A che cosa serve la mia vita?

Ho quasi 44 anni e non sono mai riuscito a trovare qualcosa nella vita che mi piace, per cui vale sudare.
Non ho mai avuto voglia di studiare e ho cominciato a lavorare molto presto. Ho fatto i mestieri più diversi perchè non sapevo fare quasi niente mi arrangiavo ma poi dopo poco mi cacciavano sempre via. Il mio ultimo lavoro è stato l'operaio, ma poi o avuto un brutto incidente con una macchina del magazzino e o la pensione di invalidità e vivo di quella.
Non ho mai avuto una compagnia fissa anche perchè nei rapporti sessuali non sono mai andato molto bene. Credo che il mio pene oggi non riuscirebbe neanche più.
Da quando non devo più lavorare vivo praticamente in casa. Ho sempre fatto una vita sedentaria e non o mai praticato gli sport perchè non mi piaceva fare la fatica. Da anni sono ingrassato sempre più, ora peso circa 125-130 kg e sono alto quasi 1,70.
La mia giornata tipo è questa: appena mi sveglio (praticamnte introno alle 11) mi accendo la sigaretta e la televisione. Quando sono sveglio praticamente fumo sempre. La mattina mangio quasi sempre patatine e biscotti davanti alla tele nel letto. Ho bisogno di cose piccole e numerose da mangiare. Al pranzo mi faccio portare quasi sempre pizza o kebab, insieme alle sigarette e all birra. Non esco per comprarla pechè devo fare 13 scalini x 2 volte e la schiena e le ginocchia mi fanno male e mettermi le scarpe è davvero faticoso.
Al pomeriggio mangio dolci o frutta e vado su internet a vedere i video e le foto. Non mi piace leggere.
La sera mi portano sempre il pollo e la birra.
Quasi tutte le settimane viene una signora per pulire, ma mi da fastidio perchè mi fa vestire e mi parla un sacco. Conosceva anche i miei genitori. La scorsa settimana mi ha anche costretto a fare le scale, ma non sono riuscito a farle tutte, avevo il fiato corto e mi sono dovuto fare aiutare per fare gli ultimi gradini.
Guardo la tv dal letto fino a tardissimo anche se raramente qualcosa mi piace e spesso mi addormento con la tv accesa fino al mattino.
Non c'è nessuno che mi chiama o che mi aspetta, se domani sono morto forse se ne accorge solo il kebabaro perchè non lo chiamo per la pizza.
A che cosa serve la mia vita? E come se sto apsettando di morire con tutte giornate sempre uguali.
Perché non sono riuscito a trovare un motivo per fare qualcosa? Che cosa non ha funzionato?
L'ultima donna che e passata dalla mia casa mi aveva detto che era come se mi stavo suicidando, ma con lentezza. Forse a ragione: vita sedentaria, obesità, fumo, alcol, sto completamente distruggendo il mio fisico. E questa la depressione? Non mi interessa fare niente e faccio sempre meno cose.
Sono sicuro che qualcuno mi scriverà che dovrei farmi aiutare, ma a che cosa servirebbe, per andare dove?
Forse se avevo trovato un motivo avrei fatto diversamente.
Non so perchè questa sera o avuto voglia di scrivere questo, magari per leggere le risposte, ma magari non mi risponderà nessuno.

Grazie e buona notte.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,
<<perchè questa sera o avuto voglia di scrivere questo?
magari per leggere le risposte,
ma magari non mi risponderà nessuno.<<

E' difficile rispondere alla Sua lettera, anche perchè on line una situazione così complessa è difficile da trattare.
E rivela un "male di vivere" che non lascia indifferente nessuno di noi.
E dunque ci proverò.

Lei accenna alla morte dei Suoi genitori. E' da lì che ha avuto inizio il deterioramento della qualità della Sua vita?

Nell'infanzia il suo stato d'animo e le relazioni con i genitori com'erano?

Certamente Le scriviamo che occorre farsi aiutare. Anche la Sua risposta è:
<<a che cosa servirebbe, per andare dove?<<
Purtroppo il senso della propria vita sta alla persona trovarlo, è strettamente individuale. Non ci sono consigli su quale sia il migliore: chi si affeziona ad un animale e chi a una piantina, chi fa volontariato e chi vive solo per sè facendo bastare, ecc..
E tuttavia si può essere "accompagnati" in questa ricerca, se lo si accetta.

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Mi sono appena svegliato e mi sono molto sorpreso a vedere che qualcuno aveva già risposto al mio testo. Grazie signora per il suo tempo prezioso.
Diciamo che non sono stato capace a trovare il senso della mia vita, vivo solo per me e diciamo che mi sembra inutile.
Fino a quando sono stati vivi i miei genitori diciamo che facevo solo le cose per dovere, fin da ragazzo non mi sono appassionato a niente. Non studiavo non perché avevo altro da fare, ma perchè non ne avevo voglia. Diciamo che alla prima difficoltà lascio perdere subito tutte le cose.
Ho finito la scuola dell'obbligo con tre anni di ritardo. Poi o cominciato a fare qualche lavoretto. Praticamente mi mantenevano i miei genitori, perchè perdevo sempre il lavoro.
Quando vivevo con loro vivevo praticamente come adesso, ero grasso ma non come ora perchè mia madre non mi lasciava mangiare tanto. Ho sempre fumato tanto, fin da ragazzo e bevevo la birra tutti i giorni, ma non come adesso.
No ho mai avuto molte donne perchè erano impegnative, richedono di fare tante cose, adattarsi a loro. Anche il sesso non mi è mai interesato molto, forse non lo sapevo fare o forse lo abbandonato dopo i primi fallimenti, come tutto il resto.
Quando loro sono morti o lavorato per quasi due anni, fino all'incidente. Da quando ho la pensione di invalidità e non sono più costretto ad uscire ho cominciato a prendere peso seriamente. All'inizio dovevo stare a letto per la riabilitazione, poi è diventata una abitudine. Anche perchè non saprei dove andare e così non mi devo neanche vestire. l'unica cosa che faccio volentieri è la doccia, solo perchè odio essere appiccicoso. Non e che mi piace tanto mangiare per il gusto, ma e una necessità. Devo avere sempre qualcosa in bocca, sigaretta o cibo.
Le piantine non mi sono mai interessate, sono robe da donne. Da quando e morta la mia mamma non ho mai bagnato il suo giardino.
Un animale è impegnativo, non riuscirei a portarlo fuori e dargli damangiare quando vuole lui. Io ho bisogno dei miei tempi, forse sono solo profondamente egoista.
Per fare volontariato dovrei avere il fisico che non ho più e poi che cosa potrei portare alle persone? Non mi interesso nenache di me, come farei a interessarmi a un altro?
In un certo senso è come se vivessi sempre in vacanza, ma sono in vacanza dalla mia vita.
Non credo di potermi permettere economicamente qualcuno che mi accompagni a cercare il senso della mia vita e forse proprio un senso non ce la.
In fondo anche le altre persone, che lavorano, corrono sempre, fanno figli, che senso hanno? Trovano gratificazione in qualcosa che per me è superfluo, inutile. In compenso io sono totalmente libero e loro no. Lei lo chiama "male di vivere", ma alla fine non so se stanno meglio o peggio di me...
La ringrazio per il tentativo, ma alla fine credo che la risposta è che non c'e un senso vero alla vita. Diciamo che io sono ignorante, ma non lo capito.

[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

piantine, volontariato, ecc. non intendevano essere suggerimenti, bensì esempi di come il senso della vita sia strettamente individuale, di come le persone trovino motivi per vivere nelle cose più disparate e talvolta opposte.

<<Ma sono in vacanza dalla mia vita<<
Se la vacanza è piacevole, se la goda; se invece è noiosa o altre cose negative, occorrerebbe "metterci mano".

Mi ha fatto piacere ascoltarLa.
Una consulenza ha bisogno però di un contatto di persona; presso il Consultorio della Sua città potrà riceverla senza spesa.

Saluti cordiali.
[#4]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, mi associo alle parole della dottoressa Brunialti, il suo "mal di vivere" non ci lascia indifferenti, e ci tengo anch'io a risponderle.

Forse se ha avuto voglia di scriverci, sente il desiderio di affrontare il suo malessere e cambiare.
A volte questo desiderio è una piccola fiamma, mentre il nostro vissuto e le nostre abitudini sono ben radicati e ingombranti.
Sembra dirci che la sua vita è sopravvivenziale, come se non sentisse un'appartenenza né un senso, come se non riuscisse a concepire un progetto per se stesso.

Anche se so che è difficile, le cose possono cambiare, se lei cerca quella piccola fiamma e prova a sentirne il soffio vitale.

Leggendo le sue parole, provo a lasciarle una mia suggestione. Se ha vissuto sempre seguendo un senso del dovere potrebbe non avere lasciato emergere la sua soggettività. Forse non è riuscito ad appassionarsi a niente perché c'erano dei freni in lei che le impedivano di rendere ardente quella fiamma, che troppe volte si è spenta.

Il senso di impotenza e sfiducia che le sue parole comunicano fa pensare che troppe volte ha rinunciato alla possibilità di trovare se stesso e costituire una forza interiore per esistere finalmente, uscendo da uno stato sopravvivenziale.

Lei parla di egoismo, ma non si tratta di questo né di indolenza. Vive un malessere schiacciante, ma non dimentichi che ogni tanto, come in questo momento, quella piccola fiamma si riaccende. Che cosa se ne fa allora?

Lei si chiede se il "mal di vivere" è il suo o se è la vita che non ha senso. La capisco, vivere non è semplice, eppure si può trovare qualcosa di autentico dentro di noi e intorno a noi, nonostante tutto.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#5]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dottore,

ha ragione su tutto, si la mia vita è solo sopravvivenziale, non sono riuscito a concepire un progetto per me stesso, ho rinunciato alla possibilità di trovare me stesso e ho sempre lasciato spegnere la fiamma.
Vivere non e semplice, a proprio ragione.

Se non le chiedo troppo quando scrive si può trovare qualcosa di autentico dentro di noi e intorno a noi, che cosa intende? Lei, per esempio, che cosa ha trovato?

La sua collega mi a provato a fare degli esempi per cui qualcuno vive, per cui trova uno scopo, ma per me non sono forti abbastanza. Forse se studiavo di più avrei capito di più, come si sarà accorto so che commetto errori anche a scivere, anche questo e rimasto incompiuto, approssimativo.
Come potrei dare un senso alla mia vita? Mi sembra che il tempo delle occasioni sia passato. Dove puo arrivare un uomo che non riesce neanche a mettersi le scarpe, che vive quasi sempre a letto per non fare la fatica di vestirsi, che si fa portare la pizza a casa dall'uomo del kabab e la fa sciegliere a lui il gusto per non perdere il tempo a leggere il menu, che non riesce neanche più a fare tutti i gradini che lo portano fuori da casa senza aiuto...
Mi sembra di essere uno di quei palazzi che non vale più la pena di ristrutturare, si spende meno a buttarli giù e rifare tutto, ma non so che cosa costruire!
Probabilmente un giorno sarò morto e non avrò mai cercato di vivere, la vita passa anche se uno non fa nulla, non fa le scelte, si lascia vivere portato dalla corrente.
Molto spesso trovo più comodo così, ma alcune volte mi viene voglia di riprovare, come in questi giorni, ma poi mi fermo subito.
Questa mattina ho fatto le scale da solo, senza che la signora mi costringesse. Quando sono arrivato al giardino mi sono ricordato di come era quando lo curava mia mamma. Ora è tutto morto, io porto solo abbandono...la natura lasciata sola non è stata in grado di salvarsi di sopravvivere, anche le erbe grame sono morte.
Ho provato a mangiare il kebab nel negozio, non lo facevo da anni e oggi mi sono ricordato perché. La giornata era già caldissima e il rotolo che girava emanava un calore insopportabile. A me colavano tutte le gocce per il caldo e anche per la fatica. Quando mi sono messo a mangiare alcuni ragazzi guardavano che avevo i vestiti completamente bagnati di sudore e che le gocce mi colavano nel piatto e sul tavolo. Avrei potuto mangiarlo nel mio letto con il ventilatore attaccato e la sigaretta accesa, la birra sarbbe stata gelata, che cosa ho guadagnato a duscire? Quale è stato il valore dello sforzo che ho fatto. Be, si, per celebrare l'evento di vedermi il kebabaro mi a regalato il panino. Questo devo dire mi ha fatto piacere. Queste sono le cose che dovrei cercare? Sono questi piccoli regali che rendono la vita sopportabile?
Qaundo ho rifatto i gradini a salire a casa (mi sono fermato tre volte, ero sotto il sole e nella digestione) mi sono ricordato di quante volte li ho saliti correndo e di come, anche da ragazzino mi sembrava un inutile spreco di energia. Io ho sempre viaggiato al minimo, modalità risprmio energetico.

Per provare ad alimentare la fiamma e a trovare un progetto per me stesso da dove potrei cominciare, scondo lei? Fare che cosa, in concreto? Piccoli passi verso dove? Perché dovrei alzarmi dal letto la mattina?

Grazie se avrà ancora voglia di scrivermi.
Posso chiederle perché lo fa? Come si trova la forza di ascoltare e investire tempo e consigli in un estraneo? Perché ci teneva a rispondermi? In qualche modo la ammiro perché lei non lo fa per dovere.
[#6]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Quando chiede: "Se non le chiedo troppo quando scrive si può trovare qualcosa di autentico dentro di noi e intorno a noi, che cosa intende? Lei, per esempio, che cosa ha trovato?", fa una domanda importante, che implica alcune distinzioni.
Potrei dire una cosa è cercare, una cosa è trovare.

La spinta vitale è quella che deve riconoscere dentro di sé e coltivare. Non è così scontato riconoscerla, ma c'è. Penso che sia questa spinta a portarla a scriverci, la stessa che l'ha portata a scendere per il kebab, al punto che il kebabaro si è piacevolmente sorpreso e congratulato con lei, offrendole il panino. Lui ha riconosciuto in lei un movimento.
Ci pensi, il solo fatto che lei sia andato giù, per quanto io capisca che non le è cambiata la vita - e non può bastarle solo questo -, è stato però un successo.

Questa spinta vitale la spingerà a fare delle cose e quello che troverà dipenderà da quello che deciderà di fare, dai luoghi dove andrà, dalle persone che incontrerà. Sarà lei a decidere per se stesso, cosa che dalle poche parole che ci ha comunicato non sembra essere abituato a fare, se faceva le cose per dovere e si è lasciato portare solo dalla corrente.

Per riconoscere quella che io sto chiamando spinta vitale dovrà capire che cosa è successo nella sua esistenza al punto da non riuscire a riconoscerla e, purtroppo, di conseguenza, a non poterla coltivare, con i risultati attuali, che lei conosce sulla sua pelle.
È significativo quando parla di modalità "risparmio energetico" e riferisce questo funzionamento a un'epoca legata a un'età molto giovane, quando era "ragazzino". Questo ci testimonia che il suo malessere ha radici molto profonde che affondano nel suo passato.

Possiamo dire che non dobbiamo stupirci se lei si è lasciato andare, mortificando se stesso e le sue potenzialità, che non può vedere. Ha sempre "viaggiato al minimo", dovrà decidere di accelerare per accorgersi di quanto è potente il suo "motore". Ma se non sa come si fa, può cominciare con il chiedersi che cosa può averla influenzata e che cosa ha bloccato la sua curiosità di premere l'acceleratore e aumentare la velocità, potendo decidere lei dove andare, nonostante la corrente.

È stato compromesso anche il suo fisico, è sovrappeso e fa fatica anche a fare cose semplici, che diventano ardue.
Non si è preso cura di se stesso ma, anche se non ha più vent'anni, questo non vuol dire che le cose non possano cambiare. Il tempo delle occasioni è ancora possibile, anche se bisogna rivoluzionare tutta la sua vita.

Commetterà pure errori a scrivere d'accordo, ma non mi sembra che non riusciamo a comunicare e non è detto che bisogna conoscere alla perfezione la grammatica. Mi sembra che gli errori siano proprio pochi. Piuttosto la metafora che usa sui palazzi è molto valida, è necessario operare una demolizione, rivoluzionando ogni cosa. Non è una passeggiata, e lei ce lo testimonia. È un lavoro davvero ambizioso, difficoltoso e impegnativo, ma non impossibile. È una scommessa.

Questa metafora è emblematica anche perché sottolinea che non possiamo purtroppo aspettarci un cambiamento repentino, non si demolisce e ricostruisce un palazzo in uno schiocco di dita.
Per questo, anche se lei va giù, si scontrerà con alcune fatiche, è inevitabile e deve metterlo in conto. Le gocce di sudore, la difficoltà sulle scale e tutti gli ostacoli con cui dovrà fare i conti. Ma non sarà così per sempre, non si fermi subito, non si fermi.

Perché lo faccio mi chiede, perché ci tenevo a risponderle? Ha ragione, non è per dovere, è una passione per me.
So cosa sta vivendo e sento umanità nelle sue parole e, prima di tutto come uomo, oltre che come professionista, voglio darle una mano, sapendo che un'alternativa, anche se è normale che lei non la veda, c'è.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#7]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
La ringrazio molto per la sua risposta e per la sua difesa appassionata della fimmella vitale.
Ieri ho provato ad avvicinarmi al mare per spiare le vite degli altri e provare a trovare qualche indizio delle loro mptivazioni.
Ho visto coppie annoiate o isteriche per la poca abitudine a conxividere l'intera giornata con i figli, bambini già obesi, ragazzini piagnucolosi che desideravano qualcosa in più al tanto che avevano, persone sole insieme a mille altre...glii unici a sembrare sereni erano gli anziani...forse stanchi di aver provato a cercare per tutta la vita qualcosa che effettivamente non ce!
Da quando sono al mondo non ricordo di avere avuto motivazioni. Ricordo sempre le parole di mio padre: non combinerai mai nulla perchè non sai fare niente e neanche ti importa di impararlo!
Forse è nel mio destino.
Se nel mondo ci fossero più persone con la sua passione e la sua generosità forse non mi sarei perso così....forse mi avrebbero aiutato a cercare.
Una cosa condivido: una alternativa ce ma sicuramente io non la vedo. Mi sembra che nessuno a trovato la vera fiammella, ma solo qualche modo per ingannare l'attesa della morte.
Grazie per il suo tentativo disperato e per le parole che sento sincere.
In qualche modo invidio la sua serenità e la capacità di prpvare
[#8]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Quando mi chiedevo cosa potesse averla bloccata, indebolendo quella fiamma vitale, impedendole di aumentarla, ho trovato significative queste sue parole in proposito: "Ricordo sempre le parole di mio padre: non combinerai mai nulla perchè non sai fare niente e neanche ti importa di impararlo!"

Questo ricordo ci dà un senso rispetto al suo stato d'animo. Ci parla di una svalutazione che ipotizzo non possa non averla fortemente condizionata.

Se lo condivide, potremmo chiamarla matrice, che si è formata per molte ragioni, attraverso questa esperienza che ha ricordato e con tante altre della sua vita.

Sembra che la voce di suo padre, invece di fortificarla, sia stata squalificante. Questo può avere sviluppato in lei quella struttura di personalità che lei conosce di se stesso. Succede così, si finisce per credere a quella voce, che diventa la nostra. E non possiamo fare affidamento sugli altri, poiché ne abbiamo un'esperienza critica e negativa. Nè tanto meno possiamo fidarci di noi. Questo è desolante e puo mortificarci.

Quando va al mare la lettura che fa delle vite degli altri può essere certamente vera. Non sottovaluti però che è lei che la sta facendo, ed è possibile che la sua sia una lettura condizionata dalla sua matrice.
Magari c'è qualcuno che sta vivendo una situazione che non è solo illusoria.

Ad ogni modo, anche se così non fosse, per il fatto che il mondo non funzioni nel migliore dei modi, questo non vuol dire che anche per lei dev'essere così. Guardava gli altri e la loro motivazione, ma si è dimenticato che c'era anche lei.

Immagino cosa stia pensando, anche lei era lì per "ingannare l'attesa della morte". Forse, eppure è andato al mare, con uno spirito di ricerca, con la sua di motivazione. E questo è fondamentale, è un gesto esistenziale che ha valore.
Allo stesso modo potrei dire che se riconosce in me passione, evidentemente sa cos'è.

Allora può cambiare quella matrice, cominciare a mettere in dubbio la verità delle voci degli altri, cominciare piano piano a credere in se stesso. La sua matrice le potrà sembrare un marchio indelebile con cui è stato programmato sì, ma è invece trasformabile.

E a dire il vero potremmo dire che questo processo di trasformazione lo ha già iniziato. Se deciderà di investire su questo progetto ulteriori energie, potrà scoprire nuove parti di sè e, con esse, un mondo diverso, in cui trovare un po' di senso, in cui fare qualche progetto, costruire un senso di appartenenza e trovare qualcuno con cui condividere nuove esperienze.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
[#9]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
In questi giorni non ho potuto fare ameno di pensare e ripensare alle sue parole.

"una cosa è trovare e una cosa è cercare" e poi "Questa spinta vitale la spingerà a fare delle cose e quello che troverà dipenderà da quello che deciderà di fare, dai luoghi dove andrà, dalle persone che incontrerà. Sarà lei a decidere per se stesso..."

Nella loro semplicità sono profondamente vere per me. Io non ho mai cercato nulla e non ho mai trovato nulla.

Nessuno si è mai aspettato nulla da me. Sono io che ho fatto dire a mio padre quelle parole...era per me una situazione molto comoda...se tutti pensano che non fai niente non hai bisogno di fare niente.
La persona che viene a pulire casa, a cui ho fatto leggere questo scritto per farmi correggere gli errori, mi conosce da quando avevo l'età delle elementari, è praticamente di famiglia e mi conosce bene.
Lei si ricorda che quando era arrivata io stavo ripetendo la terza elementare e mia madre era preoccupata perché avevo un tic agli occhi e stavo mettendo su peso.
Il tic per fortuna è finito con la scuola, il peso è diventato grave molti anni dopo.
Per il peso mi avevano mandato in piscina. Ero anche bravino e mi facevano sempre partire per primo, era una grande fatica tenere il ritmo e dover tirare tutti, poi ho capito che era meglio essere secondo e poi terzo e in poco mi sono trovato ultimo...facevo meno vasche e potevo viaggiare al minimo. Sono andato in piscina fino a che sono andato a scuola. Anche se avevo cominciato a mettere su la ciccia ero potente e avrei potuto fare molto meglio, ma in qualche modo mi piaceva essere l'ultimo.
In quegli anni ho anche scoperto il piacere di essere umiliati.
Non ho mai avuto bisogno di misurare il pene perché era evidentemente microscopico, ma non era un peso per me, mi piaceva in qualche modo essere deriso. Tutto lo spogliatoio mi conosceva. Quando sono stato più grande ho provato piacere a farmi umiliare dalle donne. Ora che sono obeso, sono costretto ad urinare da seduto perché il mio pene è completamente soffocato dal grasso.
Quella che lei ha chiamato matrice, è una cosa che io ho ricercato, mi faceva stare tranquillo e in pace, non era per me un dispiacere. Non ho mai avuto problemi a portare a casa un brutto voto...era normale...quando non sono riuscito a prendere la patente, nessuno si è stupito...

Adesso però sento che qualcosa manca...
In questi giorni ho provato ad uscire, a parlare con la gente.
Mi ha colpito molto quando le ho raccontato del mare e lei mi ha scritto che anche io ero lì. Io sono sempre uno spettatore, non penso mai che ci sono anche io.
Sull'autobus tutti mi lasciano il posto, mi chiedono se ho bisogno di aiuto, ogni tanto io vorrei dire di si...
Due giorni fa mi sono fermato a parlare con una signora che chiedeva l'elemosina. Mi ha raccontato una storia terribile della sua vita: guerra, morti, terrore, disperazione, fame...
Ma mi ha anche spiegato il senso della sua vita: suo figlio.
Ha detto che quando ha avuto suo figlio ha capito che c'era uno scopo, che tutto aveva avuto un senso e che questo le da la forza ogni giorno, non può mollare per lui.
Non so se lei abbia dei figli, ma credo che abbia ragione, dare una vita al mondo forse è davvero il nostro scopo, ma per me ormai è irraggiungibile...

Voglio provare a cercare qualcosa che sia alla mia portata, provare a schiacciare il piede sull'acceleratore, anche se non ho la patente e a piedi sono una lumaca...
In questi giorni che ho fatto spesso le scale, ho un dolore lancinante ad entrambe le ginocchia, ma sono riuscito a farle tutte, tra le lacrime, ma tutte...oggi ho anche sorpreso la signora delle pulizie...

Proverò a investire le energie in questo progetto, in qualche modo la possibilità di scoprire nuove parti di me stesso e un mondo diverso mi hanno incuriosito. Lei è stato davvero bravo...
In fondo, appena mi sono mosso, ho trovato lei e qualcosa è già cambiato...
Pensa che riuscirò a farcela...? Non è tutto troppo compromesso? Ho paura a buttare giù il palazzo e non avere la forza di ricostruirlo. In fondo oggi un certo equilibrio c'è...
Provare a cambiare vorrà dire migliorare...?
[#10]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il suo racconto è ricco di stimoli, provo a dirle quello che penso, anche se la sua narrazione merita la massima attenzione e devono essere articolati in una sede idonea dal vivo.

Quando dice: "Nessuno si è mai aspettato nulla da me. Sono io che ho fatto dire a mio padre quelle parole...era per me una situazione molto comoda...se tutti pensano che non fai niente non hai bisogno di fare niente", penso che questo sia vero, ma in parte.
Quando si è piccoli è importante che le nostre figure di riferimento ci aiutino a sviluppare la forza necessaria per fare fronte alle esperienze della vita. Gli adulti hanno molto potere sui piccoli.

Il suo discorso sulla matrice è centrale. La matrice ha una funzione protettiva sì, esattamente come lei dice. Rappresenta un "equilibrio". Tuttavia, la matrice ha anche un carattere di disinvestimento, come se lei avesse gettato la spugna, senza più lottare, dimenticando se stesso.
Quello che dice sia in riferimento al nuoto sia al pene mi sembrano un esempio coerente in proposito. Non so se posso dire che non volendo viaggiare al massimo, ha scelto di viaggiare al minimo.

È una questione molto complessa, che mi fa pensare a questo: non si è "primi" arrivando per primi alle gare né avendo un organo sessuale di dimensioni "macroscopiche".

È comunque necessario approfondire questo suo vissuto intimo e delicato. Il piacere di essere deriso e umiliato potrebbe essere una sorta di difesa che le dà un "equilibrio", come lei dice, ma la mortifica e la impoverisce, come se vivesse rassegnato e magari con uno stato di rabbia sotterranea che finisce per consumarla.
D'altronde il mondo è solo così, non ci sono altri mondi possibili forse? Dove potrebbe esserci il piacere di nuotare, ad esempio. O una donna interessata a lei, che non la umilierebbe mai.

Mi sembra che in questo periodo stia facendo davvero cose importanti, so che ci vuole tempo, ma già sta muovendosi.

Può farcela quindi, per rispondere alla sua domanda. È un percorso che può essere lungo, e non deve stupirsi se può essere impegnativo, se a volte le sembrerà impossibile. È normale che questo accada, l'importante è che non molli.

Quando chiede se "Provare a cambiare vorrà dire migliorare...?", mi verrebbe da dirle che cambiare vuol dire modificare la matrice, non si tratta di migliorare. Forse l'idea di migliorare nasce dal fatto che lei pensa di non essere il numero uno?
Cambiare significa anche affrontare il dolore e le delusioni, senza lasciare a questi vissuti il potere di distruggerla.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#11]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dottore,

e pasato un po di tempo da quando ci siamo scritti, ma se lei ha ancora voglia le volevo chiederle una cosa.
Per tutto il mese di agosto ho provato davvero a impegnarmi e cercare di fare e pensavo anche che era la strada giusta perchè qualcosa succedeva.
Il 5 di settembre sono sceso dall'autobus e il mio ginocchio destro ha fatto crac, si sono rotti i legamenti. Mi sono messo a piangere come un bambino.
Mentre aspettavo l'ambulanza, da solo, a terra sul marciapiede, vivevo l'incidente come un'altro nuovo fallimento della mia inutile vita.
Mi anno dovuto operare e ora dovrei camminare con le stampelle, ma non riesco a reggere il mio peso (l'ultima volta che mi sono pesato ero 133 kg) quindi sono immobilizzato a letto.
A poco a poco sto perdendo tutti i progressi che avevo fatto, sono tornato a fumare e mangiare continuamente, tutto il giorno dal letto e o perso tutte le motivazioni che stavo cercando. Ho abbandonato tutto il progetto, mollato tutto come mi succede sempre. Non trovo più una ragione per trattenermi.
Lei mi aveva scritto "cambiare significa affrontare il dolore e le delusioni, senza lasciare a questi vissuti il potere di distruggerla". Ma mi sento già distrutto e il dottore mi ha detto che nella mia condizione fisica il recupero sarà lungo.
Se continuao a prendere peso potrei anche non riuscire più a fare le scale...

La domanda che voglio fare e questa:
Che cosa devo imparare da questo?
Per la prima volta in vita mia ho provato a mettere impegno e fatica e a che cosa sono serviti? Il fisico è peggio di prima (non riesco più a camminare) e il morale è sconfitto, sono peggio di quando o cominciato!
Che cosa dovrei avere voglia di cercare adesso?
Sono tornato ad ingannare l'attesa della morte...forse il destino mi a voluto dire che questa e la mia strada...forse superati certi limiti cambiare non è più possibile...
Sono un uomo inutile, 44 anni di niente.

Mi a scritto più volte che dovrei parlare di queste cose dal vivo, in una sede idonea, ma a questo punto non so se potrò ancora farlo...non sono buono neanche a chiedere aiuto.

Grazie per la sua pazienza e mi perdoni per la noia, ma oggi è peggio del solito...


[#12]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buonasera a lei,

so come si sente. L'incidente del ginocchio non ci voleva, è un evento che genera molto stress e tensione, il fatto che lei si scoraggi è umano. Deve avere tanta pazienza.

Il fatto che il percorso di guarigione sia lungo da una parte è fonte di sconforto, dall'altra però è l'indice che il lavoro che deve fare sul suo corpo e sulla sua mente è ambizioso. E lei, che nel mese di agosto ha "provato davvero a impegnarmi e cercare di fare e pensavo anche che era la strada giusta", mostra di essere una persona ambiziosa.

Quando parlavamo di demolire e ricostruire un palazzo, provi a immaginare il momento in cui si procede in tal senso. Provi a immaginare quanti ostacoli incontrerà e quanto dovrà essere creativo per superarli. È una vera e propria impresa, molto faticosa e difficile, ma non è impossibile.

Nel suo percorso ha incontrato un bruttissimo ostacolo. Da una parte è il segno del suo passato, del fatto che il suo fisico si è sovraccaricato troppo negli anni, dall'altra parte è il segno che in lei c'è un desiderio vivo di muoversi, che lei sa di non poter trascurare.

"Che cosa deve imparare da questo?", chiede.
"Il fisico è peggio di prima, il morale è sconfitto", possiamo anche aggiungere che non è stato ripagato nel suo tenace e forte tentativo di cambiare se stesso con coraggio. In questo momento non può sentire dentro di sé un senso di gratitudine né di avanzamento positivo, ma più un vissuto di comprensibile ingiustizia e, come lei dice, "fallimento".

Ma se questo è vero, non c'è solo questo. È necessario più tempo, deve procedere con attenzione rispetto al suo fisico, passo passo, acquistando consapevolezza di se stesso. Come un bambino che nasce e impiega anni per costruire la sua esistenza.

Per 44 anni si è lasciato andare, rinunciando. Le cose non possono cambiare velocemente, le sue abitudini sono ben radicate e hanno creato dei solchi, come il letto di un fiume che scorre sempre nella stessa direzione. Ora però ha l'occasione di resistere un po' di più prima di mollare e abbandonarsi a un destino che non le corrisponde e vuole invece "spezzarle" le gambe.
Oggi lei può rialzarsi, con fierezza, nonostante un senso terribile di solitudine e di disperazione sia comunque presente, per ora.

Non deve stupirsi, il suo passato di profondo dolore ha un senso e pesa su di lei. È un bagaglio che va alleggerito, in modo che lei possa separarsene.

Lei non è un "uomo inutile". La dottoressa Brunialti e io abbiamo trovato il nostro scambio utile, carico di emozioni. È utile ciò a cui teniamo.
E noi c'abbiamo tenuto a partecipare alla sua storia e questo confronto è stato importante per me, perché fa riflettere sul senso del cambiamento. Con le sue emozioni e metafore ha arricchito la mia esperienza. E il suo racconto è stato importante anche come testimonianza per i numerosi lettori che si saranno senz'altro ritrovati nelle sue parole, e sono sicuro che stanno tutti facendo il tifo per lei.

Un saluto sincero,
Enrico de Sanctis
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