Gelosia e gelosia retroattiva. Come uscirne?

Salve,
vorrei parlare di un problema che mi affligge, forse fin troppo conosciuto: la gelosia in generale e gelosia retroattiva.

Parto premettendo che a 18 anni, durante la mia prima relazione importante (in cui ho avuto la prima volta), sono stato tradito. Quel tradimento mi fece molto male, anche perché avevo un approccio forse un pò troppo ingenuo verso le relazioni di coppia.

Con gli anni, fortunatamente, ho avuto partner che mi hanno sempre dimostrato amore e rispetto, ma, nonostante questo, dentro di me non sono mai riuscito a recuperare una piena fiducia verso le donne in generale.
Questo stato di cose portato a due conseguenze:

1. La necessità di chiudere le relazioni dopo al massimo qualche anno (anche se tutto andava alla grande). Mi sentivo bene solo nell'instaurare nuove relazioni, ricominciare sempre daccapo.
2. La gelosia (e gelosia retroattiva) nei confronti delle partner.

Aggiungo che tale gelosia la provo solo quando la relazione è "importante", molto spesso solo dopo aver fatto sesso. Al contrario, quando la relazione non è ritenuta importante non provo assolutamente disagio.

Si tratta di un copione che si ripete da sempre. Circa un anno fa ho chiuso una relazione con una ragazza con cui sono stato due anni. Anche con lei molto geloso (gelosia che è praticamente scomparsa dopo che ci siamo lasciati). Dopo alcuni mesi conosco un'altra ragazza. Inizialmente, nel periodo di sola frequentazione, non provavo gelosia; dopo aver fatto sesso e averla conosciuta meglio ho cominciato a provare una forte gelosia.
In pratica penso al suo passato, con chi è stata, cosa ha fatto. Se non mi scrive o chiama (perché magari è impegnata) ci rimango male, penso che non mi consideri importante. Eppure questa persona sembra davvero amarmi. Ultimamente dormo meno, ho anche meno appetito.

Conoscendo la mia problematica e memore delle relazioni passate, cerco di non far trasparire la mia gelosia, la tengo per me. Non voglio distruggere questo rapporto che ritengo davvero speciale.
Però questo stato interiore mi fa stare male, triste, come se ci fosse qualcosa che mi impedisse di essere felice: la paura di essere ferito, abbandonato, tradito. Come se aspettassi da un momento all'altro una qualche brutta notizia dalla partner.

A volte arrivo a pensare che vivo meglio da single o in rapporti fuggevoli, questo perché in tali situazioni mi sento libero da questa gelosia che mi assale ogni volta che comincio a provare un sentimento più profondo. Questo è capitato per esempio nei mesi passati tra la fine della precedente relazione e l'inizio della nuova: ero praticamente rinato, mi sentivo positivo.

Vorrei tanto capire perché la mia gelosia funziona in questo modo? Perché con alcune persone e in alcune situazioni sì, con altre e in altre no? c'è una logica, una ragione in tutto questo?
Perché poi, nel momento in cui la relazione si conclude, la gelosia scompare del tutto?
Come posso fare per venire fuori da questo disagio?

Cordiali Saluti
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"Aggiungo che tale gelosia la provo solo quando la relazione è "importante", molto spesso solo dopo aver fatto sesso. Al contrario, quando la relazione non è ritenuta importante non provo assolutamente disagio"

L'intimità spaventa, e la paura dell'abbandono e del tradimento sembra, in lei, essere dietro l'angolo.

Dovrebbe decidere di capire di più, di farsi aiutare a superare il trauma pregresso che, immagino, ha slatentizzato quote d'ansia preesistenti.

Ne guadagnerà in qualità di vita e coppia

Le allego del materiale da pire consultare

gelosia.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1894-gelosia-sana-o-patologica.html
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4893-la-app-per-svelare-i-traditori-sindrome-di-otello.html

Nel mio sito personale www.valeriarandone.it troverà tanto altro.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta dottoressa.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Lieta di averla ascoltata
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Le propongo il mio punto di vista derivato dall'approccio psicodinamico.
Per contestualizzare vorrei sapere qualcosa del Suo essere stato bambino.
La gelosia retroattiva infatti potrebbe avere una doppia valenza. E trarre origine dalla rappresentazione del "femminile". Che puo' essere rappresentato come "materno" da possedere a dispetto della presenza ingombrante e prevalente del Padre, uomo adulto, desiderato e amato dalla madre, e quindi sessualmente piu' rilevante . Oppure dal desiderio censurato per il Padre, che immaginativamente e inconsciamente si desidera, e per il possesso del quale il bambino entra in una competizione simbolica con la propria madre.
Sono tematiche profonde e complesse che vengono giocate a livello completamente inconscio e che Le ho solo accennato in tale sede.
Se riterra' possa essere un tema che La riguarda potra' ipotizzare di approfondire.

I migliori saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Esposito,
grazie per la risposta.

Del mio essere bambino ricordo che i miei genitori litigavano abbastanza spesso. In particolare ricordo mia madre in lacrime e sofferente dopo questi litigi.

Tra l'altro sono cresciuto in un ambiente scolastico propenso al bullismo, seppur più psicologico che fisico.

Lei crede che tutto questo possa aver influito?

Saluti
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Penso che possa avere influito e non poco.
Le esperienze infantili sono la matrice di quanto accade successivamente, come Le accennavo.
Le sofferenze che Lei constatava in Sua madre in modo particolare. L'ambiente scolastico sara' stato un contesto non certo dei migliori.
Come Le dicevo sono situazioni emozionali che creano delle conseguenze.
Ci rifletta un po' su.!
[#7]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve a lei,

ho letto il suo consulto con attenzione, pensando che le sue riflessioni siano importanti per lei in questo momento.

Quando parla di un "copione che si ripete da sempre", mi sembra sottolineare il desiderio di cambiare questa condizione di ripetizione che l'affligge.
In tal senso, ho ipotizzato che questo momento potrebbe rappresentare un'occasione preziosa di cambiamento.

Un aspetto che ho sentito centrale è legato a un'affermazione che ho trovato significativa, quando dice che ha "la necessità di chiudere le relazioni dopo al massimo qualche anno (anche se tutto andava alla grande)".
Sembra, mi dica pure se sbaglio, che sia una necessità che ha una qualità di obbligo, di forzatura che la costringe a mettere in atto un suo comportamento specifico e tipico, quasi fosse una fuga.
A volte questo succede, rappresentando un assoggettamento, potremmo dire, un essere schiavi di un'azione, senza avere autenticamente la possibilità di scelta.

È giusto che questa modalità sia modificata, cosa che mi sembra lei per primo voglia fare, come dicevo. Affinché lei possa godersi una relazione che "va alla grande", invece di sacrificarla.
Quando dice che "mi sentivo bene solo nell'instaurare nuove relazioni, ricominciare sempre daccapo", mi sono chiesto se in verità forse non sia una sensazione apparente di benessere, in realtà un benessere dato dallo scampato pericolo di ritrovarsi in una condizione profondamente angosciosa, che riguarda la "paura di essere ferito, abbandonato, tradito".

L'esito delle nuove relazioni sembra già scritto, se saranno importanti verranno interrotte, e questo è un epilogo terribile, perché non può mai coltivare con fiducia la sicurezza di un legame e goderne, risultando invece quasi indifferente all'amore.
Agli occhi di chi non coglie il suo dissidio interiore potrebbe sembrare indifferente, perché finisce una storia importante e subito dopo ne inizia un'altra. Quest'indifferenza però, dalle sue parole, non so se mi sbaglio a dire che a lei non piace affatto, fortunatamente. Anche se a volte "arrivo a pensare che vivo meglio da single o in rapporti fuggevoli", ci sta scrivendo, e io credo che questo possa riflettere il suo desiderio di coltivare rapporti dove i "sentimenti sono profondi", possa riflettere il suo desiderio di mettersi in gioco.

Nelle sue parole ci sono già alcune risposte alle sue domande, poiché fornisce elementi riflessivi preziosi per dare senso alla "gelosia retroattiva". Il senso di sfiducia, di tradimento, di rifiuto ad esempio. Potremmo anche dire che questo è legato al confronto con altri uomini, che per lei al momento potrebbe essere vissuto come intollerabile.

Più il legame è forte più il rischio è alto. Nei rapporti più superficiali, di fatto emotivamente più poveri, come lei stesso afferma, potrebbe sentire invece una garanzia rispetto al tema del tradimento e dell'abbandono, non essendoci un legame.
Nei rapporti più superficiali potremmo dire che potrebbe avere timore più di un confronto fisico. In proposito non so come vive se stesso, ma provo a immaginarmi che l'immagine che lei ha di sé dal punto di vista fisico sia buona.
Mentre l'immagine che lei ha di sé come persona, al di là dell'aspetto fisico, non sembra esserlo, poiché ha paura che di non essere "considerato importante", solo perché magari per un momento la sua partner "non mi scrive o chiama (perché magari è impegnata)".

Come le colleghe, anche io ritengo che l'esperienza vissuta a 18 anni sia stata dolorosa, ma allo stesso tempo non sia stata questa stessa a condizionarla. La domanda infatti è relativa a come ha gestito l'episodio di tradimento, come mai ha reagito in un certo modo più che in un altro.
Bisogna quindi ripercorrere le origini radicate e più antiche, e scoprire le ferite che condizionano la sua esistenza, al punto da rinunciare all'amore che incontra.

Per fare questo, per curare nel vivo le sue ferite e ricostituire così un senso di fiducia e sicurezza, è necessario valutare una psicoterapia.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. De Sanctis,
ho riletto più volte la sua risposta e vi ho trovato parole molto illuminanti. La ringrazio per questo, veramente di cuore.

Questo tipo di situazioni mi fa soffrire molto, perché davvero vorrei vivere le mie relazioni importanti in maniera piena, senza la costante paura, il terrore che mi affligge.

Vorrei anche superare la mia scarsa considerazione che ho delle persone: le ritengo sempre (e solo) capaci di fare del male, quando invece non è così (a parte il tradimento, le altre donne che ho avuto nella mia vita sono state sempre molto corrette con me).

Riguardo al "dover" chiudere le relazioni, sì, è un meccanismo automatico. Penso che sia dovuto al fatto che, mi dico, se chiudo io prima, eviterò di soffrire dopo (vedasi di essere abbandonato).

Lei ha colto un punto importante quando dice:
"Mentre l'immagine che lei ha di sé come persona, al di là dell'aspetto fisico, non sembra esserlo, poiché ha paura che di non essere "considerato importante", solo perché magari per un momento la sua partner "non mi scrive o chiama (perché magari è impegnata)".
E' la mancanza di autostima, l'errata convinzione di non essere interessante abbastanza, o che ci sia sempre qualcuno più interessante di me.
Mi dico: ma se una donna non ti trova interessante, attraente, perché dovrebbe starci con te? Logicamente parlando lo capisco. Tuttavia è un pensiero profondamente radicato in me.

Per comprendere meglio la mia condizione potrei aggiungere che le relazioni in cui la gelosia si attenua (relativamente) sono quelle in cui la partner mi mette al centro del suo mondo, potrei dire in una sorta di dipendenza affettiva. Per me, nel mio modo distorto di vedere le cose, questa dipendenza viene scambiata per vero amore e per come una relazione dovrebbe essere. In un certo senso è come se mi rassicurasse.

La ringrazio ancora per l'ascolto che mi ha dato e mi vorrà concedere.

[#9]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Continuo a sentire importanti le sue riflessioni. A proposito della ripetizione del copione, lei ne sottolinea un aspetto caratterizzante: l'automatismo.

Anche le neuroscienze oggi studiano, e condividono, ciò di cui le ricerche psicoanalitiche già parlavano, cioè che noi vediamo il mondo e ci muoviamo in base alle esperienze in cui ci siamo formati.
In ambito neurobiologico, sembra infatti che a livello cerebrale vi siano delle mappature che si formano in base alle modalità relazionali di cui abbiamo fatto esperienza del mondo. Sono come degli attrattori che calamitano il nostro modo di sentire, le nostre percezioni e i comportamenti secondo una matrice costituitasi nel tempo e diventata stabile.
Questo conferisce un'organizzazione, come fosse il letto di un fiume formato negli anni, in cui la sorgente convoglia. Diremmo automaticamente, senza avere altra possibilità direzionale.

La presenza di questa organizzazione è fondamentale, ma bisogna fare opportune riflessioni circa l'aspetto dell'automatismo. Essa non deve infatti diventare rigida né l'unica strada possibile. Affinché si possa trasformare la mappatura è necessario ripensare questa organizzazione e, nel tempo, poterla cambiare. È come creare delle deviazioni alternative, finora magari inconcepibili, al letto principale di quel fiume.

Ho trovato prezioso quando ha detto che vorrebbe "anche superare la mia scarsa considerazione che ho delle persone", perché apre la strada alla possibilità di costruire un senso di fiducia, di cui tutti abbiamo bisogno. Fiducia nelle persone a noi care e fiducia in noi stessi. Senz'altro lo sviluppo della fiducia è un discorso complesso, e voglio anche ricordare che a volte la fiducia viene meno, anche se questo non significa mettere necessariamente in discussione un'intera relazione.

Leggendo le sue parole a proposito di questo: "Le relazioni in cui la gelosia si attenua (relativamente) sono quelle in cui la partner mi mette al centro del suo mondo, potrei dire in una sorta di dipendenza affettiva", mi ero chiesto effettivamente se le fosse mai capitato. Quello della dipendenza è un altro importante discorso, che dovrà essere approfondito adeguatamente.
In questa sede, provo soltanto a chiederle che cosa succede, poi, in questi casi?

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#10]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. De Sanctis,
grazie ancora per la risposta.

Provo a rispondere alla sua domanda posta nella parte finale della risposta.
Essenzialmente il mio "benessere" deriva da due fattori correlati:
1. L'essere messo al centro delle attenzioni della partner.
2. Le esperienze passate della partner.

E' anche capitato infatti che fino al momento in cui non sapevo del passato delle mie partner provavo una forte gelosia retroattiva, che si è poi attenuata quando (in alcuni casi) ho saputo del loro passato e non era negativo (secondo il mio punto di vista ovviamente) come me lo ero immaginato.

Purtroppo l'eventuale passato della partner condiziona pesantemente il mio stato psicologico nei suoi confronti. Sono diviso tra il voler sapere e non sapere. Come dicevo appunto, capita di sapere e quindi tranquillizzarmi, a volte di sapere (oppure non sapere) e di provare una forte gelosia retroattiva che, tra l'altro, condiziona anche il mio giudizio attuale sulla persona in questione.

Sarebbe interessante capire in che modo, attraverso quali terapie, si può modificare o trasformare la mappatura di cui lei parla.

La ringrazio ancora
Un saluto

[#11]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Del discorso che stiamo facendo, fa parte anche un altro elemento che emerge dalle sue parole in modo suggestivo, cioè un pregiudizio aprioristico. Quando dice: "Fino al momento in cui non sapevo del passato delle mie partner provavo una forte gelosia retroattiva", e questo cioè sembra essere indice del fatto che il suo immaginario è soggettivo e non sempre corrisponde alla realtà.

Immagino che "l'eventuale passato della partner condiziona pesantemente il mio stato psicologico nei suoi confronti" e leggendo le sue ultime considerazioni si sviluppano ulteriori domande evocate dal suo racconto.

A questo punto, come lei stesso mi sembra chiedere, penso sia opportuno che lei possa parlare con uno psicoterapeuta dal vivo. Sento in lei una motivazione in tal senso, una spinta al cambiamento. Sarà quella la sede idonea, in cui proseguire il racconto dei suoi vissuti e aprire i capitoli della sua vita, con i necessari tempi e approfondimenti.

I professionisti e gli orientamenti in psicoterapia sono numerosi.
Ognuno di noi segue un proprio orientamento che ritiene elettivo. Io, ad esempio, ho un orientamento psicoanalitico cui credo fermamente, per me fondamentale per attivare un processo di cambiamento di sé, volto a costituire quel senso di fiducia che può sviluppare quel suo nuovo modo di esserci nelle relazioni, che sta cercando.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis