Una persona ansiosa

Premetto di essere sempre stata anch'io una persona ansiosa e di aver avuto, nel corso della mia vita, due periodi con ansia e attacchi di panico, fortunatamente superati. Non sono quindi una persona "tranquilla" di natura. Ma il mio pensiero adesso e' per mia figlia, una ragazza di diciotto anni, brava, intelligente, capace, che sta passando un periodo difficile a causa delle sue ansie. Premetto che nell'ambiente famigliare in cui ha sempre vissuto, chi la circonda ha sempre avuto delle pretese nei suoi confronti: i migliori risultati a scuola, nello sport, nel comportamento, non in modo apparente, ma attraverso messaggi di tipo subliminale, attraverso confronti fatti in particolare dalla nonna coi cugini, col papà, ecc. Non si doveva andare al campo giochi, si dovevano frequentare ambienti "consoni", se c'era un disturbo di corsa dal dottore, perche' i sintomi erano preoccupanti (quando erano del tutto normali), non bisognava darle da mangiare troppo o "pesante", altrimenti "non digerisce", se invece di prendere 9 in matematica prendeva 7 o 8 (ha sempre avuto il massimo dei voti fin dalle elementari) si sentiva dire che non era portata per la materia... Mia figlia e' sempre cresciuta "imbracata", poco libera e indipendente, ed io purtroppo, influenzata dalla situazione e incapace di sganciarmi da questo circolo vizioso, perche' troppo debole e dipendente (psicologicamente sottomessa alla suocera, che si e' sempre imposta nella nostra famiglia e ha partecipato e condiviso, mio malgrado, buona parte del nostro tempo) non sono riuscita, se non da pochi anni, a dare una svolta a questa situazione. Mia figlia gia' da qualche anno soffre di nausee ricorrenti, in particolare in momenti di stress e prima del ciclo, ma questo sarebbe niente, se non avesse la fobia di vomitare. L'ultima volta che e' accaduto questo episodio aveva 11 anni e da allora, grazie al cielo, e' sempre stata bene, solo una bronchite in prima liceo. Dapprima pensavo i disturbi fossero causati da problemi gastroenterici. L'ho portata dallo specialista, il quale a seguito di controlli non ha riscontrato nessuna patologia. A periodi le cose andavano meglio, in altri meno. Il disturbo si presentava, accompagnato, nei momenti piu' brutti da attacchi di vera e propria ansia, soprattutto se sapeva che in giro c'era una forma virale intestinale. Ha avuto un valido aiuto da una persona capace, responsabile dell'inserimento e del supporto nella scuola di giovani con problemi di vario tipo, che l'ha aiutata molto. Ora che si trova a studiare in un'altra città, dove deve fare tutto da sola, pur riuscendo a fare tutto, la nostalgia, le difficoltà, la nuova realtà non l'aiutano con l'ansia, e quindi le nausee sono frequenti e, di conseguenza, anche la paura di star male. Quando pero' ha da fare, deve uscire, tutto passa. Ho parlato in casa di iniziare un percorso terapeutico, ma ho trovato un muro di gomma. Mi date un consiglio? Come mi devo comportare?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signora,
Dovrebbe insistere nel consigliare il percorso psicoterapeutico a sua figlia.
Da quanto ci riferisce c'e una sintomatologia psicosomatica che se non rimossa puo' produrre dei danni organici. Il sistema digerente e' molto sensibile.
C'e' probabilmente una difficolta' da parte di sua figlia a opporsi, a rifiutare cio' che sente nuocerle e la sua fobia lo esprime.
Le faccia presente l'opportunita' di attivarsi in senso psicoterapeutico.
Cordiali saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
mi associo alle indicazioni della Collega nella risposta.

I sintomi solitamente tendono a "difendersi", si chiamano "resistenze", quindi insita con garbo ed autorevolezza, magari aiutandola a riflettere sulla scadente qualità di vita in cui verte

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
dopo
Attivo dal 2012 al 2018
Ex utente
Grazie infinite, dottoresse.
Il punto è che mia figlia ha già chiesto questo tipo di supporto. Non ne è affatto contraria, anzi. Io ho analizzato con lei tutte le problematiche, ne ho discusso a lungo e ho cercato di aiutarla, e la sto ancora aiutando, ad affrontare le cose in maniera serena, senza paura. La persona che le è stata a fianco in questi mesi ha fatto un gran lavoro ed è riuscita a darle un po' di fiducia e consapevolezza, ma il percorso che ha fatto è di tipo personale, non psicologico.
Il grosso cambiamento che ha fatto, da ragazzina sempre assistita in tutto a casa propria ad adulta, in un'altra città, scelta che per altro ha totalmente condiviso, dovendo arrangiarsi completamente (e lo fa egregiamente e responsabilmente, devo dire) secondo me la sta un po' spaventando.
Ma il problema non è il voler iniziare un percorso terapeutico, è il fatto che mio marito, pur essendo una persona colta e intelligente, non ne vuol sapere. Questa necessità ci è stata segnalata anche dal gastroenterologo, dal vecchio pediatra e dal medico di base. Le volte he ne abbiamo parlato è andato su tutte le furie.
Se devo iniziare un ciclo, dovrò farlo a sua insaputa. E non nella mia città, prettamente per ragioni di comodità.
Ho paura anch'io.
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signora,
Come mai il parere di suo marito e' cosi' "terrorizzante" in questa questione?
Forse il problema potrebbe essere proprio questo, emanciparsi dalle suggestioni familari in modo autonomo. E' il primo obiettivo da perseguire.
Separarsi e individualizzarsi rispetto ai genitori in un senso autonomo che permetta di scoprire la propria personalita' pian piano durante la terapia con il supporto di uno specialista (e' opportuno uno speciasta psicoterapeuta o si rischia di incorrere in altri tipi di suggestione comunque negativi).
E lei signora potrebbe esercitare una influenza positiva?
[#5]
dopo
Attivo dal 2012 al 2018
Ex utente
Gentile dottoressa,

mio marito ha avuto un grosso schock quando è morto suo papà quando era bambino e dice di aver superato tutte le sue paure da solo, senza bisogno di specialisti. Per lui far intervenire uno psicologo o un terapeuta in questo caso non serve, perchè il problema non è grave e gli specialisti "fanno solo dei danni"... Nonostante i pareri contrari di persone al di fuori del nostro nucleo famigliare, non è assolutamente d'accordo.
Io però vorrei andare avanti per la mia strada, perchè il benessere di mia figlia viene prima di tutto per me. E' ovvio che una decisione del genere è difficile, soprattutto perchè terrei all'oscuro una persona che ha rappresentato e rappresenta tutt'ora un caposaldo della mia esistenza. Ma se non ho alternative, devo arrangiarmi da sola.
So che non è corretto, ma non vedo altre vie. Pensa che sbagli? Forse un comportamento simile può rappresentare un problema anche per mia figlia, un esempio sbagliato? Non so cosa fare. Aspetto che me ne parli ancora mia figlia o assieme a lei troviamo una soluzione? Mi dia un consiglio. Ne ho davvero bisogno.
[#6]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Non c'e' bisogno di instaurare delle battaglie se suo marito ha avuto degli shock.
Ma instaurare il principio che gli shock di suo marito non possano e non debbano ricadere sugli altri penso sia gia terapeutico di per se'.
Si tratta di una scelta personale che si puo' rispettare umanamente ma non sforzarsi di condividere.
Coraggio percio'!
I migliori saluti
[#7]
dopo
Attivo dal 2012 al 2018
Ex utente
Grazie, ne riparlerò con mia figlia ed assieme cominceremo, quando lei lo vorrà, un percorso per risolvere questo problema, con calma e serenità, anche se dovremo farlo da sole. Mi dispiace, ma non vedo alternative. Non posso più vederla lottare e soffrire.
Mi è stata di grande aiuto.
Se Le farà piacere, La terrò al corrente.
Buona giornata.

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