Differenze sociali

Sono un ragazzo prossimo ai 30 anni pieno di inquietudini, timori e malesseri profondi e radicati che si sono aggravati negli ultimi anni. Non posso compendiare in poche righe un mare magnum di questioni irrisolte e complessamente intrecciate, mi limito a portare alla vostra attenzione uno solo, più recente, dei miei tanti motivi di tristezza e frustrazione. Premetto che vedo uno psicologo da molto tempo: ne ho stima ma purtroppo non riscontro miglioramenti anche perché mi sembra che la maggior parte del mio malessere non dipenda solo da una visione del mondo e di me stesso eccessivamente cupa e severa ma da cause esterne oggettive su cui agire è diventato veramente difficile. Sono omosessuale, ma almeno in relazione alla tematica che voglio trattare qui l'orientamento sessuale gioca un ruolo marginale. Non ho mai avuto un ragazzo e quasi nessuno sa della mia omosessualità. Qualche mese fa ho conosciuto per caso un ragazzo omosessuale stupendo poco più grande di me di un'altra città con il quale sono rimasto in contatto tramite i social network. Non riesco a smettere di pensarci: alcuni amici, consci del mio struggimento, mi hanno spronato a farmi avanti. Ma sono perennemente bloccato e l'idea di rivelargli il mio interesse mi terrorizza. Che tema il rifiuto è ovvio. Ma temo anche una risposta positiva. Cercando informazioni su questo ragazzo ho visto che ha una posizione lavorativa estremamente elevata e questo va a rafforzare ulteriormente il mio forte senso di inferiorità e di inadeguatezza. In tanti, guardandomi dall'esterno, non immaginerebbero il mio malessere e direbbero che ho una posizione sociale/lavorativa molto o abbastanza buona, ma il fatto che non sia riuscito a perseguire gli obiettivi che speravo (per una complessa serie di ragioni) non mi fa sentire soddisfatto, mi fa sentire un fallito, mi fa sentire di aver lavorato e sperato inutilmente. Il confronto con questo ragazzo, a cui pure sono simpatico (o almeno spero), è bruciante. A me piacerebbe che potesse aver stima di me, vorrei potergli piacere come lui piace a me. Vorrei che potesse essere orgoglioso di me come io ammiro lui. Ma il senso di inferiorità è troppo forte, accanto a lui mi sentirei ancora più fallito e non vorrei che fosse costretto ad assistere all'indecorosa visione della mia cupezza. Non vorrei che vedesse le mie fragilità. Questo ragazzo ha una posizione sociale davvero alta e inoltre è molto più indipendente e sicuro di quanto non lo sia io. Vorrei tanto potergli dire di essere interessato, che mi piace tantissimo, ma sono mesi e mesi che rimando pensando che una cosa del genere avrebbe senso farla solo se fossi stato sereno e non così problematico e depresso come ora, solo se avessi avuto anche io una posizione sociale conforme agli obiettivi prefissatimi e una conseguenziale sicurezza. Non so se ho espresso chiaramente la mia preoccupazione, ho scritto in questo sito per chiedervi degli spunti di riflessione. Vi ringrazio anticipatamente.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Itente.
Se è già in terapia sarebbe utile che ne parlasse con chi ha il piacere di seguirla.

Perché non vede risultati con un suo psicologo?

Non si fida?

Non si trova bene?


Non si sente capito?

Per quanto riguarda la sua coppia, può capitare - a prescindere dall'oggettività delle differenza sociali - che un partner non ci faccia sentire a proprio agio, enfatizzando le differenze ... Non so modo di fare, accento, ceto sociale, modus operandi ...

Su cosa si fonda la vostra coppia?

Intesa mentale?

Emozionale?

Sessuale?
Stima?

Che differenze ci sono, oltre al lavoro ed al denaro?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente

Più che spunti di riflessione io credo che lei debba agire. Non mi riferisco tanto a questo ragazzo ma mi riferisco a tutti i nodi critici che lei ha toccato. Inferiorità, timore del giudizio, paura del rifiuto ecc...
Lei può parlarne ancora in terapia, ma non credo sia utile. È decisamente più utile se lei inizia a fare concretamente qualcosa per cambiare e il terapeuta dovrebbe indicare come procedere.
Che tipo di psicoterapia sta seguendo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8 9
Gentile Utente,

ne parli pure con il suo psicologo, ma anche lei faccia qualcosa per "smuovere" questa situazione, parlarne e macerarsi su tutti i pensieri catastrofici che le girano in testa certo non aiuta.
E' normale desiderare di piacere/essere desiderati/stimati dall'altro come noi desideriamo l'altro, ma questo non può diventare il motivo per cui decido oppure no di aprirmi.
C'è paura del rifiuto, ma come dice bene anche lei, probabilmente la paura è anche quella di avere un riscontro positivo perchè se da un lato è contento dall'altro potrebbe accentuare il suo senso di inferiorità e di inadeguatezza e non perchè lei ha una posizione sociale diversa.
Accetti il rischio (di un sì o di un no) e poi un lavoro utile sarebbe quello di capire con il suo psicologo come ha vissuto e reagito alla risposta ricevuta.

Cordiali saluti

Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

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dopo
Utente
Utente
Ringrazio per le rapide risposte. Non è che non mi senta capito dallo psicologo ma purtroppo malgrado siano passati anni non riscontro miglioramenti e nell'ultimo anno mi sento davvero depresso, sento un forte senso di insensatezza, l'autostima è nulla e spesso penso che non ha più senso vivere. Negli ultimi anni c'è stata la concomitanza di tre problemi, due dei quali molto gravi e inaspettati che mi hanno abbattuto notevolmente. Mi viene da pensare che forse se non avessi contattato uno psicologo starei ancora peggio. Anche l'idea di aver passato così tanto tempo in terapia stando poi così male accresce la sensazione di inconcludenza, fallimento e fatalismo. L'orientamento del mio terapeuta è psicodinamico. Un amico esperto di psicologia e che conosce parte dei miei problemi mi diceva che nel mio caso è un approccio sconsigliabile e che, secondo lui, sarebbe preferibile quello cognitivo-comportamentale. Mi dispiace davvero stare così e perdere l'occasione con questo ragazzo. Mi piacerebbe poter stare bene e potermi fare avanti ma in questo stato non me la sento proprio di iniziare una relazione, anche perché non riuscirei proprio a palesare ad una persona così sicura la mia profondissima vulnerabilità e mancanza di autostima che in minima parte magari traspaiono anche ma che tento sempre di nascondere a tutti. Sento il fallimento e l'insensatezza su tutti i fronti a cominciare da quello lavorativo ma nascondo sempre tutto. Il ragazzo di cui parlavo non conosce (come quasi nessuno) tutti le mie profonde cause di malessere e non ha mai rimarcato la differenza di posizione sociale. Sono cose che ho scoperto io facendo ricerche spinto dalla curiosità di sapere il più possibile su di lui. Malgrado questo è infinitamente più sicuro e sereno di me, ha un'autostima derivante anche dalla notevolissima posizione lavorativa che riveste e credo che difficilmente potrebbe accettare un ragazzo così problematico come me. Mi sento assai frustrato perché se fossi riuscito a perseguire i miei obiettivi lavorativi ora sarei più sereno, la mia posizione non sarebbe da meno, avrei un po' più di autostima e avrei il coraggio di potermi prendere il rischio di una qualsiasi risposta. Invece adesso mi sento completamente bloccato, penso tutti i giorni a questo ragazzo stupendo ma sento che ogni scelta sarebbe sbagliata e non faccio nulla se non arrovellarmi vanamente. Sento che, vista la mia età, difficilmente ricapiteranno occasioni di questo tipo e mi fa malissimo sapere che nello stato di malessere attuale che ormai dura anni e che peggiora non posso fare nulla per sbloccare la situazione.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Invece è tutto nelle sue mani. Solo lei può cambiare la situazione, effettuando una scelta. O ci rimugina su per tutta la vita autocommiserandosi oppure sceglie di viverla la sua vita e di accettare anche un aspetto della vita che riguarda tutti quanti:a volte nella vita si può sbagliare, si può fallire, si può non essere accettati ecc...
Ma se crede di potersi proteggere da questi rischi, pagherà un prezzo altissimo. Certo, eviterá il giudizio e tutto ciò che le fa paura ma a che prezzo?
Le pare accettabile?
Oppure preferisce correre il rischio scoprendo magari che anche gli altri sono vulnerabili e che magari provano le sue stesse paure ma le affrontano diversamente...