Orgoglio esagerato o non amore?

Salve, sono una ragazza di 26 anni, fidanzata da 9 anni e messo, con un ragazzo che adesso ha 30 anni. Vorrei un opinione sulla mia situazione per riuscire a convincermi di quale sia la soluzione giusta da prendere. Abbiamo litigato un mese fa perché io non avevo voglia di fare l'amore con lui in un momento che mi sembrava inopportuno e sono scoppiata a piangere dicendo che non ce la facevo più (riferito al fatto che lui è molto testardo e molto spesso non accetta un no). Al che mi è venuto a lasciare a casa e io senza dire una parola sono scesa sbattendo la portiera. Da li silenzio per una settimana come al solito. Si, perché ogni qualvolta litighiamo lui non si fa mai sentire e sono io che lo lascio sbollire per un po' e dopo tento di avviccinarmi a lui. La reazione è sempre la stessa:lui non risponde alle mie chiamate, ai miei messaggi fino a quando non decide di rispondermi. Questo suo comportamento a me non è mai piaciuto ed inizialmente glielo facevo notare di quanto mi facesse soffrire.col passare degli anni ho imparato ridurre questi litigi che mi facevano soffrire cosi tanto, cercando di dialogare e quando vedevo di non ottenere risultato, lasciare perdere completamente, oppure riproprore la questione in un altro momento. Questo pero ovviamente non mi faceva stare bene perché ho sempre pensato che se non mi fossi gatta sentire io, se non mi mettessi a cercarlo anche quando avevo ragione, lui non si sarebbe fatto vivo.inoltre mi è sempre pesato il fatto che lui non accettasse i miei tentativi di far pace subito. Ma ogni volta avrei dovuto fare diverse chiamate prima di avere una sua risposta. Qualche anno fa ebbimo una discussione per via del fatto che mi sentivo trascurata, eravamo distanti per via dell'università e vedendo che non rispondeva a quello che gli dicevo ho deciso di non farmi più sentire come faceva proprio lui. Reazione? Il silenzio. Sempre questo maledetto silenzio. Al che ho preso coraggio, dicendogli che il suo silenzio mi dava conferma della mancanza di volontà di stare con me e che quindi poteva ritenersi libero. Lui anche q a questo messaggio, silenzio per un mese. Quando non ce l'ho fatta più e gli ho mandato un messaggio e ci siamo visti e chiariti. In me è rimasto il dubbio che se non fosse stato per me, forse sarebbe finito tutto. Ed ecco che Stavolta, ho deciso di non farmi sentire più. Dopo una settima però, vado a casa sua, mi piantò davanti a lui e lo abbraccio e lui accenna un mezzo sorriso, ma dice che devo andarmene cosi dopo diversi tentativi. Mi sento umiliata e vado via. Non l'ho più sentito, ne visto, ne per natale ne per capodanno ed oggi mi ritrovo a distanza di un mese a piangere perché mi manca e perché non fa nulla per recuperare il rapporto. Ma quanto orgoglioso può essere? Lo è sempre stato, sin dai primi tempi e anche con gli altri. Ma come si fa ad esserlo con la tua fidanzata? Capisco la sicurezza eccessiva che gli ho dato negli anni, forse mi da per scontata. Cosa ne pensate? Che devo fare?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Ragazza,
nove anni sono un arco di tempo molto lungo durante il quale a volte nella relazione di coppia si costruiscono dei "copioni rigidi" che rendono prevedibili le reazioni del partner e forse anche le proprie. In funzione di questi "copioni" si determinano degli equilibri che entrambi contribuiscono a conservare inalterati nonostante si tratti di equilibri estremamente precari.
Dalle tue parole oltre alla sofferenza per l'ennesima delusione affiora anche la consapevolezza che dall'altra parte non vi è alcun segnale che indichi una disponibilità a mettersi in discussione, ad avere un confronto da parte del tuo ragazzo. In realtà, forse è proprio questo l'aspetto critico del vostro rapporto di coppia infatti ogni volta il litigio si risolveva con un "colpo di spugna" che si rendeva possibile grazie alla condiscendenza di uno dei due partner.
Come vedi, anche se in buona fede, tu stessa hai dato il tuo contributo al reiterarsi del "copione".
A questo punto la domanda è da quale direzione ti aspetti che arrivi il cambiamento? Se lui mettesse da parte l'orgoglio e ti cercasse per primo non sarebbe un segnale di cambiamento ma si tratterebbe semplicemente di un'inversione di ruoli ma il copione resterebbe inalterato.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa lei ha capito perfettamente e la "metafora" dei copioni la condivido appieno. Per rispondere alla sua domanda, il fatto che lui si faccia sentire per me non rappresenterebbe un'inversione di ruoli, ma semplicemente la disponibilità datami dall'altra parte di un dialogo. Perché fino a quando sono sempre io a cercarlo ho come la sensazione che dall'altra parte non si capisca che il mio comportamento non è dare la conferma di avere torto, ma la volontà di non continuare con stupidi silenzi che mi logorano. Ammetto che non riesco neanche a riprendere in modo approfondito perché ho paura di ritornare a litigare. Io penso che se invece sia lui a smuoversi mi dimostrerebbe di essere disponibile all'ascolto. Non so realmente come comportarmi. Devo farmi sentire io?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Ragazza,
se lo psicologo suggerisse comportamenti da assumere non consentirebbe a chi gli ha rivolto una richiesta d'aiuto di orientare l'attenzione su di sé per individuare quali bisogni affettivi in questo momento meritano di essere ascoltati ed eventualmente gratificati, solo in questo modo si creano le condizioni favorevoli per un cambiamento per nasce dall'interno e non "pilotato" dall'esterno e quindi inevitabilmente disconnesso dal tuo vissuto e dalle emozioni che lo accompagnano.

Il silenzio non è assenza di comunicazione ma una forma particolare di comunicazione che non va ignorata e probabilmente tu ne conosci il significato dato che da parte del tuo ragazzo è una reazione consueta, a quel punto dopo aver fatto chiarezza dentro di te avrai tutti gli elementi per prendere una decisione non più per ottenere il comportamento desiderato ma per interrompere un circolo vizioso che logora la relazione di coppia.