di auto-svalutarsi le rende tutto più difficile, cerchi di fare un passo in più, oltre a quello già importante, di chiedere un consulto on-line.

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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