Riuscire ad emanciparsi

buongiorno,

sono una ragazza di 30 anni. Negli ultimi due anni qualcosa in me è cambiato, forse per l'età, resta il fatto che ho l'impressione che la mia vita si sia bloccata (o ritornata) a 1-2 stadi fa della mia vita. Mi spiego meglio. Non riesco a sentirmi donna, a emanciparmi, a diventare autonoma, a fare le scelte giuste e controllare la mia vita. Non riesco più a stare con le persone (prima ci riuscivo tranquillamente, ho fatto una vita sociale come tutti- viaggi, scuola, discoteche, lavoretti qua e là ecc) ora invece non mi sento più la stessa, mi è venuta una sorta di fobia nei confronti del lavoro e credo sia dovuta al fatto che non riesco a rapportarmi con le persone. Mi sono isolata. Penso sempre alla mia infanzia. Rimugino sul passato, mi autocolpevolizzo per tutto.
Sono molto empatica, sento quello che sentono gli altri, sono ipersensibile al dolore degli animali (come se lo sentissi io), però non riesco a capire gli altri a livello mentale, quindi i miei rapporti sono basati sulla diffidenza, reazioni impulsive, convinzione di essere odiata da chiunque incontri sul cammino.E' come se non avessi mai imparato come "si fa" a rapportarsi con gli altri. Ma questo negli ultimi 3-4 anni, nn prima. Se faccio un paragone con la me di prima, vado in confusione e non mi sembra vero.

Ora sto cominciando a soffrire perché l'esame di realtà c'è: ho capito che qualcosa in me non va. MI sono sempre reputata intraprendente, mi piace fare le cose da sola senza costrizioni, amo viaggiare, conoscere, imparare, studiare, non mi piace l'idea di rimanere sempre al solito livello se intraprendo un percorso. Ho anche degli obiettivi, che ovviamente porto avanti con fatica.
Però nell'atto pratico non ci riesco, non lo so fare, ho un blocco, mi prende il panico, una sorta di terrore dove percepisco che non c'è più scampo. Mi fanno paura le persone là fuori.

Quindi non ho una casa mia, un lavoro buono, soldi, nulla. Sono in ritardo con tutto. Sento di avere un narcisismo ferito: qualcosa dentro di me c'è, lo sento, ma combatte e viene ostacolato dalla parte (paradossalmente) più debole e peggiore di me, come se ci fossero due persone dentro. Quella che farebbe tutto e ne è in grado, e l'altra che le mette il bastone tra le ruote e gli impedisce di vivere adeguatamente.

Ecco perché prima ho detto che mi sento come ritornata indietro, come una bambina. Non mi sento donna. E ci soffro tutti i giorni perché vorrei essere adeguata all'età che ho. E fare la vita che mi spetta.

Vorrei capire cosa potrebbe essere. Cosa dovrei fare per emanciparmi e sentirmi più donna nella vita pratica, quella reale.

Grazie a chi mi risponderà,
buona giornata

[#1]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
si è poi informata in merito all'opportunità di consultare uno psicoterapeuta di persona, come era nelle sue intenzioni nella richiesta postata alcuni giorni fa?

Come ben comprenderà, una soluzione efficace alle problematiche che ha ben descritto non la può trovare attraverso brevi consulti on line.


Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie dottoressa Scalco, ci sto pensando infatti, solo che devo aspettare tempi migliori per potermi impegnare con una terapia, che se la iniziassi vorrei proseguirla a lungo termine senza doverla interrompere.

Quello che vorrei capire sin da adesso è se si tratta di qualcosa di impossibile da cambiare, è natura? è temperamento? karma? non so. Il fatto che io abbia cominciato a sentirmi inadeguata all'età che ho, proprio appena entrata nell'età adulta mi ha fatto pensare.

Grazie per la sua risposta e seguirò il suo consiglio.

Cordiali saluti
[#3]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
concordo con quanto scrive la mia collega, dr.ssa Scalco.
E' necessario che lei si rivolga ad un terapeuta di persona.
E' difficile poter stabilire le cause del suo malessere on line.
Quello che posso ipotizzare, in quanto lei appunto parla di un "prima" e di un "dopo" nella sua vita, è che il momento in cui le sensazioni di cui parla sono diventate un "problema" sia successo qualcosa.
Non necessariamente un evento.
Può essere l'affacciarsi di un bisogno nuovo, di una necessità, di una relazione.
Essere adulti significa anche accettare di non essere completamente "emancipati" (forse sta parlando dei genitori?).

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Grazie dott. Mori.

Che cosa significa il "non accettare di non essere completamente emancipati"? io penso che ci sia un'età (una fase della vita) per ogni cosa. E credo di essere "indietro", gli anni passano, la società (italiana) ci fa sentire vecchi dopo i 30.
Quindi ho un po' di confusione dentro di me.

Per i miei genitori non lo so. Mio padre l'ho perso poco prima di entrare nell'adolescenza, ho solo mia madre (che lavorando tutto il giorno ha bisogno di aiuto per le commissioni) e mio fratello poco più piccolo di me, ma già più autonomo e forse più sicuro di sé.

Sicuramente mi rivolgerò a qualcuno che mi possa aiutare a uscirne.
Ho come l'impressione di camminare, camminare rimanendo sempre ferma al solito punto.

Grazie
cordiali saluti

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