Perdersi

Cinque anni fa una serie di eventi che hanno sconvolto la mia vita. In un anno perdita di affetti,riferimenti,lavoro,il tutto da cause indipendenti da me. Si può dire che l'unica cosa rimasta è stato il mio compagno,al quale fui sempre stata fedele e col quale ho una relazione da più di vent'anni. Dal punto di vista affettivo lui non mi ha mai fatto mancare nulla. Anche se mi sono sobbarcata la sua crescita e tutto il sostentamento psicologico in merito a suoi problemi personali di dimensioni quasi paradossali per una sola persona. Io,nonostante la sua apparente presenza costante,ho sempre tenuto duro,fino a quando qualcosa,come poteva essere prevedibile,dentro di me,ha crashato per usare un termine informatico. Per sopperire al senso di solitudine insostenibile ho cominciato a frequentare il web,prima solo a scopi informativi,poi passando le notti a parlare con sconosciuti. Sicuramente non ero pronta ne avezza a questo tipo di rapporti,sta di fatto che un giorno ho conosciuto una persona. La conoscenza virtuale si è trasformata in reale. E qui l'epifania di un male senza fine. Raccontare in poche righe già il tutto fino a quel momento è fantascienza,sintetizzare il dopo,quasi impossibile. Posso dire che con questa persona ho avuto una "breve" relazione che dentro di me a distanza di quattro anni non è ancora finita. Ovviamente da molto non ci sentiamo più. Lui un narcisista patologico di livelli inauditi,con una sensibilità pari ad un SS alle prese con un animale da laboratorio. Mi ha finita e fatto a pezzi. Ho conosciuto per la prima volta sulla mia pelle,la parola ossessione. Da lì,una discesa all'inferno senza limiti. Ho intrapreso una specie di crociata contro questa tipologia di individui. Collezionando e una serie notevole e tutto all'insaputa ovviamente del mio compagno. Avevo annotato tutte le parole che quella persona aveva usato con me,ed in una specie di transfer o di delirio,le utilizzavo pari pari con altri con quelle caratteristiche. Una formula quasi perfetta,non fosse che io,non ero lui. Ho creato ossessioni infinite a mia volta,complice la mia cultura e la mia prestanza fisica,ho tentato di annientare chiunque si rapportasse con me. Riuscendoci in parte ( quel tipo di individui può sviluppare ossessioni ma mai amare) ed uscendo e sempre devastata,ma apparentemente vincente. Ora mi ritrovo con due amanti, uno che mi ama follemente (scelto proprio per cercare di uscirne) ed un potenziale narcisista col quale non ho fatto giochi consueti ma assecondando un rapporto senza senso. Da due anni uso droghe,alcol,ma la mia vita dall'esterno appare "normale"come sempre...penso al suicidio praticamente ininterrottamente da anni,ma ho troppe responsabilitá per poter pensare di farla finita. Sono lucidamente distrutta e il mio contatto costante con me stessa,le mie analisi non servono più a nulla. Sento solo un dolore costante da togliere il fiato,più niente mi regala oblio o conforto. E da pasionaria qual ero, solo un corpo vuoto è rimasto.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

ha fatto una buona descrizione dello stato attuale nonchè del percorso che qui l'ha portata, ma, mi sembra, che manchi la richiesta di aiuto...
CIoè, è deducibile ed interpretabile, ma alla fine non la esplicita.
Cioè, Lei vaga confusa, trova un tizio che la guida e la porta dove vuole lui, Lei poi si ritrova dove non vuole.

In un certo senso mi pare abbia rifatto lo stesso qui: son confusa e smarrita... fate di me quello che credete dato che io non so cosa chiedere...

Chi si perde di solito deve trovare un punto di riferimento per orientarsi ed almeno stabilire dove si trova.
Poi una volta "geolocalizzata" può stabilire la rotta adeguata per raggiungere la destinazione... ma appunto, quale è la destinazione?

O no?

Che ne pensa?

p.s.: esistono i narcisi anche tra gli psicologi! ;)

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#2]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
mi accodo alle interessanti suggestioni del mio collega, dr Bellizzi.
Sembra che lei viva una dimensione affettiva "scissa", da una lato la stabilità in un certo senso desiderata con il suo compagno, dall'altro la passione trasgressiva e vendicativa che dice di non poter ottenere nel suo rapporto stabile.
Mi rendo conto che sia difficile uscirne, ma in un certo senso più non si occupa del problema più questo "gonfia".
Forse sarebbe opportuno che si rivolgesse ad uno psicologo di persona, per cercare di comprendere meglio le sue motivazioni.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#3]
dopo
Utente
Utente
Mancano talmente tante cose nel mio messaggio...
La mia richiesta,assolutamente implicita,altresì non sarei qui. Quanto i saluti ed i ringraziamenti che la quantità di caratteri prevista,non mi ha concesso.
Non ho le possibilità economiche di rivolgermi personalmente ad uno specialista.
Il lavoro,da quel giorno,non l'ho mai più trovato. Mi arrangio facendo piccole cose,ho ridotto le mie esigenze,ho imparato ad accettare piccoli aiuti.
Trovare un punto di riferimento...oltre al sè,cosa c'è? :)
E se il sè è smarrito?

Dott. Mori,mi permetta..." da una lato la stabilità in un certo senso desiderata con il suo compagno, dall'altro la passione trasgressiva e vendicativa che dice di non poter ottenere nel suo rapporto stabile"... Non ho mai detto questo.

Chiedere,sì...quanto un ammalato al suo medico " mi duole l'animo,sanguina e muore. C'è per caso una medicina?"

Vi ringrazio ora. Dell'attenzione.

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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
se ha problematiche economiche può rivolgersi al Servizio Pubblico di Psicologia del suo territorio, forse ci vorrà un po' di tempo per avere un appuntamento ma potrà usufruire del parere di un esperto di persona.
Comprendo il suo desiderio di lasciarsi il dolore alle spalle, ma il cambiamento psicologico è un lavoro di cm, spesso lungo e faticoso, e non esistono i medicinali di cui parla. Restiamo in ascolto.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Dr. Mori,
Di "medicina" si parlava simbolicamente.
Il lavoro sul sè è necessariamente un processo lungo e sicuramente personale.
Ad una struttura pubblica mi sono già rivolta. Mi hanno liquidato con degli antidepressivi,dei quali
non mi sono servita. Per obliarsi ci son vari modi,nessuno dei quali ti permette di affrontarti.
Dentro di me ho scavato fino agli albori e non è stato utile,anzi semmai più lesivo.

Vi ringrazio comunque.
[#6]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

perchè "non si è servita" degli antidepressivi?

Ma ha scavato fino agli albori, come?

Ha provato a rivolgersi ad un consultorio o ha provato a cercare un consultorio cattolico?
[#7]
dopo
Utente
Utente
Dott. Bellizzi,
un consultorio cattolico? Per farmi esorcizzare? :)
Ho scavato attraverso un'autoanalisi,lunga,profonda e dolorosa, durante la quale ho cercato di
confrontarmi con tutto l'accessibile di me ed anche cercando tra ciò che avrei potuto non vedere o non voler vedere di me, trovandone le indicazioni tra le parole altrui sulla mia persona .
Ma tutto appare come se l'arrivo in quel determinato punto,frutto di un viaggio attraverso mille altri dolori,fosse stato,proprio in virtù della mia lucida consapevolezza che mi accompagna da sempre,un punto di non ritorno. La genesi di qualcun altro dentro di me. Un nuovo sè cosciente,quasi autonomo,con un concetto del bene e del male molto meno rigido o parossisticamente più radicale in entrambi i sensi. Senza scadere mai nel rischio della schizofrenia. Un mostro in corpo che si nutre quasi esclusivamente di me,tra gli abbagli da giustiziere improvvisato.
Gli antidepressivi.... A cosa potrebbero servire? A stordire il mostro?
Finchè rimango in contatto con esso,posso venire,per quel che si può,a patti.
Ci ho messo quarant'anni a risolvere un problema relativo al rapporto con la complessa (per usare un eufemismo)personalità di mia madre e ciò che ha rappresentato per me. E la soluzione è avvenuta per caso,attraverso le parole di qualcuno che forse per la prima volta mi ha ascoltato veramente,sentendomi.
Il sotterrare un dolore attraverso la farmacologia,non aiuta a risolvere il problema,ma solo a credere di poterlo gestire.
Ed è fastidioso continuare a vedere come se ne abusa,sia nell'utilizzo,sia nella prescrizione.
I demoni si affrontano,non ci si nasconde da loro.
E le persone,dovrebbero davvero ascoltare quando "dicono" di farlo. Foss'anche solo per una questione d'onore.
I miei più cordiali saluti.
[#8]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

> un consultorio cattolico? Per farmi esorcizzare? :)

Nel Consultorio ci lavorano professionisti, i preti stanno in chiesa.
Per farsi seguire gratuitamente!

L'autoanalisi va bene fino ad un certo punto.
Conosce il detto "se la canta e se la suona da solo\a"?
Si rischia ciò con l'autoanalisi, dato che è un osservatore che osserva sé stesso e per quanto possa essere oggettivo, non può liberarsi di sé stesso.

Il terzo, l'altro, ascolta ma osserva da fuori.
Vede per forza di cose qualcosa di diverso.
Ma ascoltare e basta non è sufficiente per risolvere, dato che si risolve e si cambia se si è costretti a farlo, ed il terzo, portando sé stesso, costringe alla ricerca di un nuovo equilibrio.

Il terzo fa domande scomode, alle quali è necessario rispondere.
Il terzo, o il quarto o il quinto ti obbligano ad esplorare aspetti che altrimenti non avresti esplorato.

Noto cheha gradito la metafora del demone, anche se non era questa l'intenzione! :)
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