Rabbia incontrollata

Sono sposata da pochi mesi dopo un fidanzamento di 8 anni in cui abbiamo anche convissuto. Abbiamo entrambi poco più di trent’anni e un ottimo lavoro.
Da qualche mese a questa parte noto in mio marito l’acutizzazione di un comportamento che aveva anche in precedenza e che non è mai stato adeguatamente risolto né con me, né con la sua famiglia (ha lo stesso atteggiamento, anche se più misurato con sua madre che per tutta risposta lo ignora).
In pratica, anche in situazioni banali (es. sbagliamo strada, perdo una sua cosa anche di poco valore, gli do un’indicazione imprecisa ecc) ha degli scatti di ira incontrollabili, inizia a urlarmi, senza alcun freno inibitore, le peggiori cose, fa volare gli oggetti che gli capitano a portata di mano e quando si innesca questa escalation poi si trascina per ore se non per giorni interi. Dopo l’ultima di queste scenate (durata un intero week-end) ho trovato il coraggio di parlarne con la mia famiglia a sua insaputa e poi ho preso il coraggio a quattro mani e parlato apertamente e con calma con lui dicendogli che la situazione si sta aggravando in modo incontrollato e che abbiamo bisogno di aiuto.
Lui mi ha detto che la sua ira dipende da alcuni miei atteggiamenti di difesa che metto in atto e che lo fanno “imbestialire” (tende sempre a volersi sentire dire che ha ragione e io, negli ultimi anni in cui sono cresciuta e ho fatto anche un percorso mio di comprensione di me stessa, fatico a forzarmi a dargliela quando la penso diversamente) e che non ha assolutamente bisogno di alcun aiuto esterno per risolvere il problema. Ho tentato di fargli capire che il problema era la sua incapacità di gestire la rabbia, non il fatto che avessimo delle divergenze di vedute, ma non so se otterrò qualcosa.
E’ un perfezionista e ha sempre voluto primeggiare in tutto nella vita: dal lavoro allo sport e non accetta di sbagliare. Né accetta che gli altri lo facciano, anzi ha la pessima abitudine di stigmatizzare gli errori altrui (cosa che sta diventando per me sempre più pesante e che mi irrita enormemente). Talvolta ho davvero l’impressione che, al di là dell’immagine spavalda che vuole dare, lui abbia tantissima paura di guardarsi dentro e capire cosa non va davvero in lui.
Non so davvero come aiutarlo visto che rifiuta l’aiuto ma so anche che se non risolviamo il problema non andremo lontano come coppia e come famiglia e questo mi addolora molto.
Quando succedono questi episodi, io mi rintano in una stanza e non rispondo alle provocazioni (anche se questo mi costa tantissimo in termini di dignità). Mi chiedevo se ci sono delle tecniche che potrei utilizzare per evitare che si inneschino questi processi che non siano quelle di ignorarlo semplicemente. Io sono disposta a fare qualunque cosa per aiutarlo, anche terapia di coppia, ma so che lui non accetterà mai per una serie di stupidi preconcetti che ha nei confronti della psicoterapia.
Grazie anticipatamente per i vostri consigli.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Purtroppo consigli a distanza non possiamo darne, dovrebbe rivolgersi a un collega di persona. Il problema è duplice: suo, perché costretta a vivere con le intemperanze di suo marito, ma evidentemente anche di lui se non vuole risolverseli.

Lei può rivolgersi inizialmente anche da sola a uno psicologo psicoterapeuta, ad esempio a indirizzo breve strategico o sistemico-relazionale, e farsi insegnare in quella sede ciò di cui ha bisogno.

Tuttavia, se l'interessato non accetta assolutamente di rivedere i propri comportamenti... è possibile che le prospettive non siano tranquillamente ottimali. In altri termini è possibile che lei, capitalizzando pesantemente su quel percorso di crescita personale che dice di aver fatto, potrebbe dover essere costretta a dargli degli aut aut.

Ma di questo e altro potrete parlare con il collega.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Utente,

purtroppo se suo marito non ha intenzione di cercare un aiuto esterno, non credo che lei possa fare molto di più di quanto stia già facendo.

Secondo la teoria adleriana, cui faccio riferimento, il troppo perfezionismo, il tentativo di primeggiare in tutto, denota una scarso sentimento sociale, ossia una centratura sul proprio sé che si traduce nella ricerca di una mèta di sicurezza molto elevata che tiene in poca considerazione l'Altro.

Questo atteggiamento è, spesso, sintomo di un sentimento di inferiorità marcato che viene tenuto a bada attraverso meccanismi mentali di compensazione che tendono a una mèta di superiorità.

La sua ipotesi secondo cui "lui abbia tantissima paura di guardarsi dentro e capire cosa non va davvero in lui" sembra, quindi, coerente.

Che fare quindi?

Forse affrontare l'argomento in un momento in cui la situazione è tranquilla, partendo dal suo (di lei che scrive) disagio, può portare ad un dialogo più costruttivo rispetto alla possibilità di rivolgervi ad un collega di persona. Vale a dire che, tentare di fargli capire che il problema è suo, forse non offre molte possibilità di aperture in una persona di questo tipo.
Segnalare, invece, un malessere insito nella coppia riconoscendo la possibilità che ci siano concause la cui responsabilità è condivisa, potrebbe essere maggiormente accettato dall'altro.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com