Definizione del rapporto di coppia e gelosia divorante

Gentili dottori,
Vi scrivo in merito ad una situazione che mi sta facendo temere un imminente tracollo nervoso. Sono un ragazzo gay di 25 anni e sto frequentando da 6 mesi un ragazzo di 33 anni, straniero. Con lui mi sono trovato benissimo, e dopo i miei dubbi iniziali, ho ormai il sospetto di essermene innamorato. La cosa mi terrorizza, perché ho paura che lui non corrisponda e sprofonderei dalla vergogna se se ne accorgesse.

Lui è molto dolce e gentile, una persona solare, pacifica, piena di amici e di impegni, con tanti progetti di lavoro, e (visto da fuori) molto sicuro di sé, con un carattere solido e ben formato. Non posso negare che invidio molto questa sua meravigliosa attitudine alla vita, soprattutto se paragonata alla mia vita incerta e traballante.

Mi ha presentato i suoi amici e io i miei, mi ha inserito nella sua vita, ci vediamo non di frequente ma con regolarità (una volta alla settimana).

I primi tempi stavo benissimo, ma la cosa è peggiorata presto: ho sviluppato un'invidia feroce nei suoi confronti, mi sento terribilmente in difetto, io sono timido, ho pochi amici, faccio un lavoro che detesto e che mi soffoca, sono insicurissimo di me e vivo costantemente nell'ansia di non essere all'altezza degli altri e di essere giudicato male. Sono anche gelosissimo di chiunque lui frequenti, e ho iniziato ad avere il terrore di non essere desiderato per il solo fatto che un mio sms non riceve risposta subito, o se non ci sentiamo per un po'.

E' imbarazzantissimo, sono allibito dal mio stesso disgustoso comportamento. Anzi mentre lo scrivo, mi sento meglio. Sono quasi sollevato ad ammettere di essere una persona orribile.
Ho pensato spesso di chiudere con lui perché stavo così male, ma non avrei saputo cosa dire per giustificarmi.

Voglio comunque precisare che tutto questo lo sto tenendo totalmente per me, a lui non ho mai detto nulla.

Ho raggiunto però l'esasperazione quando i miei amici mi hanno chiesto se lui fosse "il mio ragazzo": io ho sentito di dover dire che è solo "il ragazzo che frequento", perché io e lui non abbiamo mai chiarito il nostro rapporto. Allora mi hanno suggerito di chiarire il rapporto. Ma come si fa? Dovrei chiedergli se siamo fidanzati? Non so cosa fare, nel frattempo ho alcuni indizi in base ai quali forse frequenta anche altri ragazzi, il che razionalmente avrebbe anche senso perché non abbiamo mai detto se stiamo insieme o no, ma questi indizi mi fanno stare mostruosamente male (eppure io stesso ho diverse volte fantasticato di tradirlo per "sfuggire" dalla sua perfezione che mi distruggeva!). Ho perso l'appetito e il sonno.

Sono talmente esterrefatto dalle sensazioni che mi hanno travolto che ho già prenotato un consulto psicologico presso una struttura. Se i miei orari di lavoro mi impediranno di andarci (cosa molto probabile), mi licenzierò.

Vi chiedo se avete dei consigli per evitare che io faccia disastri e che sia completamente divorato dall'ansia in attesa del colloquio.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Allora mi hanno suggerito di chiarire il rapporto
>>>

Pessimo consiglio. E lei ha fatto male a prenderlo alla lettera e a buttarsi a capofitto nell'ossessione.

Chi ha detto che le relazioni debbano essere per forza "chiarite"? Specialmente nelle fasi iniziali? Dopotutto 6 mesi non sono tantissimi e potrebbe non essere ancora tempo di discutere la relazione.

Se il problema è l'ansia che la divora, la risposta è ovvia: cerchi un aiuto di persona.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Gentile Dr. Santonocito,
Innanzitutto la ringrazio per la risposta.

Le confesso che il suo intervento mi prende alla sprovvista. Lei è la prima persona da cui sento dire che i rapporti non vanno definiti. Chiunque si sia interessato alla vicenda mi ha detto che "è anormale non essersi chiariti dopo ben sei mesi" lasciando quasi intendere che era un modo immaturo e lassista di comportarsi, come se il mio rapporto non valesse niente finché non ci si parlava.

A suo parere è quindi corretto o comunque più benefico non affrontare il discorso e fare finta di niente?

Io sono abbastanza incapace di cogliere segnali impliciti e messaggi sottintesi, e nel relazionarmi agli altri potrebbero sfuggirmi una marea di informazioni. Provo ad essere ipervigile perché sono consapevole delle mie gravi carenze di esperienza e di empatia nelle relazioni sociali, il che secondo me permetterebbe a chiunque di raggirarmi facilmente; come se non bastasse so perfettamente che non ho alcuna qualità, sono una persona molto al di sotto della media, ho solo problemi e nulla da offrire, e mi sembra davvero poco credibile che qualcuno possa interessarsi a me seriamente.
Potrei al limite scegliere di vivere nell'inconsapevolezza di quello che succede nella relazione? Se sapessi di poterlo fare lo farei volentieri, non dovrei più vivere nel terrore. Accetterei la malafede altrui senza fiatare, mi deresponsabilizzerebbe molto. Poi però forse verrebbero i sensi di colpa e la frustrazione per essermi lasciato trattare da idiota. Questi ultimi si riescono ad ignorare o a metabolizzare?

Mi vergogno delle cose che penso e che scrivo, ma ormai sono talmente esausto che non mi rendo nemmeno più conto di quanto mi umilio a mettere in piazza la mia smisurata e squallida inettitudine nelle relazioni sociali.

Mi perdoni per i toni un po' accesi, ce l'ho con me stesso naturalmente.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Mi perdoni per i toni un po' accesi, ce l'ho con me stesso naturalmente
>>>

Non si scusi, non ce n'è bisogno. Si vede benissimo che ce l'ha con se stesso.

Ma proprio per questo, se ha una così bassa stima di sé, che cosa pensa potrebbe emergere dal mettersi a discutere la relazione? Cose positive o mancanze che si porta dietro da una vita? Un sano desiderio di stare con l'altra persona o bisogno morboso di trovare nell'altro punti di riferimento che a lei mancano?

Una cosa che ripeto spesso è che è abbastanza inutile, o quanto meno secondario, mettersi a voler far funzionare una relazione se prima non si è riusciti a far funzionare se stessi. Sa stare con gli altri chi prima ha un buon rapporto con se stesso, che non è il suo caso, a quanto dice.

Perciò in cima alla sua lista delle priorità dovrebbe starci la sistemazione delle cose che non vanno in lei come persona, innanzitutto. Altrimenti rischia di cadere nella trappola più comune della relazione: cercare di trasformare l'altro in una stampella per supplire alle cose in noi che non siamo ancora riusciti a risolvere.

Se non sono stato sufficientemente chiaro glielo posso rispiegare.
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dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Gentile Dottor Santonocito,

Credo di aver capito il suo messaggio: trascinarsi problematiche irrisolte non può che creare danni a lungo termine perché i punti fragili di una personalità incompleta possono spezzarsi quando meno uno se lo aspetta.

Concorderà con me però nel notare come queste "cose che non vanno in me" sono talmente tante e talmente intrecciate, che dubito mi basterà una vita intera per risolverle; in passato ho pensato esattamente questo e infatti ho passato da solo tutta l'adolescenza negando a priori ogni ipotesi di contatto affettivo.

Ad ogni modo non voglio assolutamente essere un partner "di peso", finora sono sempre stato discretissimo, trattenendomi il più possibile in ogni manifestazione di affetto e qualsiasi richiesta di passare del tempo insieme e soprattutto nascondendo la frustrazione in caso di impossibilità di vedersi. Ci tengo a precisare che non ho mai esplicitato né a lui né ad altri tutte queste orribili sensazioni che ho, non oserei mai.

Come dice lei devo occuparmi di me stesso, spero di poter cambiare il mio carattere, anche se non so come, però nel frattempo posso lasciare tutto in sospeso, credo, e questo mi aiuterà ad essere meno sotto pressione con lui. Questa è una prospettiva molto rasserenante, devo dire.

L'idea di licenziarmi, per esempio, mi ricorda del loop lavorativo in cui sono caduto e dell'insostenibilità dei turni allucinanti cui sono sottoposto, cosa che ha decuplicato la mia frustrazione proprio in questi mesi.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> trascinarsi problematiche irrisolte non può che creare danni a lungo termine perché i punti fragili di una personalità incompleta possono spezzarsi quando meno uno se lo aspetta
>>>

Esattamente.

E ancora più precisamente, sono proprio le RELAZIONI ad avere il potere di far venire a galla i punti deboli delle persone. E il problema in questo caso non sono le relazioni, ovviamente.

>>> Concorderà con me però nel notare come queste "cose che non vanno in me" sono talmente tante e talmente intrecciate, che dubito mi basterà una vita intera per risolverle; in passato ho pensato esattamente questo e infatti ho passato da solo tutta l'adolescenza negando a priori ogni ipotesi di contatto affettivo
>>>

Concordo, se continua a ostinarsi di fare da sé. Quando, per sua stessa ammissione, il tentativo non sta funzionando da una vita.

Tuttavia, le cose potrebbero andare in modo diverso cercando un aiuto professionale, come se non sbaglio le abbiamo suggerito in passato.

Altrimenti l'alternativa qual è? Cercare di risolvere attraverso una relazione i problemi che vanno risolti per conto proprio? Si tratta di un'illusione diffusa, ma che si rivela purtroppo infondata.

Tenga a mente questo semplice concetto: non si può stare con gli altri se prima non si riesce a star bene con se stessi.
[#6]
dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Gentile Dr. Santonocito,

Sì, concordo con quello che dice, non potrò farcela da solo. Infatti ho prenotato, ora devo solo aspettare di poter iniziare.

Voglio cambiare completamente la mia vita, sento che non mi appartiene e che è al momento incontrollabile e incanalata su binari che mi portano dove non voglio assolutamente andare.

Ho accumulato molte ansie per via di vicissitudini familiari molto gravi, ora passate, che mi si sono riversate addosso senza argini, e non le ho mai metabolizzate. Forse anche il lavoro che ho scelto mi sta trasformando in una persona terribile (stanno anche crescendo gli attacchi di ira nei confronti di tutti, che reprimo con sempre più fatica... mi è stato fatto notare).

Oltre alla mia tendenza al catastrofismo e al mio carattere di carta velina, dovrò però cambiare anche molti lati "oggettivi" esterni della mia vita, come il lavoro e le ambizioni professionali.

Spero che dover cambiare completamente le mie impostazioni di vita non mi faccia sembrare all'esterno una persona davvero troppo sgradevole, infantile, immatura ed irrisolta, in particolare ai suoi occhi. Ci tengo a quello che lui pensa di me.

Non avendo mai parlato con lui di un legame stabile, anzi, avendogli io, una volta, di mia spontanea volontà (!!!) confessato di avere paura di legarmi troppo a qualcuno e addirittura il terrore di innamorarmi di qualcuno, non posso proprio biasimarlo se lui dovesse cercare/frequentare anche altri... anche se poi la sola idea mi annienta, mi stritola e distrugge come non mi era mai capitato.
Ora che ci penso lui aveva in passato accennato di star pensando all'idea di una "vita sentimentale più stabile", ma è come se io avessi cancellato queste parole ritenendole a priori contro di me, senza chiedergli cosa intendesse.

Riflettendoci... sono stato io a fare praticamente di tutto affinché il legame si affievolisse e fosse messo in discussione! Sono stato io a scappare dal dialogo. Una specie di micidiale profezia che si autoavvera. E' aberrante, quello che non volevo che accadesse sta rischiando di succedere, e sta rischiando di succedere a causa del mio diretto contributo!

E nonostante tutto questo lui mi è ancora vicino.
[#7]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> quello che non volevo che accadesse sta rischiando di succedere
>>>

Succede spesso, a chi ha paura.
[#8]
dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Gentile Dr Santonocito,

A suo parere, mentre inizio a tentare di ristrutturare me stesso "internamente" con un percorso psicologico o psicoterapeutico, che comportamento potrei tenere "esternamente" nei confronti di lui e del mio rapporto con lui durante questo periodo di stallo? Come ho sempre fatto, mi viene per esempio spontaneo fare dei gesti carini nei suoi confronti, e mi viene spontaneo chiedergli di uscire o di passare qualche ora insieme durante i finesettimana, questo può andare bene o non ha senso?

E' giusto alternare uscite a due e uscite insieme agli altri?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> mi viene per esempio spontaneo fare dei gesti carini nei suoi confronti, e mi viene spontaneo chiedergli di uscire o di passare qualche ora insieme durante i finesettimana, questo può andare bene o non ha senso?
>>>

Si rende conto di cosa e quanto dice, di lei, una domanda come questa?

Se si sta insieme a una persona non dovrebbe esserci bisogno di chiedersi se "può andar bene o se non ha senso" fare gesti carini verso di lei o chiederle di uscire insieme.

Ribadisco: lei ha bisogno di imparare l'ABC dell'alfabetizzazione sentimentale e relazionale. Ma non può sperare di riuscirci attraverso dei suggerimenti ricevuti online :

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html

Altrimenti ingannerebbe solo se stesso.
[#10]
dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Gentile Dottor Santonocito,

Non sapendo se io sto insieme a lui e non avendo la forza di chiederglielo, non so nemmeno come comportarmi.

Mi dispiace, non volevo sembrare scortese o offensivo. Essendomi accorto di essere radicalmente inetto e sapendo che qualunque cosa io faccia sarà sbagliata, chiedevo una linea di comportamento da seguire in attesa di sabato prossimo, giusto per evitare di fare altri danni.

In questo periodo sono estremamente impulsivo e spesso sragiono.
[#11]
dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Ad ogni modo la ringrazio per i suoi cortesi interventi orientativi.