Ipocondria onnipresente e panico continuo.

Buonasera.

Vi scrivo nel bel mezzo dell'ennesima crisi di panico dovuta alla mia ipocondria.

Ho 24 anni, e da moltissimo tempo questa condizione mi attanaglia rovinandomi la vita.

Non so più che fare, non so più a chi rivolgermi.

Vivo nella costante certezza di essere malato delle più letali patologie che si possano elencare. Solamente negli ultimi due anni ho avuto paura di diversi tumori (testicoli, leucemia, cervello, tiroide, gola, polmoni, linfoma) più svariate altre patologie come la SLA, la SM, la neurofibromatosi, e chi più ne ha più ne metta.

Non riesco ad uscirne, non riesco più a vivere. Posso preoccuparmi in un solo giorno di 2 o 3 patologie. Oggi mi sono svegliato con la paura del tumore al cervello e adesso sono convinto di avere un linfoma, al punto di sentire il bisogno di accasciarmi sul divano e sfogarmi. Solamente 3 settimane fa mi disperavo perché certo di avere la SLA.

Questo mi porta a stati d'ansia costanti che saltuariamente sfociano in veri e propri attacchi di panico. Sono in giro con gli amici e ad un certo punto sento come un peso al petto, comincio a faticare nel respirare, e quel punto la situazione crolla: penso di avere chissà quale malattia e cominciano brividi, gambe che sembrano cedermi, battito del cuore accelerato, oltre ad una paura spasmodica che mi spinge a rincasare in ogni modo.

Poi, come da prassi, torno a casa e la situazione si stabilizza in pochissimi minuti.

Lunedì ho le analisi del sangue, e non posso fare a meno di pensare "ci siamo, lunedì mi diranno che sono gravemente malato". Non so se sembra strano, ma io ne sono sostanzialmente certo. E nonostante colga l'irrazionalità in tutto questo, non ne esco. A forza di girovagare su internet ho imparato molto su queste patologie, con il risultato che adesso, ad ogni più piccola avvisaglia, penso sempre alla peggiore forma del peggior tumore che potrebbe ricondurvi.

Ho provato a rivolgermi ad uno psicologo psicoterapeuta anni fa, con scarsi risultati. Ho provato anche con qualche lettura sulla psicologia, con tecniche di rilassamento, ma niente.

Possibile non esista niente che possa fare?

Io non so che fare, sono disperato, piano piano sto arrivando ad avere attacchi d'ansia non appena esco di casa, e tutto questo si riconduce all'ipocondria.

Sono bloccato dalla paura. L'idea di eventuali diagnosi positive mi terrorizza, le diagnosi negative mi rendono (inspiegabilmente) ancora più ansioso.

Cosa potete consigliarmi?
[#1]
Dr. Valentina Bua Psicologo 2
Gentile Utente,
si è instaurato un circolo vizioso che, comprensibilmente, la sfinisce. I sintomi fisiologici che descrive (respiro affannoso, brividi, tachicardia) e i pensieri riguardanti la possibilità di avere una grave patologia si innescano e si rafforzano a vicenda. Ed è altresì comprensibile come le diagnosi negative la rendano ancora più ansioso, in quanto non fanno altro che reiterare la dinamica che lei descrive, ovvero il pensiero di una nuova patologia, la ricerca spasmodica su internet e il riacutizzarsi dei vissuti d'ansia. Detto ciò, i sintomi che come dice lei sono apparentemente irrazionali, hanno sempre un significato simbolico, comprensibile all'interno di dinamiche emozionali e relazionali. Sarebbe quindi interessante sapere ad esempio, quando è iniziato il disagio, se ci sono dei periodi o anche dei momenti della giornata in cui compare con maggiore intensità e frequenza etc...Dice di aver già consultato in passato uno psicoterapeuta con scarsi risultati, sarebbe utile anche in questo caso capire se si è trattato di un'interruzione del percorso terapeutico da parte sua, o concordata insieme al terapeuta, dopo quanto tempo, e che cosa secondo lei non ha funzionato.

Per qualsiasi informazione rimango a sua disposizione.

Cari saluti,

Dr.ssa Valentina Bua
Psicologa-Roma

[#2]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, è necessario avere più dettagli sulla sua vita, non solo sapere quando tutto questo è cominciato, ma che bambino è stato ?.. ci racconti la sua storia, che rapporti coi genitori, che educazione ha ricevuto?
La situazione attuale che la fa disperare viene da lontano, forse questa psicoterapia è stata interrotta troppo presto.. che rapporto aveva con questo nostro Collega ?
Ci parli di Lei., dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti, delle sue aspettative...
Ed ancora , che vita fa adesso, studia lavora.. ?
Non si aggrappi ad Internet, altrimenti le patologie si moltiplicano, cerchi invece di avviare un percorso con un Collega , anche nel servizio pubblico,chieda aiuto al suo medico di base..
Restiamo comunque sempre in ascolto, con molti auguri..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#3]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentili dottoresse,

per rispondere alla prima domanda, i miei disturbi sono cominciati all'età di 11 anni circa. Ad ogni modo, fino ai 20 anni i periodi d'ansia erano intervallati da lunghissimi lassi di tempo nei quali non avevo la benché minima preoccupazione. Diciamo che le malattie non sono mai state un argomento facile per me, né gli ospedali il mio posto preferito, ma riuscivo a vivere senza pensarci, ero rilassato.

A 20 anni è finita la scuola, e lì sono cominciati i drammi. Mi sono sostanzialmente chiuso in casa, lavoro dalla mia camera (guadagno tuttora pochi spiccioli) e passo il tempo a ricercare su internet sintomi e segni di malattie specifiche. Sono depresso, ma l'ipocondria mi pesa decisamente di più.

Il percorso terapeutico è durato circa 4 mesi, dopodiché ho deciso di interrompere la terapia per via dell'approccio a mio parere molto molto vago dello psicoterapeuta, che in quel lasso di tempo non è riuscito a migliorare minimamente la situazione.

Per quanto riguarda la risposta della dottoressa Fregonese...
fino ai miei 11 anni ero un bambino felice, veramente in gamba. Da quel punto in poi è cominciato un lento declino, che negli ultimi 3 anni mi ha portato a risultati disastrosi.

Ho un bruttissimo rapporto con mio padre(avevo già postato un consulto a riguardo), che proprio ieri mi ha sbattuto fuori di casa dopo una litigata apparentemente creata ad arte. Mia madre è sempre stata amorevole, ma in generale ho sempre sentito in casa un clima decisamente freddo, austero, rigido, in cui dover soppesare a dovere ogni parola prima di aprire bocca.

Lavoro da casa, più che altro per evitare di dover prendere impegni che ho paura di non poter onorare. Leggo molto, soprattutto testi di psicologia, ma ammetto che negli ultimi anni lo slancio ottimista e i grandi sogni che mi hanno caratterizzato a lungo hanno ceduto sotto il peso delle mie paure. I miei pensieri sono distruttivi, sono costantemente preoccupato.
[#4]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissimo, mi pare proprio il caso di rivolersi, tramite il suo medico ad un terapeuta sistemico-relazionale.. ha mai pensato che questo durissimo rapporto col padre non sia ininfluente ? che questo madre amorevole non sia sufficientemente.. forte .. da controbilanciare il clima freddo con cui Lei descrive la sua vita in famiglia..
Perchè si è chiuso in casa dopo la scuola? per paura del confronto con gli altri ragazzi.?. qui siamo on -line, si possono avere delle intuizioni, formulare sol delle ipotesi , anche che Lei abbia avuto in famiglia modelli di persone malate o e molto centrate sui malesseri, sulle malattie, sull'angoscia di morte.

Così non si può andare avanti, sia coraggioso e intelligente e si dia aiuto , si avvii in un percorso , ci sono anche efficaci strutture pubbliche.

Coraggio, si cerchi e si trovi un porto.. finalmente.. ! noi restiamo in ascolto , ci riscriva poi, se vuole..
[#5]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dottoressa,

non so più come inquadrare il rapporto con mio padre, del quale ho ampiamente parlato nel primo consulto, richiesto settimane addietro.

Io vorrei instaurare un altro tipo di rapporto, ma non ci riesco. Mio padre esige di "dominare" su qualsiasi persona a lui vicina, non accetta critiche né semplici opinioni discordanti, trovo difficilissimo (se non impossibile) aprire un dialogo con lui.

Le malattie sono sempre state un argomento molto gettonato in famiglia, non si perdeva MAI (e dico MAI) occasione di parlare di Tizio che stava male, Caio che era morto, ecc ecc. Ne ho ricordi da sempre, e a me questa cosa non è mai andata giù. Ricordo che anche durante i miei periodi "sereni", quando si toccavano questi argomenti mi tappavo le orecchie o cercavo un modo per svicolare, tanto erano in grado di agitarmi.

Mi sono chiuso in casa per svariati motivi, per lo più di natura psicologica, che hanno portato a chiudermi. Ho molti comportamenti che mi farebbero pensare ad un DOC o all'ansia generalizzata. Posso sostanzialmente preoccuparmi di tutto, per qualsiasi cosa, ma con la costante fissa delle malattie.

Domani gli esami, ho talmente paura che non so neanche se ci andrò. Questo giusto per ribadire quanto io sia irrazionale nel voler evitare di ricevere una risposta che potrebbe, in via ipotetica, darmi maggiori speranze di guarigione davanti ad un'eventuale patologia rilevante.

Buona domenica.

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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