Disforia di genere

Innanzitutto saluto e mi presento. Sono un ragazzo di 18 anni e il mio problema è che mi sento una ragazza. In troppe situazioni, da sempre. Fin da quando ne ho memoria, durante i 5 e 6 anni di età, ma anche prima, ricordo di avere avuto comportamenti femminili, lo notava mia madre e la mia famiglia in generale. Venivo rimproverato perché all'asilo cercavo giochi in cui coprivo il ruolo femminile.Giocavo con le Barbie e a ogni compleanno desideravo diventare femmina. Crescendo non ho avuto molti amici a cui raccontare le mie cose , stringevo meglio con le ragazze sia alle elementari che alle medie. Dentro di me sentivo che qualcosa era diversa, nella mia mente rispetto agli altri maschietti. Come se la mia mente fosse sempre stata sempre rosa. Inoltre non sono mai stato innamorato di una ragazza, ho avuto pochissime relazioni e molto molto brevi. L'ultima ragazza l'ho voluta bene e sono stato anche geloso , mi piaceva baciarla e ricordo di immaginare qualcosa di erotico con lei ma...Quando sono con dei miei coetanei che parlano di ragazze innegabilmente belle, l'unica cosa che riesco a fare mentre loro sbavano è sognare di essere al loro posto. Forse queste relazioni erano come momenti in cui cercavo di essere "normale". Mi attraggono più i ragazzi fisicamente e dai comportamenti che ho, il modo di fare e di parlare, vengo notato molto e sono stato preso anche in giro. Lo hanno notato un po' tutti anche se ho mantenuto un profilo basso creando un immagine particolare di me stesso, dato che non posso essere femmina mi sono giocato la carta del ragazzo con l'aura di mistero. Ultimamente sto facendo crescere i capelli e i miei genitori all'inizio erano un po' straniti da questa mia scelta...Per quanto riguarda il fatto di esternare chi sento di essere, ho già provato... A novembre 2015, era un periodo bruttino, tra la morte di mio nonno e la partenza di mio fratello per l'esercito. In quel periodo ho sentito più che mai il bisogno di esternare , questa cosa mi stava uccidendo, così ho pensato: " Sono grande abbastanza da capire quando qualcosa non va , devo parlarne con i miei" . La paura era troppa perché provavo a immaginare le reazioni dei miei genitori e di mio fratello. Ho deciso così di lasciare una lettera a casa prima di andare a scuola presto e quando sono tornato a casa, tutti facevano finta di nulla. Come se non avessi scritto niente. Avevo capito benissimo che stavano evitando il "problema". Quel giorno ho nutrito molto nervosismo e forse ho anche pianto di nascosto. Di sera però ho ceduto e raccontato tutto. Ha pianto mia madre e mio padre si è mantenuto neutro. Con i giorni tutto si è fatto insopportabile, mia madre non mi dava troppa confidenza , non mi ha mai trattato male come in quel periodo. Poi mi ha detto che leggendo quella lettera non si è suicidata per via del mio fratello più piccolo. Giuro che mi sono sentito più volte soffocare dentro, nel petto. Cosi ho cercato di ignorare e negare quanto rivelato. Ma ora ritorna tutto.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Ragazzo,
questa tua necessità di confrontarti con qualcuno è assolutamente compensibile e legittima: tieni però presente che, se tu hai avuto tutta una vita (seppur ancora breve) per pensare a queste cose, i tuoi famigliari hanno bisogno di tempo per assimilare ciò che forse avevano intuito/temuto negli anni.
La loro reazione è altrettanto comprensibile: devi dar loro tempo.
Intanto, però, credo sarebbe opportuno occuparti di te stesso e cercare di esaudire quella necessità di confronto e di maggior conoscenza di te rivolgendoti ad un nostro collega. Questo anche per parlare di come gestire -soprattutto emotivamente!- le varie situazioni in cui ti verrai a trovare.
Se nell'Istituto che frequenti esiste uno sportello d'ascolto per studenti, potresti iniziare da lì, oppure recarti presso lo Spazio Giovani del Consultorio: in entrambi i casi il servizio è gratuito.
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_913_listaFile_itemName_15_file.pdf

Cari saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Mi sembra di cogliere una estrema "drammatizzazione" in questa situazione che Lei vive e ci riferisce!
Una drammatizzazione che non e' il caso debba esserci in quanto la Sua eta' non la giustifica.
Lei e' ancora in una fase di sviluppo dell'identita' sessuale e la difficolta' che sta manifestando va decodificata in un ambito psicoterapeutico specialistico.
Tenga presente che in base alla Teoria dello Sviluppo Sessuale di Freud la tappa dell'incontro con l'altro sesso e' quella conclusiva, e prevede il positivo superamento di tutte le precedenti. Se tale superamento non e' avvenuto il soggetto resta ancorato al rassicurante mondo SUO in quanto maschio e non riesce a orientarsi verso il rapporto con l'estraneita' costituita dal sesso femminile.
Succede purtroppo abbastanza spesso ed e' opportuno fare ricorso a un contesto di psicoterapia idoneo per inquadrarlo in modo corretto e senza drammatizzazioni.
Ne parli con i Suoi e si consigli con tranquillita'!n drammatizzazioni , cercando di non perdere di vista quello che e' l"obiettivo: la Sua vita possibilmente serena.
Auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
in sintonia con quanto detto dalle Colleghe la invito a consultare questa lettura


https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/2227-transessualismo-il-difficile-percorso-dell-identita-di-genere-quando-il-corpo-segue-la-psiche.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie per i vostri interventi e i collegamenti forniti. Ho paura che i miei genitori la prendano male, come posso fargli capire in modo delicato che appartengo sempre a loro ma internamente mi sento differente? Per adesso pensano che tutto vada bene perché per bene di mia madre ho negato chi sono, ma ho solo ritardato l'inevitabile in un certo senso...