Come dire a mia sorella che ha un problema grave?

Cari Dottori,
Mi rivolgo a voi per un consiglio su una questione molto delicata.
Ho iniziato a vivere da sola con la mia sorella maggiore (3 anni più di me) circa sei anni fa, essendo entrambe studentesse fuori sede. All'epoca lei aveva 21 anni, ha sempre avuto un carattere chiuso e molto sensibile, ma usciva con gli amici, rideva, le piaceva avere gente intorno a sè.
All'università, però, si è innamorata di un uomo molto più grande di lei, amore non corrisposto, che la ha portata a soffrire moltissimo e a vivere una condizione di rivalità con tutte le altre donne.
Da quel momento, è cambiata per sempre: è diventata irascibile, insicura, si rifiuta di uscire in mia compagnia e in compagnia di chiunque altro, è sempre nervosa, dorme fino a tardi, non ha più amici. Non vuole che nessun estraneo entri nella casa in cui abitiamo insieme, se qualcuno dei miei amici passa a salutarmi si chiude in camera, se esco si affaccia dalla finestra per vedere con chi sono. Sono passati ormai diversi anni e la situazione non ha fatto che peggiorare, si è laureata di nascosto perché non voleva nè i miei nè me alla sua laurea, più volte mi ha detto di odiare i nostri genitori e di essere convinta che ci sia un complotto tra me e loro per "impicciarci" dei fatti suoi.
Ha spesso confessato a mia madre di vedersi brutta, di non voler uscire con me perché io sarei la sorella più bella e la gente ci metterebbe a confronto.
Io soffro immensamente di tutta questa situazione, più volte ho cercato di parlarle, ma lei scatta subito sulla difensiva, nega tutto e si arrabbia. Ne ho parlato con i miei genitori, che in tutto ciò mi sembra non vogliano vedere la gravità della cosa, mi dicono di avere pazienza, di accudirla, e per darmi il contentino mi elogiano per la mia "bontà".
Io ho detto loro che ha bisogno di vedere uno psicologo, ma mia madre stessa è psicologa e ha detto che non possiamo consigliarglielo, deve essere lei a prendere la decisione.
Cari Dottori, io non so più cosa fare, mia sorella, la mia migliore amica, è diventata irriconoscibile ai miei occhi e mi sento impotente. Possibile che sia così sbagliato dire ad una persona che ami "fatti curare"?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Sua madre potrebbe consigliare a sua sorella di farsi visitare da uno psichiatra.

Dr. F. S. Ruggiero
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, posso immaginare quanto sia addolorata nel vedere sua sorella in una condizione di malessere esistenziale intenso. Nelle sue parole si sente la sua partecipazione e il suo desiderio di vedere sua sorella più serena e appagata.

Sembra però che questo non sia possibile, perché sua sorella sembra vivere un carico emotivo tumultuoso che potrebbe impedirle un dialogo costruttivo e provoca una terribile chiusura. Lei stessa sottolinea questo in modo chiaro e puntuale quando dice che 'scatta subito sulla difensiva', attaccandola. Sembra cioè che non possa sentire niente e nessuno, ma deve squalificare e annullare la sua voce, perché forse la mette davanti a verità che potrebbe vivere come inaccettabili e potrebbero spaventarla.
A volte capita di fare questo per allontanare la paura, anche se alla fine chi più ci rimette è esattamente sua sorella, che forse è in fuga.

Non so se posso dire che ci sono delle fragilità profonde, delle ferite che sarebbe troppo doloroso aprire. Anche se sarebbe l'unico modo per prendersene cura.

Voglio sottolineare che questa situazione relazionale con sua sorella sembra condizionare la sua vita quotidiana. Questo ha un suo peso. Tanto più, mi corregga se mi sbaglio, che in questa situazione, ormai protratta nel tempo, non sembra essere aiutata dai suoi genitori.
Mi chiedo quindi se si sente sola, con una responsabilità che grava tutta sulle sue spalle.

Ha ragione a porci la domanda con cui dà titolo al suo consulto: 'Come dire a mia sorella che ha un problema grave?'. È una situazione difficile, e il sentimento di impotenza che prova è assolutamente coerente.
Dirglielo è possibile, ma il problema è che questo potrebbe scatenare le reazioni che già avuto modo di sperimentare. Se possono esserci dei momenti in cui magari le sembra più disponibile, potrebbe cogliere quell'occasione, magari andando anche insieme a lei.

Accanto alla sua preoccupazione per sua sorella, voglio infine dirle che è anche fondamentale che lei si occupi di se stessa. Può farsi carico di questa situazione, ma non dimentichi che non dipende da lei.
So che fa male, e le auguro che con la sua cura possiate modificare piano piano la situazione. Allo stesso tempo però è anche importante che si affranchi da una responsabilità, che è sua entro i giusti limiti.

Le dico questo anche perché ho letto i precedenti consulti, in cui in passato si è definita 'mostro di egoismo', definizione di sè che assieme ad altri elementi mi ha particolarmente colpito.
Questo potrebbe essere un argomento centrale che merita molta attenzione, perché potrebbe essere una sua caratteristica ricorrente e riguardare il suo mondo interiore.
In proposito, non escluda la possibilità di valutare anche un percorso per se stessa, se lo sentisse un'opportunità e desiderasse intraprenderlo, come già ci aveva raccontato.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
ringrazio entrambi per le risposte.

Dott. de Sanctis,
ringrazio lei in modo particolare per la sua risposta molto accurata: credo che abbia centrato il problema.
In me permane ormai da anni la voglia di prendere le distanze da questa situazione familiare emotivamente molto pesante, ogni mio sforzo dapprima universitario e adesso lavorativo è volto a garantirmi l'indipendenza economica necessaria per andare a vivere da sola.
D'altra parte, questa mia voglia di distacco mi fa sentire molto in colpa, mi sento egoista nel pensare che senza di me mia sorella non avrebbe nessuno, nessuno che viva con lei, che si prenda cura di lei, nessuno con cui interagire. E' come se i miei genitori mi avessero conferito il ruolo di "madre sostituta" ed io me ne sono fatta carico.
Adesso sono ancora molto giovane, ma temo che questo problema possa accompagnarmi per tutta la vita, ed essere per me un peso anche quando avrò un lavoro stabile e, magari, una famiglia.
Sicuramente, come lei mi ha giustamente consigliato, intraprendere un percorso su me stessa potrebbe farmi solo bene.
La ringrazio ancora e le auguro una buona giornata.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Le sue parole sono importanti. Indicano un itinerario significativo, che apre numerose strade che riguardano la sua vita.

Cambiare non è facile, soprattutto se parliamo di vissuti che hanno radici molto antiche e profonde. Non è facile, ma non è impossibile, e leggendo il suo racconto, penso che potrà riuscire ad affrontarli e a vivere in un modo nuovo.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
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