Terapeuta e affetto

Gentili Specialisti, sono qui a palesare un dubbio che, insinuandosi ormai da settimane nella mia mente, non mi permette di sentirmi libera. Da qualche mese seguo un percorso di psicoterapia per superare una fine di una relazione (quasi due anni e mezzo dalla rottura), per elaborare una serie di disagi relazionali, e per trovare la forza per superare le ricorrenti fasi depressive che si ripresentano in modo più o meno alternato nella mia vita.
Sono una ragazza omosessuale, la mia terapeuta e' poco più che coetanea, ma questo non ha mai causato ostacoli nel percorso terapeutico. Da qualche mese sto passando una fase di chiusura in me stessa e distacco della realtà, esco solo per andare a lavoro ma non ho vita sociale con altri, ogni cosa che faccio è da sola, e questo aumenta il mio senso di disagio e inferiorità.
Durante l'infanzia ho subito atti lesivi alla mia persona sia materiali che psicologici. Oggi non riesco infatti ad immaginare un rapporto intimo con un uomo, motivo forse questo del mio orientamento. Ma torno a me: da due settimane ho scoperto di pensare molto assiduamente alla mia terapeuta, mi sta coinvolgendo a livello mentale tanto da aver fantasticato anche un avvicinamento fisico. Quanto ho pensato a questa immagine sono stata molto bene, vivo in attesa del mio incontro settimanale, e l'umore spesso dipende da questo. Se trovassi una compagna vorrei tanto fosse come lei, mi sento assorbita nella mente, pur non essendoci mai stato nessun contatto perché lei è molto seria e professionale.
Sto pensando di lasciare la terapia, non so se sia giusto, se possa giocare al mio percorso per ritrovare un equilibrio o se così facendo creo solo un altro problema alla mia vita. Non so come fare ad affrontare questa situazione perché non vivo bene i rifiuti.
Scusate l'esposizione, laddove non appare chiara, e grazie per la vostra disponibilità.
Cordialmente vi saluto.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Le sconsiglio di lasciare la terapia, ma Le suggerisco di raccontare tutto ciò alla terapeuta, senza temere alcun tipo di rifiuto o di giudizio.
In realtà ciò che descrive capita molto spesso nelle terapie e può fornire solo utile materiale sul quale lavorare.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Gentile Dott.ssa grazie del suo consiglio, in effetti sto pensando di parlare alla mia terapeuta di quanto mi sta succedendo. Spero che questo non modifichi il rapporto.
Saluti.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<Durante l'infanzia ho subito atti lesivi alla mia persona sia materiali che psicologici.>>

Gentile Ragazza,
condivido il suggerimento della collega, aggiungendo che quanto sta provando potrebbe anzi essere il segno che il lavoro terapeutico sta procedendo nella giusta direzione.
Sperimentare un'esperienza emozionale correttiva rispetto ai vissuti precedenti è una tappa terapeutica spesso importante.
Non abbia pudori a rivelare alla sua terapeuta quanto ben espresso qui: sarà "materiale" utile per procedere nel suo cammino.

Se le può far piacere, ci aggiorni su com'è andata...
Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#4]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Gentile Dott.ssa, grazie delle sue parole confortanti.
Lo farò, credo di parlarle la settimana prossima e spero che questo possa portare allo sblocco emozionale che sento dentro.
Grazie per ora.

Fenice
[#5]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Mi sento bipolare, a poche ore dal mio incontro, non so come affrontare la questione con la Dott.ssa, sono tra l'eccitato e il depresso, anche perchè il distacco da lei sarà faticoso, come lo sono tutti i distacchi per me. Ho paura che la fiducia possa cambiare il nostro lavoro e quindi anche i miei progressi. Ho paura di ulteriori ferite. Ho soprattutto paura di essere giudicata. Spero di trovare la forza.
[#6]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
L'ambivalenza che descrive è comprensibile...
Ora va meglio?


[#7]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Credo che la fine della mia storia, con la mia ex compagna, abbia smosso disagi sommersi, e dopo due anni e mezzo di "lutto" mai elaborato fino in fondo, dopo due anni di isolamento affettivo dal mondo per assenza di fiducia, per paura e disagio, oggi ho spostato la coperta che avevo steso sul mio cuore, e nonostante la vergogna, ho detto ciò che sentivo.
Secondo la terapeuta, il mio tono di voce e' cambiato subito dopo, io in realtà ora è come se mi sentissi un po' vuota, forte e debole allo stesso tempo. Non so se tutto questo possa definirsi normale ma la. Dott.ssa dice che l'affetto nella coppia terapeutica e' un segno che la terapia sta funzionando, a me lascia una strana sensazione. La cosa confortante e' che non mi sono sentita giudicata ma accolta, e un po' per i miei trascorsi e per le spigolature caratteriali che con le ferite si sono fatte ancora più ispide, mi serve qualcuno che sappia calibrare rigidità con comprensione.
Per dare un aggettivo al tutto, direi che in questo momento mi sento bulimica di affetto.
Grazie Dott.ssa, Lei è discreta e attenta. Vedremo come procede, spero non ci sia l'effetto opposto, ovvero chiusura, difesa e fuga.
[#8]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
replica #3: <<quanto sta provando potrebbe anzi essere il segno che il lavoro terapeutico sta procedendo nella giusta direzione.>>

replica #7 : <<la. Dott.ssa dice che l'affetto nella coppia terapeutica e' un segno che la terapia sta funzionando>>

Come vede, la pensiamo allo stesso modo.

Lei aggiunge: <<a me lascia una strana sensazione>>

Forse perché si è fidata di un'altra persona, mettendosi volontariamente in una posizione di vulnerabilità (e quindi di "pericolo") e forse questa è per Lei un'esperienza quantomeno insolita.
Ha avuto coraggio e ha fatto una cosa grande, con un ottimo risultato: <<non mi sono sentita giudicata ma accolta>>.

<<Vedremo come procede, spero non ci sia l'effetto opposto, ovvero chiusura, difesa e fuga>>

Ribadisco che qui entra in gioco la sua volontà e la sua motivazione. Affronti senza fretta e con gradualità, momento per momento, il percorso che l'attende, concentrandosi su chi vuol essere nel presente e imparando a lasciar andare il passato e non anticipando (soprattutto non catastroficamente...) il futuro.

Saluti.

[#9]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Volontà e motivazione ne ho sempre avute, forse queste mi hanno "salvato" già una volta in passato. E' un percorso duro, perché la mente può' essere una trappola diabolica a volte. Non posso recuperare quello che mi è stato tolto, infanzia e innocenza soprattutto, non posso cancellare abusi, devo forse fare qualcosa fondamentale, perdonare e perdonarmi, e soprattutto, come ben ha osservato Lei, "concentrarmi sul presente, lasciando andare il passato senza anticipare negativamente il futuro".
Con questa Sua frase ha ben descritto il mio imprinting di vita. Il giorno che imparerò a vivere nel qui e ora, sarà la vera libertà.
Saluti.