Confusione

Cari dottori, sono 9 mesi che, seguo una terapia cognitivo comportamentale in seguito ad attacchi di panico(da 7 mesi non ho + avuto attacchi).Dopo avermi insegnato le tecniche x superare gli attacchi abbiamo deciso di continuare il xcorso.Da circa 2 mesi il nostro rapporto è molto migliorato(nei 7 mesi precedenti il nostro rapporto era conflittuale). Un giorno ci siamo trovate x un caffè(abbiamo pochi anni di differenza)fuori dallo studio.In seguito alla nostra uscita le ho chiesto,durante una seduta, se secondo lei potevano esserci altre uscite fuori terapia e mi ha risposto positivamente dicendomi che sono l'unica con cui lo ha fatto e che non intende fare così con altri pazienti. Mi ha inoltre proposto di fare le sedute fuori dallo studio e poi magari ci si poteva vedere fuori terapia.Da quando le nostre sedute le facciamo fuori( x negozi, a spasso o al bar...) lei ha iniziato a parlarmi della sua famiglia, della sua persona(come fossimo 2 amiche...).La ho invitata qualche volta fuori terapia ma x impegni suoi non siamo ancora riuscite a vederci.Ora non so + come inquadrarmi: paziente?conoscente?amica?altro?Non so come comportarmi, se parlarle direttamente o tenermi tutto dentro. Non voglio perderla, con lei mi trovo bene ma mi piacerebbe frequentarla senza il limite di tempo della seduta.Attendo i vostri consigli.
Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signorina, nell'approccio psocodinamico che io pratico non si contemplano rapporti extra setting.
Per cui il consiglio sarebbe di verbalizzare la fine del rapporto terapeutico e l'inizio di un rapporto amicale.
Le due cose non possono essere mischiate ma non si escludono a vicenda.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
francamente sono un po' perplessa in merito a ciò che riferisce su questa commistione tra rapporto terapeutico e frequentazione al di fuori del setting, tra rapporto professionale e vita privata.

Non mi sembra una buona idea, nemmeno tanto in linea con la deontologia professionale, tanto più che lei ora si sta ponendo domande su come inquadrarsi rispetto alla sua terapeuta.

Quanto ai locali pubblici come setting terapeutico, non vedo come si possa procedere.

Chiarirei con la sua curante per fare una scelta sensata.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Utente
Utente
vi ringrazio x le risposte....volevo chiedervi ma e' possibile che mi faccia fare terapia fuori dallo studio parlandomi di lei della sua famiglia ecc... perche' secondo lei e' terapeutico e mi fa bene parlare (come fossimo 2amiche) in quanto non ne ho?! e' corretto nei miei confronti? mi fa male non capire cosa sono x lei....
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signorina,
Le terapie si inquadrano in un setting con delle regole, fra le quali vi e' quella che e' il paziente ad essere centrale
Il terapeuta deve trovarsi in "ombra" per non inquinare il setting.
Nelle terapie analitiche piu' ortodosse spesso il paziente viene posto su un lettino e il terapeuta si posiziona alle sue spalle per non inibire in alcun modo il flusso dei pensieri che il paziente esprime.
Come puo' capire la cornice e' molto diversa e io non posso che rilevare la differenza.
Provi a confrontarsi con la sua terapeuta su tali temi, con calma e serenita', senza giudizi.
Ci mandi sue notizie se vuole