Dagli amici mi guardi iddio, ché dai nemici mi guardo io

Alla c.a. degli psicologi di Medicitalia.
Premetto che sono un insicuro cronico, non ho né compagna, né lavoro.
Mi trovo a che fare con un presunto amico che non perde l'occasione di mettermi alla berlina,
o rinfacciandomi la mia condizione, o dandomi dell'omosessuale, appunto perché non ho una ragazza.
Con il pretesto di invitarmi a stare in compagnia, mi invita a casa sua o fuori e lì comincia la solita tiritera.
Sono depresso già di mio, e costui non perde l'occasione di girare il coltello nella ferita.
Chiaramente gli faccio notare che così facendo mi fa stare male, e che non è un vero amico, ma lui dichiara di essere nel giusto e che non è una presa per i fondelli ma una constatazione.
Avete consigli da darmi in merito a questa faccenda che mi pesa?
Grazie infinite per il Vostro aiuto.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Credo che l'unico consiglio sensato sia quello di occuparsi della sua insicurezza, non degli esiti della stessa,

Il problema non è il suo amico, ma la sua eccessiva tolleranza, per insicurezza, per paura di rimanere da solo e così via...

Si è poi rivolto ad uno psicologo?

Ho riletto lo storico deo suoi consulti ed il suo dosagio sembra avere un'origine antica..

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la sollecitudine e la celerità con cui mi ha risposto.
Ho seguito i Vostri consigli, e mi sono rivolto a diversi specialisti, senza tuttavia trarne giovamento tangibile. Forse le difficoltà della vita (sono rimasto orfano a 13 anni) e il disagio che proviene dal sentirsi inutili (dopo aver studiato numerosi anni, sono ancora inoccupato, nonostante io mi sia sforzato per anni di trovarmi un lavoro a qualsiasi livello, anche non in linea con i miei studi) mi inibiscono nelle mie relazioni interpersonali. Non aiuta certamente il fatto che dipendo economicamente da mia madre, pensionata e vedova... So che il momento è difficile, ma finisco lo stesso per sentirmi inadeguato.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,
Qualche domanda per capire meglio.

<<e mi sono rivolto a diversi specialisti<<
di che genere? che indicazioni ha ricevuto?

<<dipendo economicamente da mia madre, pensionata e vedova<<
che tipo di lavoro cerca ed è disposto ad accettare?

Grazie.


Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
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Utente
Utente
Dapprima a uno specialista della corrente psicoterapica analitica, poi a una cognitivo-comportamentalista operante presso il Centro Regionale di Orientamento, infine a una della corrente strategica. Le indicazioni del primo e della terza ricalcavano esattamente dei consigli che darebbe una persona qualunque, mentre la seconda ha osato intromettersi nella mia vita personale e a darmi consigli del tutto erronei, oltre a prevaricarmi e a prendermi per psicotico, cosa che non è realtà.
Cerco lavori che mi permettano di mettere in pratica le mie conoscenze linguistiche, come receptionist negli alberghi, addetto al back office commerciale uso lingue, impiegato commerciale estero, addetto al front office... Mi accontenterei anche di mansioni come scaffalista, cassiere, addetto alle pulizie... Ma mi viene precluso l'accesso perché le aziende vogliono candidati già con esperienza. Mi sento inadeguato perché ho preso una laurea non spendibile (Scienze Politiche) e un Master che mi preclude l'accesso alle imprese private, poiché è in Pubblica Amministrazione. Ho colmato le mie lacune con corsi di formazione in contabilità aziendale e come esperienze posso solo annoverare due tirocini in due Comuni della mia Regione e uno in Austria, che mi avrebbe dovuto spalancare le porte del mercato del lavoro. Così non è stato. La mia candidatura non viene neanche presa in esame o perché non risiedo nella località dove sorge l'azienda, o perché sono troppo vecchio, o perché non ho esperienza nel settore, o perché ho il profilo troppo alto... Mi sento inutile.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.6k 398 77
Chiedo scusa, ma gentile signore, è un problema chiudere con quell' <amico>?
Forse il Suo "disagio antico" non sparirà all'improvviso ma, gli psicologi mi perdonino se azzardo un personale parere, può essere un buon inizio.

Con i più sinceri auguri.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

Consideri che forse il suo "amico" intende stimolarLa ad uscire dalla situazione di stallo in cui si trova, cosa che avranno provato a fare anche i tre psy che ha interpellato.

Può darsi che Lei soffra di tratti depressivi, che Le tolgono energie per far muovere la situazione.

Una visita dal suo medico la ha fatta?

[#7]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio ambedue i medici per i consigli che mi avete elargito, ci rifletterò su e vaglierò la situazione.
Dott.ssa Brunialti: Chi non si sentirebbe depresso nella mia situazione, con una laurea che non è spendibile, che mi impedisce di trovare un lavoro anche umile perché il profilo che ho (come ho già detto in precedenza, ho anche un Master e parlo cinque lingue) è troppo elevato, mentre nei settori di tipo impiegatizio mi viene precluso l'inserimento poiché la laurea è troppo generica e non ho esperienza specifica nel settore.
Il mio medico di base minimizza, suggerendomi di andare all'estero e di avere speranza. Il problema grave è che io potrei partire se avessi un lavoro per mantenermi, ma le ditte, anche all'estero, pretendono prima la residenza, poi il lavoro. E io dovrei farmi ancora mantenere all'estero da mia madre: è un gatto che si morde la coda. Le istituzioni latitano (c'è chi, come il deputato Alfredo D'Attorre, parla di "disoccupazione strutturale"!), i Centri per l'Impiego e l'EURES si limitano a insegnare come si usano i vari portali e si giustificano asserendo che le richieste, a volte esagerate, delle aziende sono legittime. Questa è più o meno la situazione, che certamente non è rincuorante. Così non resta altro da fare che continuare a vivere alla giornata, e senza speranza alcuna per il futuro.
[#8]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

sì, certo, i dati sulla in/dis-occupazione giovanile oggi nella nostra nazione non sono incoraggianti.
Anche il nordest è pieno - ormai - di laureate con master che fanno la barista, l'impiegato temporaneo attraverso l'agenzia interinale, il receptionist stagionale, dando lezioni private, ecc. Ogni lavoro è dignitoso anche se non sempre all'altezza dei titoli e delle aspettative.

Forse Lei potrebbe modificare il Suo punto di vista e di partenza e rimboccarsi le maniche.

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<<Ringrazio ambedue i medici...<<
Piccola precisazione: Io sono psicologa psicoterapeuta, il dott. Migliaccio è medico.

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Saluti cordiali.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"La ringrazio per la sollecitudine e la celerità con cui mi ha risposto.
Ho seguito i Vostri consigli, e mi sono rivolto a diversi specialisti, senza tuttavia trarne giovamento tangibile. Forse le difficoltà della vita (sono rimasto orfano a 13 anni)"

Posso chiederle a che tipo di specialisti si è rivolto?
Ha effettuato una psicoterapia?
Quanto è durata?
Quante sedute la settimana?

Ha elaborato la morte prematura di suo padre ed il suo senso di solitudine e di inutilità?

Si è conclusa da molto tempo?
[#10]
dopo
Utente
Utente
Rispondo alla Dott.ssa Randone.
Come ho già specificato nel post #4, mi sono rivolto, nell'ordine, dal 2011:
1) A uno specialista della corrente psicoterapico-analitica (durata totale: 7 mesi);
2) Al Centro Regionale d'Orientamento, con una specialista della TCC (durata totale: 5 mesi, interrotto perché non mi capiva e non mi ha dato l'aiuto che mi aspettavo);
3) A una specialista della Terapia Breve Strategica (durata: 3 mesi).
Tutto questo ciclo di colloqui psicoterapici si è concluso nell'aprile del 2015.
La frequenza media delle sedute era di una ogni due settimane.
Riguardo all'elaborazione della morte prematura di mio padre, non credo di esserci riuscito del tutto: era un punto fermo per me, al pari di mio nonno (deceduto nel 2001 a 80 anni), mia nonna (deceduta nel 2009 a 88 anni) e mia zia (deceduta il 29/9/2013). Tuttora penso che, se mio padre fosse ancora vivo, avrei sicuramente un lavoro solido e maggior sicurezza nelle relazioni sociali. Non riesco neanche più a sorridere...