Non desiderare inconsciamente una relazione

Buonasera Dottori, gia in passato mi ero rivolto a Voi e mi avevate consigliato di recarmi da uno psicologo . Ebbene una mia cara amica psicologa si è offerta di aiutarmi a superare il disagio di cui in precedenza Vi avevo gia parlato. Attualmente sono alcuni mesi che questa amica si trova all'estero (tornerà penso a Febbraio) e vorrei porVi una domanda.
Dall'indagine che abbiamo svolto (io e la mia amica che è molto in gamba) sul disagio è emerso che io sceglierei ragazze troppo belle e sfuggenti in quanto inconsciamente o non desidererei una relazione, oppure non mi sentirei pronto per una relazione. Alla base di questa mia volontà inconscia ci potrebbero essere varie cause tra cui anche il non aver avuto un rapporto paritario coi miei coetanei ai tempi delle elementari e delle medie(ora ho piu di 30 anni , sono laureato e libero professionista) in quanto mi prendevano un pò in giro. Quindi è probabile che il rapporto con gli altri bambini non sia stato paritario ma abbia creato un desiderio di sfida e pertanto un'ambizione. Probabilmente è da questa ambizione che è sorto il mio desiderio inconscio di essere attratto solamente dalle ragazze piu belle (esteticamente e caratterialmente e in definitiva non mi innamoro quasi di nessuna), le quali puntualmente mi hanno rifiutato . Oltretutto mi è capitato di interessarmi a due ragazze normali esteticamente solamente quando avevo il dubbio che non mi volessero. Quando poi si sono mostrate interessate mi sono disinteressato io (chiara dimostrazione del mio disinteresse inconscio per le relazioni). Ora sono parecchio tranquillo in quanto ho accettato l'idea di non volere una relazione e quindi mi dedico ai miei interessi e al mio lavoro.. Però volevo porre una domanda: Lasciando sedimentare quanto io e la mia psicologa abbiamo compreso ( e quindi lasciando che mi si presentino da se nuove connessioni per capire cosa ci sia dietro a tutto questo) è possibile che la mia parte inconscia si modifichi e mi permetta in futuro di vivere una vita relazionale? Vi ringrazio anticipatamente per la disponibilità
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile Utente,

il codice deontologico degli psicologi vieta agli psicologi di prendere in cura o fornire prestazioni professionali ad amici, parenti, conoscenti.
Questa Sua amica dovrebbe esserne a conoscenza, se è una collega.

Come mai non si è rivolto altrove?

Sono in ogni caso perplessa sulle conclusioni cui giunge: come è possibile che ciò che Lei definisce "parte inconscia" possa modificarsi da sola? In che modo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Allora in primis premetto che un'eventuale violazione del codice deontologico da parte di una psicologa non ha niente a che vedere con la domanda che ho posto e pertanto la domanda "Come mai non si è rivolto altrove" che invece lei ha formulato è a mio parere fuori luogo. E' il professionista che deve conoscere il codice deontologico non certo il cliente. E' come se io andassi da un geometra il quale lede il codice deontologico senza che io conosca le regole deontologiche dei geometri e poi qualcuno mi chieda "perchè non sei andato da un'altro geometra"? (io non conosco di certo il codice deontologico degli psicologi).
Colgo l'occasione per porgerLe cordiali saluti .
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Infatti a Sua tutela a a tutela di chi legge ritengo opportuno sottolineare quanto ho sottolineato.

Cordiali saluti anche a Lei.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>è possibile che la mia parte inconscia si modifichi e mi permetta in futuro di vivere una vita relazionale?<<
questo è possibile con un trattamento adeguato, almeno secondo l'orientamento psicodinamico, perché non tutti gli approcci prendono in considerazione il costrutto "inconscio".

>>un'eventuale violazione del codice deontologico da parte di una psicologa non ha niente a che vedere con la domanda che ho posto..<<
in realtà è parte integrante sia del suo disagio sia della sua richiesta di consulto. Lei ha ragione quando scrive che dovrebbe essere il professionista a conoscere il codice deontologico e non il cliente, ma come vede a volte non è così.

Altro compito dello psicologo (nostro in questo momento) è quello di informare il cliente su eventuali inosservanze del codice, questo ovviamente per tutelarla.

L'intuizione della Collega/amica potrebbe anche essere corretta, ma non è questo il punto, il nocciolo della questione è una possibile distorsione della relazione terapeutica proprio per la conoscenza pregressa, questo inquina il setting e alimenta il suo problema invece di risolverlo.

A volte si attivano dei meccanismi di difesa, come probabilmente sta avvenendo nel suo caso, che bloccano il tentativo di cambiamento. Quindi il consultare un'amica diventa un modo per continuare ad evitare di affrontare le sue problematiche.






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile utente,

non posso che accogliere le riflessioni dei miei colleghi e sentire amarezza quando si verificano situazioni "discongruenti" di questo tipo: purtroppo è verità assoluta quella del rispetto del codice deontologico, specie per la tutela del pz.

Se tutti noi ci prendessimo cura di amici e parenti, è molto probabile che nessuno sperimenterebbe una svolta al cambiamento, perché non si creerebbe una "alleanza terapeutica", ma bensì una relazione disfunzionale.

Solo un percorso di motivazione, impegno, condivisione, identificazione e ristrutturazione del quotidiano, nel tempo, di fiducia e rispetto possono portare l'altro a "guardare" con occhi altri e a conquistare quell'autonomia di vita relazionale a due.


Provi a meditare su tutte le riflessioni costruttive fatte, anche, dai colleghi.


Un caro saluto
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
Di concerto con quanto detto dai Colleghi, gli amici non curano e non possono farsi carico dei pazienti/amici/parenti....


Si rivolga ad un nostro collega per una disamina approfondita della sua problematica, ne guadagnerà in recupero di qualità di vita e d'Amore

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it