Mi sento troppo solo e senza gioie

Salve, ho già scritto altri consulti nella vostra sessione, purtroppo l'ultima psicologa da cui sono stato non mi ha aiutato a sentirmi meglio, avevo ansia in continuazione ed un fortissimo senso di solitudine. Mi è stato suggerito di effettuare delle terapie cognitivo comportamentale da uno psichiatra, vedremo come andrà anche se sono molto sfiduciato.
Il fatto è che sento di essere solo, totalmente solo, e di avere un sacco di problemi/impegni/rinunce da affrontare, problemi reali insomma e non cose immaginarie.
Ora sto vedendo per un eritema sui capezzoli che mi sta turbando tantissimo e sto molto male.
Penso continuamente al suicidio, ho anche scritto un precedente consulto da voi su questo. Ora però è come se sto accettando l'idea di aver avuto abbastanza dalla vita, in fin dei conti la mia infanzia non è stata pessima e forse è la parte della vita importante da vivere. La mia idea è quella di andare in Svizzera quantomeno ad informarmi sul suicidio assistito, perché ho bisogno della sicurezza psicologica che un modo anche estremo di fuggire alle sofferenze senza che la figa comporti sofferenza esiste davvero.
[#1]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazzo, ho letto i suoi precedenti post, e mi sembra che molte cose positive lei ha fatto nella vita, ora passa questo periodo amaro di passiva ribellione, cerchi uno psicoterapeuta diverso ad approccio psicodinamico, non si rende forse del tutto conto di quanto peso abbia avuto a livello di sicurezza, la scomparsa di questo padre che vi ha lasciato.. ma proprio perchè si è avuto dolore e problemi nella vita, dobbiamo cercare di avere un futuro migliore, perchè vuole arrendersi , puo' avere ragazze giovani belle e intelligenti, ma deve ridiventare il ragazzo in gamba, brillante che era, cosa vuol fare disteso sul letto a sfogliare internet ? si dia aiuto, anche un leggero, supporto ben dosato e scelto da uno psichiatra in collaborazione con lo psicoterapeuta è una scelta ottima ed efficace, altro che pensare al suicidio..alzi lo sguardo e pensi che può avere di più e meglio, senza banalizzare la solitudine e ridurla a.. "figa o non figa".. penso che possa convenire con me che i rapporti d'amore sono anche altro..
Coraggio, si può fare..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta. A me è stato consigliato un approccio cognitivo-comportamentale, ritiene che quello psicodinamico (che mi era stato consigliato anche in un consulto precedente) possa essere migliore? Cosa cambia tra le due alternative?
Purtroppo io mi sono diciamo affidato a questo medico che avrebbe provveduto lui a contattare uno psicologo cognitivo-comportamentale, se dovessi cercarne uno di tipo psicodinamico, cosa che avevo già provato a fare nei precedenti mesi senza risultati, non saprei come muovermi.
[#3]
dopo
Utente
Utente
Purtroppo stasera mi sono anche litigato con mia madre, lei ha continui dolori per le preoccupazione che ha per me ma pensa di aiutarmi con i sensi di colpa e con i ricatti. Oggi mi ha giurato che eviterà di andare dal medico a farsi controllare, proprio perché con questo gesto cattivo me la farà pagare perché sa che mi preoccupo per lei. Intanto mio padre neanche lo sento più da mesi, tanto a lui che gli frega e solo contento se io e mia madre stiamo male.
Vede io ho troppi pensieri in testa per credere di farcela, e laddove i pensieri passano ci pensano gli altri a farteli venire. ormai conosce veramente solo gli impegni Lavorativi/universitari e le rinunce.
Mi senso solo, troppo solo, sono fuori sede all'università in un appartamento solitario, non ho possibilità di sapere come stanno i miei genitori che pensano solo a ricattarmi o farmi soffrire invece che tranquillizzarmi e darmi forza. Sento che sto per crollare.
Mi scuso se uso questo spazio più per sfogarmi che per ciò per cui è concepito, cioè essere un luogo di richiesta informazioni sulle varie branche mediche, ma non ho molto altro.
Una volta uno psicologo mi disse che i problemi di depressione sono riconducibili a tre ambiti. Quello affettivo/sessuale, quello economico/lavorativo e la "salute". Io mi sento fallito in tutto. Anche sulla salute, ho un problema come dicevo sui capezzoli ed ho il terrore sia malattia di Paget.
Ripeto mi dispiace usare questo spazio per sfogarmi e vi chiedo perdono, vorrei solo sentire qualcuno che mi consigli cosa fare, perché anche io forse purtroppo per qualcuno esisto ed ho una vita e francamente ci terrei a viverla bene. Se vivere è soffrire altrimenti non ha senso. Grazie.
[#4]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazzo, noi psicologi possiamo avere scuole diverse, ma sempre con uno sguardo attento a quello che accade oggi e a quello che è successo prima nella vita di un paziente, l'importante è che lei si rivolga davvero a questo Collega che le è stato proposto e che poi gli parli anche delle sue vicende familiari.
Non si faccia ricattare dalla mamma, dal ricordo del padre sparito , guardi avanti, stabilire un buon rapporto fiducioso e chiaro con il Collega che si occuperà delle sue problematiche le sarà di grande aiuto.. ma si sbrighi, che il tempo passa..
[#5]
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile Ragazzo,
mi sembra doveroso chiarire le sue domande in merito alla distinzione di orientamenti e spero di farlo in modo semplice;
in psicologia ( o meglio, in psicoterapia perchè ci interessano le ricadute sul versante della cura) esistono diversi orientamenti. La scuola psicodinamica ha a che fare con la psicologia del profondo, quindi è affine a termini/costrutti quali inconscio, subconscio, io, esame di realtà..( tanto per citarne alcuni ) e si tratta in ogni caso di un approccio di tipo deterministico: la causa del disagio è certa e riconducibile ad un conflitto irrisolto, di natura intrapsichica, avvenuto in fase di sviluppo.
Rispetto alla sua scelta,su quale orientamento non so cosa suggerire se non di chiedere direttamente e senza paure al suo attuale psicologo un consiglio. Questi dovrebbe per lo meno dare delle chiavi di lettura di massima e orientarla nel modo più adeguato sul tipo di supporto/terapia più indicata per Lei.
Personalmente, ho riletto le sue domande di consultazione e non mi è chiaro se attualmente ha ripreso le sedute psicologiche oppure no.
La sua domanda mi fa riflettere sul tema della gioia e sul senso di solitudine. Qualche mese fa Lei stesso avanzava l'ipotesi di un viaggio all'estero per sperimentarsi e poi ad ottobre ci riporta al fatto di vivere da solo ( l'università è lontana dalla famiglia). Le chiederei di riflettere su queste ambivalenze e di provare a mettersi da solo (in senso virtuale) davanti ad uno specchio. Il senso della vita ci mette spesso di fronte ad uno stato d'animo di solitudine e di tristezza. Penso che sia proprio da questi momenti di impasse che debba uscire qualcosa di buono da noi. Lei ha solo 27 anni e nulla ci dice, invece, riguardo i suoi sogni e le sue aspirazioni. Quali sono i suoi interessi? Sente qualcosa di buono nella sua vita... sarebbe bello che parlasse anche di questo con una persona. Sarebbe bello che trovasse una persona di fiducia con cui parlare anche delle sue paure e dei suoi pensieri neri e distruttivi. Pensieri nefasti ma che devono, necessariamente, essere accolti. Ci faccia sapere come vanno le cose. Cordialmente

Dr.ssa Alessandra VAROTTO
psicologa clinico dinamica indirizzo comunità
Iscritta all'albo Regione Veneto n.7550
www.studiovarotto.com

[#6]
dopo
Utente
Utente
Salve di nuovo, ritorno a distanza di pochi mesi per aggiornare che sono da poco in cura con un terapeuta cognitivo-comportamentale, anche perché non sono riuscito a trovare altrimenti se non psicoterapeuti "classici". Spero che la cosa mi sia d'aiuto anche se confesso di essere molto sfiduciato e so che per affrontare una terapia con risultato ci vuole pazienza, disposizione al sacrificio e tanta fiducia. Spero che comunque la cosa faccia effetto.

@Varotto purtroppo io sì frequento l'università fuori sede, ma non così lontano da casa. Con un autobus in 2 ore sono lì, ho un appartamento in affitto vicino la facoltà, ed il fine settimana torno a casa. Non ho un auto per muovermi lì in zona quando sono all'università, e comunque la zona che abito non è così viva come è invece nelle università nel centro delle belle città del nord italia.
Avrei tanto preferito andarmene più lontano con la specialistica ma la cosa mi è stata impedita, ed io stesso per ingenuità o immaturità ho seguito il parere dei miei genitori come un religioso fa nei confronti dei dettami della propria fede.
Io ho dentro di me una grande voglia di evadere. Nella mia vita credetemi non ho mai preso un aereo, i pochi viaggi che ho fatto sono stati grazie alle gite scolastiche. E non certo per difficoltà economiche della mia famiglia la quale anzi era benestante.
Quando magari penso a tanti miei amici che fanno avanti e indietro dalle loro facoltà in aereo mi viene in mente come loro stiano vivendo, come conoscano gente, vedano posti diversi, si creano una carriera.

Le cose che mi danno più fastidio però sono due. Un forte fatalismo che mi vede come impotente nel recuperare la mia ormai rovinata carriera ed i miei anni di giovinezza senza veri divertimenti. E la seconda è la solitudine.
Non ho amici, giusto duo o tre compagni di bevute. Non ho donne. Non ho genitori, anche se fisicamente ce li ho. Mia madre è troppo ignorante (lo dico con oggettività, non è per insultarla in fondo le voglio un gran bene) e mi crea solo sensi di colpa e complessi, in più se provo a parlarle dei miei problemi lei inizia a gridare ed impazzisce perché io testualmente " le suscito nervosismo, senza invece pensare ad agire e cacciarmi gli esami". Mio padre non ne parliamo... ha deciso di dimenticarmi senza apparente motivo e la situazione è talmente surreale che non ho termini di paragone con altre storie padre/figlio viste in amici o conoscenti.
Dico davvero, surreale è il termine migliore che mi viene per descrivere questo incubo.

Alle volte penso a come avrebbe potuto essere la mia vita se non avessi passato ciò che ho passato. Dicono che i momenti di crisi possono essere momenti di cambiamento, io però oggettivamente mi vedo con una carriera andata in frantumi, i vent'anni mai vissuti, probabili problemi economici lasciati da mio padre e infine, e lo vissuto un po' durante queste feste natalizie, l'aver realizzato che non ho una famiglia e delle persone con cui viverle con calore. Insomma sia la dimensione presente che futura rovinate.
[#7]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo,

< Io ho dentro di me una grande voglia di evadere...

Nella mia vita credetemi non ho mai preso un aereo, i pochi viaggi che ho fatto sono stati grazie alle gite scolastiche. E non certo per difficoltà economiche della mia famiglia la quale anzi era benestante.
Quando magari penso a tanti miei amici che fanno avanti e indietro dalle loro facoltà in aereo mi viene in mente come loro stiano vivendo, come conoscano gente, vedano posti diversi, si creano una carriera...>

La sua voglia di evadere va ascoltata, accolta!

C'è in lei questo gran bisogno di diventare autonomo e indipendente, ma il forte timore, impossibilità a " spiccare il volo "!


< Le cose che mi danno più fastidio però sono due.

Un forte fatalismo che mi vede come impotente nel recuperare la mia ormai rovinata carriera ed i miei anni di giovinezza senza veri divertimenti.

E la seconda è la solitudine..>


Per quanto riguarda questi due aspetti è fondamentale avere coraggio... coraggio di "essere" e di "esserci al mondo"!

Dal mio punto di vista un percorso di terapia del profondo o centrato sulle emozioni e i vissuti sarebbe opportuno, per poter elaborare tutto questo turbinio di emozioni, che faticano a venire a galla, ma che sembrano " intrappolate " a dismisura in un quadro di ambivalenza sofferenza!


Provi a riflettere...

Un caro saluto
[#8]
dopo
Utente
Utente
Certo dottoressa, probabilmente io avrei proprio bisogno di una psicoterapia da cavallo per via di tutti i problemi che mi porto nel profondo e dei traumi mostruosi che mi sento di aver vissuto in famiglia.
Ma purtroppo penso anche di non avere tempo a disposizione per affrontare tale cosa. Io ho un grande bisogno di parlare, ma oggettivamente debbo anche pensare al futuro ed è per questo anche mi sono affidato ad un tipo di terapia più breve e mirata a determinati obiettivi, che per me sono laurearmi, andarmene fuori, trovare ragazze e fare nuove amicizie.
Sul quello che è stato il mio passato vorrei tanto metterci sopra un macigno, altro che pietra, ma so bene che certe cose non si elimineranno mai. Forse un domani col tempo, ma non ora, non ho veramente il tempo per farlo.
Insomma preferisco pensare a me stesso più sulle cose esteriori per ora che all'interiore. Non so se è una cosa fattibile forse sarà il mio ennesimo errore che si accumulerà agli altri miei problemi, non sò. Di certo non ho alternative. E' per forza maggiore che lo faccio.
[#9]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Lei ha tutto il diritto di ascoltare i suoi bisogni del momento e di decidere in base a questi.

Il mio augurio è il ritrovarsi in questa serenità e tranquillità, che ricerca.


Di cuore.
[#10]
dopo
Utente
Utente
Salve vi riscrivo perché purtroppo ci sono ricascato con l'autolesionismo finendomi con tirarmi schiaffi fino a farmi sanguinare, di poco comunque, il labbra.
Ho avuto una serie di pensieri di rabbia e senso di frustrazione che non avete idea, non è la prima volta ma non avendo nessuno con cui parlare iniziavo ad impazzire.
Purtroppo non voglio assumere psicofarmaci ma nei momenti di forte crisi non so come fare. Ritenete che parlarne con la terapeuta possa essere utile oppure per forza debbo passare per via farmacologica?
[#11]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentilissimo...

Banale dirle che c'è bisogno di una Psicoterapia e di una valutazione Psichiatrica, per una diagnosi accurata e l'inquadramento di questo suo forte disagio.

Le terapie combinate, spesso, permettono alla Persona di riconquistare/acquisire un equilibrio e, gradualmente, anche, abbandonare il farmaco... per cui non abbia timori!


È, davvero , arrivato il momento di prendersi cura di se' e di iniziare a vivere serenamente.


Si attivi e si fidi.


Un caro saluto
[#12]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazzo, le consiglio di parlare col suo terapeuta dei momenti di solitudine e crisi acuta che a tratti la investono.. Molto spesso la psicoterapia si avvale anche di un piccolo aiuto farmacologico che funziona da starter per ripartire,, Farmaco prescritto da uno psichiatra , naturalmente, ma non bisogna aver paura dei nomi, se avesse bisogno di occhiali andrebbe dall'oculista, vero ? Cerchi di guardarsi intorno davvero, troverà certamente qualche ragazzo o ragazza, un collega con cui stabilire un contatto, prendere un caffè, domandare o prestare gli appunti.
Tanti altri ragazzi sono soli, vorrebbero amicizie .. forse le sembra impossibile, ma è così, tutti i giorni riceviamo richieste di aiuto da ragazzi soli e infelici..!
Deve guardare avanti e credere che cambiare è possibile, ma bisogna incominciare, lei è la sua famiglia e sta a lei darsi aiuto..
Restiamo in ascolto..
[#13]
dopo
Utente
Utente
Purtroppo il mio terapeuta al momento ha avuto un problema quindi non può seguirmi. Sinceramente io non voglio assumere psicofarmaci, non voglio i loro effetti collaterali e poi preferirei risolvere i miei problemi reali e non prendere la pillolina che me li fa accettare.
Dico sul serio, non pensavo fosse così difficile avere qualcuno con cui parlare. Mi aspetta ora un altra settimana almeno (ma probabilmente molto più ) prima di poter parlare con qualcono dei miei problemi. Pensate che ora vi sto scrivendo in autobus col telefonino tanto che ero nervoso e non avevo nessuno con cui comunicare. Diciamocelo chiaramente non esiste un motivo razionale per continuare a vivere che non coinvolga almeno qualche gioia reale, materiale.
Io sono stanco della solitudine, sono stanco delle brutte figure, del vedere le gioie e soddisfazioni degli altri e non le mie, sono stanco dell'indifferenza degli altri. Sono stanco di vivere solo perchè suicidarsi è faticoso.
Vi rifaccio la domanda in modo diverso, esiste un qualcosa che possa aiutarmi, non tra mesi ma ora, e che non sia un farmaco?
Grazie ancora e scusate per lo sfogo.
[#14]
dopo
Utente
Utente
Grazie lo stesso per aver cliccato sulla mia risposta ed averla (probabilmente) letta. Il numero delle visite che cresce assomiglia tanto agli sguardi della gente indifferente e disinteressata verso chi soffre magari incontrato per strada, ma probabilmente trattasi solo di click di utenti di medicitalia. In ogni caso anche da queste cose capisco quanto sono solo. Scusate per il tempo che vi ho fatto perdere e buona giornata e proseguimento lavorativo.
[#15]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Scusi, l'alto numero dei click non può essere interpretato invece come di persone che si identificano col Suo problem?

>>Sinceramente io non voglio assumere psicofarmaci, non voglio i loro effetti collaterali e poi preferirei risolvere i miei problemi reali e non prendere la pillolina che me li fa accettare.<<
I farmaci non risolvono i problemi ma in alcuni casi possono risultare di grande utilità, anche nall'aiutare a lavorare meglio con lo psicoterapeuta.

In #13 Lei ci chiede la magia.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#16]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Caro ragazzo, tanti clik significano anche tante persone, che si ritrovano nel suo sentire.. le diamo i consigli in cui crediamo, così le facciamo compagnia, ma lei ci ascolta?
NIENTE PILLOLINE PER FARLE ACCETTARE I PROBLEMI, ma un aiuto temporaneo per uscire dalla chiusura , e cercare aiuto, attivamente come le abbiamo consigliato tutti..
Coraggio, si può fare..
[#17]
dopo
Utente
Utente
Sì mai io debbo studiare e laurearmi quanto prima, perché il tempo passa ed io non riesco nemmeno a leggere mezza pagina. I farmaci riducono la concentrazione quindi non posso permettermi di prenderli.
Credetemi non so che fare e razionalmente so bene di essere un caso difficile, ed io non voglio essere un caso difficile. Uno non può scegliere la vita che vuole vivere ma è sbagliato anche obbligarlo a vivere una vita che non vuole vivere.
[#18]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Se si farà aiutare forse potrà vivere la vita che desidera.

Glielo abbiamo consigliato tutti. Ora sta a Lei.

Saluti.
[#19]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissimo, deve laurearsi e perciò studiare vero ? allora quanto prima si cura e sta meglio, tanto meglio riesce negli studi..non crede ? Appunto per non essere un caso difficile, ci ascolti e prenda cura di sè e del suo futuro.
Se la macchina non le parte, la porta dal meccanico, che, da sola non si aggiusta.. Coraggio, i farmaci giusti, mirati , funzionano..
Le faccio molti auguri, vedrà che anche lei diventerà padrone della sua vita..
[#20]
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile Ragazzo,

io e le colleghe (attualmente operative nel servizio di consulenza Medicitalia) siamo concordi nel raccomandarLe una terapia mirata. Forse è venuto il momento opportuno per scegliere con consapevolezza cosa? Non tanto l'accompagnamento assistito alla morte di cui fa menzione nella sua domanda di aiuto, quanto l'accompagnamento a fare delle scelte consapevoli e che le permettano di riprendere in mano la sua vita e di orientarla verso la soddisfazione di esistere con degli obiettivi reali , misurabili e che le garantiscano un minimo di soddisfazione e di progettualità futura.

Ho assistito ad un accompagnamento assistito alla morte di un uomo completamente immobilizzato ( significa con "SLA" )in una clinica svizzera, dotato di tutti i "confort" innimaginabili (balcone con blick nel parco, musica, massaggi ) e con piena consapevolezza da parte dello stesso e della consorte di costui che questa era la soluzione migliore.
Plausibilmnete la consapevoelzza raggiunta era frutto di una riflessione accompagnata da uno specialista.
La visione per Tv di questa storia mi ha aperto la mente a tante questioni e prima di tutto al fatto che noi siamo sempre liberi di decidere se autoconservarci oppure noi.E i paramenti di questa scelta sono solo nostri e legati ai nostri valori personali (spirituali, etici, religiosi)

Personalmente credo che Lei abbia quindi il diritto di scegliere che fare del suo futuro PERO' anche di riflettere . Noi le possiamo offrire ovviamente delle "battute" di click in questo servizio on line ma non la capacità di decidere che è solo sua, della sua storia passata e attuale e dei suoi primi trentanni (circa) di vita.

Tuttavia ,se posso ancora permettermi di spendere una parola, ascolti questi ultimi messaggi delle colleghe. Si affidi al farmaco e alla terapia specialistica di uno psichiatra-psicoterapeuta. Non c'e' alternativa migliore a questa, considerando le sue risorse e le sue potenzialità in divenire. Perchè è ovvio che ne ha, bisogna smantellare i pensieri negativi sintomatici di una depressione corrosiva. Ed è perciò che penso alla terapia cognitiva-comportamentale come quella indicata perche si lavora sulle cognizioni, overo sulle credenze distorte su se, sugli altri e sul mondo. Il mondo non è tutto nero ma è sfumato come dice lei di gioeie e di solitudine.

Bisogna divenire capaci di vederlo così , con variazioni di colore.
Bisogna divenire capaci di scegliere per il PROPRIO BENE e mettersi in gioco in tutto. Anche nelle cose della nostra vita che son ben strutturate, che non ci piacciono e che facciam fatica a portare avanti.

Se l'università è ora un peso, bisogna mettere ritonare li e capire cosa c'era di attrativo che l'ha spinto a compiere la scelta importante di questo corso di studi. Bisogna come dice la Dr.ssa Fregonese, arrivare a mettere il carburante.
Bisogna che la sua macchina riparta e la sua vita riprenda ad avere una velocità.

Ognuno di noi vive con la sua "velocità" , la vita va affrontata nelle sue sfumatore di colore , a volte la solitudine ma altre volte le gioie. Ogni giorno è un esperienza nuova e bisogna discernere, bilanciare e arrivare a scegliere razionalmente

Le auguro anch'io di divenire protagoninista della sua giovane esistenza.
[#21]
dopo
Utente
Utente
Salve a tutti vi scrivo perché sono stato dallo psichiatra il quale mi ha prescritto un anti-depressivo. Vi confesso che la paura è tanta, anche per gli effetti collaterali, ma sopratutto del poterne diventare schiavo a vita.
Ancora devo assumerlo tuttavia sto soffrendo di fortissima ansia, dura intere giornate specie quando ho impegni da portare a termine.
Ho sempre la forte voglia di evadere ed ho avuto in mente di lasciare la mia università e trasferirmi al più prestigioso politecnico di Milano. Tuttavia si tratterebbe di una scelta forte, perché mi ritroverei magari con molti esami non convalidati a quasi 28 anni a dover ripartire quindi da zero con un università.
Purtroppo voi psicologi non date consigli tuttavia io ho un forte desiderio dello scossone alla mia vita, rimetterla in carreggiata, le cose fatte piano piano non le sopporto più. Non ho però nessuno con cui parlarne, mi sento spaesato senza esserlo mai stato prima in vita mia, non sono abituato a prendere decisioni forti ed a differenza di tanti altri che comunque una famiglia dietro con i maroni ce l'hanno io non ce l'ho.
Vi confesso che avevo scritto ad Exit Italia, l'agenzia svizzera di suicidio assistito per documentarmi, a quel che so occorre il parere di due specialisti almeno per problemi depressivi, tuttavia per uno "giovane" è abbastanza difficile ottenerlo. Tanta, troppa gente, crede che avere anni da vivere sia tutto, dimenticandosi che è la qualità quello che conta.
[#22]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Mio caro, bravo che dallo psichiatra è andato, li prenda questi antidepressivi, senza pensare di saperne di più del medico specialista che glieli ha prescritti, tantissime persone li prendono e funzionano, una volta nelle macchine d'inverno , bisognava tirare l'aria perchè partissero..Anche lei ha bisogno di .. starter.. per smetterla di rimuginare , tormentarsi, squalificarsi.. ripartire da zero con l'Università ? mi sembra sì una scelta forte, veda lei se perdere alcuni o molti esami già fatti, sia opportuno, segua i molti , competenti consigli che le sono stati dati da tutti noi e ci ascolti, sentiamo e vediamo molti molti giovani che sono , in un momento della vita, scoraggiati, depressi.. ma se ne vengono fuori , un passo dopo l'altro, bisogna cominciare però, adesso..
Le faccio molti auguri, di sguardi nuovi , diversi ..
[#23]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
<<ma soprattutto del poterne diventare schiavo a vita.<<

Mi scusi, dei farmaci o dei pensieri ossessivi??

I primi vanno a scalare, i secondi a crescere.

_____________________________________________

La invito a riflettere sulla Sua vita: Politecnico a Milano o suicidio in Svizzera?

Scelte antitetiche, che forse un aiuto farmacologico, ma anche un aiuto psicoterapeutico La aiuteranno moltissimo a districare.

Ora dipende da Lei.

Saluti cari.
[#24]
dopo
Utente
Utente
Purtroppo ho interrotto i farmaci dopo neanche un mese per effetti collaterali di natura sessuale.
Quest'oggi ho assistito ad una lite terribile con mia madre. Troppe sofferenze, troppe cose concrete e materiali che mancano nelle nostre vite. Ormai abbiamo raggiunto il limite. C'è un limite al numero di piccole tragedie o all'intensità di una grossa tragedia che un uomo può sopportare. Inutile parlare di resilienza, la resilienza ce l'hai se ti poggi su qualcosa o qualcuno, non si crea dal nulla. A meno che quel nulla altro non è se non qualche illusione
Comunque andrà a finire mi rendo conto razionalmente che mia madre non sarà mai pienamente felice, patirà l'invecchiamento senza vedere suo figlio andare avanti, senza vedere la vicinanza di suo marito, senza ritrovare la gioia e la serenità di un tempo.
Mentre mia madre piangeva nel letto sono andato su facebook a cercare i profili di alcuni miei ex colleghi. Alcuni all'estero con le loro fidanzate ed amici, chi lavorava per qualche azienda importante. E nel frattempo osservavo mia madre, e pensavo alle famiglie di questi miei colleghi, ai loro genitori, fratelli.
Mi si obbietterà che guardo solo ai migliori e non ha chi ho conosciuto in passato e nella vita non gli è andata benissimo. Già. E' proprio quello il problema. Il problema è l'avere avuto sogni e aspettative, l'essere stati un tempo in gamba e l'essere poi precipitati non centra nulla. Solo mi domando perché al mondo che gente che si può permettere di avere sogni e gente a cui non è permesso.
Ma è ovviamente una domanda retorica la mia, è ovvio che non c'è un perché, in quanto è come chiedersi perché a certi venga un cancro ed a altri no. E' solo il caso questa la verità. Essere felici per alcuni, non tutti, dipende da quello piuttosto che da ciò che effettivamente fanno o sono in grado di fare, e poi magari arriva lo psicologo a creare in loro sensi di colpa di non riuscire a fare, quando probabilmente, se si avesse un intelligenza molto acuta, si capirebbe che la vita di certe persone è spacciata a prescindere.
Io guardo mia madre e il computer e mi chiedo, non è forse magnifico? Che l'orrore e la gioia esistano contemporaneamente, senza distinzione di merito, per puro caso e per esistenze così vicine nello stesso istante? Il naufragare è dolce...
[#25]
dopo
Utente
Utente
Dopo il mio ultimo infelice contributo e visto che comunque i miei contributi sono letti da voi voglio comunicarvi di cuore che ho capito una cosa.

Andare dallo psicologo non è come tornare a mettere carburante in una macchina ormai a secco. Quello semmai è il prendere psicofarmaci, cosa che a me non piace ma che farei volentieri vista la mia situazione, purtroppo (o per fortuna, solo il futuro mi darà risposta) non posso assumerli perché mi hanno causato effetti collaterali.
Gli psicofarmaci sono come una bottiglia di olio di colza da mettere in un motore diesel. Non si adattano benissimo, possono creare danni, ma è l'unica cosa che possa permetterti di darti ancora autonomia. Con il problema che se non conosci il posto e non sai dove sono le stazioni di servizio dove fare rifornimento l'olio di colza non ti basterà.

Ecco che quindi andare dallo psicologo invece è come avere la macchina a secco e domandare a un passante dove poter fare rifornimento. Questo qualcuno è lo psicologo.
Il problema è che bisogna sperare che questo qualcuno conosca effettivamente il posto e che sappia indicarti la vera giusta strada, altrimenti consumerai per nulla anche quel poco carburante che ti rimane.
Inoltre se sei veramente a secco il passante può ostinarsi quanto vuole a indicarti la strada, sarai comunque impedito ad andarci.

Morale della favola, se non hai olio di colza e sei davvero a secco l'unica fortuna e di incontrare quei pochissimi viandanti che oltre a conoscere bene il posto (cosa fondamentale e non da tutti) non si limitano a fare ciò per cui sono chiamati in causa, cioè darti solo un indicazione, ma decidono veramente con empatia di prendere a cuore la tua situazione. Si avvicinano, si alzano le maniche e ti aiutano a spingere quella pesantissima macchina diesel fino alla prossima stazione, cosa che tu da solo non avresti potuto nemmeno fare.

Al di là di ciò che ora farò io nel proseguire la mia ricerca di carburante senza olio di colza e ammesso che non sia già a secco, vi prego di alcune cose gentili dottori. Non dite più frasi che ho letto più e più volte in vari consulti, del tipo che se uno ha un braccio rotto va dall'ortopedico e allora se uno ha un problema psicologico va dallo psicologo (non ricordo le parole specifiche ma una rispsta del genere l'ho letta), perché non è così, l'ortopedico non da solo indicazioni su come fasciarsi il braccio. Ed inoltre non lamentatevi come fate ogni articolo su 10 che pubblicate della continua diffusione e abuso degli psicofarmaci al giorno d'oggi, non fatelo.
Non fatelo mai!
... a meno che voi non siate veramente quel tipo di viandante che si tira su le maniche. E fra di voi sono veramente in pochissimi. La maggior parte accetta di occuparsi di casi facili con serbatoio mezzo pieno. Troppo difficile sobbarcarsi i problemi di vita di altri, già i propri hanno un peso. E vi compatisco non è una critica la mia ma solo una puntualizzazione.

Grazie per il vostro tempo. Buona serata.