Definizione personalità

Salve,
da circa un paio di mesi sono in cura per un disturbo del comportamento alimentare che mi porto dietro da quando avevo circa 10 anni, con vari alti e bassi... Sono stata bulimica per anni, senza mai dirlo a nessuno, poi sono riuscita ad andare in remissione dei sintomi da sola, ma quest'anno mi sono riammalata (prima come bulimia, attualmente sono andata a restringere fino all'anoressia) e sotto spinta di un'amica mi sono rivolta ad un centro. In realtà con il mio medico non mi trovo troppo bene in quanto mi pare concentrato più sul comportamentale che sul cognitivo, ma per motivi economici posso rivolgermi al pubblico e non in privato.

Scrivo perché mi sembra di non riuscire a definire la mia personalità e neppure cosa mi piace davvero. Mi sembra che alla fine quello che gli altri pensano di me diventi il mio vero essere. Mi è già capitato in passato; attualmente ho sentito questa cosa più forte perché la mia nuova migliore amica è lesbica e più di qualcuno pensava io e lei fossimo assieme (senza malizia per la verità); io sono da sempre eterosessuale, ma ultimamente mi sono venuti dubbi sulla mia sessualità, anche se non mi piacciono le donne e non mi sono mai sentita attratta da nessuna. Questo mi crea un'ansia continua.
Aggiungo che io in amicizia ho sempre avuto problemi di disparità nei rapporti e spesso ho perso amicizie senza un perchè (nella mia testa è perchè i miei amici trovano persone più interessanti), mentre questa ragazza è diventata in breve tempo praticamente una sorella e questi ultimi mesi in cui sono stata peggio abbiamo passato praticamente tutte le giornate assieme.
Perché quello che sono/quello che mi piace è così influenzato da cosa pensano gli altri di me? Ci sono metodi per porre rimedio a questa condizione?
Ciò influenza moltissimi aspetti della mia vita, come se tutto dipendesse da condizionamenti esterni.
Grazie dell'attenzione.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Probabilmente sei così influenzata da ciò che gli altri pensano di te perché soffri di ansia, di quella particolare forma d'ansia chiamata ossessività. Che guarda caso è un tipo di rigidità ben presente nei disturbi alimentari.

I dubbi su chi sei, sulla tua sessualità ecc. appaiono come forme di preoccupazione ossessiva, cioè un arrovellarsi inutile e controproducente su pensieri e questioni che lascerebbero una persona normale indifferente. O magari ci farebbe una bella risata su.

Alla tua età è normale non sapere bene chi/cosa si è. Ma non è normale preoccuparsene fino a danneggiarsi l'esistenza.

Come definiresti la tua situazione sentimentale/sociale/relazionale in generale?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie della risposta; effettivamente l'arrovellarsi sui pensieri è una definizione che si addice perfettamente a ciò che faccio: ripenso e ripenso continuamente alle cose e anche se giungo ad una qualche conclusione è come se non mi fidassi fino in fondo di me stessa e continuassi a pensarci su. Inoltre ho sempre bisogno di una conferma esterna, anche se su certi temi mi risulta difficile parlarne con altre persone e finisco per rigirare a vuoto sui miei pensieri.
Attualmente la mia situazione relazionale in generale non è buona... Mi sono allontanata dalla mia migliore amica che appena ho ripreso a stare male è come sparita, anche se ufficialmente non riesco ad arrabbiarmi con lei; ci sono rimasta molto male perché si è comportata come gli amici del liceo con l'aggravante che lei sa che queste cose mi fanno soffrire. Di contro mi sono avvicinata molto a quest'altra amica (prima era più che altro amica della mia migliore amica) che è diventata come una sorella, ma vivo nella costante paura di perderla e che il copione si ripeta. Il problema è che mi affido completamente a queste persone che decido essere speciali è in loro assenza (anche solo per una vacanza) mi sento abbandonata e mi partono film sul fatto che hanno trovato di meglio di me e che mi troverò di nuovo sola. Inoltre al di fuori di queste figure "speciali", le altre amicizie non mi sembrano all'altezza e faccio fatica ad aprirmi e a fidarmi. Dal punto di vista sentimentale non ho mai avuto un ragazzo... Ho una grande paura del rifiuto per provarci, mentre se qualcuno ci prova con me mi chiudo a riccio e non riesco a lasciarmi andare. Inoltre ho spesso bisogno di conferme anche su questo punto; ad esempio prima di ammettere che mi piace un ragazzo devo avere la conferme da qualche mia amica che è un bel ragazzo. Non so come uscire da questa situazione ed affermare me stessa.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
La richiesta di conferme è tipica dell'ansioso, proprio perché non si fida delle conclusioni a cui giunge dopo estenuanti (e inutili) riflessioni. Il problema è che anche le conferme esterne non sono sufficienti. Anzi, esacerbano ancor più il problema. Ecco perché dare conferme e rassicurazioni agli ansiosi è una cosa da non fare assolutamente.

La situazione sentimentale e relazionale problematica è invece tipica delle persone affette da un disturbo alimentare.

Dovresti affrontare tutto ciò da un punto di vista non solo e non tanto medico, ma psicoterapeutico. Sei seguita da uno psicologo psicoterapeuta o stai ricevendo solo cure mediche?
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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8 9
Gentile Utente,

non credo che lei non sappia cosa le piace, data una certa insicurezza e ansia probabilmente dà poca o nessuna importanza a quello che pensa e sente lei, mentre attribuisce valore e "autorità" a quello che le dicono gli altri.
Ha sempre pensato che l'incapacità di tenere delle amicizie derivasse dal fatto che non la trovassero interessante e ora che una persona le dimostra vicinanza e amicizia mette in dubbio anche questo affligendosi con mille dubbi. Se con questa ragazza si trova bene, le sta vicino, l'aiuta, coltivi questa amicizia, che gli altri pensino quello che vogliono.

Un caro saluto

Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

[#5]
dopo
Utente
Utente
Sono seguita da uno psicoterapeuta, ma è psichiatra non psicologo... Io faccio fatica a lasciarmi andare in terapia e a raccontare tutte queste cose... Pian piano mi sto abituando, ma con il medico non mi trovo troppo bene (ma non riesco troppo a capire se sono solo prevenuta io).
Ah altra cosa fondamentale è che ho la necessità di sentirmi utile... Nel momento in cui aiuto gli altri sto molto meglio, mentre quando mi sento che non sono in grado o che le persone che amano preferiscono l'aiuto di qualcun altro il mio umore cala a picco esponenzialmente.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Se con il curante attuale non ti trovi completamente bene, potresti innanzitutto parlargliene apertamente e poi eventualmente decidere di cambiare.

La difficoltà ad aprirsi può dipendere dal paziente, ma dovrebbe essere compito del terapeuta favorire l'apertura. Inoltre ai fini di un intervento non è indispensabile raccontare tutto di sé, a seconda dell'approccio.

Ti invito a non escludere a priori la possibilità di rivolgerti a un professionista privato, dato che vi sono approcci brevi, focalizzati ed efficaci a portata della maggior parte delle tasche.
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dopo
Utente
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Avevo un ulteriore quesito. So che con le informazione che le ho fornito non può darmi una risposta certa, ma lei può escludere che io abbia un disturbo di personalità? è un'altra ansia che mi è nata da un po' di tempo
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ti sei già risposta da sola: non siamo in grado di fare diagnosi a distanza, quindi meglio non provarci nemmeno.

Tuttavia, la paura di avere qualcosa è ansia, non un disturbo della personalità.
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dopo
Utente
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Grazie mille!:)
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