Quale miglior approccio psicoterapeutico

buongiorno dottori, vorrei sottoporvi un quesito che forse affrontate quasi tutti i giorni nel vostro lavoro. come si fa a superare una separazione non desiderata? quali possono essere gli atteggiamenti più sani per "spurgare" quanto prima il dolore e tornare a vivere? vi spiego brevemente la mia situazione. ho 33 anni, sono gay e per 11 anni sono stato con un coetaneo, ma dentro di me mi sono accorto che l'amore ha presto lasciato il posto alla dipendenza affettiva. me lo comunicava il mio corpo arrivando a manifestare veri e propri sintomi di malessere psicosomatico ogni volta che arrivava il finesettimana e dovevamo incontrarci, tanto da limitarmi in molte cose. ho lasciato che la sua personalità prendesse il dominio sulla mia vita, portandomi di fatto ad allontanare i miei amici per far posto ai suoi, trascurando la mia famiglia durante i giorni di festa nazionale per far posto alla sua. non voglio descriverlo come un mostro ma mi sono reso conto che con il tempo l'anello debole ero io, a tal punto da rifiutare tutto ciò che potesse impedirmi di vederlo (perfino offerte di lavoro) poichè siamo distanti 50 km e la sua casa era la nostra "base". ora, con la separazione, avendo delegato a lui tutto il potere sulla mia felicità mi sento che si è sbriciolata la mia identità, come se fosse stata un castello di sabbia preso di mira da una forte onda: niente più desideri, nessun obiettivo nella vita, il contrario di come ero prima che lo conoscessi. sapevo di sbagliare affidandomi completamente a lui, decidendo di rinunciare ai miei amici per stare con lui, ma ero evidentemente accecato da un fuoco fatuo. dopo un periodo di due settimane di forte rabbia dentro di me ora trova posto una sorta di vuoto nero che mi impedisce di fare le cose più semplici, e da cui trovo conforto soltanto stando nel letto, in penombra, sperando che sia una giornata di pioggia piuttosto che assolata, mangiando dolci, bevendo quel bicchiere di vino in più che mi porta ad offuscare la mente, e resistendo alla tentazione compulsiva di prendere il cellulare e chiamarlo ogni istante seppure non abbia nulla da comunicargli.
ho bisogno di ricostruire tutto, dalla mia identità che si era fusa del tutto nella relazione, a una rete sociale che mi sostenga e mi avvii ad una vita in cui sono più padrone di me e delle mie scelte. vorrei rivolgermi ad uno psicologo per un sostegno, ma facendo una ricerca (e anche per cultura personale essendo io un sanitario) scopro che ci sono molte specializzazioni. di sicuro non voglio intraprendere la psicanalisi perché so che è molto lunga. ho letto che l'ipnosi eriksoniana ha un alto tasso di successo come descritto dalla fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Psicoterapia_ericksoniana , chiedo a questa comunità se siete d'accordo con i dati descritti, e in generale un parere a mio favore. vi ringrazio.
federico
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 121
gentile utente non esiste un approccio terapeutico migliore in assoluto. Tutti sono scelti in base al problema e agli obiettivi da ottenere. L'ipnosi eriksoniana è un metodo come un altro e non da nulla di più o di meno.
legga questo per una panoramico sull'argomento
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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