Paure e ossessioni

Salve,
Sono una ragazza fidanzata da 8 anni con il mio compagno di classe delle superiori. Ci siamo fidanzati proprio nel periodo del liceo ed abbiamo frequentato le stesse classi sempre insieme.
Già da lì ho sempre avuto paura di perdere il mio ragazzo perché temevo che preferisse qualcun altra ( all' epoca una sua amica di cui mi parlava in modo diciamo "speciale" perché gli piaceva e con cui ho spesso parlato anche io nei primi periodi che mi frequentavo con lui).
Spesso ci siamo lasciati e poi rimessi insieme nella stessa giornata a causa di dibattiti su questo argomento..
Terminate le superiori per vari motivi ci siamo trovati ancora a frequentare gli stessi corsi universitari. Devo dire che avevo intrapreso una strada che non mi apparteneva e stavo molto male anche a causa del mio scarso rendimento (Avevo come un blocco ad ogni esame e quando mi trovavo ad affrontare uno scritto mi facevo prendere dalla paura di non farcela ed ero distratta nei calcoli deglii esercizi).
Dopo due anni mi sono decisa di cambiare facoltà; precisamente lo scorso anno mi sono iscritta ad una scuola di moda.
Mi sono dovuta trasferire in una nuova città, non molto lontana da quella in cui abitavo, ma ,anche se poi alla fine è andato tutto più che bene, all' inizio mi sono trovata disorientata e spaventata ( un po' perché non avevo più accanto il mio ragazzo tutti i giorni, un po' per la nuova strada di studi che avevo scelto) e per questo motivo ho avuto due attacchi di panico: è stato bruttissimo ero sola nella nuova casa mi sentivo abbandonata iniziai a pensare alle cose più brutte e piano piano mi paralizzai. Avevo formicolii agli arti e non riuscivo a muovermi mi scoppiava il cuore ed ero sempre più terrorizzata non riuscivo a respirare ed avevo paura di morire.
L' anno accademico direi che è stato eccezionale: ho preso ottimi voti.
Passate le vacanze quest estate con il mio ragazzo e con la mia famiglia adesso mi trovo in ansia nuovamente con la paura di essere lasciata per un altra dal mio ragazzo e per non essere in grado di portare a termine un altro anno accademico come lo scorso. Mi trovo così a passare questi ultimi giorni prima del rientro in casa a piangere.
Negli ultimi giorni dice che lo sto tartassando con queste mie preoccupazioni ma ho davvero paura e sto male. Mi sento inutile ed inferiore alle ragazze che frequentano lo stesso corso del mio ragazzo ( appena fa un commento positivo su qualcuna mi sento come tradita ma non proprio.. Non so spiegarlo ma comunque sto male).
In oltre spesso sento che il mio ragazzo anche se è accanto a me è distante pensa ad altro e questo mi fa star male. Io gli parlo di queste mie ansie ma lui dice che lo faccio soltanto arrabbiare perché voglio essere al centro delle attenzioni. In realtà sto male e piango di nascosto a tutti perché provo vergogna di queste debolezze. Arrivo a sera e mi fa malissimo lo stomaco.
Non so se dovrei rivolgermi a qualche psicologo ed iniziare a seguire una terapia.

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Solitamente queste paure partono da lontano e da lì andrebbero analizzate.

La paura di perdere il suo ragazzo, quindi queste angosce abbandoniche, potrebbero risalire alle terre dell'infanzia

Come è stata amata?
A sufficienza?
Ha un buon rapporto con le figure genitoriali?

Sulla possibilità di una terapia, potrebbe valutarlo in seguito.

Per prima cosa valuti l'opportunità di qualche colloquio psicologico preliminare

Provi a leggere questa e letture, credo si ritroverà

http://www.valeriarandone.it/articoli/154-gli-amore-dipendenti-dipenden
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Dr. Monica Zoni Psicologo 164 13
Gentile Signorina,

riporto uno stralcio della prima lettura consigliata dalla Dott.ssa Nardone, in cui scrive che alcune persone

"non transitano dalla fase dell’innamoramento, caratterizzata da un desiderio di fusione con l’altro, alla fase dell’amore, improntata ad un sentimento adulto, caratterizzato dal “piacere e non dal bisogno” di stare con l’altro."

"Un amore nasce e, soprattutto cresce e sopravvive, se proviene dall’incontro di due identità e non da due metà, che per esistere hanno “bisogno” l’una dell’altra."

Certo, il Suo dolore è genuino. Lei teme che il Suo ragazzo la lasci e sente che se questo avvenisse, sarebbe come perdere una parte di sé, della Sua identità. Queste paure possono essere irrazionali e non dipendono necessariamente da motivazioni oggettive.

Spesso i primi legami infantili dettano la natura delle relazioni adulte: varrebbe la pena approfondire...

Buone cose



Dr. Monica Zoni, Psicologa clinica, Milano sud e Skype
zoni.monica@gmail.com cell. 3394939556

[#3]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio per le risposte ricevute.
Nelle letture consigliate dalla Dr. Valeria Randone ho ritrovato abbastanza me stessa e penso che in qualche modo il fatto che fin da quando avevo pochi mesi (credo 6,7 o 8 mesi) sono stata accudita da mia nonna paterna poiché entrambi i miei genitori tiravano avanti un' attività familiare.
Mi ricordo che vedevo i miei genitori il lunedì è qualche ora nel pomeriggio quando mi prendevano da scuola e mi portavano a fare sport. Il momento più bello era quello delle vacanze dove stavamo tutti insieme come facevano tutti i miei compagni di scuola e delle attività sportive che frequentavo. Era bello pranzare, cenare con loro ed essere messi a letto da loro.
Ho anche un fratello maggiore (ha 5 anni in più di me) è stato un fratello vicino in quanto giocavamo assieme fino a quando all eta di 16 anni se ne andò di casa perché fu chiamato a fare sport in una città parecchio lontana da casa.
Credo che questo sia stato il periodo della mia vita in cui mi sono sentita più sola. Ed è stato anche il periodo in cui ho appreso le cose più sbagliate (causa di errori adolescenziali che mi fanno ancora soffrire). In questo momento della mia vita ho appreso che tutto ciò che veniva fatto da mio fratello era giusto mentre ciò che facevo io era insignificante. Ero in qualche modo diversa dalle mie amiche perché avevo un rapporto con la famiglia differente dal loro, mi sentivo spesso esclusa dai gruppetti che si formavano tra i compagni di classe perché non partecipavo alle uscite pomeridiane del sabato o della domenica ed ai compleanni ( perché praticavo uno sport a livello agonistico ed anche perché mio padre non era contento di mandarmi). Mi sentivo spesso sola e triste!
Per quanto riguarda il rapporto che ho avuto con gli altri parenti, zii e nonni, devo dire che forse io e mio fratello siamo stati un po viziati in quanto dalla parte dei parenti materni eravamo gli unici nipoti mentre dalla parte dei parenti paterni eravamo in unica famiglia. Mia nonna in pratica ha sostituito il ruolo di mia madre assente per motivi di lavoro devo dire che è una nonna adorabile credo che sia l unica persona di cui mi fido veramente oggi.
Gli zii lavoravano con i miei genitori e quindi i cugini venivano a casa nostra e stavamo tutti sotto la tutela dei nonni. Eravamo come fratelli.
Probabilmente come dice Dr. Randone le cause delle mie sofferenze vanno ricercate nella mia infanzia.

Ringrazio entrambe per le risposte
Credo a questo punto di informarmi per qualche colloquio psicologico preliminare e spero che questo problema si risolva.