Immaturità cronica ii - episodio significativo (credo)

Buongiorno.
Vi ho già scritto nei giorni scorsi, sono il tizio della richiesta definita "immaturità cronica".
Ora, posto che nessuno psicologo del mondo potrà mai dire a nessun paziente quale scelta operare in ambito prettamente sentimentale, e ci mancherebbe, Vi richiedo un parere, in attesa del mio colloquio esplorativo con un Vs. collega, in merito ad un episodio che mi è accaduto ieri.
Dopo circa un mese dal ns. ultimo incontro, ieri sera ho rivisto la collega che negli ultimi 3/4 mesi ha scombussolato la mia esistenza.
Per lei ho deciso di non andare a convivere con la mia ragazza, per lei ho preso una pausa dalla mia ragazza, ma sul più bello, come scrissi nella precedente richiesta di consulto, anzichè fare il passo definitivo, ho tirato i remi in barca ed ho deciso di rimanere con la mia ragazza...
Ciò nonostante non sono riuscito a tagliare del tutto il rapporto con la collega e sono, di fatto, rimasto intrappolato in un pazzesco tira e molla..
Da un lato sento un fortissimo legame con la mia ragazza, anche se la passione è sotto le scarpe in questo periodo, un fortissimo senso di colpa per averla tradita, e dall'altro un forte trasporto verso la collega ed un forte senso di colpa verso di lei in quanto non mi decido e non riesco a "viverla" come mi piacerebbe..
Ieri sera ci vediamo. Prima di vederci ero titubante, non mi sentivo del tutto libero e spensierato e pensavo a come avrei tradito ancora la mia ragazza. Ciò mi faceva star male. Ma il desiderio era tanto e non ho resistito.
L'incontro con la collega è stato bello ed intenso, ma nonostante tutto avevo sempre quella vocina in fondo al cervello che mi faceva sentire un po in colpa..
Poi succede che la collega mi prende il telefono e scopre degli sms della mia ragazza. Ciò la fa infuriare e litighiamo pesantemente.
Oggi, nonostante questi incontri mi procurassero disagio e sensi di colpa, sento già la sua mancanza e vorrei "farmi perdonare".
E' un gigantesco e continuo paradosso, lo so, ma possibile che non si riesca ad uscire da queste catene mentali?
grazie mille saluti
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

un'aspetto importante del meccanismo che alimenta questa sua difficoltà nel mantenere una relazione duratura, sta in queste parole che ha scritto nel primo post, soprattutto nella 2° replica in particolare:

"Molto attivo in fase di caccia, molto passivo / quasi spento durante la fase di routine.."

questo modo di gestire la relazione di coppia si trova spesso in persone che vivono le prime fasi della relazione come molto stimolanti anche con una risonanza molto positiva nel tono dell'umore. Quando la relazione si stabilizza (in media intorno ai 2 anni) e la visione idealizzata dell'altra tende a scemare, emergono gli aspetti più "reali" del partner che risultano difficili da integrare con l'immagine iniziale.

La difficoltà nel superamento della prima fase potrebbe in alcuni dare origine ad una crisi di coppia e la ricerca di un'altra persona che sappia alimentare o ricreare l'illusione iniziale. Questo meccanismo chiaramente tende a ripetersi anche per evitare aspetti umorali negativi.

Una consulenza psicologica nel suo caso potrebbe essere utile.



Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> nessuno psicologo del mondo potrà mai dire a nessun paziente quale scelta operare in ambito prettamente sentimentale
>>>

Ovviamente, ma ciò presuppone che si tratti di ambito sentimentale normale. Diversamente, se i problemi sentimentali sono continui e ripetuti, non si tratta di fare scelte sentimentali più o meno azzeccate, ma di cambiare il qualcosa che sta provocando i continui fallimenti.

In altri termini un terapeuta non l'aiuterà a scegliere il partner ideale scartando quelli meno ideali, ma a diventare una persona capace di compiere la scelta da solo.

Se ha già fissato un colloquio con un collega, faccia il colloquio e poi torni a riferirci.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio. Sabato prossimo sosterrò un primo colloquio esplorativo con un Vs. collega e Vi riferirò.
Quindi è plausibile, secondo Voi, e pur con pochi elementi per giudicare, che una persona con una problematica simile alla mia possa rimanere incastrato in questo meccanismo "tira e molla" ?

Grazie mille
Tanti saluti


PS
Anche se poi ognuno di noi deve imparare a camminare con le proprie gambe, Vi faccio i più sinceri complimenti per il servizio che offrite.
Grazie mille
A.S.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Succede, statisticamente parlando, che qualcuno rimanga "intrappolato" in una sorta di "tira e molla" ma questa dinamica pare rivelarsi piuttosto disfunzionale nel suo caso, poiché' lei lo sta ponendo come problema. Un incontro de visu potrà aiutarla a comprendere se e' sufficientemente motivato a risolverlo.ci tenga informati, se vuole.
Cordiali saluti.
Dott.ssa E.Scolamacchia

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Indipendentemente dalla plausibilità lei è la prova vivente, per avercelo spiegato, che tali situazioni sono possibili. Del resto ne vediamo relativamente spesso nei nostri studi.

[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie per le risposte.

Dottoressa Scolamacchia, perchè sottolinea il fatto che i mi ponga la questione come un problema? A mio avviso rimanere "in sospeso" tra due persone è un problema, o meglio, a me causa dolore ecco.
Poi le chiedo cosa intende per "sufficiente motivato". Potrebbe anche esserci il caso di persona non motivata a risolvere una questione così spinosa?
Grazie in anticipo e tanti e cordiali saluti.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Lei si è' dato la risposta. Esatto, un problema e' tale quando vi è' disagio e sofferenza soggettivamente percepiti. Quando lei scrive"a me causa dolore" , il problema si pone. Vede, ogni persona reagisce agli stessi eventi in modo molto diverso. Le sembrerà strano ma posso dirle, e non solo per studio ma per conoscenza ed esperienza, che vi sono persone per le quali una situazione come quella che lei descrive potrebbe essere presa come una piacevole evasione, un modo per mettersi alla prova, una piacevole avventura ecccc. Per loro, questo fatto non costituirebbe un problema. Tutto qui.
La stessa cosa per il "sufficientemente motivato". Sempre per teoria ed esperienza, le posso dire che non tutti sono motivati a risolvere i problemi. Pensi a quanti, pur avendoli e soffrendo, non fanno nulla e aspettano che si risolvano da soli, oppure, anche tra coloro che si dirigono da uno psicologo, non tutti, fatte le considerazioni del caso, si sentono disponibili ad affrontare un percorso e, quindi, a risolvere il problema. Alcuni imparano, così, a conviverci e anche quella può essere una strategia. Non funzionalissima, ma in certi casi inevitabile. Vede, un percorso psicologico/psicoterapeutico non è' semplice da affrontare: anche se non necessariamente lungo o costoso come molti pensano, presuppone tempo, energia, talvolta anche un po' di fatica. Sono in molti, allora, a chiedersi: ma chi me lo fa fare? Dubbio legittimo e pertinente e che tiene conto dei dati di realtà ma che mette in evidenza una motivazione non sufficiente per affrontare quel percorso. Le porto un esempio banale: se penso che andare in palestra mi farebbe bene alla salute ma sono tendenzialmente pigra, vado ad informarmi e mi dicono che ci sono costi da affrontare, tempo da dedicare, esercizi magari noiosi da ripetere ecc. , farò una valutazione costi/benefici. Se decido di non andare, la mia motivazione non è' sufficientemente alta per quella direzione. Non c'è' niente di male. E' così e se ne prende atto. Non trova?
Un Caro Saluto.
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa.
Mi pare che più esaustiva di così la sua risposta non poteva essere.
Per quanto mi riguarda sento molto disagio in questo momento e non riesco a guardare al futuro a breve/medio termine con serenità.
Come se avessi una zavorra che mi impedisca di godere della quotidianità della vita, a prescindere dei rapporti sentimentali.
Mi auguro di trovare la forza di affrontare un percorso e non la forza per imparare a convivere con tali situazioni..
Un caro a saluto anche a Lei.
[#9]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Sono fiduciosa che saprà superare questo momento. Ci faccia sapere dopo il colloquio con il nostro Collega, se vuole. Auguri di cuore!
[#10]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno.
Sabato scorso ho avuto il colloquio esplorativo di cui avevo fatto cenno.
La dottoressa ipotizza che il malessere dovuto alla mia situazione non sia esclusivamente "sentimentale", ma probabilmente (è un ipotesi, ovviamente..) dovuto all'incapacità di rinunciare a qualcosa.
Non rinuncio alla fidanzata "ufficiale" perché sono sicuro del suo amore, della sua comprensione, del rapporto stabile diciamo.
Non rinuncio all'amante perché trovo in lei passione e desiderio, trasgressione, ecc....
Quindi più che focalizzarmi su cosa scegliere per il mio bene scatta il meccanismo opposto che mi porta a non voler rinunciare a nessuna delle due.
Quando sono con la mia fidanzata, a volte faccio fantasie sull'amante e mi dico che alla prima occasione buona le metterò in pratica.
Poi quando vado con l'amante, pur provando piacere, vivo gli incontri con un grande stato di tensione ed ansia addosso e, quasi quasi, non vedo l'ora che finiscano per tornare dalla mia fidanzata...
Ripeteremo l'incontro sabato mattina, il mio compito in questi giorni sarà quello di ricordare alcuni momenti della mia vita in cui ho preso decisioni importanti e trascrivere come ho vissuto quelle decisioni e per quale motivo le ho prese.
grazie mille saluti





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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Mi pare un buon inizio molto focalizzato sul qui ed ora. Le prime sedute saranno di esplorazione, immagino, ma già' indicative del percorso da seguire. Tanti cari auguri per il proseguio.
[#12]
dopo
Utente
Utente
Grazie per gli auguri.
La dottoressa, poi, sostiene (ipotizza) che in qualche modo le mie remore, i miei dubbi e sensi di colpa verso la fidanzata sono sintomo anche di un probabile desiderio di stabilità, di una nuova esigenza rispetto al passato che si scontra con l'abitudine, o cattiva abitudine che dir si voglia, di non rinunciare a nulla, soprattutto in ambito sentimentale e sessuale. E quindi, nonostante la storia ufficiale si sia un po appiattita dal punto di vista sessuale, c'è ancora la famosa vocina che sotto sotto spinge affinché io faccia un tentativo di recupero, ma che sia un vero tentativo.
La cosa curiosa e paradossale è, infatti, che pur sentendo un forte desiderio fisico e sessuale verso l'amante, non ho più il "coraggio" di chiederle degli incontri e, se capitano, è perché vengo invitato da Lei. A differenza delle prime volte, però, ultimamente li ho vissuti in modo negativo e con molta ansia. Se si escludono i minuti dell'atto sessuale tutto il resto, dalla preparazione all'incontro alle chiacchiere è vissuto con un forte carico di stress intrinseco..
Può essere significativo secondo Lei?
Grazie mille saluti
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Ogni emozione che lei prova può essere significativa, certamente. Pertanto, e' importante che lei resti in contatto con quello che sente e lo elabori in seduta con la terapeuta che ha già messo a fuoco un aspetto di ambivalenza e di difficoltà a rinunciare all'idea di poter avere tutto.
Cordiali saluti
[#14]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, dopo aver messo a fuoco l'ambivalenza e difficoltà rinunciare all'idea di poter avere tutto, e dopo aver raccontato in linea generale alcuni passaggi significativi della mia vita, sempre e cmq accompagnati da una certa assenza paterna, la dottoressa mi dice che le mie decisioni, soprattutto se "cruciali", hanno bisogno come di una forte ed incontrovertibile motivazione. O "passionale" o, come dire, indiscutibile: si fa così perchè non c'è altra soluzione.
Ad esempio nelle relazioni sentimentali ho sempre e solo ricercato quel qualcosa di bruciante e mozzafiato, ma esaurito quello non ho mai voluto investire un minuto di più. Almeno questo è ciò che è accaduto sino ad oggi. In generale nella vita, poi, se non guidato da fortissima ed incontestabile passione, ho sempre e solo deciso in situazioni di "spalle al muro" o, meglio, in situazioni in cui c'era una sola via d'uscita obbligata.
Ed allora il mix diventa micidiale (questa è una mia ipotesi): incapacità di rinunciare all'idea, soprattutto in ambito sentimentale/sessuale, di poter avere tutto + abitudine malsana a non approfondire mai nessun rapporto sentimentale che si fosse un po appiattito sessualmente. Aggiungo poi un costante senso di colpa ed inadeguatezza, in generale, maturati in circa 30 anni di vita con mio padre, da sempre uomo "contro" ogni decisione e desiderio di noi figli, e quindi la frittata è fatta.

Il fatto è che adesso, razionalmente, mi convinco di dover assolutamente prendere una decisione, anche se dolorosa, e cercare di rimettermi in carreggiata.
Ma nel frattempo ho, non poco, logorato entrambi i rapporti a causa della mia apatia, ma non appena penso di dover prendere una strada immediatamente mi blocco perché penso che un domani poi mi pentirò amaramente di non avere preso l'altra strada.
Il fatto poi di aver smarrito carica sessuale ed attrazione verso la mia compagna mi fa, d'istinto, pensare che l'attrazione fisica e sessuale che provo verso l'amante siano il segnale e la spia di un qualcosa che potrebbe diventare grande.
Ma non appena, quindi, mi convinco di mollare la mia compagna vengo assalito da tremila dubbi dato che il nostro rapporto non era così incrinato da lasciarsi o da forzare così la mano pur di arrivare ad una rottura.
E qui scatta quel senso di frustrazione che mi fa sentire patetico per il fatto di rivolgermi ad una terapeuta o ad un sito di consulti medici on line..
Grazie per la pazienza
saluti
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentilissimo,
Sono lieta che lei stia continuando la terapia e acquisendo nuove consapevolezze. Si affidi, pertanto, al suo curante con la convinzione di risolvere il suo problema. Per quanto ci riguarda, in considerazione del servizio on line e della nostra deontologia professionale, non possiamo andare al di la' dei limiti degli interventi fin qui effettuati, in quanto rischieremmo di interferire nella sua terapia. Pertanto le faccio i migliori auguri e le invio cordiali saluti.
Dott.ssa E.Scolamacchia