Insicurezza del partner, pausa malgrado i sentimenti che lui prova

Buongiorno,
Avrei bisogno di un consiglio su come agire rispetto ad una situazione sentimentale poco lineare che va avanti ormai da cinque mesi.
Sono una ragazza di 29 anni, lui ne ha 31. Ci conosciamo lo scorso maggio in un momento delle nostre vite poco felice (entrambi lasciati dai nostri rispettivi partner dopo 5 anni di relazione). Capita tutto per caso, ci piacciamo immediatamente e c'è subito complicità. Cominciamo a frequentarci e dopo poco tempo è lui a sbilanciarsi, a volermi nella sua vita come presenza costante. Riesce persino a gestire i miei momenti di crisi e di nostalgia del mio ex e a farmi perdere la testa per lui che, con infinita dolcezza e premura, si prende cura di me e mi fa sentire speciale.
Procede tutto nel migliore dei modi fino a quando, dopo circa due mesi, si presenta il problema della sua precarietà lavorativa. Io cerco di stargli accanto non assecondando i suoi vittimismi nei confronti della situazione, ma spronandolo a non fermarsi, a cercare anche altrove, magari all'estero. Inizialmente ero affettuosa, premurosa, dalle mie parole emergeva sempre l'enorme stima nei suoi confronti e quanto vedessi che, con le sue potenzialità, sarebbe bastato andare via dalla nostra città per realizzarsi. Successivamente, quando si presentavano puntualmente gli stessi discorsi e le risposte erano sempre "non sono pronto, non credo abbastanza in me stesso, se dovessi partire dovrebbe essere per una buona ragione", nonché l'atteggiamento da persona impotente e totalmente incapace di prendere in mano le redini della situazione, ho cominciato ad arrabbiarmi e usare toni più duri. Ho detto chiaramente che non avrei assecondato questo disfattismo gratuito e non sopportavo il fatto che lui cercasse da me consigli per poi lamentarsi e arrabbiarsi perché "non erano quelli giusti e perché questo mio atteggiamento esterofilo lui non lo condivide, dato che sa che non riuscirebbe a vivere bene in un'altra città diversa dalla nostra".Dopo aver deciso di restare da solo, ha continuato comunque a cercarmi.Qualche giorno fa è arrivato alla conclusione che io avessi ragione sul fatto che il problema sono i suoi disagi interiori e non io,ma che ha bisogno di tempo per prendere delle decisioni importanti nella sua vita, altrimenti non riuscirebbe a darmi il 100%.È da tempo che prova questo profondo senso di impotenza,apatia che si è manifestato anche nella relazione precedente.La famiglia,con la madre depressa,non l'ha mai motivato.Io non so più come gestire questa situazione...tengo tantissimo a lui,ma non so come comportarmi nei confronti di questa ulteriore richiesta di tempo,questi silenzi e apparizioni dopo una settimana.Gli ho dato un ultimatum ma non so cosa fare quando mi ricontatta,cosa dire...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Perché non gli propone di rivolgersi direttamente ad uno psicologo psicoterapeuta, dal momento che questo problema si manifesta in tutte le relazioni?

Non è un problema, infatti, quello della precarietà in sé, quanto l'atteggiamento col quale questo ragazzo lo affronta o non l'affronta e Lei può fare ben poco: non può essere Lei a motivarlo, perché la motivazione deve partire proprio da lui, né è giusto che Lei in qualche modo si sacrifichi per questa relazione.

Chissà se le non scelte di questo ragazzo siano anche un alibi per non uscire dal proprio guscio, con questa mamma depressa, con la quale certamente non dev'essere stato facile vivere, ma proprio per questo è giusto che il Suo ex si attivi per trovare le proprie risorse per fronteggiare questa crisi.

Dal momento che Lei è in ogni caso diventata un punto di riferimento per lui, potrebbe provare a proporre questa soluzione, presso l'ASL della zona.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Gentile Dr.ssa,
Grazie per la pronta risposta.
Durante le nostre conversazioni, più volte gli ho proposto di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, spiegandogli che non c'è nulla di male nell'ammettere di non farcela da soli e che un consulto di un professionista lo aiuterebbe a vederci chiaro su dinamiche troppo profonde ed inconsce per essere comprese da sé. Lui non è affatto contrariato, ma continua a non muoversi, quasi avesse paura. Ho anche pensato di proporgli di accompagnarlo e aspettare fuori, per dargli coraggio. So di non potergli instillare il coraggio e la forza di reagire e so anche che non posso salvarlo dalla sua famiglia...Ma non voglio abbandonarlo a sé. Aggiungo anche che ha centrato la questione relativa alle sue scelte: ha ripetuto più volte di temere per la salute mentale del padre, che non vuole lasciare in balia della madre. Come ho scritto, ha compreso di provare qualcosa per me e ammesso che i sentimenti non sono mai venuti a mancare. Mi ha detto di non essersi mai sentito tanto capito quanto con me e di non volermi perdere, che sa che possiamo avere una relazione meravigliosa ma che al momento questi disagi glielo impediscono. Io non voglio togliergli la libertà di scegliere per sé è assumersi le sue responsabilità, ma non voglio neppure protrarre una situazione per me di sofferenza. Come pensa potrei invitarlo a seguire una terapia? Come posso essergli di aiuto senza soffocare la sua libertà d'azione?
Grazie ancora.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
La reazione di questo ragazzo da una parte è più che comprensibile: quando c'è un disagio di questo tipo, spesso sono i figli a pagarne le conseguenze perché si schierano a difesa di un genitore, per proteggerlo (qui il papà), e ne restano invischiati in situazioni dalle quali in realtà dovrebbero scappare per proteggere se stessi.

Anche il fatto di non prendere decisioni importanti per il proprio futuro professionale, o con Lei (o la precedente fidanzata), potrebbe nascondere proprio questo bisogno di accudire la propria famiglia, sacrificando se stesso... purtroppo la dinamica del sacrificio è potente e non è sempre facile da smascherare e sconfiggere nelle famiglie.

Un escamotage per aiutarlo a prendere sempre più coscienza del problema potrebbe essere quello di proporgli una consulenza di coppia, come foste alla pari nel chiedere aiuto per voi due e la vostra storia. Poi sarà il professionista a separare la coppia per lavorare singolarmente con chi ha bisogno.

Cordiali saluti,
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Utente
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Mi sembra una soluzione davvero interessante la Sua ed effettivamente è probabile si sentirebbe incoraggiato. Oltretutto, sa che io in primis mi sia già rivolta ad una psicologa e che, anche in questi termini, mi reputi a tutti gli effetti una sua pari.
La ringrazio anche per avermi illuminata sulla dinamica del sacrificio, cosa alla quale non avrei facilmente pensato.
Mi è stata davvero preziosa!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Prego. Se vuole, mi faccia sapere in futuro.

Cordiali saluti e buone Feste!
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Utente
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Certo, mi sarebbe molto utile avere un Suo parere anche successivamente!
Buone feste anche a Lei!
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Gentile Dottoressa,
Dopo una settimana dall'ultima volta che ci siamo visti, non si è più fatto sentire. La cosa che più fa male è sbattere la faccia contro i silenzi, dopo tutto quello che mi ha detto. Eppure a questi allontanamenti e riavvicinamenti periodici non siamo affatto nuovi, dato che l'andazzo è questo da quattro mesi (cioè da quando si è aperto il discorso lavoro e futuro professionale)...E invece, alle sue parole ho di nuovo creduto, comprese la conferma sui sentimenti che prova per me, i "ti ho pensata tanto", "mi sei mancata", "so che io e te possiamo avere una storia meravigliosa", e persino l'ammissione di aver pensato di partire per l'estero con me a fine gennaio...So che mi ha chiesto fiducia e ha anche aggiunto di aver bisogno di tempo per potere prendere delle decisioni importanti per la sua vita, prima di potersi dare del tutto a me... Sembrava così preoccupato quando gli ho detto che io non avrei fatto più nulla e che mi sarei limitata a trarre le mie conclusioni, nel bene e nel male...Mi aveva anche chiesto cosa mi avrebbe fatta allontanare e detto che per lui fosse fondamentale il fatto che io lo capissi...Mi ha anche detto che, nei giorni in cui era solo, aveva capito quanto vere fossero le mie parole tutte le volte che gli dicevo i suoi problemi fossero legati a paure e insicurezze personali e a cui avrebbe dovuto far fronte...Non ha fatto altro che confermare le possibili motivazioni per cui si sentisse così, piangendo e confidandosi...Non è un bugiardo, non lo è mai stato, e non è di certo uno di quei ragazzi bisognosi di attenzioni dato che fisicamente è oggettivamente bellissimo...Non traspariva volontà di prendermi in giro, non è assolutamente quel tipo di persona...
Eppure, di nuovo il silenzio...Consapevolezza raggiunta a parole, ma a fatti tutto è rimasto lo stesso. Io sono ancora tenuta fuori dalla sua vita, a detta sua per non trascinarmi nella sua sofferenza.
Mi chiedo cosa fare, o meglio, in che atteggiamento pormi verso di lui e verso me stessa...Mi manca, lo vorrei con me ma non so quanto questo faccia bene ai miei sentimenti, già abbastanza danneggiati dalla relazione precedente...Sono combattuta tra rabbia e amore, tra la voglia di parlare e urlargli contro che ho bisogno di capire il perché di tutto questo, perché, se dice di provare qualcosa per me, non riesce, non può o non vuole starmi accanto ORA, e il profondo rispetto nei confronti del suo momento di sconforto che mi porta a dire che, forse, proprio perché è un disagio profondo e radicato, è normale che ci voglia tempo e che, se dopo avermi allontanata non sapendo cosa provasse, oggi riconosce di volermi e che il problema non sono io, magari potrà acquisire ulteriori consapevolezze e (come lei stessa mi diceva) trovare dentro di sé le risorse per fronteggiare la sua situazione. Ho bisogno di capire cosa fare adesso, come reagire se dovesse farsi sentire, per non continuare ad essere l'unica a sacrificarsi per un ipotetico e (im)probabile futuro insieme...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Questo continuo non prendere decisioni, in realtà, è già una scelta...
Ha ragione sul non dover essere l'unica a sacrificarsi, quindi riprenda in mano la Sua vita e riparta da lì. Non può attendere in eterno...

Cordiali saluti,
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Utente
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Gentile Dottoressa, a tre giorni dall'ennesimo epilogo mi chiedo se esistano motivazioni razionali o se sia io a voler interpretare certi comportamenti in termini di problematiche psicologiche...Come le ho raccontato, nell'ultimo mese si era riavvicinato e l'ultima volta che ci eravamo visti aveva detto di aver capito di volermi, di potere avere "una relazione speciale con me", mi aveva rassicurata sulle scelte che avrebbe compiuto sottolineando di ricordarmi che aveva pensato di partire con me, che io ero importante, che aveva avuto modo di riflettere e sentire gli mancassi, era persino preoccupato che io parlassi con un'amica comune perché lei mi suggeriva di allontanarmi da lui... Mi ha baciata, sfortunatamente ho ceduto e siamo andati a letto insieme...Mi ha chiesto di aspettare che prendesse queste famose decisioni...A mio avviso gli ho dato in mano tutti gli strumenti di cui aveva bisogno per riacquistare potere e distruggermi ancora una volta (perché sì, non è la prima volta che mi distrugge abbandonando mi e lasciandomi nel silenzio). A soli 10 giorni dopo quanto accaduto, mi chiama per dirmi che "ha capito che deve lasciarmi andare perché tiene a me ma non abbastanza da cambiare la sua vita del tutto". E via con discorsi del tipo che tra me e lui un legame c'è, che sì è vero che io gli sono stata vicina e l'ho capito ma che questo non era sufficiente a (ri)cominciare la relazione. Ha avuto il coraggio di aggiungere che, adesso che la situazione era cambiata e che lui mi aveva detto di non volermi, stavo smettendo di essere comprensiva (quasi a far passare me per quella a convenienza)...Ha avuto il coraggio di negare che mi avesse detto determinate cose e ha soltanto saputo dire che lui mi aveva detto fosse confuso...Come se avesse rimosso tutto. Mettendolo di fronte alle sue responsabilità mi ha risposto che sapesse di aver sbagliato ma che "non potesse crocifiggersi" e che io devo per forza arrabbiarmi con qualcuno...Che sono io quella a non capire che i sentimenti non sono per forza bianchi o neri e che non è vero avesse fatto determinate cose per usarmi, "tu lo sai che non ne avevo bisogno, sai che non è così". Più di dire "ho sbagliato, mi dispiace", con un tono che sembrava tutto meno che realmente coinvolto, non ha fatto. Avrei potuto semplificare i miei ragionamenti dicendomi che è l'ennesimo cretino che si è fatto la serata, ma è da AGOSTO che va avanti così, dopo i primi due mesi insieme in cui era completamente perso di me e ha fatto le umane e le divine cose..Da quella famosa crisi esistenziale un giorno mi vuole, poi basta un minimo per farlo esplodere di rabbia e scappare. E giorni o settimane di silenzio per poi tornare senza scuse sufficienti e avere me a ri-accoglierlo senza storie...Zero responsabilità, l'eterno Peter Pan che dice sempre di voler cambiare la propria vita ma non lo fa mai realmente. Con queste fughe e ritorni mi ha distrutta...Io ho smesso di capire a cosa credere e mi chiedo tutti i maledetti giorni come abbia potuto concludere con "devo lasciarti andare", se solo pochi giorni prima ero l'unica ad averlo capito fino in fondo, ero speciale, meravigliosa e tutta un'altra serie di cavolate...Io sono consapevole dei miei disagi relazionali, sono crocerossina ed ogni mia relazione è naufragata sempre per le stesse ragioni:mancanza di empatia, distacco, ambiguità e dubbi sui sentimenti provati verso di me...Ed io sempre pronta al sacrificio incondizionato...Mi dica Lei, per favore, se sbaglio a vedere in questa persona dei sintomi depressivi e dei disturbi relazionali, perché non è possibile che io debba arrivare a chedermi se sono meritevole dell'amore di qualcuno ogni volta. Inoltre, mi faccia sapere se c'è qualcosa che possa fare per recuperare questo rapporto o se, come mi aspetto di sentirmi dire, non c'è nulla se non andare avanti per me stessa...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazza,

hai ben riassunto qui ciò che accade veramente:

"Io sono consapevole dei miei disagi relazionali, sono crocerossina ed ogni mia relazione è naufragata sempre per le stesse ragioni:mancanza di empatia, distacco, ambiguità e dubbi sui sentimenti provati verso di me...Ed io sempre pronta al sacrificio incondizionato..."

perchè lui, dal canto suo: "...ha capito che deve lasciarmi andare perché tiene a me ma non abbastanza da cambiare la sua vita del tutto"

Recuperare?
Ma tu che cosa vuoi recuperare di una relazione di questo tipo e di uno che ti dice che NON tiene a te abbastanza?

Se davvero tutte le tue storie finiscono con lo stesso copione, è il caso di intercettare tale copione, metterlo a fuoco e modificarlo quanto prima, affinchè tu possa sì dare in una relazione ma anche ricevere ciò di cui hai bisogno.
Per questa ragione ti suggerisco una consulenza psicologica diretta da uno psicologo psicoterapeuta.

Cordiali saluti,
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