Angoscia, lutto e astenia

Gentili dottori, sono una ragazza di 24 anni.
L'anno scorso ho perso mio padre dopo una lunga e dolorosa malattia, di cui sin dall'inizio si conosceva l'esito infausto. Ho assistito mio padre, al quale mi legava una complicità e un'intesa purtroppo irripetibile, con tutte le mie forze e le mie energie, cercando di essere forte come la situazione richiedeva, ma come certamente non ero. Una madre problematica, totalmente incapace di sostenere questa difficile situazione e con la quale non ho mai avuto un buon rapporto, non mi ha di certo aiutata, nè praticamente nè moralmente. Ero sola. Durante quel periodo ho continuato a studiare e dare i miei esami, a fare tutto il dovuto, cercando di non cedere quando dentro la disperazione mi divorava.

Ad un anno dalla sua morte gli equilibri nella mia famiglia sono ancora precari, e per quanto cerchi di riemergere da questo enorme buco nero, il senso di oppressione e ansia è immenso. Ad un esame dalla laurea, da un evento positivo, mi sento svuotata, infelice, demotivata. Vedere le mie coetanee andare avanti nei loro traguardi, leggere e spensierate, mi fa male. Le invidio per quello che non sarò mai più e provo invidia anche per la loro felicità. Non mi vergogno ad ametterlo.
Io che sono sempre stata volitiva e perfezionista, che mi sono piegata e mai spezzata nelle situazioni più terribili, ora non sono più io.
Piango per cose futili, non ho più voglia di impegnarmi in nulla, guardo la vita degli altri andare avanti, guardo i loro successi e provo rabbia, mentre la mia vita è congelata. Sono paralizzata dalla paura di non farcela nell'università, nella vita, nel lavoro.

Tutto questo si svolge dentro di me, fuori mi contengo, cerco di non fare trapelare nulla, perchè non sopporterei anche la finta commiserazione di chi non conosce ciò che ho vissuto. Dentro di me però urlo di rabbia e dormo notti insonni.
Sono tormentata e incapace di vivere serenamente le mie giornate.
L' unico conforto lo trovo nella vicinanza del mio ragazzo, che però non può togliermi questa enorme angoscia che mi paralizza. Non sono nelle condizioni di poter chiedere un aiuto professionale. Cosa posso fare concretamente per ritrovare un briciolo di pace?
Grazie a chi vorrà rispondermi.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazza, comprendo il suo sentimento di vuoto, l'angoscia , il dolore, ho perduto un padre amatissimo anch'io...e ti senti in trincea , da sola , e nessuno ti protegge più,,il lutto è così, se sente di non farcela, parli col medico di base , che forse un piccolo aiuto farmacologico, le farebbe bene..

Ma continui il suo cammino universitario, per Lei ed anche per Lui , per completare il vostro progetto.. con fierezza e coraggio, forse potrebbe scrivere un diario , a cui consegnare ogni giorno il dolore e il ricordo , i pensieri che le vengono all'improvviso..a poco a poco il papà diventerà una figura interna che le fa compagnia , le dà conferme e forza..
Avere avuto un rapporto così bello e forte è una ricchezza che nessuna sventura le porterà via, perchè interferisce col suo rapporto con l'amore e l'assunzione del ruolo sessuale femminile adulto..
Guardi avanti con fiducia e coraggio, questo vorrebbe il suo papà..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara ragazza,
Mi associo all'esortazione della collega Dott.ssa Muscara'.
In una condizione di lutto come quella che sta vivendo non puo' trovare sostegno che nel Suo papa'.
Le teorie sulla permanenza delle persone "scomparse" accanto alle persone amate e che le amavano sono numerose.
E la loro presenza risulta essere molto "concreta" nella realizzazione dei desideri.
Basta sapere chiedere la loro presenza. E la si sentira' accanto. Molto dolce e protettiva.
Auguri cara signorina e un abbraccio, se posso!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132