Vita privata

Salve, ringrazio anticipatamente per chi avrà la pazienza e la cortesia di leggere e rispondere.
Sono un ragazzo di quasi 30 anni e vi scrivo per un problema che potrebbe sembrare banale, ma che inizia ad infastidirmi notevolmente.
Lavoro 6 giorni a settimana, tutte le sere fino a tardi e il mio giorno libero è il lunedì...e il lunedì è il mio problema.
Finché lavoro sono sereno, felice e concentrato...nel mio giorno libero quasi sempre vivo in costante malessere mentale: mi sento a disagio e fuori luogo ovunque e con chiunque se non è prima tutto pianificato da tempo. Non riesco a godermi il tempo libero, divento triste e a volte quasi ansioso ed irrequieto.
So che potrebbe sembrare banale, ma non riesco a capire che cosa mi stia accadendo e questo non fa altro che aumentare la preoccupazione dell'arrivo di un altro giorno libero...cosa potrebbe essere scattato dentro di me e cosa potrei fare per superare questa impasse?
Grazie ancora per il tempo dedicatomi
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile ragazzo,
vive nel paese/città di origine o si è spostato per lavoro o per altri motivi? o si sono spostati i genitori?
come sono i suoi contatti sociali?
cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa Sciubba, innanzitutto La ringrazio per la risposta.
Vivo nella mia città natale, i miei genitori sono in città ma io convivo con la mia compagna. Orari di lavoro opposti ci impediscono di vederci spesso, la domenica mattina ed il lunedì pomeriggio sono gli unici "lunghi" periodi in cui stiamo insieme...e stiamo sempre bene ad essere onesto. Soltanto che ultimamente sento il peso e la poca spontaneità nel far trascorrere le ore del mio tempo libero, come se lo dovessi per forza programmare. Per quanto riguarda la mia vita sociale è sicuramente diminuita in proporzione al positivo andamento della mia attività che mi toglie tempo quando gli altri ne hanno, ma da dietro il bancone ogni sera non mi sento di considerare piatta la mia vita sociale, al massimo circoscritta e condizionata.
Diciamo che il mio non è un disagio così forte, però è come se dovessi far trascorrere le ore per poter andare al lavoro e finalmente fare ed essere attivo e spontaneo; il malessere nasce anche dal fatto di non riuscire a gustarmi il momento, il presente, con le persone a me care o semplicemente con me stesso.
da cosa pensa possa dipendere? Forse è solo un periodo di stanchezza e noia?
Grazie ancora dell'attenzione.
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Dr.ssa Michela De Simone Psicologo, Psicoterapeuta 61
Gentile utente,
io credo che qui riassuma perfettamente il problema:
"Soltanto che ultimamente sento il peso e la poca spontaneità nel far trascorrere le ore del mio tempo libero, come se lo dovessi per forza programmare. "
Ciò che le sta capitando è che non riesce più a godere del suo tempo libero perchè non ha la stessa possibilità di programmarlo così come invece avviene per le giornate lavorative. Sente cioè il bisogno di organizzare e di conseguenza rispettare ciò che ha programmato, cosa ovviamente più difficile per le giornate meno impegnative.
Questo potrebbe essere causato da un periodo particolarmente stressante che l'ha portato ad immergersi totalmente nel lavoro, limitando quasi la sua vita a quello.
Provi a trascorrere il giorno libero senza aspettative e se questo stato di malessere e di disagio dovesse continuare, consulti un terapeuta che saprà sicuramente aiutarla in tempi brevi.
Un saluto,

Dr.ssa Michela De Simone
Psicologa
Nardò - Cutrofiano (Le)

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Mi chiedo, leggendola, se oltre a questo iper lavoro ci sia dell'altro...
Amore re?
Passioni?
Hobby?
Sport?

Solitamente quando si sposta l'ago della bilancia verso il lavoro, iper investendolo, è la vita privata che naviga in pessime acque....

Il lavoro diventa spesso una sorta di “intimità sostitutiva”, di “surrogato affettivo”, di amorevole compagnia, senza la quale bisognerebbe fare i conti con tutto quello che in realtà non va più bene ...

Si chiama erotizzazione dell'attività lavorativa

Consulti questa lettura dovrebbe offrirle parecchi spunti di riflessione

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4193-calo-del-desiderio-sessuale-lavoro-contro-vita-sessuale.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Le proporrei, se lo gradisce, un ulteriore punto di vista che spero Le possa essere utile.
Ha mai sentito parlare dell' HORROR VACUI?
si tratta dell' ORRORE del VUOTO. Lo puo' rappresentare immaginando di guardare in basso dalla cima di un'altitudine. Cosa prova? Panico? Destabilizzazione? Non ci sono riferimenti spaziali. C'e il nulla.

Ecco, immaginativamente forse per Lei i giorni liberi dal lavoro sono equivalenti.
Un qualcosa di talmente vuoto da fare orrore.
Perche'? Forse perche' nel vuoto il nostro essere vaga e ci tormenta senza potersi ancorare a nulla di materiale e corre il rischio di restituirci qualcosa che non possiamo prendere di noi. E sperimentiamo angoscia.

Sono temi profondi che andrebbero elaborati nelle sedi opportune e confrontandosi con persone capaci di promuovere tale elaborazione.
Le auguro di avere desiderio di applicarsi in tale ricerca e attivita' .

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Gentilissime dottoresse, Vi ringrazio per aver risposto. Ho letto attentamente ogni pensiero e devo dire che potrei ritrovarmi in tutto anche se non perfettamente. Proverò a risponderVi in maniera globale.
Senza ombra di dubbio vengo da un periodo di lavoro molto serrato, sicuramente stressante, che però è stato ed è pienamente ripagato dai risultati che sto ottenendo. Il tempo dedicato alla mia vita privata è diminuito, ma ho la fortuna di vivere uno splendido rapporto di coppia e cerco di mantenere vive le mie passioni. Studio ancora per il piacere di farlo, leggo molto, scrivo, faccio attività sportiva regolarmente anche se non agonistica...il concetto molto interessante dell' "orror vacui" in realtà è sempre stato un momento in cui apprezzare il "deserto" e concentrarmi sulla mia spiritualità, che certamente può lasciare angoscia, ma che a volte può regalare anche una certa pace dei sensi e nuova linfa vitale, nuove prospettive...il problema reale resta il fatto di non riuscire più a vivere il mio tempo esistenziale senza averlo prima programmato, senza prima avergli dato quell'input frenetico che hanno tutte le altre giornate lavorative; ogni sorpresa, ogni ora trascorsa nel luoghi e nei tempi decisi da altri, mi richiede uno sforzo di accettazione che non sempre riesco a fare...come se fossi un" isolano", aspetto caratteriale che non mi è mai appartenuto fino ad ora. Spero di essere stato chiaro, perché non è facile per me descrivere questa confusione.
RingraziandoVi ancora, Vi auguro buona giornata.
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dopo
Utente
Utente
Salve nuovamente. Ho avuto modo di parlare con un mio carissimo amico, professore di filosofia. Tramite le sue parole vorrei proporVi un'ulteriore chiave di lettura, che sembra in parte sposarsi con le Vostre precedenti riflessioni. Secondo lui sto vivendo un periodo stressante in cui la frenesia ha preso il sopravvento ed il tempo che trascorre inesorabile è diventato un nemico silenzioso...così che tendo a rendere frenetici anche quei momenti che dovrebbero essere vissuti e non rincorsi.
In sintesi, per lui sono afflitto da una sorta di inconscia paura del tempo che passa.
Se così fosse è una situazione che non avverto, sarei felice di ricevere ancora una volta il Vostro parere...grazie ancora anticipatamente.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
La filosofia offre delle ottime chiavi di lettura in quanto non fa ricerche individualizzate come avviene per la psicologia, ma i suoi valori si possono riferire a molti in un determinato momento storico.
La lettura che le ha proposto il Suo amico potrebbe riferirsi a Lei come a molti altri individui suoi coetanei che vivono l'eta' presente come una gara di corsa in cui non ci si concede il lusso di fermarsi a riflettere ne' su se stessi ne' su cio' che struttura il loro contesto.
E' una ipotesi molto triste ma molto verosimile.
Ci rifletta su anche Lei in quanto quota-parte del contesto in cui vive!
I miei saluti.