Crisi esistenziale

Salve a tutti,
il mio problema è che non mi piace il mio tipo di lavoro, o meglio, sebbene io lo possa accettare quale fonte di guadagno, di certo non posso dire di esserne appassionato. Alcuni anni fa intrapresi un percorso universitario per cercare di cambiare professione. Lo conclusi con successo, ma arrivato il momento di darmi da fare sul serio per mettere in pratica quel cambiamento, mi tirai indietro e decisi, in sostanza, di riprendere la vecchia rassicurante strada. Non me la sentivo di riniziare daccapo, con stipendi bassi, se non inesistenti, e contratti precari. Ricevetti una proposta in qualche modo allettante e che, senza mai valicare la mia confort-zone, avevi alcuni lati positivi e introduceva, per certi versi, alcune novità: uno stipendo a tempo pieno, un ambiente sulla carta professionale, nuove conoscenze, il contatto con i clienti stranieri, un ambiente più adrenalinico rispetto al solito. Il tipo di lavoro, però, di fondo rimaneva lo stesso: impiegato contabile. A distanza di un anno e mezzo sono riniziate le paranoie: questo lavoro non fa per me, non sono portato, ho sbagliato tutto. Ho ricevuto una promozione. I capi sembrano puntare su di me, affidandomi o prospettandomi delle respondabilità. Ma io sono terrorizzato. Lì dentro mi sento una campana stonata. Non sono serioso come loro, non sono monotematico come loro, non sono avido come loro, non sono superficiale come loro, non sto sempre zitto come loro... adoro la musica, le lingue straniere, sono affascinato dalla cultura,,,, dalla storia, dalle persone...... ho provato ad immaginare un altro percorso lavorativo, ma nessuna alternativa mi viene in mente... è come se sapessi quello che non mi piace, ma non quello che mi piace. E poi mi spaventa rinunciare alle entrate mensili... ho fatto così tanto per mettere via quei due soldi per sperare, un giorno, di comprare casa. Vivo con mia madre e desidero andare a vivere da solo, cosa che peraltro mi spaventa molto anch'essa. Vedo così tanti problemi, che nel week end, complice l'estrema stanchezza, preferisco abbandonarmi al sonno, l'unico rimedio momentaneo a tutti questi problemi. Così però non vado da nessuna parte.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Utente,

sembra che i cambiamenti la spaventino molto; siano essi lavorativi, di abitazione e, mi chiedo, se non sia così anche negli altri ambiti di vita.

La sicurezza è senz'altro importante; tuttavia, se davero si sente insoddisfatto della sua situazione, dovrebbe cominciare a pensare a mettere in pratica qualche cambiamento, cominciando magari da piccole cose.

Non ci dice nulla della sua vita sociale. Ha amici? Ha una relazione importante?

Non ci dice nulla neppure del rapporto con sua madre, a parte il fatto di vivere con lei.
Forse anche quasto le da molta sicurezza, forse si sente protetto "sotto la sua ala"; o ci sono altre ragioni che la tengono legato alla convivenza?

Che tipo di percorso universitario aveva intrapreso per cercare di cambiare il suo percorso lavorativo?
Che cosa, a parte la sicurezza economica, le ha impedito di provarci?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Buonasera Dott. Callina,

vita sociale: ormai per la gran parte si svolge a lavoro.
Ho amici, sì. Non molti. Durante il fine settimana, esco con loro, se si riesce a creare un gruppetto. Ma, a dire il vero, non si riesce molto spesso, quindi lo passo spesso in casa, a sonnecchiare davanti al pc, oppure esco con persone conosciute in chat. Vado in chat per incontrare potenziali partner, dato che sono single, ma anche semplicemente possibili nuovi amici. Le uniche ragioni che mi tengono legato alla convivenza con mia madre sono i soldi. Sarei da solo a comprare casa, arredarla, mantenerla, governarla... mi sembra un peso economico (e non solo) troppo grande per me. Il rapporto con mia madre è stretto, da una parte, per l'interdipendenza che si è creata, Lei mi mantiene ed io non la faccio sentire del tutto sola. Dall'altra, è molto burrascoso e per niente maturo. Lei tende a svalutare un po' i figli. Probabilmente è una strategia che serve in primo luogo a lei stessa.
Infine, all'università fece una triennale in organizzazione e risorse umane. Per orgoglio e senso del dovere mi impegnai molto ed ottenni il massimo dei voti. E' lo stesso che sta succedendo ora a lavoro. Mi impegno molto più di quanto facciano mediamente gli altri. Ho un forte senso del dovere ed un bisogno di conoscere e fare bene. Sono un buon lavoratore sì, ma non sono un talento in quello che faccio. Mi manca sempre quel quid dato dal talento e dalla passione (passione inteso per l'oggetto del proprio impegno, non per l'impegno fine a sè stesso). Dimenticavo, è stata la questione economica a dissuadermi dal cambiare tipo di lavoro. Come dicevo sopra, possono contare solo sulle mie risorse. Certo, non ero nemmeno convisto che quella delle risorse umane fosse la mia strada, ma di sicuro ci avrei provato. Alla peggio, sarebbe stata l'ennesima professione svolta senza troppa passione...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

a mio avviso non c'è nulla di male a prendere decisioni razionali (es lavoro con stipendio fisso e non mollare la vecchia via per la nuova, sebbene -come già sottolineato dal Collega- possa essere rassicurante).

Ma vorrei capire meglio due aspetti della questione: il primo è la Sua richiesta. Che cosa desidera chiedere a degli psicologi? Come riuscire a cambiare? Come uscire dalla "crisi esistenziale"?

Il secondo riguarda l'emotività, la passione, di cui dice di notare l'assenza nel lavoro che svolge e che ha svolto ("L'ennesimo lavoro senza passione..."). Tirare fuori questa parte e permettere che possa comunicare con quella più razionale è fondamentale per promuovere un cambiamento di atteggiamento verso la Sua vita, il Suo futuro.

Forse Lei vede e sente la fatica in ciò che fa anche perchè Le manca una vita sentimentale e di relazione. Potrebbe capire quali tipi di difficoltà incontra nel costruirla.

Il rimanere in questa comfort zone da una parte è molto rassicurante, ma sappia che dall'altra non Le permetterà di percepirsi come persona efficace, competente nella gestione della casa e della vita, ecc... Insomma è possibile che il legame con la mamma debba essere modificato a vantaggio di entrambi, per permettere a Lei di svincolarsi e fare la Sua vita.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Buonasera Dott.ssa PIleci e grazie per la risposta.
Io vorrei capire come mai incappo ciclicamente in questi pensieri e se, per il mio benessere, sarebbe meglio ascoltarli oppure ignorarli.
Insomma, un anno e mezzo fa presi una scelta e per tutto questo tempo ho pensato che fosse quella giusta. Ma ultimamente vacillo. Incontro tante persone appassionate di quello che fanno e le guardo con forte ammirazione. E poi commenti di alcune persone, che arrivano puntualmente :" ah! ma non sembri un ragioniere" "sei simpatico x essere un contabilie" oppure l'ultimo di oggi "hai una faccia simpatica... non sembri un contabile", mi fanno sentire inadeguato. So che si basano su steriotipi... ma il fatto è che i miei colleghi li confermano tutti questi stereotipi: sono tutti depressi, immusoniti, vuoti, avidi, ignoranti, silenziosi, delle piccolo api operaie. E' vero ! Mi sento migliore rispetto a loro.. lo ammetto! E' brutto essere una pecora nera, al costo di perdere qualià, preferirei essere grigio anch'io. Mi sentirei, per lo meno, al posto giusto.
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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Sulla mia vita sentimentale? Non so perchè non incotro la persona giusta... è vero che dovrei uscire di più e provarci direttamente se una persona mi piace....... gli incontri di chat sono statisticamente fallimentari,,,, scegli una persona da un catalogo... senza avere idea di come parli, si comporti, si muova, parli, ragioni, si atteggi.......
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Scusi, ma a me sembra una cosa bellissima ciò che sta descrivendo!
In altre parole le persone accanto a Lei La trovano simpatica, divertente, ecc... e Lei -anzichè sentirsi lusiganto- si sente inadeguato.
Questo è legittimo, ma allora vorrei capire che cosa va a toccare questa affermazione apparentemente neutra in Lei e che La fa sentire "inadeguato".
Soprattutto vorrei capire come mai non riesce a sfruttare tutto ciò a Suo vantaggio per costruire la Sua vita e le Sue relazioni.
Forse per Lei il significato personale che riesce ad attribuire a tutto ciò ha una valenza negativa, oppure è proprio il sentirsi la "pecora nera" che La fa sentire a disagio.
Manca però quella maturità che Le permetterebbe di smetterla di cercare di uniformarsi al gruppo ed essere più autentico.
Questo deve scoprirlo. Da una parte è un aspetto positivo, perchè ha molto da assaporare nella vita e da scoprire.
Se da solo non riesce, si faccia aiutare da uno psicologo di persona.

Un cordiale saluto,
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Utente,

parlando di sua madre dice: << Lei tende a svalutare un po' i figli.>>

Forse non è un caso che lei si senta, più o meno consapevolmente, svalutato e poco maturo per poter costruire una vita solo sua, che possa ascoltare e soddisfare le sue esigenze ed i suoi desideri.

Questo non significa buttare alle ortiche la sicurezza economica e quanto costruito fino ad oggi; significa, casomai, provare a guardare con altri occhi la sua vita e cercare di svincolarsi da quello che lei stesso definisce un rapporto per niente maturo.

Far dialogare la sua parte razionale con quella più creativa ed emozionale è possibile; bisogna solo trovare il coraggio ed il giusto modo per realizzare i suoi desideri e per cominciare a provare passione per la sua vita.

Anche nella vita sentimentale sembra lasciarsi trascinare dalla corrente; come se non riuscisse a dar fiducia alle sue capacità e alle sue qualità; come se, in una certa misura, non riconoscesse in sè quelle qualità che, invece, altri le riconoscono.

Da una parte è, forse, lusingato dal fatto che gli altri la vedano diverso dallo stereotipo che teme di incarnare; dall'altra credo che il timore di essere inghiottito dal ruolo che incarna la paralizzi nel suo immobilismo che non le consente di prenderne le giuste distanze.

In altre parole, è come lei si sentisse inadeguato nel suo ruolo ma, allo stesso tempo, si sentisse superiore ad esso tanto da volerlo, a tutti i costi, tenerlo a distanza di sicurezza.
Le due cose, però, non sono necessariamente in contraddizione.

Le persone vanno valutate per le loro qualità e non per il ruolo che ricoprono.

A me sembra che abbia solo bisogno di acquisire più fiducia in se stesso e in questo credo che il supporto di un collega di persona possa esserle di grande aiuto.

Restiamo in ascolto.

Un caro saluto
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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie grazie ed ancora grazie per le vostre parole. Mi offrono tanti spunti e nuove angolature. Ora sono un po' frastornato, ma sento che è un'emozione positiva.

x D.sa Pileci: sì, è il mio sentirmi "pecora nera" che mi fa sentire a disagio. E' come se mi sentissi in dovere di incastonare la mia personalità in un ruolo sociale (in questo caso, lavorativo) che le è consono. Es. una persona smemorata e sulle nuvole si connota bene con una professione creativa. Subisco l'influenza della società e probabilmente dovrei fare una passo successivo per rendemi indipendente dal pensiero dominante.

x D. Callina; sì, dovrei svincolarmi dal rapporto con mia madre, ma l'unico modo che mi viene in mente è andare a vivere da solo. Le responsabilità da affrontare da solo sarebbero tante ed, inoltre, si baserebbereo in grossa parte sulla certezza del mio lavoro. E se questa certezza vacilla?

Saluti

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Utente,

direi che dovrebbe cominciare a fare un passo per volta.
Mettere troppa carne al fuoco rischia di confonderla e farla sentire, come lei dice, frastornato.

Cominciare a capire quali possano essere gli obiettivi potrebbe aiutarla a comprendere quali siano le strategie migliori per raggiungerli; senza per questo mettere in discussione tutto in una volta.

Si dia un po' di tempo, cerchi di lasciar sedimentare questa emozione positiva che sente, tenendo a mente cosa vorrebbe per sè, cosa potrebbe farla sentire meglio.

Se poi non riuscisse a mettere a fuoco la situazione potrebbe valutare di farsi aiutare da un collega di persona.

Se crede, ci tenga aggiornati sugli sviluppi; se nel frattempo volesse aggiungere altre informazioni, restiamo in ascolto.

Un caro saluto
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

se si sente frastornato, è un buon segno anche secondo il mio punto di vista, perchè vuol dire che sta riflettendo su tutto ciò di cui stiamo parlando e quindi, messa mano sulle Sue certezze, si genera un po' di confusione.

Dovrebbe in effetti prendere un po' le distanze dal giudizio e dalle aspettative altrui, altrimenti vivrà la vita che gli altri vogliono farLe vivere e non quella che Lei desidera per se stesso. Il primo step è desiderare. Poi agire.

Svincolarsi concretamente dalla mamma non è una cattiva idea: come Le ho detto sopra, potrà in questa maniera essere maggiormente autonomo e indipendente (non solo a livello economico, ma psicologico) e potrà sperimentare un senso di autoefficacia che probabilmente non conosce ancora ma che frustra la Sua autostima.

Ci pensi.
Cordiali saluti,
[#11]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Ci penserò. Grazie nuovamente. Saluti.