Aggravamento della mia condizione mentale

Salve dottori,

dopo aver pubblicato un post il 28 ottobre 2012 torno di nuovo a scrivere per chiedervi gentilmente un consulto. Soffro di insicurezza, fortissima ansia e lieve depressione (non curata con farmaci) da quando avevo 19 anni. E come ho descritto anche nel mio ultimo post, la situazione è peggiorata dopo la fine della mia ultima relazione, ben circa 4 anni fa. Ma è soprattutto nel corso degli ultimi 2 anni che i problemi si sono accumulati: ritardo negli esami, nella laurea, sedute dalla psicologa (ho compiuto un percorso psicoterapico che mi ha aiutato, sì, ma temporaneamente). Da quando, tuttavia, dopo la laurea mi sono lievemente ri-sollevato, ho iniziato a pensare di stare meglio e mi sono trasferito in Germania (adoro il tedesco). Anche se i problemi erano e sono tutt'altro che sepolti: alla fine di ottobre 2012 avevo costantemente pensieri strani per la testa, avvertivo un senso di insoddisfazione perenne, ripugnanza per la mia inadeguatezza e incapacità di affrontare la vita e avevo anche idee suicidarie. Da due settimane a questa parte, terminati i corsi che sono venuto a seguire in Germania, la situazione è precipitata! Sono completamente SOLO (nel vero senso della parola: neanche un amico o una persona che mi vuole bene, né qua né in Italia, neanche i miei genitori, che sono lontani..e che, pur avendomi sempre mantenuto, non mi hanno mai compreso fino in fondo, ragion per cui oggi non riuscirei più a fidarmi di loro); non voglio stare da SOLO, quando son costretto a passarci tutta la giornata; l'idea di trovare un lavoro mi fa paura perché sono stato sempre sfruttato dai miei ex datori di lavoro e non credo di essere in grado di sostenere troppa "presenza umana" in un'ipotetica attività lavorativa; inoltre, spesso ho paura a uscire, rifletto e medito su come pianificare e mettere in atto un mio suicidio, ho sbalzi di umore frequentissimi (anche da un'ora all'altra) che non riesco più a gestire (sia chiaro, non riesco più a gestire niente della mia vita!); ho forti attacchi di frustrazione che mi inducono a sbattere porte, gettare coltelli a terra e gridare quando sono solo in casa (sia per rabbia, sia in conseguenza aipotetiche situazioni comunicative con altre persone o conoscenti che mi "fingo" in testa); non riesco neanche a entrare in contatto con le mie emozioni..mi sento vuoto, vacuo, una "conchiglia" priva di contenuti, di capacità di SENTIRE..un essere privo di una personalità, un'individualità o un'IDENTITA'. Ho paura perché, nonostante la mia elevata qualifica accademica, non riesco a dare un progetto alla mia vita e la vita stessa per me ha PERSO ogni senso. Quale può essere il senso di un'esistenza trascorsa senza affetti (o pseudo-affetti), senza amicizie e senza amore? Ormai ho iniziato ad attribuire la colpa al fatto che tutto avviene attraverso "amicizie" o "relazioni"..Cosa si può fare, però, quando non se ne hanno?
Vi prego..datemi una risposta o un consiglio..
Un grazie a tutti dell'attenzione
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Lei e' una persona di qualita', e' colto, ha esperienze di vita all'estero. Certamente cio' la puo' portare ad essere selettivo e a ' non trovare facilmente amicizie. Specialmente in un Paese straniero.
Non so che tipi di luoghi di aggregazione siano accessibili ma penso che esisteranno associazioni sportive, culturali ove potere fare delle attivita' con altr persone, per non sentire la solitudine.
Per dei rapporti piu' seri ci vuole un po' di fiducia anzitutto. Possono capitare se si ritiene che siano possibili.
In un mondo cosi' pieno di gente la solitudine e' davvero difficile, a meno che non la si scelga.
Ha parlato di questo con la sua terapeuta?
A volte la solitudine si sceglie, inconsapevolmente, ma con detrminazione!
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

oltre al valido consulto della dott.ssa Esposito, vorrei sapere da lei qualcosa di più rispetto alle sue riferite idee o fantasie di suicidio.

Le capita spesso di avere queste fantasie?
Immagina scene particolari legate al suicidio? Ci cono stati casi in famiglia di persone che si sono tolte la vita?

Credo sia molto importante affrontare questo tema.


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dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Esposito, La ringrazio della risposta, ma io non ho più un terapeuta!! Avevo la mia psicologa quando ero ancora in Italia, qua non ne ho perché non ho un'assicurazione sanitaria all'estero. Posso dirle che non credo minimamente di aver scelto di stare da solo.

Gentile dott. Del Signore, ringrazio anche lei della risposta. Ho spessissimo idee suicidarie, che si affacciano alla mia mente e si alternano a pensieri più positivi "come dal niente", all'improvviso. Mio nonno ha tentato il suicidio, ma in tarda età e poco prima di morire (per tutt'altra causa e organica). Aveva 76 anni...Forse neanche lui vedeva più un senso nella sua vita, analogamente a me. Sono domande a cui non si può più rispondere. So solo che non mi sento più in grado di gestire niente della mia vita e mi sento quasi costantemente soffocare..perché non so più chi sono, quali sono i miei desideri, le mie aspettative..vorrei soltanto qualcuno che mi volesse BENE. Affetto incondizionato. Punto. Ma si sa..nessuno può dare questo tipo di affetto, gli unici sono i genitori. Se i genitori non ne hanno dato, difficilmente qualcuno potrà darne nella vita. Spero di avere dato qualche indicazione in più, anche se mi rendo conto che spiegare attraverso Internet è molto riduttivo.
Cordiali saluti e grazie ancora!
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dopo
Utente
Utente
PS: Nell'immaginare scene di suicidio, penso sempre di trovarmi nella vasca da bagno del mio appartamento, ricolma di acqua calda, e di tagliarmi le vene dei polsi, sia quello destro che sinistro, con un coltello. Il problema è che ho iniziato a mettere seriamente in discussione l'efficacia di questo metodo di suicidio da quando ho letto che tentativi di questo tipo generalmente non fanno che fallire.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signore,
Lei ha fatto una affermazione molto significativa:

"nessuno può dare questo tipo di affetto, gli unici sono i genitori. Se i genitori non ne hanno dato, difficilmente qualcuno potrà darne nella vita. "

Vorrei che riflettesse su questa frase perche in essa potrebbe esserci la ragione della sua solitudine:
Lei chiede un affetto "incondizionato". Nelle relazioni adulte l'affetto e' condizionato dalla relazionalita'. Nessuno puo' illudersi di ricevere affetto senza porsi nella condizione di darne: e' la condizione delle persone adulte, diversa da quella che caratterizza il neonato che riceve ogni cura dai genitori perche' in cio' risiede la sua possibilita' di sopravvivenza!

Che tipo di rapporto ha o ha avuto con i suoi?
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

le suggerisco di riprendere la sua psicoterapia e fare un consulenza psichiatrica per cercare di comprendere se sia opportuno o meno fare anche una cura psicofarmacologica.

Questo stato di cose va trattato e curato adeguatamente, vedrà che dopo qualche temo inizierà a stare meglio e a vedere le cose in maniera diversa.

Le faccio i migliori auguri.



[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Esposito,
so che non è affatto possibile pretendere affetto senza essere disposti a darne. Lei non ha idea di quanto affetto io abbia a suo tempo regalato a persone che poi mi hanno "tradito", deluso e abbandonato. Come posso, oggi, essere involontariamente disposto a darne di nuovo? Con i miei genitori ho sempre avuto un rapporto ambiguo. Loro sono sempre stati disposti a mantenermi, ma non mi hanno mai ascoltato..considerato..fino in fondo..ascoltato la voce che proviene dal mio interno. In teoria potrei fidarmi solo di loro su questa Terra, ma loro non concepiscono i miei problemi e qusto è il punto: sono emotivamente incapaci e sinceramente ormai avrei problemi a fidarmi di loro, dopo tutto quello che ho passato. Le sedute psicologiche a cui ho partecipato in Italia hanno evidenziato che la ragione per cui mi sono formato, ho studiato e ho sempre raggiunto risultato brillanti è legata ai miei genitori: è per loro che avrei fatto tutto ciò che ho fatto, ossia per ricevere affetto da parte loro. Mia mamma ha già molti problemi a livello psicologico di per sé di cui tuttavia non vuole prendere atto e con mio padre mi sono spesso scontrato perché lui, da un po' di anni a questa parte, ha sempre posto il suo credo religioso in una posizione superiore all'importanza che normalmente dovrebbe rivestire un figlio, nonostante mi siano sempre stati dati soldi. Ma i soldi per ne non hanno mai costituito la vera felicità! Inoltre, i miei genitori hanno sempre avuto qualche problema con l'accettazione TOTALE della mia omosessualità. Sanno che sono gay da quando avevo 20 anni, cioè ormai da 9 anni, e con il tempo la loro attitudine nei confronti di questo problema è andata migliorando, ma credo che entrambi (in particolare mia mamma) non si siano mai sentiti orgogliosi "fino in fondo" della mia persona.

Spero di aver fornito una risposta, seppur vaga e per sommi capi, alla Sua domanda.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Posso comprendere la sua delusione, ma mi sembra che l'iniziativa di andare a vivere all'estero l'abbia posta in una condizione di "assertivita'" nei confronti della vita che dovrebbe gratificarla molto : ha predisposto tutte le condizioni per una realizzazione esistenziale positiva. Ora si tratta di mettere in pratica e realizzare il progetto.
Moduli un po' le sue aspettative per quanto riguarda gli affetti possibili e si guardi intorno con fiducia.
Mi associo al consiglio del mio collega: se potesse individuare uno psicoterapeuta nella sua attuale citta' potrebbe riprendere il percorso iniziato, che, da quanto ci dice, sembra avere messo in luce delle importanti tematiche. Forse deve andare avanti a costruire una maggiore fiducia "autonoma"/ "autoreferente" nel suo valore e nelle sue potenzialita' affettive.
Ci tenga informati. E ci scriva quando vuole.
I migliori saluti
[#9]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Esposito,

grazie di nuovo per la rapidissima risposta. Purtroppo potrò riprendere un percorso psicoterapeutico non appena le mie finanze me lo permetteranno, ossia non appena avrò trovato un'occupazione. Il problema delle aspettative è notevole perché non sono mai riuscito a modularle in base agli effettivi riscontri nella realtà. Quanto alla fiducia "autoreferente", devo dirle di essere piuttosto scettico sin da adesso. So infatti che quella che è la fiducia "autonoma" od originaria è un tipo di fiducia che si costruisce nei primissimi anni di vita sino ai 7 o al massimo gli 8 anni. Dopodiché, in caso di formazione non avvenuta, è troppo tardi perché questa fiducia riesca a crearsi. Per quanto mi impegni e mi sia sempre impegnato ogni giorno, evidentemente nel mio passato non sono stato in grado di formarmi / non mi è stato consentito abbastanza o non mi sono stati dati gli strumenti necessari per formare un tale tipo di fiducia in me stesso.

In ogni caso, terrò a mente i suoi / vostri preziosi consigli e, anzi, La ringrazio davvero per il tempo e l'energia spesa nel leggere i miei messaggi.

Cordiali saluti
[#10]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro Signore,
Riguardo questa sua convinzione mi permetto di dissentire:

"Quanto alla fiducia "autoreferente", devo dirle di essere piuttosto scettico sin da adesso. So infatti che quella che è la fiducia "autonoma" od originaria è un tipo di fiducia che si costruisce nei primissimi anni di vita sino ai 7 o al massimo gli 8 anni. Dopodiché, in caso di formazione non avvenuta, è troppo tardi perché questa fiducia riesca a crearsi."

Molte persone hanno avuto dei genitori "imperfetti" ma hanno recuperato nei contesti di vita sociali (scuola, compagni , contesti solidali, amicizie) oppure tramite psicoterapie.
Cordialmente.
[#11]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Esposito,

debbo allora giungere alla conclusione che anche al riguardo mi sono sempre state date informazioni sbagliate, in quanto secondo lei una riparazione di eventuali processi di sviluppo originario sbagliati o non corretti e un ripristino di quella "fiducia primordiale" sarebbero possibili - grazie a un buon sostegno fornito da parte di uno psicoterapeuta. Perché, sinceramente, escludo la possibilità che la mia persona ormai possa recuperare in un contesto di vita sociale. In verità, le mie esperienze "sociali" (università, amicizie, scuole) non hanno fatto altro che sortire l'effetto contrario! E questo ogni volta, puntualmente. Mi hanno cioè avvilito, scoraggiato, demoralizzato e sfiduciato sempre di più riguardo alla possibile esistenza di amicizia vera o rapporti interpersonali che siano autentici, privi di doppi fini e intenzioni..rapporti che si fondino, in poche parole, su un affetto incondizionato!

Cordiali saluti
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Una psicoterapia ben strutturata ha l'oiettivo di scoprire e eliminare quei blocchi che si sono frapposti allo sviluppo delle reali possibilita' di un individuo. Esistono ad esempio delle tecniche psicoterapeutiche che forniscono all'interessato delle "esperienze emozionali correttiva" e hanno lo scopo di ristrutturare queste zone dolenti che hanno lasciato sgradvoli tracce!
Le auguro di potere presto riprendere il suo percorso psicoterapeutico!
Di nuovo tanti auguri!
[#13]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Esposito,

La ringrazio vivamente di tutte le risposte e dell'attenzione che mi ha concesso. Vorrei farle però un'ultima domanda relativa al problema che ho affrontato qui qualche giorno fa: qual è la precisa denominazione della figura professionale in campo psicologico (ossia del medico) che si occupa, oltre al resto, anche di risolvere i problemi legati al ripristino della "fiducia primordiale" di cui parlavo nei miei post precedenti? Le faccio questa domanda perché non saprei a quale medico iniziare a rivolgermi per affrontare il problema e perché so che esiste un ampissimo ventaglio di specializzazioni in campo psicologico e psicoterapeutico.

Grazie di nuovo dell'attenzione,

cordiali saluti.
[#14]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
La figura professionale che si propone un intervento "profondo" e" uno psicologo psicoterapeuta dinamico oppure uno psicoanalista. (non un medico che segue un corso di studi diverso) .
Nell'ambito degli psicoanalisti vi sono diversi riferimenti: freudiani, junghiani, lacaniani, adleriani etc.
Nel suo caso potrebbe trarre giovamento da una psicoterapia junghiana o lacaniana.
I migliori saluti.