Rapporto sentimentale

Gentili specialisti,

vi scrivo perché non riesco a fare chiarezza dentro di me e, pur con i limiti di un consulto online, mi auguro di ricevere degli spunti di riflessione.

Capodanno, allegria e un po' di alcool: incontro un vecchio amico dell'adolescenza; si parla di tante cose, si crea una certa complicità, si finisce a casa mia a fare l'amore. Mi sento non solo desiderata, ma anche riempita di affetto. Lui, onestamente, mi dice da subito che ha nel cuore un'altra persona (con cui NON ha una relazione) ma, non so come mai, la cosa non mi infastidisce, lui riesce a farmi sentire comunque importante. La cosa si ripete altre due volte, ma la terza volta mi rendo conto che mi sto innamorando: gli scrivo un'email nella quale gli confesso i miei sentimenti e gli dico che, essendoci di mezzo un'altra persona, è meglio distanziarci perché io da lui vorrei di più. Si dichiara dispiaciuto, ma accetta la mia decisione. Da lì però inizia un gioco a rincorrerci..ci incontriamo in giro, in occasioni pubbliche, in modo più o meno casuale e parliamo da amici..parliamo MOLTO da amici, ed è sempre più chiaro che ci troviamo bene. Lui dice di soffrire d'ansia, ma che la sua ansia accanto a me scompare. Finiamo per fare l'amore un'altra volta e io mi sento sempre più innamorata...mi accompagna a casa mano nella mano per poi dirmi l'infelice frase " mi fa piacere vederti ogni tanto". Io ovviamente ci rimango malissimo. Quindi lo affronto e gli dico che o si sta insieme o non mi vede più. Lui dice "ni": dice che adora stare con me, ma non se la sente di impegnarsi (esce da una storia di 7 anni, finita malissimo). Per un mese non ci vediamo né sentiamo, poi si ricomincia a "rincorrersi" un'altra volta. Una sera parliamo: mi dice di aver capito che la donna che aveva in testa era solo un'illusione, ma di essere molto confuso. Mi dice che vuole frequentarmi, io dico senza mettere di mezzo il sesso, che crea complicazioni, solo per conoscerci meglio e vedere cosa succede. Ma io non so se ho sufficiente pazienza per questo. Io sono innamorata di lui. Aspetto le sue chiamate, desidero vederlo; questo vederci una volta alla settimana per andare insieme a un concerto o una festa mi snerva (in realtà abbiamo iniziato da poco a vederci in questo modo). Inoltre mi rendo conto che sono poco spontanea, che soppeso le parole, fatico a chiamarlo, non sono del tutto me stessa perché temo di mettergli fretta, o di essere pressante, quindi mi comporto non solo da amica, ma da amica un po' distaccata. E' da 4 mesi che penso a lui, da 4 mesi spero che lui si decida, ma questo non succede (certo, bisogna ammettere che son passati periodi anche lunghi senza vederci). Non riesco a fare la parte dell'amica, perché lo amo e non so se devo continuare ad avere pazienza o se devo guardare oltre. Nessuna delle due prospettive mi convince. A volte penso anche che se niente è scattato fin'ora da parte sua, non scatterà mai. Non so. Qualunque consiglio sarà gradito. Saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> A volte penso anche che se niente è scattato fin'ora da parte sua, non scatterà mai
>>>

Potrebbe certo essere un'eventualità da tenere in considerazione. Che sensazione le dà pensarci? Sarebbe disposta ad accettarlo e andare avanti o sente di "dover" insistere ancora con quest'uomo, a quanto pare un po' problematico?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Grazie per la risposta dottore.

Io credo di essere abbastanza realista, so che tutto è possible: che per lui cambi qualcosa, oppure che non cambi mai niente. Può anche accadere che frequentandomi si accorga che non gli piaccio poi così tanto, può anche accadere (spero di no) che lo veda in giro con un'altra, visto che, dopotutto, tra noi in questo momento non c'è niente.
Però quando ricordo le ultime volte che siamo stati insieme, la complicità, le risate, le confidenze che ci siamo fatti, il benessere palpabile che provavamo entrambi, mi chiedo: perché stiamo sprecando tutto questo?? Tuttora mi sento bene e felice quando sto con lui. Prima c'era di mezzo l'altra, ora non c'è più..forse devo pazientare...ma...forse la mia pazienza sta finendo. Lui è problematico, sì, ma lo sento così affine a me! E' la prima volta che sono così paziente con un uomo, ma allo stesso tempo rispetto me stessa. Forse dovrei metterlo un po' alle strette...l'ultima volta che l'ho fatto aveva fatto delle dichiarazioni su come mi considerava (cioè non un passatempo, ma una persona con cui stava bene) che per me sono state importanti e mi hanno spinta ad insistere. Scusi, forse la mia risposta è stata confusa, ma sono io ad essere confusa.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Per far decollare una relazione spesso è molto più produttivo evitare di fare, piuttosto che arrovellarsi per capire cosa andrebbe fatto. Meglio meno che più. Poi, come dice il proverbio, se son rose fioriranno.

È che chiaro che una donna a 37 anni di solito sta già sentendo il ticchettio dell'orologio biologico che la spinge a stringere i tempi, ma gli uomini di solito detestano essere messi alle strette.

Gli dia ancora un po' di tempo rendendogli le cose il più facili possibile e poi, quando il suo valore ai suoi occhi sarà cresciuto, potrà con gentilezza e fermezza iniziare a fare delle pretese. Ora sarebbe troppo presto.

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
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L'orologio biologico è un fattore importante, inutile negarlo, e ci ho pensato parecchio, ma sono arrivata alla conclusione che non è questo a spingermi. Il punto è che in me è scattato un sentimento e vorrei viverlo appieno con tutto il mio entusiasmo, ma in queste cose bisogna fare i conti con l'altra persona e io sono obbligata a mettere una diga a un fiume in piena. Ma ora questa diga mi sta stretta.

Proprio per questo, prima che mi arrivasse la Sua risposta, ho scritto a lui dicendogli che questo di far finta di essere amici mi sembra una farsa e che preferisco la spontaneità di quando ci incontravamo in giro per caso e parlavamo tanto. Questa decisione mi fa sentire meglio: almeno i nostri incontri saranno "veri", non so se mi spiego e il mio sentimento potrà sbollire poco a poco, come è giusto che avvenga se lui non decide di alimentarlo. Non so se mi sono spiegata.



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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Si è spiegata benissimo. Ma proprio perché:

>>> in queste cose bisogna fare i conti con l'altra persona
>>>

è importante accettare di non avere il potere, da soli, di condizionare l'andamento di una relazione. Aspettarsi che l'altro stia sulla nostra stessa lunghezza d'onda può essere poco realistico, specie quando le cose sono ancora all'inizio, come sembra il vostro caso. Premere sull'acceleratore innanzitempo potrebbe portarvi fuori strada.

Ha fatto bene a comunicargli quali sono i suoi reali sentimenti. Ora lui avrà un'informazione in più per decidere se e in che modo avvicinarsi di più o allontanarsi.

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
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Dott. Santocito, Lei ha toccato un punto che sento molto "mio": accettare di non avere potere su una situazione. Credo che il problema sia proprio questo: fatico ad accettare l'idea di dover attendere, scrutare l'altro..Io a volte, in passato, pur di avere il potere di decidere, ho troncato anzitempo molte relazioni; non sopportavo l'attesa dei tempi dell'altro.

Mi ha colpita molto anche la sua frase:

<Aspettarsi che l'altro stia sulla nostra stessa lunghezza d'onda può essere poco realistico>

Forse io nel fondo ho ancora l'idea un po' infantile che un trasporto, un sentimento, debba nascere allo stesso tempo per entrambi, se no c'è qualcosa che non va....

Credo di avere capito che il mio punto debole è una questione di potere.

Lui comunque mi ha risposto, mi ha detto che anche lui sentiva questa mancanza di naturalezza e che dovremmo far camminare le cose con le loro gambe, senza proibirci tuttavia, di sentirci e fare cose insieme quando ne abbiamo voglia.

Staremo a vedere.

Grazie per l'importante spunto di riflessione.
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dopo
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Scrivo un'altra volta, giusto per aggiornare.

Mi rendo conto che scrivere qui è stato un segnale che la mia pazienza stava volgendo al termine. Nei giorni seguenti infatti ho visto crescere in me l'insofferenza verso questa situazione che si trascinava da mesi. Ieri ho scritto un'email in cui ho tirato fuori ogni cosa, ogni sentimento e, credo, tutta la mia insoddisfazione per come stavano andando le cose. Ho esordito dicendo che nulla accade da solo, ma che le cose "si fanno accadere" e che se dopo tutto questo tempo non era scattato niente, probabilmente non sarebbe mai scattato e che la mia pazienza era finita. Insomma, avevo preso la mia decisione.

Quello che non mi aspettavo era la sua risposta: violentissima. Al punto che non sapevo più se era rivolta a me e alle mie parole o a qualcosa di immaginario che lui ha letto nella mia email e che ha toccato qualche corda dolente. Davvero non mi spiego l'aggressività di quella risposta.

Il tutto mi è servito per capire che devo davvero voltare pagina, senza più guardare indietro. Ma devo ammettere che mi sento profondamente ferita. E' arrivato a dirmi: non credere che io non ami più XXX (la persona che c'era di mezzo all'inizio), è solo che cerco di non pensarci.

Mi chiedo come ho potuto fare un tale errore di valutazione, visto che mai da lui mi sarei aspettata una volontà così esplicita di farmi del male.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
La mia impressione è che il problema relazionale che ci ha sottoposto, come spesso avviene, sia stato solo un velo steso sopra a questioni sue personali, che forse dovrebbe decidersi ad affrontare e risolvere.

>>> Credo di avere capito che il mio punto debole è una questione di potere
>>>

Il bisogno di potere si può avere per un gusto innato, oppure come forma compensatoria per sentirsi troppo deboli. Qual è il suo caso, secondo lei?

Riguardo alla risposta violenta, da qui è impossibile sapere da cosa sia stata originata, ma è molto probabile che entrambi abbiate contribuito a creare le condizioni perché la rottura avvenisse.

[#9]
dopo
Attivo dal 2012 al 2016
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Il mio caso è il secondo, senza ombra di dubbio. La mia autostima è un puzzle che costruisco giorno dopo giorno, perché ne sono cresciuta sprovvista. Ci ho lavorato, sono migliorata, ma la strada da fare è ancora lunga..anzi, a volte mi sembra infinita. Mi chiedo anche quale sia il punto d'arrivo: è ovvio che non diventerò mai una persona estremamente sicura di me (anche se, al di fuori dei rapporti d'amore, riesco a farlo credere abbastanza bene), quindi a cosa dovrei aspirare? Ho seguito dei percorsi psicologici, forse è ora di riprendere.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> è ovvio che non diventerò mai una persona estremamente sicura di me (anche se, al di fuori dei rapporti d'amore, riesco a farlo credere abbastanza bene)
>>>

In tal caso è probabile che più insisterà nel mantenere alzata la barriera che fa credere agli altri di essere una persona forte e sicura, meno progressi farà. Più continuerà a esercitare un potere illusorio fondato solo sulla debolezza, più confermerà a se stessa di essere una persona fragile, e più le verrà difficile emanciparsi.

Dovrebbe iniziare a comportarsi in modo diverso e controattitudinale, ma sarebbe inutile consigliarglielo a distanza. Si rivolga a uno psicologo psicoterapeuta di persona, se è di Milano avrà solo l'imbarazzo della scelta nel trovare professionisti bravi e preparati.

[#11]
dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente

Sto facendo delle ricerche ma non ho capito esattamente cosa sia un comportamento controattitudinale.

Grazie comunque delle risposte, cercherò di sicuro nuovamente un terapeuta.

Saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Controattitudinale = che va contro quello che ci verrebbe da fare spontaneamente. In altre parole, fare cose nuove.

[#13]
dopo
Attivo dal 2012 al 2016
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Gentile dott. Santocito,

posto ancora qui anche se ora la mia domanda è diversa. Ho preso contatti con un terapeuta di cui ho letto informazioni tramite il suo sito e che, così, attraverso quelle poche informazioni, mi ha ispirato fiducia.

Il suo orientamento è "cognitivo". Ho letto anche la miniguida pubblicata sul vostro sito, ma in essa si parla di orientamento cognitivo-comportamentale, mentre sul sito del terapeuta da me scelto è scritto e ripetuto solo l'aggettivo "cognitiva", riferito alla sua specializzazione. Vorrei sapere se c'è una differenza.

Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Sì, possono esserci differenze. Il cognitivismo è cresciuto fino a diventare una corrente che abbraccia linee di pensiero diverse fra loro.

Ad esempio, terapia comportamentale, terapie cognitivo-comportamentali classiche come quelle di Ellis e Beck e cognitivismo post-razionalista sono forme di terapie tutte diverse.

In rete può trovare vari articoli che spiegano le differenze, ad esempio questo da Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_cognitiva