Fuoricorso e colloquio di lavoro

Salve,
vorrei chiedere un consiglio su come comportarmi durante un eventuale colloquio di lavoro.
Il mio principale problema è che ho avuto il classico blocco dello studente e ho “rovinato” un percorso universitario iniziato sotto i migliori auspici.
Alle superiori ero la migliore della classe , poi mi sono iscritta ad ingegneria meccanica ottenendo dei buoni risultati nei primi due anni ma il terzo è successo qualcosa che non mi so ancora spiegare: da sicura di me sono diventata timorosa, e ho iniziato a rimandare gli esami per paura di non superarli…..alla fine con le unghie e con i denti sono riuscita a prendere almeno la laurea triennale ma impiegando il doppio degli anni.
Nel mentre i miei familiari peggioravano la situazione rimproverandomi, io completamente alla deriva non riuscivo a reagire, a prendere una qualunque decisione o a chiedere aiuto a un professionista, se non alla fine di questo periodo di black out quando una psicologa mi ha detto che il peggio me lo ero già lasciato alle spalle ed ero riuscita a trovare da sola la spinta per ripartire .

Nonostante tutto sono riuscita a trovare lavori di tipo tecnico e a farmi assumere in piccole aziende, dove è il titolare a “provinarti” entrando subito nei dettagli tecnici… poi quando arriva la classica domanda: sei brava, perché ci hai messo tanto? millanto di aver svolto lavoretti vari e imputo a quelli il ritardo. Sto cercando di costruirmi una professionalità studiando per colmare le mie lacune.

Raramente sono stata contattata da grosse aziende, probabilmente per il mio curriculum non propriamente brillante dal punto di vista accademico e per l’età; tuttavia se mi dovessi trovare a sostenere un colloquio importante come dovrei comportarmi?Nelle aziende più importanti il colloquio tecnico è l’ultimo step ma per arrivarci si viene valutati da psicologi (purtroppo spesso i recruiter non lo sono ma sono figure di altro tipo e mi spaventano di più) e si sostengono colloqui di tipo “motivazionale”.
Che dovrei dire? Mentire come ho sempre fatto rischiando di essere scoperta oppure dire la verità passando per una persona fragile e depressa oppure svogliata?
Tra l’altro questi colloqui mi terrorizzano, tra giochi di ruolo e quiz e penso proprio di non riuscire a dare il meglio. Avreste qualche consiglio?
Grazie davvero a chi vorrà rispondere
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, però alla fine ce l'ha fatta e ha lavorato sempre, guadagnandosi la stima tecnica sul campo..e dimostrando determinazione e forza.. non le consiglio di mentire, capita a molti studenti , di avere ad un certo punto una sorta di .. vertigine, con paure diverse e simili , di aver sbagliato corso, .. ma questa scelta è definitiva.. e soprattutto l'idea che dopo comincia la vita coi suoi rischi e i suoi costi.. Cerchi di essere spontanea e vera , in modo che venga fuori la ragazza in gamba che è.. La gente che mente si squalifica da sola e in genere ce ne accorgiamo subito..Viene apprezzato il coraggio, l'autenticità, la determinazione .. le faccio molti molti auguri.. ci faccia sapere !!

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8 9
Essere orgogliosi di sè quando le cose, per circostanze favorevoli, vanno sempre bene forse è fin troppo facile e a "costo zero", mentre credo che lei abbia dimostrato molta determinazione nel concludere gli studi nonostante il momento di difficoltà e la laurea che ha raggiunto debba avere un valore molto importante per lei.

Ha già avuto diverse esperienze e per eventuali futuri colloqui le consiglio di non mentire cercando di giustificare con mille scuse la durata del percorso universitario.
Credo si possa essere spontanei e autentici senza necessariamente "affossarsi" da soli.

Due consigli che mi sento di darle:
- nonostante la paura e il timore, cercare di sostenere tanti colloqui, questo le permetterà di acquisire esperienza, capire che domande fanno, come si pongono, familiarizzare con i quiz e i giochi di ruolo e, di conseguenza, affinare la sua abilità nel farvi fronte e sentirsi maggiormente sicura;

- quando viene presa da un momento di sconforto, penso potrebbe tornarle utile ripensare alla fatica e determinazione che ha messo nel concludere gli studi e da lì trarre la forza per non mollare (come ha già dimostrato di saper fare).

In bocca al lupo per tutto!


Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

a me colpisce un dato importante della Sua richiesta: Lei alla fine chiede consigli "pratici" su come muoversi, che cosa dire o fare, ecc...
Tuttavia la mia opinione è che da qui potremmo fare liste chilometriche di comportamenti da attuare, ma a monte c'è una questione che Lei dovrebbe risolvere e cioè questa insicurezza che pare esserci e che, come hanno già sottolineato le Colleghe, diventerà sempre più competenza nell'affrontare i colloqui di lavoro, i test, i role-play, ecc.. con l'esperienza (anche i colloqui con esito negativo!).

Per superare questa situazione potrebbe essere utile una consulenza con uno psicologo. Chiaramente non sto parlando di psicoterapia, ma di mettere a fuoco con calma i Suoi punti deboli per poterli trasformare in punti di forza. Capire e lavorare sul blocco ritengo sia importante, affinchè Lei non si limiti nelle Sue scelte e possa scegliere e decidere con piena consapevolezza.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara ragazza,
Comprendo le Sue difficolta' come aspirante ad un lavoro tecnico specialistico.
Come mai ha scelto questo tipo di laurea e ambito di lavoro?
Tale ambito e' infatti piu' appannaggio dei ragazzi, che delle ragazze. Per le modalita' cognitive ed emotive del sesso maschile e femminile.
Inoltre le caratteristiche maschili di approccio al lavoro sono differenti da quelle femminili.
E' percio' fisiologico che con l'evoluzione degli esami Lei abbia trovato difficolta' .
Ma, vorrei proporle una riflessione: la sensibilita' di una donna e' un valore che puo' essere apprezzato maggiormente di altri.
E anche in un team di lavoro essere utilizzato in modo peculiare.
Ci aveva mai pensato?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr. Enrico Cazzolino Psicologo, Psicoterapeuta 26 1
Gentile Utente,

da psicologo attivo prevalentemente in ambito aziendale, anche in processi di ricerca e selezione di Personale, mi permetto di scriverLe alcuni consigli, mi auguro concreti ma non soltanto "pratici":

- non ricorra a bugie ed invenzioni, se il professionista che ha di fronte è valido le scoprirà subito e comunque sarà Lei a dover eventualmente sostenere, nel lavoro quotidiano, ogni incoerenza generata in fase di presentazione.

- si eserciti pure con interviste e test, ma si concentri soprattutto sul messaggio complessivo che vuole trasmettere al colloquio. Perché la sua candidatura è unica e speciale? Come ne parlerebbe la persona (collega, cliente, capo) che più La stima per le sue peculiari capacità?

- racconti con sincerità e passione quello che ha imparato dal periodo difficile che ha vissuto. Ha ottenuto successi, costruendo comunque un percorso lavorativo interessante. Ha incontrato - forse - qualche insuccesso, ma si è rialzata.

- provi a prendersi il rischio (perdoni se riprendo qualche sua espressione) di farsi scoprire come una persona che ha anche delle fragilità, che ha saputo attraversare fasi di demotivazione o depressione ma che oggi non è svogliata, è motivata, è sincera, è tenace, è in grado di superare prove dure... più di un test psicologico.

Il tutto non sarà affatto facile, ma potrebbe essere un'ulteriore, ampia occasione di crescita personale.

Quasi dimenticavo: sorrida.
Ogni migliore augurio ed un cordiale saluto,

Enrico Cazzolino








Enrico Cazzolino
Psicologo Psicoterapeuta
psicoterapiaipnotica.net

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio tutti quanti le vostre risposte, che mi hanno in parte sollevato!
La mia paura è data dal fatto che sono consapevole delle mie insicurezze anche se cerco di superarle e anche se sono riuscita a trovare lavori soddisfacenti fino ad oggi ho incontrato difficoltà nei colloqui con i recruiter (devo dire che non erano psicologi per completezza e secondo me non adatti al ruolo che ricoprivano) perché mi hanno quasi dato al sensazione di volere una persona "d'acciaio",una macchina da guerra, come io non sono. Mentre nei colloqui tecnici non ho mai avuto nessun problema.
Mi avete fatto tutti capire, soprattutto Le dott.se La Manna e Fregonese che non devo comunque sembrare quella che non sono e sentirmi comunque contenta di essere riuscita a venire fuori dalle difficoltà.
Dott.sa Pileci, effettivamente lavorare sui miei blocchi "odierni"potrebbe essere una buona soluzione, non ci avevo pensato.
Dr Cazzolino la ringrazio per i consigli pratici, il suo punto di vista è sicuramente quello da addetto ai lavori.
Gentile dott.sa Esposito, molte mie colleghe non hanno avuto questo mio problema ma sono molto mascoline (di carattere intendo); in ogni caso nell'ambito lavorativo i colleghi maschi mi hanno apprezzato dal punto di vista tecnico e anche il mio essere "chioccia" con loro.

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Se i Suoi colleghi la apprezzano sia dal punto di vista tecnico sia umano Lei ha realizzato un "target" notevolissimo!
Ha fatto coincidere e apprezzare entrambe le migliori potenzialita' di una "donna" che operi in un ambito tecnico! E questo Le e' riconosciuto!
Non badi alle sue colleghe "mascolinizzate": per essere accolte nell'ambito del lavoro hanno preferito "rinunciare" alle caratteristiche migliori della femminilita'.
E' una scelta a volte obbligata. A volte operata per debolezza, mi creda.
Ci faccia avere Sue notizie, spero positive!
I migliori saluti.