Reazioni eccessive

gentili dottori.
Vi chiedo di aiutarmi a "leggere", interpretare, la reazione di una mia collega. tra di noi non c'era un rapporto intimo o amichevole, ma sicuramente cordiale e di una simpatia, intendendo con tale termine l'esatto significato letterale e non quello di "maggiore e profondo interesse".
non mi sono innamorato di lei perché tra di noi non c'era una conoscenza profonda, non era stato compiuto un percorso che possa giustificare un innamoramento, ma era subentrato un mio interesse a conoscerla meglio. l'ho invitata a fare un giro in centro in una grande città vicina. la reazione è stata di chiusura totale, mi ha anche tolto il saluto. le ho inviato qualche e mail invitandola a chiarire il perché di questa sua reazione pur avendo capito ed accettato il fatto che per lei l'invito a fare un giro era già cosa eccessiva. non ho avuto risposta a queste mail se non, quando ci siamo incrociati, una rabbiosa e ferma diffida a non scriverle più altrimenti si sarebbe rivolta al dirigente, cosa che ha fatto ugualmente raccontando non so cosa.
preciso che entrambi siamo sposati, mia moglie è una nostra collega ma con lei sono in via di separazione e anche lei è sposata. io le ho detto che non voglio arrivare dove anche lei non voglia, ma la cordialità di prima mi sarebbe piaciuto recuperarla.
la sua reazione è una normale "difesa" (non so da cosa) per quella che è la psicologia femminile oppure, come la vedo io, è patologicamente eccessiva e affonda le sue radici in una sua insicurezza, in una scarsa autostima che tenta di nascondere ?
dal canto mio, sono un soggetto con una certa dipendenza affettiva, fragile, che cerca il consenso degli altri quindi che soffre in modo particolare queste sitazioni ma più perché rifiutato come persona che perché non corrisposto.
p.s. alcune colleghe mi hanno detto che, rivolgendosi a lei per lavoro, hanno ricevuto risposte preventive del genere: "vediamo, ci provo ma non lo so se ci riesco, non l'ho mai fatto", oppure: "ah io sono il braccio ma le menti sono..."

cosa potete dirmi per provare a chiarire quale sia la sua personalità, la sua "emotività" psicologica, e cosa potrei fare per tranquillizzarla (se mi incrocia ha sempre una espressione turbata, offesa), per recuperare un'amichevole cordialità ?

grazie
[#1]
Dr.ssa Cristina Leonardi Psicologo, Psicoterapeuta 2
Gentile utente,
da quello che lei racconta è impossibile verificare se le intenzioni della sua collega fossero di, come dice lei "normale difesa o una reazione patologicamente eccessiva che affonda le sue radici in una sua insicurezza o in una scarsa autostima".
Nella comunicazione umana avvengono dei fenomeni molto curiosi ed interessanti, tali per cui non comunichiamo solo con le parole, ma, come sono sicura avrà avuto modo di notare anche lei più volte nella sua vita, ad arricchire e spesso a dare significato a un messaggio è quella che noi specialisti chiamiamo "comunicazione non verbale", cioè tutto l'insieme di atteggiamenti, comportamenti, informazioni che ci arrivano senza l'uso delle parole. Spesso le parole vengono fraintese. Il corpo non mente. Questo per dirle che probabilmente la sua collega non avrà gradito l'invito perchè forse,il messaggio che lei ha inviato, che a parole suonava, per lei, come un cordiale invito a trascorrere un pò di tempo insieme, è stato letto dalla sua collega come una minaccia o con altre intenzioni.
Provi a ripensare al modo in cui si pone nei confronti degli altri e alle risposte che lei mette in atto quando gli altri si rivolgono a lei.

Cordiali saluti

Dr.ssa Cristina Leonardi
Psicologa
Psicoterapeuta sistemico - relazionale

[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Utente,
non possiamo fornire profili di personalità attraverso una consulenza on line non sarebbe professionale.

Mi sembra chiaro che questa donna abbia un atteggiamento di totale chiusura nei suoi confronti e temo che non le resti che rispettare questa scelta, anche se sgradevole per lei.


"dal canto mio, sono un soggetto con una certa dipendenza affettiva, fragile, che cerca il consenso degli altri quindi che soffre in modo particolare queste sitazioni ma più perché rifiutato come persona che perché non corrisposto. "

Invece di focalizzare l'attenzione sulle reazioni di questa donna, dato che sta affrontando l'esperienza della separazione, sarebbe più utile affrontare questo bisogno di approvazione da parte dell'altro, che la induce a non tollerare il rifiuto nel quale inevitabilmente ognuno di noi incorre nelle relazioni interpersonali.
Non parlerei di dipendenza affettiva, quanto piuttosto di tentativo di colmare attraverso la considerazione dell'altro la scarsa autostima.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Non possiamo, ne' sarebbe possibile per noi psicologi "interpretare" le azioni che lei ci riferisce riguardo alla Sua collega.
Piuttosto avendo "decifrato" nella Sua richiesta dei segnali di solitudine e disagio, vorrei chiederLe qualcosa di Lei. Della "separazione" che sta effettuando da sua moglie, dell'ambiente di lavoro che condividete.
Cerchiamo di orientarci.
I migliori saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#4]
dopo
Utente
Utente
innanzi tutto grazie.
PER LA DOTT.SSA LEONARDI si, nel linguaggio non verbale sono una frana. non ho successo in nessun approccio, senza eccezioni. tuttavia ho dei dubbi sul fatto che "il corpo non possa mentire". nel mio caso avviene proprio il contrario, è il corpo che "mente" lanciando segnali alterati. sono molto timido ed emotivo e l'apprensione che ne consegue determina negli altri l'idea che possa essere subdolo, falso. quando qualcuno, è "costretto" a frequentarmi per situazioni contingenti, ad esempio lavori comuni, condivisione di ufficio ecc, allora scopre le mie qualità e mi accetta. è così che si scopre che nel mio caso è la parola quella sincera e non il corpo.
appunto nel modo in cui io mi pongo agli altri e nelle risposte del linguaggio non verbale, sono sicuro che ci sia qualcosa che non va (visti i risultati) ma non sono mai riuscito a capire cosa in concreto.
PER LA DOTT.SSA CAMPIONE solo nei film succede che si possa cambiare idea, oppure anche nella vita ma non nei miei confronti che sono assolutamente senza speranza ? io ritengo che l'essere umano sia un animale assolutamente imperfetto, così da fondare le sue certezze sulla base di presupposti e postulati a volte assolutamente infondati. mutando tali presupposti alla presa d'atto di una diversa situazione fattuale, possono modificarsi anche le scelte consequenziali.
ha ragione sul discorso che sia un tentativo di compensare con l'approvazione altrui la mia scarsa autostima.
sono seguito da una psichiatra, ma il tentativo dello psicoterapeuta è naufragato, abbiamo insieme preso atto che per me non c'è soluzione.
[#5]
dopo
Utente
Utente
PER LA DOTT.SSA ESPOSITO
grazie anche a lei.
si, il mio disagio è forte ma non sono sicuro che sia riconducibile alla solitudine. io mi definisco un single a livello genetico. la storia con mia moglie non è finita quanto piuttosto non è mai iniziata. per me è stata un'ancora di salvezza, un "riscatto sociale", un mezzo che mi consentisse di uscire dalla mia famiglia di origine. ora rispetto a prima oltre a non esserci più nessun legame la situazione è divenuta insostenibile per la sua aggressività.
sto cercando una stanza in affitto ma molti affittano solo a donne, oggi stesso ho risposto a due annunci, in un caso cercavano solo max 35enni (???!!!) e nell'altro avevano già trovato l'inquilino.
non posso spendere tanto perché già pago 535 euro per l'affitto della casa di mio figlio che studia a milano, 550 per la casa di famiglia, quindi cerco una stanza per restare sui 220 euro.
non credo di essere mai stato innamorato in vita mia, nè credo di poterlo mai essere e la cosa non mi interessa infatti non vorrei dividere la mia abitazione con nessuno, nel senso di nessuno a cui dover rendere conto.
quanto all'ambiene di lavoro che condividiamo non saprei cosa dirle, cosa vorrebbe sapere di preciso ?
ancora grazie
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
La psicoterapia non è un servizio standardizzato, lo stesso specialista può essere d'aiuto ad alcune persone e ad altre no, ma questo non significa che lei si debba rassegnare.
La terapia farmacologica da sola non è in grado di restituirle l'autostima, è un aspetto che richiede un percorso nel quale mettersi in gioco attivamente, nella relazione con lo psicoterapeuta.
A tal proposito le consiglio di leggere questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro Signore,
La Sua affermazione di "non essere mai stato innamorato" forse andrebbe indagata.
Potrebbe indicare moltissime cose, ma certo per approfondirne il senso occorre un contesto adatto e soprattutto il Suo desiderio di approfondire.
Talvolta certe "indisponibilita' " affettive vengono colte nei rapporti interpersonali, attraverso tanti piccoli segnali.
E questo "potrebbe" avere prodotto il rifiuto della sua collega.
Non posso avanzare ipotesi.
Rifletta su quanto e' emerso dai nostri pareri. E se crede si attivi per approfondire le tematiche "critiche".
I migliori saluti.
[#8]
dopo
Utente
Utente
ancora grazie.
DOTT.SSA CAMPLONE si lo so, le cose che afferma mi sono già state dette dalla mia psichiatra, sia riguardo la psicoterapia che in relazione ai farmaci. pare che io abbia bisogno di una psicoterapia indirizzata agli aspetti cognitivo-comportamentali e pare che il mio psicoterapeuta fosse specializzato proprio in quello eppure tutto è svanito nel nulla. allora come fare per trovare l'indirizzo giusto ? con tentativi, qualche seduta, per poi magari capire che neppure quella è la strada giusta e ripartire con un altro psicoterapeuta ? io ho 52 anni, a che età risolverei il mio problema (ammesso che ci riesca) ? un anno prima di morire ?
La ringrazio per avermi segnalato l'articolo che ho trovato interessante.

DOTT.SSA ESPOSITO mi incuriosisce la Sua frase di esordio secondo cui bisognerebbe indagare sul perché non sia mai stato innamorato. sinceramente non ho mai pensato ad approfondire il tema perché non l'ho mai vissuto come un problema. con tanti problemi che mi fanno impazzire ben mi sono guardato dall'analizzare un aspetto che, a mio parere, non è fonte di sofferenza. rifiutato da tanti, tantissimi, con "primi approcci" sempre disastrosi, probabilmente anche i miei innamoramenti sarebbero destinati a risolversi in struggenti insuccessi, allora questo mio lato del carattere impermeabile agli innamoramenti lo considero una qualità. se a me non piace la pasta al ragù, non me ne faccio un problema, non la mangio e sono a posto e certo non mi manca proprio perché non mi piace. questo il senso di ciò che intendo. comunque il motivo può essere che, infondo, sono profondamente narcisista e quindi è solo di me che ho bisogno, quanto agli altri cui tengo, infatti, non credo di aver bisogno di loro, ma del loro consenso, della loro ammirazione. questo credo sia il conflitto più grande. Concordo pienamente con Lei e con le sue colleghe su quanto afferma sui "segnali" inviati, ossia sul linguaggio non verbale.
ancora grazie per i consigli e la disponibilità.
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