Difficoltà a cambiare/migliorare

Scrivo per avere un confronto sulle mie difficoltà.
Sono da sempre una persona timida, evidentemente con poca autostima, che sin da piccola ho sofferto la paura dell'abbandono, del rifiuto, di non essere accettata, di vivere situazioni nuove. Non mi sono mai lanciata appieno nella vita. Sono sempre stata in sovrappeso, da piccola mi prendevano in giro e ero incapace di reagire, mi isolavo e piangevo. Credo di essere poi cresciuta con la convinzione di non poter essere amata, non avere relazioni di coppia poiché non attraente. Come dire che non me lo posso permettere.
Oggi ho 38 anni, da 10 vivo sola in una grande città, ho un lavoro che non mi soddisfa e pochi contatti sociali.
Da tempo faccio vari tentativi di migliorarmi ma sempre senza buoni risultati, almeno non durevoli.
Da quasi due anni frequento un corso di pilates, mi sono iscritta in palestra (ma di recente ho lasciato perché ero a disagio), mi sono rivolta prima a un nutrizionista per la dieta in seguito ho tentato con l'agopuntura ma senza buoni risultati e faccio psicoterapia. Qui sto affrontando tutte le mie difficoltà, dalla difficoltà a vivere al 100%, a quelle relazionali fino al rapporto con il cibo.
Ebbene, da quasi due anni, nonostante i miei tentativi di farmi aiutare e di fare qualcosa di stimolante, non vedo grandi risultati.
Con la psicoterapia ho capito meglio tante cose, direi anche gli errori che non devo più fare, gli atteggiamenti e i modi di pensare da modificare...però sono al punto di partenza. La mia vita è casa-lavoro-palestra, alimentazione regolare alternata ad abbuffate, evitamento di occasioni sociali e di possibilità di nuovi incontri.
Mi adopero per cambiare e migliorare ma continuo a fare una vita a metà.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
In che senso è al punto di partenza con la terapia?
Che tipo di psicoterapia sta facendo e con quali obiettivi?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie per la risposta.
L'approccio della mia dottoressa è integrato e direi che con me utilizza per lo più un metodo cognitivo comportamentale.
Gli obiettivi sono il miglioramento delle mie relazioni e del rapporto con il cibo.
Mi sembra di essere al punto di partenza (o quanto meno di fare solo piccolissimi passi avanti con frequenti ricadute) perché non riesco a cambiare.
Come ho scritto ho ancora una vita povera di stimoli e sono ancora in atteggiamento di chiusura verso l'altro.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Ok. Gli obiettivi terapeutici devono essere declinati in modo molto preciso. Altrimenti "migliorare le relazioni" o "migliorare il rapporto col cibo" non vuol dire nulla.

Quindi quali obiettivi sono stati raggiunti?
Soprattutto che cosa fa fatica a fare?
Il terapeuta le dá prescrizioni a riguardo?
[#4]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Li abbiamo specificati, solo che nello scrivere qui ho decisamente semplificato.
Gli obiettivi raggiunti sono: la comprensione e il riconoscimento degli atteggiamenti sbagliati, che ora riconosco e correggo.
Mi da le prescrizioni ma non sempre riesco a seguirle. Ed è proprio questo che faccio fatica a fare, o meglio lo inizio e poi mi perdo di nuovo.
Per esempio con il diario alimentare.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Benissimo riconoscere e correggere ciò che creava il problema. A questo punto posso chiedere nello specifico che cosa altro le serve? Se non vuol rispondere qui, può fare un elenco di ciò e ridiscutere col terapeuta.
Chiaramente tutto lo sforzo deve farlo il pz. Quindi quando il terapeuta prescrive i compiti lei deve farli. Se incontra specifiche difficoltà ne deve parlare col terapeuta.

Cordiali saluti
[#6]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie